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processo in Bosnia
- Subject: processo in Bosnia
- From: "Ilario Salucci" <salucci at eco.unibs.it>
- Date: Tue, 15 May 2001 08:54:06 +0100
- Priority: normal
- Resent-date: Wed, 16 May 2001 14:33:05 +0100
- Resent-from: "Andrea Ferrario" <a.ferrario at mclink.it>
- Resent-message-id: <200105161232.f4GCWWu23674 at mail.mclink.it>
- Resent-to: pck-yugoslavia at peacelink.it
- Return-receipt-to: salucci at eco.unibs.it
cari compagni, volevo informarvi che lo scorso 26 aprile e' iniziato a Travnik - in Bosnia - il processo contro Hanefija Prijic "Paraga" responsabile dell'uccisione di tre volontari in Bosnia centrale il 29 maggio 1993, tra cui il compagno Guido Puletti. Hanefija Prijic "Paraga" era al tempo ufficiale dell'Esercito di Bosnia Erzegovina, al comando di un battaglione (circa 400 uomini), e godette di solide coperture per i crimini che commise. Ancora oggi - pur risultando ufficialmente disoccupato e nullatenente - ha come avvocato della difesa un personaggio tra i piu' famosi in Bosnia (e' l'avvocata che difende regolarmente ministri e uomini d'affari coinvolti in scandali per corruzione, ecc.). Finora tutti i testimoni dell'accusa hanno ritrattato in aula. Le autorita' italiane fanno sostanzialmente ostruzionismo alla ricerca della verita' e della giustizia. Di seguito vi allego un appello che come Associazione Guido Puletti abbiamo fatto al termine della prima sessione del processo. La prossima sessione inizia il prossimo 21 maggio. Chi volesse informazioni puo' rivolgersi a me all'indirizzo salucci at eco.unibs.it Ringraziandovi dell'interessamento, Ilario Salucci -------------------------------------------------------------------------- ----- APPELLO DELL’ASSOCIAZIONE GUIDO PULETTI DEL 12 MAGGIO 2001 Il fatto che “Paraga” sia stato arrestato e venga processato in Bosnia e’ di enorme importanza. Se il valore democratico di un paese si misura anche dalla sua volonta’ di perseguire i propri criminali di guerra, il valore democratico bosniaco odierno e’ ben maggiore di quello che fu dell’Italia all’uscita della seconda guerra mondiale, quando non vennero ne’ perseguiti, ne’ estradati, ne’ processati i criminali di guerra italiani ricercati dalla Jugoslavia, dall’Albania, dalla Grecia, ecc. Esprimiamo quindi la nostra profonda gratitudine ai PM Marinko Jurcevic e Behaija Krnjic, a tutta la Procura di Travnik e in generale alle autorita’ bosniache. Il Tribunale di Travnik sta giudicando “Paraga” in condizioni processualmente molto difficili. L’accusa aveva a proprio sostegno una serie di testimonianze che sono state tutte - senza eccezioni - ritrattate in aula. E’ piu’ che plausibile pensare a pressioni e intimidazioni fatte sui testimoni prima dell’apertura del processo, come e’ emerso da alcune di queste deposizioni. Nella zona dove opero’ “Paraga” la cappa di omerta’ e’ tangibile e facilmente verificabile. Se questo processo si basera’ solo su queste testimonianze, la sua conclusione e’ facilmente prevedibile. La Procura di Travnik ha richiesto ai vari attori interni e internazionali presenti nella zona la documentazione in loro possesso - ma ha ottenuto solo rifiuti. Parte di questa documentazione puo’ essere facilmente fornita dalle autorita’ italiane. L’andamento del processo di Travnik dipendera’ in modo sostanziale dalla volonta’ di queste autorita’ di fornirla. Per quanto riguarda la documentazione dell’Esercito della Bosnia Erzegovina, la Procura di Travnik l’ha piu’ volte richiesta, e si e’ sentita rispondere che era stata persa. Invece il 12 febbraio 2001 sono emersi tre smilzi documenti, forniti dal Ministero della Difesa bosniaco: quindi le carte dell’Esercito non sono andate perse. La tipologia di questi documentazione fa ritenere che altri documenti, di ben diverso valore, siano ancora inaccessibili, chiusi negli