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R: (AIM) MAGGIO: LA MARCIA DEGLI AFFAMATI
- Subject: R: (AIM) MAGGIO: LA MARCIA DEGLI AFFAMATI
- From: "Fulvio Grimaldi" <bassottovic at libero.it>
- Date: Mon, 4 Jun 2001 13:08:12 +0200
La soluzione ai problemi sociali della Macedonia è ovviamente offerta dal Kosovo: bordelli, ammazzamenti ad arbitrio, traffici di stupefacenti, organi, donne, devastazioni, pulizia etnica, albanesismo puro. Il tutto sotto l'alto patronato della KFOR e come braccio esecutivo l'UCK. Perchè la Macedonia non impara? -----Messaggio Originale----- Da: "Paola Lucchesi" <paola.lucchesi at mail.inet.it> A: <pck-yugoslavia at peacelink.it> Data invio: lunedì 4 giugno 2001 11.31 Oggetto: (AIM) MAGGIO: LA MARCIA DEGLI AFFAMATI > "I Balcani" - http://www.ecn.org/est/balcani > > ================================ > NOTIZIE EST #443 - MACEDONIA > 3 giugno 2001 > ================================ > > MAGGIO: LA MARCIA DEGLI AFFAMATI > di Branka Nanevska - (AIM Skopje, 28 maggio 2001) > > Questi giorni la Macedonia non e' solo sull'orlo di una > crisi che riguarda la sua sicurezza, ma e' minacciata > anche da un'esplosione sociale dalle conseguenze che e' > difficile prevedere. In particolare, ogni giorno nel > paese vi sono sempre piu' affamati, e la loro > insoddisfazione e' enorme. Se a questo si aggiunge il > fattore della politica, senza la quale da lungo tempo > nulla nel paese funziona, gli attuali sussulti sociali, > prevedono gli esperti, possono diventare molto > drammatici. > > Secondo gli ultimi dati comunicati ufficialmente, in > Macedonia vi sono quaranta collettivi che da alcuni > anni stanno "producendo" unicamente perdite. Tali > perdite attualmente ammontano a 820 milioni di marchi e > ogni giorno aumentano. Nessuna delle misure adottate ha > dato i risultati che ci si attendeva. Dal 1995, quando > per la prima volta si e' intervenuti in maniera > sistematica, nessuna delle aziende in perdita e' > riuscita a rimettersi in piedi. Per questo, il governo, > sotto il diktat dei gendarmi finanziari mondiali, deve > ora liberarsene vendendole o liquindandole, a tappe, > entro la fine di quest'anno. Rimarranno senza lavoro > oltre 35.000 operai. Il piano di azione e' stato > concordato con il FMI e la Banca Mondiale gia' alla > fine dell'anno scorso. Gli elenchi sono stati redatti > gia' da lungo tempo, le aziende in perdita sono state > raggruppate, i termini sono stati precisati. Purtroppo > vi e' stata lentezza nella realizzazione. Cio' e' > dovuto sia alla specificita' del problema, visto che > verranno messe letteralmente sulla strada cosi' tante > persone che il governo macedone teme di esporsi al > rischio di dovere "assaggiare" la rabbia dei > lavoratori, sia alla lentezza delle oligarchie > finanziarie internazionali, poiche' il denaro promesso > per la realizzazione di questo delicato piano, si > afferma, arriva con il contagocce. Ricordiamo che nel > paese vi sono circa 360.000 disoccupati, pari a circa > il 45% della popolazione attiva. E' in atto inoltre una > crisi politica e relativa alla sicurezza che comunque > tiene lontani gli eventuali partner strategici > interesssati, e non bisogna dimenticare nemmeno i > numerosi intrighi politici quotitidani e le ambizioni > da profittatori di guerra di alcuni alti funzionari del > governo. In particolare, tutti sono nel paese ormai da > mesi testimoni muti della svendita del capitale > pubblico rimasto a ritmi spediti, dell'accaparramento > senza scrupoli, da parte di "soldati" dei partiti al > governo, di proprieta' create negli anni, fenomeni che > negli ultimi giorni si sono fatti ancora piu' intensi. > > La marcia di maggio degli affamati e' cominciata in > maniera organizzata lo stesso giorno della festa del > lavoro, il Primo Maggio. I lavoratori dei collettivi > che per anni hanno lavorato in rosso, e per questo sono > stati