R: (AIM) MAGGIO: LA MARCIA DEGLI AFFAMATI



La soluzione ai problemi sociali della Macedonia è ovviamente offerta dal
Kosovo: bordelli, ammazzamenti ad arbitrio, traffici di stupefacenti,
organi, donne, devastazioni, pulizia etnica, albanesismo puro. Il tutto
sotto l'alto patronato della KFOR e come braccio esecutivo l'UCK. Perchè la
Macedonia non impara?
-----Messaggio Originale-----
Da: "Paola Lucchesi" <paola.lucchesi at mail.inet.it>
A: <pck-yugoslavia at peacelink.it>
Data invio: lunedì 4 giugno 2001 11.31
Oggetto: (AIM) MAGGIO: LA MARCIA DEGLI AFFAMATI


> "I Balcani" - http://www.ecn.org/est/balcani
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> NOTIZIE EST #443 - MACEDONIA
> 3 giugno 2001
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> MAGGIO: LA MARCIA DEGLI AFFAMATI
> di Branka Nanevska - (AIM Skopje, 28 maggio 2001)
>
> Questi giorni la Macedonia non e' solo sull'orlo di una
> crisi che riguarda la sua sicurezza, ma e' minacciata
> anche da un'esplosione sociale dalle conseguenze che e'
> difficile prevedere. In particolare, ogni giorno nel
> paese vi sono sempre piu' affamati, e la loro
> insoddisfazione e' enorme. Se a questo si aggiunge il
> fattore della politica, senza la quale da lungo tempo
> nulla nel paese funziona, gli attuali sussulti sociali,
> prevedono gli esperti, possono diventare molto
> drammatici.
>
> Secondo gli ultimi dati comunicati ufficialmente, in
> Macedonia vi sono quaranta collettivi che da alcuni
> anni stanno "producendo" unicamente perdite. Tali
> perdite attualmente ammontano a 820 milioni di marchi e
> ogni giorno aumentano. Nessuna delle misure adottate ha
> dato i risultati che ci si attendeva. Dal 1995, quando
> per la prima volta si e' intervenuti in maniera
> sistematica, nessuna delle aziende in perdita e'
> riuscita a rimettersi in piedi. Per questo, il governo,
> sotto il diktat dei gendarmi finanziari mondiali, deve
> ora liberarsene vendendole o liquindandole, a tappe,
> entro la fine di quest'anno. Rimarranno senza lavoro
> oltre 35.000 operai. Il piano di azione e' stato
> concordato con il FMI e la Banca Mondiale gia' alla
> fine dell'anno scorso. Gli elenchi sono stati redatti
> gia' da lungo tempo, le aziende in perdita sono state
> raggruppate, i termini sono stati precisati. Purtroppo
> vi e' stata lentezza nella realizzazione. Cio' e'
> dovuto sia alla specificita' del problema, visto che
> verranno messe letteralmente sulla strada cosi' tante
> persone che il governo macedone teme di esporsi al
> rischio di dovere "assaggiare" la rabbia dei
> lavoratori, sia alla lentezza delle oligarchie
> finanziarie internazionali, poiche' il denaro promesso
> per la realizzazione di questo delicato piano, si
> afferma, arriva con il contagocce. Ricordiamo che nel
> paese vi sono circa 360.000 disoccupati, pari a circa
> il 45% della popolazione attiva. E' in atto inoltre una
> crisi politica e relativa alla sicurezza che comunque
> tiene lontani gli eventuali partner strategici
> interesssati, e non bisogna dimenticare nemmeno i
> numerosi intrighi politici quotitidani e le ambizioni
> da profittatori di guerra di alcuni alti funzionari del
> governo. In particolare, tutti sono nel paese ormai da
> mesi testimoni muti della svendita del capitale
> pubblico rimasto a ritmi spediti, dell'accaparramento
> senza scrupoli, da parte di "soldati" dei partiti al
> governo, di proprieta' create negli anni, fenomeni che
> negli ultimi giorni si sono fatti ancora piu' intensi.