archivi del Ministero della Difesa. Le autorita’ italiane possono invece ottenere e rendere disponibile la documentazione prodotta nel giugno 1993 dalle forze delle Nazioni Unite presenti in zona, dalla Missione di Monitoraggio dell’allora Comunita’ Europea, e i risultati dell’esame autoptico effettuato a Spalato il 3 giugno 1993. La Missione di Monitoraggio della Comunita’ Europea non aveva compiti investigativi in Bosnia, ma raccoglieva informazioni a largo raggio successivamente messe a disposizione dei Ministeri degli Esteri dei vari paesi. Sui fatti del 29 maggio 1993 vennero stilati cinque rapporti. Il Ministero degli Esteri italiano ha da otto anni questa documentazione: sarebbe ora di renderla pubblica. L’attuale Missione di Monitoraggio dell’Unione Europea si e’ dichiarata disponibile a fornire tutto cio’ che e’ in suo possesso su richiesta della Procura bresciana. E’ essenziale che la Procura bresciana consegni quanto prima questi rapporti al Tribunale di Travnik. La missione delle Nazioni Unite in Bosnia (Unprofor) aveva invece anche compiti investigativi, ed era in modo significativo presente in zona con un contingente inglese. I suoi rapporti, i risultati delle sue commissioni d’inchiesta, sono depositati dal 1995 a New York. Pensiamo che le autorita’ italiane, tramite l’ambasciatore presso l’ONU, possano ottenere senza difficolta’ questi documenti. Da quello che sappiamo non sono mai stati richiesti: oggi non c’e’ piu’ tempo da perdere. La Procura di Travnik ha ottenuto dei significativi stralci dell’esame autoptico effettuato a Spalato il 3 giugno 1993, da cui risultano contraddizioni ed incongruenze con l’esame autoptico effettuato a Brescia il 5 giugno 1993. E’ essenziale che le autorita’ diplomatiche italiane ottengano copia completa dell’autopsia effettuata in Croazia per poter raffrontare in modo approfondito i due esami. Il processo di Travnik dipendera’ in modo significativo dall’acquisizione di tutto questo materiale. Finora la Procura bresciana non ha collaborato con il Tribunale di Travnik: il PM Chiappani ha dichiarato al Giornale di Brescia il 24 aprile scorso che “abbiamo fatto tradurre tutti gli atti a nostra disposizione e li abbiamo trasmessi ai giudici di Travnik… questo lo abbiamo fatto con una disponibilita’ piena”. Se la disponibilita’ della Procura bresciana si misurasse in modo definitivo da questa dichiarazione avremmo un quadro ben fosco: il PM Krnjic Behaija ha dichiarato alla stampa il 27 aprile di non aver ottenuto un solo foglio dalla Procura bresciana. Questo risulta anche in modo inequivocabile dagli atti del processo. Gli unici atti provenienti dall’Italia sono stati trasmessi dagli avvocati delle parti lese (autopsia effettuata a Brescia e videocassetta che ritrae Paraga nel 1992). Le autorita’ italiane hanno fatto ben poco per questo processo. In specifico l’Ambasciata italiana a Sarajevo non ha mostrato particolare interesse, inviando una propria funzionaria per una sola udienza. Non ci risulta che siano stati tentati passi come quello di costituzione di parte civile da parte dello Stato italiano. L’unica figura istituzionale che ha avuto a cuore questa vicenda e’ stato il sindaco di Brescia, Paolo Corsini, che e’ stato presente al processo. Il processo a Travnik riprendera’ il 21 maggio. Fino alla conclusione della parte dibattimentale e’ possibile per il PM produrre nuova documentazione. Rimangono pochissimi giorni. Quanto non e’ stato fatto in questi otto anni e’ necessario che venga fatto ora. La Procura bresciana e le autorita’ del Ministero degli Esteri possono e devono fare il possibile per acquisire e rendere nuova documentazione e fornire quella gia’ in loro possesso. Se non lo faranno avranno il ben poco invidiabile merito di aver salvato “Paraga”. Associazione Guido Puletti
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