liquidati, oppure sono ora minacciati di una tale > eventualita', hanno deciso, guidati dall'Unione dei > Sindacati di Macedonia (SSM), di smettere di tacere. > Sono scesi nelle strade della capitale e hanno > protestato pacificamente, ma rumorosamente, chiedendo > il diritto al lavoro che e' stato loro sospeso, il > diritto a uno stipendio, alla previdenza pensionistica > e sociale, a una vita dignitosa. Si sono fatti vedere i > nuovi "proletari" di Skopje, Stip, Veles, Prilep, > Gostivar, Tetovo e di altri centri maggiori, ai quali, > per cosi' dire, "brucia ormai fino alle unghie" e > quindi non vogliono piu' stare a guardare pacificamente > come tutto vada a rotoli nel nome di cio' che, a > parole, e' la costruzione del pluralismo e della > democrazia e, nei fatti, e' nell'interesse personale di > coloro che detengono il potere o dei ligi servitori dei > partiti. Purtroppo, gli effetti di questo travaso di > giustificata insoddisfazione sono stati nulli! > > Occupato da affari piu' "urgenti", di tipo personale o > statale, l'attuale governo, cosi' come quello che lo ha > preceduto, non ha dimostrato la seppur minima buona > volonta' e disponibilita' di ascolto al fine, se non di > migliorare, almeno di prestare orecchio alle sofferenze > di queste persone. E tali sofferenze sono come le > montagne: enormi. Le hanno raccontate, con le lacrime > agli occhi ed evidentemente angosciati, uomini e donne > della fabbrica in fallimento "Makedonka", di Stip, la > citta' una volta chiamata la "Manchester dei Balcani", > attualmente in rovina, cosi' come le loro colleghe > della "Hemteks" si Skopje, luiqidata, che riceveranno > ancora solo per due mesi dall'Ufficio di Collocamento > un sussidio sociale di 100 DM - e dopo cosa accadra'? > Hanno espresso la loro amarezza e la loro impotenza con > diversi striscioni e grida anche gli operai della FAS > "11 Oktomvri", che una volta producevano 1200 autobus > all'anno, e ora ne producono solo una decina, cosi' > come gli operai della "Silika" ai quali i politici, > secondo quanto dicono, hanno promesso molto, senza > mantenere nulla. C'e' poi la "Jugohrom" di Tetovo, un > tempo la "gallina dalle uova d'oro" dell'economia > macedone, i cui prodotti strategici procuravano milioni > di dollari di entrate ed era l'orgoglio della citta' > sotto il monte Sar e di tutto il paese. Hanno > raccontato ai giornalisti il loro "percorso di tortura" > anche gli operai della fabbrica "Porculanka" di Veles, > che non riescono a trovare un acquirente interessato, > perche' nessuno vuole pagare la commissione che > chiedono sfacciatamente i "profittatori di guerra" > locali e nazionali. Tutti questi lavoratori, secondo > quanto affermano, non ricevono regolarmente il loro > stipendio non da mesi, ma addirittura da anni, vivono > della carita' di qualcuno, o di quello che riescono a > mettere insieme da soli. E, anche per la situazione > dello stato ne' di guerra ne' di pace che dura ormai > quasi da quattro mesi, le possibilita' sono sempre meno > e la pazienza si e' infine esaurita. Hanno raccontato > le loro storie, hanno messo in guardia e hanno > minacciato. Tutto inutilmente! > > Se ne sono poi tornati a casa e per qualche giorno > hanno proseguito le proteste nei loro "cortili di > casa". E' continuato cosi' per tre settimane. Prima > hanno cercato di esercitare pressioni affinche' le > dirigenze immobilistiche delle loro fabbriche, o i > curatori fallimentari, si preoccupassero di risolvere i > loro problemi vitali. Poi hanno bussato alle porte dei > potenti locali, per vedere se alcuni di essi per caso > non potessero in qualche modo farsi sentire lassu' in > alto, nel governo e nel Parlamento, affinche' questi > ultimi si occupassero dei loro destini. Poi quelli piu' > ostinati si sono recati sulle vie di comunicazione > locali e regionali. Hanno organizzato delle barricate e > hanno