>
> La marcia di maggio degli affamati e' cominciata in
> maniera organizzata lo stesso giorno della festa del
> lavoro, il Primo Maggio. I lavoratori dei collettivi
> che per anni hanno lavorato in rosso, e per questo sono
> stati liquidati, oppure sono ora minacciati di una tale
> eventualita', hanno deciso, guidati dall'Unione dei
> Sindacati di Macedonia (SSM), di smettere di tacere.
> Sono scesi nelle strade della capitale e hanno
> protestato pacificamente, ma rumorosamente, chiedendo
> il diritto al lavoro che e' stato loro sospeso, il
> diritto a uno stipendio, alla previdenza pensionistica
> e sociale, a una vita dignitosa. Si sono fatti vedere i
> nuovi "proletari" di Skopje, Stip, Veles, Prilep,
> Gostivar, Tetovo e di altri centri maggiori, ai quali,
> per cosi' dire, "brucia ormai fino alle unghie" e
> quindi non vogliono piu' stare a guardare pacificamente
> come tutto vada a rotoli nel nome di cio' che, a
> parole, e' la costruzione del pluralismo e della
> democrazia e, nei fatti, e' nell'interesse personale di
> coloro che detengono il potere o dei ligi servitori dei
> partiti. Purtroppo, gli effetti di questo travaso di
> giustificata insoddisfazione sono stati nulli!
>
> Occupato da affari piu' "urgenti", di tipo personale o
> statale, l'attuale governo, cosi' come quello che lo ha
> preceduto, non ha dimostrato la seppur minima buona
> volonta' e disponibilita' di ascolto al fine, se non di
> migliorare, almeno di prestare orecchio alle sofferenze
> di queste persone. E tali sofferenze sono come le
> montagne: enormi. Le hanno raccontate, con le lacrime
> agli occhi ed evidentemente angosciati, uomini e donne
> della fabbrica in fallimento "Makedonka", di Stip, la
> citta' una volta chiamata la "Manchester dei Balcani",
> attualmente in rovina, cosi' come le loro colleghe
> della "Hemteks" si Skopje, luiqidata, che riceveranno
> ancora solo per due mesi dall'Ufficio di Collocamento
> un sussidio sociale di 100 DM - e dopo cosa accadra'?
> Hanno espresso la loro amarezza e la loro impotenza con
> diversi striscioni e grida anche gli operai della FAS
> "11 Oktomvri", che una volta producevano 1200 autobus
> all'anno, e ora ne producono solo una decina, cosi'
> come gli operai della "Silika" ai quali i politici,
> secondo quanto dicono, hanno promesso molto, senza
> mantenere nulla. C'e' poi la "Jugohrom" di Tetovo, un
> tempo la "gallina dalle uova d'oro" dell'economia
> macedone, i cui prodotti strategici procuravano milioni
> di dollari di entrate ed era l'orgoglio della citta'
> sotto il monte Sar e di tutto il paese. Hanno
> raccontato ai giornalisti il loro "percorso di tortura"
> anche gli operai della fabbrica "Porculanka" di Veles,
> che non riescono a trovare un acquirente interessato,
> perche' nessuno vuole pagare la commissione che
> chiedono sfacciatamente i "profittatori di guerra"
> locali e nazionali. Tutti questi lavoratori, secondo
> quanto affermano, non ricevono regolarmente il loro
> stipendio non da mesi, ma addirittura da anni, vivono
> della carita' di qualcuno, o di quello che riescono a
> mettere insieme da soli. E, anche per la situazione
> dello stato ne' di guerra ne' di pace che dura ormai
> quasi da quattro mesi, le possibilita' sono sempre meno
> e la pazienza si e' infine esaurita. Hanno raccontato
> le loro storie, hanno messo in guardia e hanno
> minacciato. Tutto inutilmente!
