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Notizie Est #282 - Kosovo
- Subject: Notizie Est #282 - Kosovo
- From: "Est" <est at ecn.org>
- Date: Thu, 25 Nov 1999 18:53:15 +0100
- Posted-date: Thu, 25 Nov 1999 19:04:46 +0100
- Priority: normal
"I Balcani" - http://www.ecn.org/est/balcani ============================= NOTIZIE EST #282 - KOSOVO 25 novembre 1999 ============================= DOSSIER: LE SPECULAZIONI SULLE VITTIME IN KOSOVO / 1 [In questa prima parte riportiamo i fatti essenziali, mentre nella seconda parte compariranno i relativi approfondimenti. In calce al messaggio potete trovare i link alla documentazione di riferimento] Il 23 settembre scorso, uno dei maggiori quotidiani spagnoli, "El Pais", ha pubblicato un articolo che, come pochi altri relativi al Kosovo, ha avuto un'enorme fortuna editoriale in tutto il mondo. Il pezzo riporta alcune dichiarazioni di un perito e di un ufficiale della polizia spagnoli (rispettivamente Emilio Perez Pujol e Juan Lopez Palafox) che hanno lavorato in una zona limitata del Kosovo alla ricerca di resti di kosovari massacrati durante le operazioni compiute dalle forze serbe tra fine marzo e i primi di giugno. Pujol e Palafox facevano parte di un team appositamente nominato dal governo spagnolo. I governi di vari paesi della NATO presenti in Kosovo (piu' Svizzera e Finlandia), hanno infatti ricevuto dal Tribunale Internazionale per la Ex Jugoslavia il mandato di formare loro gruppi di esperti, incaricati di cercare fosse comuni nelle rispettive zone del Kosovo. I dati effettivi che il pezzo fornisce sono pochissimi: il team spagnolo ha esaminato la limitata area di Istok (6% circa della superficie del Kosovo), controllata dal contingente di Madrid, e hanno "trovato e analizzato 187 cadaveri in 9 villaggi, sepolti in tombe singole". Stando alle parole di Pujol, essi erano orientati "per la maggior parte verso la Mecca". Questi sono gli unici fatti che riferisce l'articolo, se si eccettua l'ultimo breve paragrafo, che riguarda non la ricerca di fosse comuni, ma gli albanesi uccisi da bombe NATO e polizia serba presso la prigione di Istok. I due spagnoli non forniscono nessun altro particolare: chi erano le vittime (uomini, donne, bambini o anziani), come sono state uccise e dove esattamente sono state ritrovate. Si tratta di una lacuna subito evidente, se si confronta la testimonianza personale di Pujol e Palafox (i due infatti non parlano ufficialmente a nome del team spagnolo), raccolta da "El Pais", con le decine di altri articoli, dichiarazioni e rapporti ufficiali pubblicati da luglio fino all'articolo del quotidiano spagnolo, che descrivono nei dettagli i particolari relativi ai cadaveri ritrovati fino ad allora in altre fosse comuni (si vedano i link piu' sotto che rimandano alla documentazione relativa al presente dossier). Il resto dello scarno articolo sono congetture dei due, accompagnate da due dati privi di ogni riscontro. Pujol afferma, sempre a titolo personale e non ufficiale: "Ci hanno detto che stavamo andando nella zona peggiore del Kosovo. Che ci saremmo dovuti preparare a piu' di 2000 autopsie. Che avremmo dovuto lavorare fino alla fine di novembre. Il risultato e' molto diverso. Abbiamo trovato solo 187 cadaveri e ora stiamo per tornarcene". Pujol si guarda bene dal dire CHI gli ha detto che si doveva preparare a piu' di 2000 autopsie, rendendo cosi' impossibile ogni eventuale smentita o verifica. E' chiaro che chiunque, soprattutto se, come Pujol, parla in veste non ufficiale, potrebbe inventarsi di sana pianta un "mi e' stato detto questo, e invece ho riscontrato quello", senza citare fonti e suggerendo cosi' dubbi sulle stime delle vittime. Questo dato privo di qualsiasi riscontro e' seguito da alcune dichiarazioni del perito e del poliziotto il cui obiettivo e' evidente: "i serbi non sono cosi' cattivi come sono stati dipinti", "nella ex Jugoslavia sono stati commessi dei crimini, [...] ma derivavano dalla guerra", c'e' "l'impressione che i serbi abbiano dato alle famiglie una possibilita' di abbandonare le proprie case. Se alcuni membri del