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Re: R: (AIM) MAGGIO: LA MARCIA DEGLI AFFAMATI
- Subject: Re: R: (AIM) MAGGIO: LA MARCIA DEGLI AFFAMATI
- From: "Davide Bertok" <davide.bertok at adriacom.it>
- Date: Mon, 4 Jun 2001 22:47:49 +0200
- Priority: normal
Mi sembra la descrizione della Bosnia-Erzegovina nel '94-'95 in presenza degli osservatori ONU. E sto parlando di tutte e tre le zone della repubblica... Ciao, Davide On 4 Jun 2001, at 13:08, Fulvio Grimaldi wrote: > La soluzione ai problemi sociali della Macedonia è ovviamente offerta > dal Kosovo: bordelli, ammazzamenti ad arbitrio, traffici di > stupefacenti, organi, donne, devastazioni, pulizia etnica, albanesismo > puro. Il tutto sotto l'alto patronato della KFOR e come braccio > esecutivo l'UCK. Perchè la Macedonia non impara? -----Messaggio > Originale----- Da: "Paola Lucchesi" <paola.lucchesi at mail.inet.it> A: > <pck-yugoslavia at peacelink.it> Data invio: lunedì 4 giugno 2001 11.31 > Oggetto: (AIM) MAGGIO: LA MARCIA DEGLI AFFAMATI > > > > "I Balcani" - http://www.ecn.org/est/balcani > > > > ================================ > > NOTIZIE EST #443 - MACEDONIA > > 3 giugno 2001 > > ================================ > > > > MAGGIO: LA MARCIA DEGLI AFFAMATI > > di Branka Nanevska - (AIM Skopje, 28 maggio 2001) > > > > Questi giorni la Macedonia non e' solo sull'orlo di una > > crisi che riguarda la sua sicurezza, ma e' minacciata > > anche da un'esplosione sociale dalle conseguenze che e' > > difficile prevedere. In particolare, ogni giorno nel > > paese vi sono sempre piu' affamati, e la loro > > insoddisfazione e' enorme. Se a questo si aggiunge il > > fattore della politica, senza la quale da lungo tempo > > nulla nel paese funziona, gli attuali sussulti sociali, > > prevedono gli esperti, possono diventare molto > > drammatici. > > > > Secondo gli ultimi dati comunicati ufficialmente, in > > Macedonia vi sono quaranta collettivi che da alcuni > > anni stanno "producendo" unicamente perdite. Tali > > perdite attualmente ammontano a 820 milioni di marchi e > > ogni giorno aumentano. Nessuna delle misure adottate ha > > dato i risultati che ci si attendeva. Dal 1995, quando > > per la prima volta si e' intervenuti in maniera > > sistematica, nessuna delle aziende in perdita e' > > riuscita a rimettersi in piedi. Per questo, il governo, > > sotto il diktat dei gendarmi finanziari mondiali, deve > > ora liberarsene vendendole o liquindandole, a tappe, > > entro la fine di quest'anno. Rimarranno senza lavoro > > oltre 35.000 operai. Il piano di azione e' stato > > concordato con il FMI e la Banca Mondiale gia' alla > > fine dell'anno scorso. Gli elenchi sono stati redatti > > gia' da lungo tempo, le aziende in perdita sono state > > raggruppate, i termini sono stati precisati. Purtroppo > > vi e' stata lentezza nella realizzazione. Cio' e' > > dovuto sia alla specificita' del problema, visto che > > verranno messe letteralmente sulla strada cosi' tante > > persone che il governo macedone teme di esporsi al > > rischio di dovere "assaggiare" la rabbia dei > > lavoratori, sia alla lentezza delle oligarchie > > finanziarie internazionali, poiche' il denaro promesso > > per la realizzazione di questo delicato piano, si > > afferma, arriva con il contagocce. Ricordiamo che nel > > paese vi sono circa 360.000 disoccupati, pari a circa > > il 45% della popolazione attiva. E' in atto inoltre una > > crisi politica e relativa alla sicurezza che comunque > > tiene lontani gli eventuali partner strategici > > interesssati, e non bisogna dimenticare nemmeno i > > numerosi intrighi politici quotitidani e le ambizioni > > da profittatori di guerra di alcuni alti funzionari del > > governo. In particolare, tutti sono nel paese ormai da > > mesi testimoni muti della svendita del capitale > > pubblico rimasto a ritmi spediti, dell'accaparramento > > senza scrupoli, da parte di "soldati" dei partiti al > > governo, di proprieta' create negli anni, fenomeni che > > negli ultimi giorni si sono fatti ancora piu' intensi. > > > > La marcia di maggio degli affamati e' cominciata in > > maniera organizzata lo