>
> Se ne sono poi tornati a casa e per qualche giorno
> hanno proseguito le proteste nei loro "cortili di
> casa". E' continuato cosi' per tre settimane. Prima
> hanno cercato di esercitare pressioni affinche' le
> dirigenze immobilistiche delle loro fabbriche, o i
> curatori fallimentari, si preoccupassero di risolvere i
> loro problemi vitali. Poi hanno bussato alle porte dei
> potenti locali, per vedere se alcuni di essi per caso
> non potessero in qualche modo farsi sentire lassu' in
> alto, nel governo e nel Parlamento, affinche' questi
> ultimi si occupassero dei loro destini. Poi quelli piu'
> ostinati si sono recati sulle vie di comunicazione
> locali e regionali. Hanno organizzato delle barricate e
> hanno bloccato per alcune ore con i loro corpi le
> tratte piu' trafficate delle autostrade Skopje-Veles,
> Veles-Stip, Skopje-Tetovo... Hanno chiesto un aiuto
> finanziario straordinario di 200 marchi per comprare
> pane per i loro figli, per potere pagare i contributi
> arretrati in modo tale da potere andare in pensione,
> una volta soddisfatti tutti i requisiti. Per alcuni di
> loro lo stato non ha adempie piu' tale suo davere ormai
> da 5-6 anni.
>
> Hanno chiesto anche la sostituzione dei manager
> incapaci che si occupano soprattutto di se' stessi e
> dei rispettivi partiti dai quali hanno avuto il loro
> posto, e non degli interessi dei lavoratori. Hanno
> insistito per l'accelerazione del processo di
> revisione, con l'aiuto di consulenti internazionali, al
> fine di sapere quanto prima se conserveranno il loro
> posto di lavoro oppure no; hanno chiesto aiuti e
> agevolazioni per una ripresa del lavoro nelle fabbriche
> i cui prodotti vengono cercati dagli acquirenti, come
> quelle che producono autobus, per esempio. Anche tutto
> questo e' stato inutile.
>
> Bisogna comunque dire che infine i blocchi delle strade
> hanno in qualche modo "svegliato" i ministri
> competenti. Il governo ha incaricato, in occasione
> della sua ultima seduta della settimana scorsa, una
> commissione di esperti per le riforme strutturali di
> accelerare l'individuazione di soluzioni per le
> maggiori aziende in perdita, come la HEK "Jugohrom", il
> complesso tessile "Makedonka", la FAS "11 oktomvri" e
> altre ancora.
>
> Lo scorso fine settimana, la Commissione del governo
> per le aziende in perdita non e' riuscita a trovare una
> posizione comune riguardo ai criteri chiave, e quindi
> non ha fatto altro che rimandare le decisioni relative
> ai destini dei collettivi di cui sopra, i primi
> nell'elenco delle aziende da vendere o liquidare. Il
> motivo e' che i ministri del settore, che appartengono
> a diversi partiti, hanno opinioni differenti riguardo
> ai problemi e all'interpretazione delle raccomandazioni
> dei revisori stranieri e della missione del FMI. Il
> ministro per l'economia, Besnik Fetai, del DPA, che
> fino a ieri era il piu' accesso sostenitore della
> vendita del complesso "Jugohrom", e aveva a proposito
> trovato un "suo" acquirente, ora chiede che venga messo
> con procedura urgente tra quelli da "congelare",
> perche' e' quello dal costo piu' basso. E' necessario
> reperire a tale fine circa 300.000 marchi. Attingendo
> al bilancio dello stato, gli operai otterebbero una
> somma mensile forfettaria di circa 150 marchi. Il
> ministro delle finanze Nikola Gruevski, della VMRO-
> DMPNE, ritiene che si debbano seguire i consigli dei
> consulenti olandesi della "Arthur Andersen", la quale
> ritiene che la Jugohrom abbia un futuro e che debba
> quindi essere venduta a un prezzo "onesto" mediante
> un'asta internazionale, ma solo dopo che sara' passata
> la crisi militare nel paese. Fino alla sua
> privatizzazione, che potra' avvenire al piu' presto tra
> sei mesi, il governo dovra' assicurare il denaro per la
> produzione e il pagamento dello stipendio minimo ai
> dipendenti, mentre la societa' per l'eneregia elettrica
> dovra' fornire energia gratuitamente(?!). Tutto questo
> dovrebbe costare circa tre milioni di marchi. Entrambi
> in ministri ritengono che l'ammontare degli stipendi
> mensili arretrati dovra' essere pagato ai lavoratori
> solo dopo che il complesso industriale sara' stato
> venduto.