bloccato per alcune ore con i loro corpi le > tratte piu' trafficate delle autostrade Skopje-Veles, > Veles-Stip, Skopje-Tetovo... Hanno chiesto un aiuto > finanziario straordinario di 200 marchi per comprare > pane per i loro figli, per potere pagare i contributi > arretrati in modo tale da potere andare in pensione, > una volta soddisfatti tutti i requisiti. Per alcuni di > loro lo stato non ha adempie piu' tale suo davere ormai > da 5-6 anni. > > Hanno chiesto anche la sostituzione dei manager > incapaci che si occupano soprattutto di se' stessi e > dei rispettivi partiti dai quali hanno avuto il loro > posto, e non degli interessi dei lavoratori. Hanno > insistito per l'accelerazione del processo di > revisione, con l'aiuto di consulenti internazionali, al > fine di sapere quanto prima se conserveranno il loro > posto di lavoro oppure no; hanno chiesto aiuti e > agevolazioni per una ripresa del lavoro nelle fabbriche > i cui prodotti vengono cercati dagli acquirenti, come > quelle che producono autobus, per esempio. Anche tutto > questo e' stato inutile. > > Bisogna comunque dire che infine i blocchi delle strade > hanno in qualche modo "svegliato" i ministri > competenti. Il governo ha incaricato, in occasione > della sua ultima seduta della settimana scorsa, una > commissione di esperti per le riforme strutturali di > accelerare l'individuazione di soluzioni per le > maggiori aziende in perdita, come la HEK "Jugohrom", il > complesso tessile "Makedonka", la FAS "11 oktomvri" e > altre ancora. > > Lo scorso fine settimana, la Commissione del governo > per le aziende in perdita non e' riuscita a trovare una > posizione comune riguardo ai criteri chiave, e quindi > non ha fatto altro che rimandare le decisioni relative > ai destini dei collettivi di cui sopra, i primi > nell'elenco delle aziende da vendere o liquidare. Il > motivo e' che i ministri del settore, che appartengono > a diversi partiti, hanno opinioni differenti riguardo > ai problemi e all'interpretazione delle raccomandazioni > dei revisori stranieri e della missione del FMI. Il > ministro per l'economia, Besnik Fetai, del DPA, che > fino a ieri era il piu' accesso sostenitore della > vendita del complesso "Jugohrom", e aveva a proposito > trovato un "suo" acquirente, ora chiede che venga messo > con procedura urgente tra quelli da "congelare", > perche' e' quello dal costo piu' basso. E' necessario > reperire a tale fine circa 300.000 marchi. Attingendo > al bilancio dello stato, gli operai otterebbero una > somma mensile forfettaria di circa 150 marchi. Il > ministro delle finanze Nikola Gruevski, della VMRO- > DMPNE, ritiene che si debbano seguire i consigli dei > consulenti olandesi della "Arthur Andersen", la quale > ritiene che la Jugohrom abbia un futuro e che debba > quindi essere venduta a un prezzo "onesto" mediante > un'asta internazionale, ma solo dopo che sara' passata > la crisi militare nel paese. Fino alla sua > privatizzazione, che potra' avvenire al piu' presto tra > sei mesi, il governo dovra' assicurare il denaro per la > produzione e il pagamento dello stipendio minimo ai > dipendenti, mentre la societa' per l'eneregia elettrica > dovra' fornire energia gratuitamente(?!). Tutto questo > dovrebbe costare circa tre milioni di marchi. Entrambi > in ministri ritengono che l'ammontare degli stipendi > mensili arretrati dovra' essere pagato ai lavoratori > solo dopo che il complesso industriale sara' stato > venduto. > > Divergenze e incomprensioni sono in atto anche per > quanto riguarda i rimanenti collettivi. Il governo > manterra' la fabbrica degli autobus per salvarla dal > fallimento, a quanto ci viene detto, ma a tale fine e' > necessaria una sua ristrutturazione. Questa fabbrica di > Skopje ha un passivo e debiti per circa 50 milioni di > marchi complessivamente, ha 1.158 dipendenti, dei quali > 650 ritenuti in eccedenza e che