clan, per qualsivoglia motivo, decidevano di rimanere, al ritorno venivano trovati morti". A livello fattuale, lo ripetiamo, l'articolo non contiene altro. Ci troviamo qui di fronte a meccanismi simili alla campagna di disinformazione lanciata sul massacro di Racak: una fonte "mononazionale" di ambito NATO (per Racak, francese, qui spagnola e in settore KFOR spagnolo/italiano), fa affermazioni prive di riscontro e le condisce in tutta una serie di insinuazioni ben mirate, di distorsioni e di cose non dette. L'articolo di "El Pais", come abbiamo detto, ha avuto grande fortuna e le dichiarazioni di Pujol e Palafox sono state riprese da numerose fonti in tutto il mondo, oltre ad avere una larghissima circolazione in Internet. Una vera e propria campagna, tuttavia la si e' avuta solo a partire dalla seconda meta' del mese successivo, con la pubblicazione il 17 ottobre di un lungo pezzo dell'agenzia di intelligence "Stratfor", che ha un'ampia diffusione in Internet. Dall'articolo di "El Pais" a quello della "Stratfor" sono passati 24 giorni, senza che intervenisse alcuna novita' particolare in merito al conteggio delle vittime. Il pezzo della Stratfor non dice nulla sui dati disponibili in quel momento. Riprende pari passo le dichiarazioni rese da Pujol alla fine di settembre, aggiungendo solo, a livello di dati, un elenco di fosse comuni in cui non sono (ancora) stati trovati corpi: le miniere di Trepca (700 presunti uccisi), il villaggio di Pusto Selo (106), il massacro di Izbica (150), gli scomparsi da Klina (96). Per il resto aggiunge solo, ancora una volta, congetture, affermazioni prive di alcun riscontro, insinuazioni e anche qualche bugia. Per fare solo alcuni esempi, la "Stratfor" scrive che "ricerche condotte da noi e indagini di funzionari indicano che il numero delle vittime finora e' dell'ordine delle centinaia, non delle migliaia". Punto e basta. L'agenzia accusa nel suo pezzo di poca chiarezza gli altri soggetti che hanno formulato ipotesi sui corpi ritrovati fino a quel momento, ma poi si rivela essere quella che piu' di tutti vaga nella nebbia assoluta: "ricerche condotte da noi", scrive, senza specificare come, dove e quando; "indagini di funzionari", senza dire che indagini e quali funzionari; "indicano che il numero delle vittime e' nell'ordine delle centinaia, non delle migliaia", cioe' sulla base di nulla, la "Stratfor" parla, si badi bene, di VITTIME nell'ordine delle centinaia e non delle migliaia. Ma "vittime" e' un'espressione che si riferisce all'intero complesso degli uccisi durante due mesi e mezzo di guerra, mentre il 17 ottobre i soli CORPI RITROVATI in fosse comuni erano gia' sicuramente ben piu' di mille (si veda la documentazione contenuta nei link piu' in basso). Nel costruire il proprio castello di carta, la "Stratfor" ricorre anche alle bugie vere e proprie, quando scrive che il 2 agosto "Bernard Kouchner aveva detto che circa 11.000 CORPI ERANO STATI TROVATI in fosse comuni in tutto il Kosovo". In realta', se si verificano le dichiarazioni rilasciate allora da Kouchner (Reuters, 2 agosto 1999), si vede che egli ha detto che "le fosse comuni sparse in tutto il Kosovo CONTENGONO UN NUMERO STIMATO di 11.000 corpi" e, piu' sotto, si specifica che secondo "le stime, 11.000 albanesi giaciono nelle fosse comuni che [gli investigatori del Tribunale ONU] HANNO COMINCIATO a scavare". Nessuno, cioe', ha mai detto che "11.000 corpi ERANO STATI TROVATI in fosse comuni", come invece, mentendo, fa la "Stratfor" - si trattava invece solo di una stima, una cosa ben diversa. Il pezzo dell'agenzia statunitense (che fornisce servizi informativi ad aziende del settore difesa e ad altre multinazionali americane) sembra una vera e propria mini-antologia destinata a fornire frasi preconfezionate da ripetere a giornalisti disposti a raccogliere l'invito. L'obiettivo avra' pieno successo: di li' a poco comparira' una marea di articoli sulla stampa di tutto il mondo, dalle grandi testate, alle testate di provincia, a quelle "militanti", che costruiranno articoli, a volte lunghi, utilizzando pari passo quanto scritto dalla "Stratfor" (spesso senza citarne nemmeno la fonte) o quanto dichiarato da Pujol, senza confrontarlo con altre fonti. Tutti i pezzi comparsi riprendono unicamente questi due testi, senza aggiungere nulla di nuovo. Per citare solo alcuni di quelli che siamo riusciti a ricuperare: a livello internazionale "Los Angeles Times", "The Times", Reuters, "Toronto Star", "The Spectator" e, in Italia, "L'Unita'", "Avvenimenti" e perfino giornali di provincia come la "Nuova Venezia". Successivamente, anche dopo la pubblicazione dei dati da parte del Tribunale Internazionale, molte altre grandi testate continueranno nella sostanza ad aderire ai "dubbi" di "Stratfor" e Pujol (per es. il "New York Times" e "Newsweek"), senza aggiungere nulla di nuovo. Il perito spagnolo, in alcune altre dichiarazioni citate dal "Times" di Londra il 31 ottobre, aggiungera' la sua valutazione secondo cui il numero finale delle vittime "non sara' superiore a 2.500", un'affermazione che non si capisce su cosa si basi, visto che egli ha lavorato solo per due mesi in una zona limitatissima del Kosovo, a differenza dei molti altri che hanno operato in altre, e piu' vaste, zone, proseguendo il loro lavoro da fine giugno a fine ottobre e interrompendolo solo per motivi climatici. Il 10 novembre, Carla Del Ponte, procuratore capo dell'ONU, ha comunicato che nei poco piu' di quattro mesi di ricerche effettuate su fosse comuni (e interrotte, come era stato anticipato da lungo tempo, per il congelamento del terreno ai primi di novembre), erano stati riesumati in Kosovo 2.108 cadaveri. I corpi sono stati ricuperati da 195 fosse comuni su 529 segnalate fino a quel momento. Le denunce relative a tali 529 fosse riguardano complessivamente un numero di 11.334 persone. Le 195 fosse oggetto di indagini fino a quel momento dovrebbero contenere complessivamente, secondo le denunce, 4.266 cadaveri. Questo non vuol dire assolutamente che le vittime effettive siano in realta' la meta', perche' il lavoro riguardo a tali fosse non e' finito, ve ne sono alcune (le piu' grosse) con chiari segni di asportazione o di alterazione, come ha dichiarato la Del Ponte: "il numero dei corpi ricuperati non riflette necessariamente il numero delle vittime effettive, perche' c'e' un numero significativo di siti dove il numero dei cadaveri non puo' essere contato. In questi siti sono stati effettuati passi per nascondere le prove. Molti corpi sono stati bruciati" (Reuters e Associated Press, 11 novembre 1999). I siti piu' grossi di cui riferisce la "Stratfor" rientrano in questa categoria, ed e' una cosa scontata: sono quelli ampiamente denunciati dalla stampa tra aprile e maggio scorso ed e' perfettamente logico che le forze regolari e i paramilitari serbi si siano premurati di cancellarne le tracce (e infatti in alcuni di essi, come a Izbica e Ljubenic, sono state rilevate chiare tracce di manomissione - si veda piu' avanti). Hanno avuto tutto il tempo e la comodita' per farlo, visto che la maggior parte delle stragi sono state compiute in aprile, e all'inizio di maggio le forze serbe avevano letteralmente svuotato meta' del Kosovo dalla sua popolazione albanese. Inoltre, tra la firma dell'accordo il 3 di giugno (ma un accordo era nell'aria gia' ai primi di maggio) e il momento in cui le truppe NATO hanno preso il controllo della maggior parte del Kosovo sono passati circa dieci giorni, un altro intervallo di tempo in cui operare in larghe fasce di territorio prive di testimoni scomodi. A differenza del caso bosniaco, il Tribunale Internazionale per i Crimini di Guerra esisteva gia' molto prima della guerra e le forze serbe nella loro azione pianificata hanno senz'altro tenuto conto di cio'. E' molto facile nascondere i crimini in una situazione come e' stata quella del Kosovo di deportazione in massa e pianificata di centinaia di migliaia di persone: i famigliari e i conoscenti degli uccisi vedono il luogo dove le persone vengono uccise, che e' poi l'unico che possono denunciare, ma se gli aguzzini, svuotato il villaggio, trasportano semplicemente le vittime a pochi chilometri di distanza, magari