>
> Divergenze e incomprensioni sono in atto anche per
> quanto riguarda i rimanenti collettivi. Il governo
> manterra' la fabbrica degli autobus per salvarla dal
> fallimento, a quanto ci viene detto, ma a tale fine e'
> necessaria una sua ristrutturazione. Questa fabbrica di
> Skopje ha un passivo e debiti per circa 50 milioni di
> marchi complessivamente, ha 1.158 dipendenti, dei quali
> 650 ritenuti in eccedenza e che dovranno essere
> licenziati. Gli esperti hanno calcolato che e' 3,5
> volte piu' economico venderla, piuttosto che liquidarla
> con una procedura di fallimento. Tuttavia, la fabbrica
> e' stata privatizzata al 73% e le azioni sono in mano
> ai dipendenti che non sanno assolutamente cosa farsene.
> Il governo ritiene che per trovare un partner
> strategico sara' necessario innanzitutto modificare la
> struttura del capitale a proprio vantaggio. Non pensa
> di ricomprare le azioni dai lavoratori, bensi' di
> ricorrere a una procedura di capitalizzazione, di
> pagamento dei debiti e di suddivisione delle spese con
> le imprese pubbliche creditrici. In tal modo il
> capitale statale passerebbe dall'attuale 24,91% al 56%
> e quindi lo stato si troverebbe nella posizione di
> esssere tenuto a trovare una soluzione redditizia. Ma
> chi gli credera' mai?
>
> I politici hanno fatto un bello scherzo anche ai
> lavoratori tessili di Stip. Da quando e' stato nominato
> direttore generale della "Makedonka" l'ex leader locale
> della VMRO-DPMNE, 2.700 lavoratori non hanno piu' visto
> la "luce del sole". E chissa' se la vedranno mai. Le
> macchine sono state svendute a prezzo derisorio, come
> ferri vecchi, le scorte di tessuto di prima classe sono
> state "donate" ad amici di partito, i reparti vuoti
> vengono dati in affitto e trasformati in negozi,
> caffe'... Il partner strategico inglese, con un
> contratto gia' firmato, a quanto si dice, per nuove
> tecnologie, non arriva mai. L'ultima somma che hanno
> ricevuto gli operai e' un dono del governo per il nuovo
> anno, 4000 denari, pari a circa 130 DM. Per pagare i
> debiti in arretrato relativi ai contributi per la
> sanita', i servizi sociali e la pensione ci vogliono
> circa 16 milioni di marchi, e non c'e' chi li possa
> reperire! Non si intravede una fine per questa agonia!
>
> I lavoratori dei collettivi che lavorano in rosso,
> ormai e' un fatto, non hanno piu' pazienza, ne'
> orecchio, per alcun "interesse supremo". Hanno
> annunciato che, a partire dal primo giorno dell'ultima
> settimana di maggio, fino a quando non avranno chiaro
> quale sara' il loro destino, bloccheranno ogni giorno
> le grandi vie di comunicazione piu' frequentate, o in
> alternativa pianteranno le tende di fronte all'edificio
> del governo e del parlamento. Non e' escluso che si
> uniscano a loro anche i colleghi di altri collettivi
> che si trovano in una situazione analoga e altrettanto
> piena di incognite e che sono gia' stati invitati a una
> protesta generale da parte dell'Unione dei Sindacati di
> Macedonia. Vi e' il grande punto di domanda
> sull'opportunita' di intraprendere un passo cosi'
> radicale proprio ora, in momenti cosi' critici per la
> Macedonia. Il leader sindacale Zivko Tolevski nega che
> dietro il suo attuale impegno vi sia una "politica
> sotterranea" interessata alla destabilizzazione del
> paese, come hanno pubblicamente dubitato i
> rappresentanti di governo. E' il contrario! Cosi'
> smentisce energicamente, ribattendo che e' stato lo
> stesso governo a fare traboccare il "bicchiere della
> pazienza" degli operai con il suo comportamento
> arrogante, sottovalutando i problemi, vendendo
> proprieta' statali a prezzi fortemente scontati, senza
> aste pubbliche e a propri uomini con capitali di dubbia
> provenienza. E' giunto il tempo, afferma, che esso
> risponda per tutto quello che (non) ha fatto, e che
> invece avrebbe dovuto assolutamente fare.
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