dovranno essere > licenziati. Gli esperti hanno calcolato che e' 3,5 > volte piu' economico venderla, piuttosto che liquidarla > con una procedura di fallimento. Tuttavia, la fabbrica > e' stata privatizzata al 73% e le azioni sono in mano > ai dipendenti che non sanno assolutamente cosa farsene. > Il governo ritiene che per trovare un partner > strategico sara' necessario innanzitutto modificare la > struttura del capitale a proprio vantaggio. Non pensa > di ricomprare le azioni dai lavoratori, bensi' di > ricorrere a una procedura di capitalizzazione, di > pagamento dei debiti e di suddivisione delle spese con > le imprese pubbliche creditrici. In tal modo il > capitale statale passerebbe dall'attuale 24,91% al 56% > e quindi lo stato si troverebbe nella posizione di > esssere tenuto a trovare una soluzione redditizia. Ma > chi gli credera' mai? > > I politici hanno fatto un bello scherzo anche ai > lavoratori tessili di Stip. Da quando e' stato nominato > direttore generale della "Makedonka" l'ex leader locale > della VMRO-DPMNE, 2.700 lavoratori non hanno piu' visto > la "luce del sole". E chissa' se la vedranno mai. Le > macchine sono state svendute a prezzo derisorio, come > ferri vecchi, le scorte di tessuto di prima classe sono > state "donate" ad amici di partito, i reparti vuoti > vengono dati in affitto e trasformati in negozi, > caffe'... Il partner strategico inglese, con un > contratto gia' firmato, a quanto si dice, per nuove > tecnologie, non arriva mai. L'ultima somma che hanno > ricevuto gli operai e' un dono del governo per il nuovo > anno, 4000 denari, pari a circa 130 DM. Per pagare i > debiti in arretrato relativi ai contributi per la > sanita', i servizi sociali e la pensione ci vogliono > circa 16 milioni di marchi, e non c'e' chi li possa > reperire! Non si intravede una fine per questa agonia! > > I lavoratori dei collettivi che lavorano in rosso, > ormai e' un fatto, non hanno piu' pazienza, ne' > orecchio, per alcun "interesse supremo". Hanno > annunciato che, a partire dal primo giorno dell'ultima > settimana di maggio, fino a quando non avranno chiaro > quale sara' il loro destino, bloccheranno ogni giorno > le grandi vie di comunicazione piu' frequentate, o in > alternativa pianteranno le tende di fronte all'edificio > del governo e del parlamento. Non e' escluso che si > uniscano a loro anche i colleghi di altri collettivi > che si trovano in una situazione analoga e altrettanto > piena di incognite e che sono gia' stati invitati a una > protesta generale da parte dell'Unione dei Sindacati di > Macedonia. Vi e' il grande punto di domanda > sull'opportunita' di intraprendere un passo cosi' > radicale proprio ora, in momenti cosi' critici per la > Macedonia. Il leader sindacale Zivko Tolevski nega che > dietro il suo attuale impegno vi sia una "politica > sotterranea" interessata alla destabilizzazione del > paese, come hanno pubblicamente dubitato i > rappresentanti di governo. E' il contrario! Cosi' > smentisce energicamente, ribattendo che e' stato lo > stesso governo a fare traboccare il "bicchiere della > pazienza" degli operai con il suo comportamento > arrogante, sottovalutando i problemi, vendendo > proprieta' statali a prezzi fortemente scontati, senza > aste pubbliche e a propri uomini con capitali di dubbia > provenienza. E' giunto il tempo, afferma, che esso > risponda per tutto quello che (non) ha fatto, e che > invece avrebbe dovuto assolutamente fare. > > > __________________________________________________________ > "Notizie Est" e' una mailing list di notizie sui Balcani, > pubblicata dal sito web "I Balcani" e archiviata su web > all'indirizzo: > > http://www.ecn.org/est/balcani > > Se desiderate abbonarvi (gratuitamente) o essere rimossi > da questa lista e' sufficiente che lo comunichiate a: > est at ecn.org > >
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