stesso giorno della festa del > > lavoro, il Primo Maggio. I lavoratori dei collettivi > > che per anni hanno lavorato in rosso, e per questo sono > > stati liquidati, oppure sono ora minacciati di una tale > > eventualita', hanno deciso, guidati dall'Unione dei > > Sindacati di Macedonia (SSM), di smettere di tacere. > > Sono scesi nelle strade della capitale e hanno > > protestato pacificamente, ma rumorosamente, chiedendo > > il diritto al lavoro che e' stato loro sospeso, il > > diritto a uno stipendio, alla previdenza pensionistica > > e sociale, a una vita dignitosa. Si sono fatti vedere i > > nuovi "proletari" di Skopje, Stip, Veles, Prilep, > > Gostivar, Tetovo e di altri centri maggiori, ai quali, > > per cosi' dire, "brucia ormai fino alle unghie" e > > quindi non vogliono piu' stare a guardare pacificamente > > come tutto vada a rotoli nel nome di cio' che, a > > parole, e' la costruzione del pluralismo e della > > democrazia e, nei fatti, e' nell'interesse personale di > > coloro che detengono il potere o dei ligi servitori dei > > partiti. Purtroppo, gli effetti di questo travaso di > > giustificata insoddisfazione sono stati nulli! > > > > Occupato da affari piu' "urgenti", di tipo personale o > > statale, l'attuale governo, cosi' come quello che lo ha > > preceduto, non ha dimostrato la seppur minima buona > > volonta' e disponibilita' di ascolto al fine, se non di > > migliorare, almeno di prestare orecchio alle sofferenze > > di queste persone. E tali sofferenze sono come le > > montagne: enormi. Le hanno raccontate, con le lacrime > > agli occhi ed evidentemente angosciati, uomini e donne > > della fabbrica in fallimento "Makedonka", di Stip, la > > citta' una volta chiamata la "Manchester dei Balcani", > > attualmente in rovina, cosi' come le loro colleghe > > della "Hemteks" si Skopje, luiqidata, che riceveranno > > ancora solo per due mesi dall'Ufficio di Collocamento > > un sussidio sociale di 100 DM - e dopo cosa accadra'? > > Hanno espresso la loro amarezza e la loro impotenza con > > diversi striscioni e grida anche gli operai della FAS > > "11 Oktomvri", che una volta producevano 1200 autobus > > all'anno, e ora ne producono solo una decina, cosi' > > come gli operai della "Silika" ai quali i politici, > > secondo quanto dicono, hanno promesso molto, senza > > mantenere nulla. C'e' poi la "Jugohrom" di Tetovo, un > > tempo la "gallina dalle uova d'oro" dell'economia > > macedone, i cui prodotti strategici procuravano milioni > > di dollari di entrate ed era l'orgoglio della citta' > > sotto il monte Sar e di tutto il paese. Hanno > > raccontato ai giornalisti il loro "percorso di tortura" > > anche gli operai della fabbrica "Porculanka" di Veles, > > che non riescono a trovare un acquirente interessato, > > perche' nessuno vuole pagare la commissione che > > chiedono sfacciatamente i "profittatori di guerra" > > locali e nazionali. Tutti questi lavoratori, secondo > > quanto affermano, non ricevono regolarmente il loro > > stipendio non da mesi, ma addirittura da anni, vivono > > della carita' di qualcuno, o di quello che riescono a > > mettere insieme da soli. E, anche per la situazione > > dello stato ne' di guerra ne' di pace che dura ormai > > quasi da quattro mesi, le possibilita' sono sempre meno > > e la pazienza si e' infine esaurita. Hanno raccontato > > le loro storie, hanno messo in guardia e hanno > > minacciato. Tutto inutilmente! > > > > Se ne sono poi tornati a casa e per qualche giorno > > hanno proseguito le proteste nei loro "cortili di > > casa". E' continuato cosi' per tre settimane. Prima > > hanno cercato di esercitare pressioni affinche' le > > dirigenze immobilistiche delle loro fabbriche, o i > > curatori fallimentari, si preoccupassero di risolvere i > > loro problemi vitali. Poi hanno bussato alle porte dei > > potenti locali, per vedere se alcuni di essi per caso > > non potessero in qualche modo farsi sentire lassu' in > > alto, nel governo e nel Parlamento, affinche' questi > > ultimi si occupassero dei loro destini. Poi quelli piu' > > ostinati si sono recati sulle vie di comunicazione > > locali e regionali. Hanno organizzato delle barricate e > > hanno bloccato per alcune ore con i loro corpi le > > tratte piu' trafficate delle autostrade Skopje-Veles, > > Veles-Stip, Skopje-Tetovo... Hanno chiesto un aiuto > > finanziario straordinario di 200 marchi per comprare > > pane per i loro figli, per potere pagare i contributi > > arretrati in modo tale da potere andare in pensione, > > una volta soddisfatti tutti i requisiti. Per alcuni di > > loro lo stato non ha adempie piu' tale suo davere ormai > > da 5-6 anni. > > > > Hanno chiesto anche la sostituzione dei manager > > incapaci che si occupano soprattutto di se' stessi e > > dei rispettivi partiti dai quali hanno avuto il loro > > posto, e non degli interessi dei lavoratori. Hanno > > insistito per l'accelerazione del processo di > > revisione, con l'aiuto di consulenti internazionali, al > > fine di sapere quanto prima se conserveranno il loro > > posto di lavoro oppure no; hanno chiesto aiuti e > > agevolazioni per una ripresa del lavoro nelle fabbriche > > i cui prodotti vengono cercati dagli acquirenti, come > > quelle che producono autobus, per esempio. Anche tutto > > questo e' stato inutile. > > > > Bisogna comunque dire che infine i blocchi delle strade > > hanno in qualche modo "svegliato" i ministri > > competenti. Il governo ha incaricato, in occasione > > della sua ultima seduta della settimana scorsa, una > > commissione di esperti per le riforme strutturali di > > accelerare l'individuazione di soluzioni per le > > maggiori aziende in perdita, come la HEK "Jugohrom", il > > complesso tessile "Makedonka", la FAS "11 oktomvri" e > > altre ancora. > > > > Lo scorso fine settimana, la Commissione del governo > > per le aziende in perdita non e' riuscita a trovare una > > posizione comune riguardo ai criteri chiave, e quindi > > non ha fatto altro che rimandare le decisioni relative > > ai destini dei collettivi di cui sopra, i primi > > nell'elenco delle aziende da vendere o liquidare. Il > > motivo e' che i ministri del settore, che appartengono > > a diversi partiti, hanno opinioni differenti riguardo > > ai problemi e all'interpretazione delle raccomandazioni > > dei revisori stranieri e della missione del FMI. Il > > ministro per l'economia, Besnik Fetai, del DPA, che > > fino a ieri era il piu' accesso sostenitore della > > vendita del complesso "Jugohrom", e aveva a proposito > > trovato un "suo" acquirente, ora chiede che venga messo > > con procedura urgente tra quelli da "congelare", > > perche' e' quello dal costo piu' basso. E' necessario > > reperire a tale fine circa 300.000 marchi. Attingendo > > al bilancio dello stato, gli operai otterebbero una > > somma mensile forfettaria di circa 150 marchi. Il > > ministro delle finanze Nikola Gruevski, della VMRO- > > DMPNE, ritiene che si debbano seguire i consigli dei > > consulenti olandesi della "Arthur Andersen", la quale > > ritiene che la Jugohrom abbia un futuro e che debba > > quindi essere venduta a un prezzo "onesto" mediante > > un'asta internazionale, ma solo dopo che sara' passata > > la crisi militare nel paese. Fino alla sua > > privatizzazione, che potra' avvenire al piu' presto tra > > sei mesi, il governo dovra' assicurare il denaro per la > > produzione e il pagamento dello stipendio minimo ai > > dipendenti, mentre la societa' per l'eneregia elettrica > > dovra' fornire energia gratuitamente(?!). Tutto questo > > dovrebbe costare circa tre milioni di marchi. Entrambi > > in ministri ritengono che l'ammontare degli stipendi > > mensili arretrati dovra' essere pagato ai lavoratori > > solo dopo che il complesso industriale sara' stato > > venduto. > > > > Divergenze e incomprensioni sono in atto anche per > > quanto riguarda i rimanenti collettivi. Il governo > > manterra' la fabbrica degli autobus per salvarla dal > > fallimento, a quanto ci viene detto, ma a tale fine e' > > necessaria una sua ristrutturazione. Questa fabbrica di > > Skopje ha un passivo e debiti per circa 50 milioni di > > marchi complessivamente, ha 1.158 dipendenti, dei quali > > 650 ritenuti in eccedenza e che dovranno essere > > licenziati. Gli esperti hanno calcolato che e' 3,5 > > volte piu' economico venderla, piuttosto che liquidarla > > con una procedura di fallimento. Tuttavia, la fabbrica > > e' stata privatizzata al 73% e le azioni sono in mano > > ai dipendenti che non sanno assolutamente cosa farsene. > > Il governo ritiene che per trovare un partner > > strategico sara' necessario innanzitutto modificare la > > struttura del capitale a proprio vantaggio. Non pensa > > di ricomprare le azioni dai lavoratori, bensi' di > > ricorrere a una procedura di capitalizzazione, di > > pagamento dei debiti e di suddivisione delle spese con > > le imprese pubbliche creditrici. In tal modo il > > capitale statale passerebbe dall'attuale 24,91% al 56% > > e quindi lo stato si troverebbe nella posizione di > > esssere tenuto a trovare una soluzione redditizia. Ma > > chi gli credera' mai? > > > > I politici hanno fatto un bello scherzo anche ai > > lavoratori tessili di Stip. Da quando e' stato nominato > > direttore generale della "Makedonka" l'ex leader locale > > della VMRO-DPMNE, 2.700 lavoratori non hanno piu' visto > > la "luce del sole". E chissa' se la vedranno mai. Le > > macchine sono state svendute a prezzo derisorio, come > > ferri vecchi, le scorte di tessuto di prima classe sono > > state "donate" ad amici di partito, i reparti vuoti > > vengono dati in affitto e trasformati in negozi, > > caffe'... Il partner strategico inglese, con un > > contratto gia' firmato, a quanto si dice, per nuove > > tecnologie, non arriva mai. L'ultima somma che hanno > > ricevuto gli operai e' un dono del governo per il nuovo > > anno, 4000 denari, pari a circa 130 DM. Per pagare i > > debiti in arretrato relativi ai contributi per la > > sanita', i servizi sociali e la pensione ci vogliono > > circa 16 milioni di marchi, e non c'e' chi li possa > > reperire! Non si intravede una fine per questa agonia! > > > > I lavoratori dei collettivi che lavorano in rosso, > > ormai e' un fatto, non hanno piu' pazienza, ne' > > orecchio, per alcun "interesse supremo". Hanno > > annunciato che, a partire dal primo giorno dell'ultima > > settimana di maggio, fino a quando non avranno chiaro > > quale sara' il loro destino, bloccheranno ogni giorno > > le grandi vie di comunicazione piu' frequentate, o in > > alternativa pianteranno le tende di fronte all'edificio > > del governo e del parlamento. Non e' escluso che si > > uniscano a loro anche i colleghi di altri collettivi > > che si trovano in una situazione analoga e altrettanto > > piena di incognite e che sono gia' stati invitati a una > > protesta generale da parte dell'Unione dei Sindacati di > > Macedonia. Vi e' il grande punto di domanda > > sull'opportunita' di intraprendere un passo cosi' > > radicale proprio ora, in momenti cosi' critici per la > > Macedonia. Il leader sindacale Zivko Tolevski nega che > > dietro il suo attuale impegno vi sia una "politica > > sotterranea" interessata alla destabilizzazione del > > paese, come hanno pubblicamente dubitato i > > rappresentanti di governo. E' il contrario! Cosi' > > smentisce energicamente, ribattendo che e' stato lo > > stesso governo a fare traboccare il "bicchiere della > > pazienza" degli operai con il suo comportamento > > arrogante, sottovalutando i problemi, vendendo > > proprieta' statali a prezzi fortemente scontati, senza > > aste pubbliche e a propri uomini con capitali di dubbia > > provenienza. E' giunto il tempo, afferma, che esso > > risponda per tutto quello che (non) ha fatto, e che > > invece avrebbe dovuto assolutamente fare. > > > > > > __________________________________________________________ > > "Notizie Est" e' una mailing list di notizie sui Balcani, > > pubblicata dal sito web "I Balcani" e archiviata su web > > all'indirizzo: > > > > http://www.ecn.org/est/balcani > > > > Se desiderate abbonarvi (gratuitamente) o essere rimossi > > da questa lista e' sufficiente che lo comunichiate a: > > est at ecn.org > > > > >
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- From: "Fulvio Grimaldi" <bassottovic at libero.it>
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