in diversi punti, il lavoro di ricerca puo' durare anni. E' stato ampiamente fatto in Bosnia, dove per esempio solo di recente, a quattro anni dalla fine dalla guerra, e' stata "ricostruita" quasi per intero una fossa comune dalla quale i cadaveri erano stati asportati e portati in 20 "minifosse" diverse (si veda nel sito web ufficiale ONU: http://www.un.org/icty/bulletin21-e/index.html). Riguardo al conteggio, tuttavia, vi sono altre cose da tenere presenti. Innanzitutto, il Tribunale Internazionale, come ha dichiarato la Del Ponte, ha come proprio "compito primario quello di raccogliere prove relative alle accuse penali contro il presidente jugoslavo Milosevic e altri leader e perpetratori di crimini contro l'umanita', e non quello di effettuare un censimento dei morti". Non e' un particolare secondario, anche perche' vi sono ONG che non operano per il Tribunale e che svolgono anch'esse indagini. Il Tribunale, inoltre, non conduce indagini sui singoli casi di persone uccise e, soprattutto, sulle persone scomparse: i numeri raccolti da diverse ONG (Fond za Humanitarno Pravo di Belgrado, Croce Rossa Internazionale, Centro per i Diritti Umani di Prishtina) riguardo ai "desaparecidos" concordano a tale proposito su una cifra, provvisoria, compresa tra 2.000 e 4.000 persone. Inoltre, il lavoro di raccolta e verifica delle denunce (non basta che uno dica "c'e' una fossa nel punto x" - si raccolgono testimonianze dettagliate e si fanno riscontri incrociati, un lavoro che puo' durare settimane o mesi) non e' terminato. Lo dice, tra le altre cose, un dato che si evince da tutte le fonti citate, anche dalla "Stratfor", la quale pero' si astiene dal prenderne nota nei suoi altrimenti verbosi articoli: il 17 ottobre la "Stratfor" parla, come le altre fonti, di 400 fosse denunciate, mentre ai primi di novembre esse sono gia' 529 (dato citato anche in un successivo, breve commento dell'agenzia, 11 novembre 1999). Il numero delle fosse in merito alle quali le denunce sono risultate sufficientemente fondate da dare il via a delle ricerche, e' aumentato di 1/3 in meno di un mese perche' il lavoro di raccolta delle denunce prosegue. In generale, sui meccanismi della ricerca dei corpi degli uccisi nelle repressioni, vale la pena di riportare per intero le dichiarazioni rilasciate in merito da Natasa Kandic al settimanale serbo- bosniaco "Reporter" (10 novembre 1999). Per completezza, specifichiamo che la Kandic dirige da anni il "Fond za Humanitarno Pravo" ("Centro per il Diritto Umanitario) a Belgrado, un'organizzazione indipendente che, gia' attivatasi in passato per la Bosnia, quest'anno e' stata l'unica a cominciare indagini sui crimini in Kosovo quando ancora i bombardamenti erano in corso, ma ha anche fatto un lavoro di capillare documentazione delle violenze sistematiche contro i rom, cosi' come dei rapimenti e delle uccisioni di serbi compiuti negli ultimi mesi da albanesi. Ecco alcuni brani del servizio di "Reporter": "La Kandic afferma che il legale spagnolo [Pujol] parlava solo di quello che aveva visto lui personalmente. 'In questo momento nessuno dispone di dati precisi riguardo a quanti civili siano stati uccisi in Kosovo', dice Natasa Kandic, che, con i suoi collaboratori, durante tutto il periodo dei bombardamenti NATO e ancora oggi, si e' recata di frequente in Kosovo per indagare i crimini compiutivi. Raffrontando i dati sulle tragedie del Kosovo con gli effetti delle recenti guerre verificatesi in altre zone della ex Jugoslavia, gli investigatori del Centro per il Diritto Umanitario sono giunti alla conclusione che fino a oggi non vi sono mai stati tanti casi di occultamento delle prove relative a uccisioni. Natasa Kandic, pur non escludendo la possibilita' che alcune prove non verranno mai nemmeno scoperte, rimane convinta che 'un giorno qualcuno parlera''. 'E' pieno di luoghi dove sono evidenti le tracce di cadaveri bruciati, di dispersione delle ossa, come e' il caso di Ljubenic, Cusk, Stara Dvoran, Zahac, Pavljan, Ruhot', dice Natasa Kandic. In due delle decine di villaggi nei quali sono stati trovati tali tracce (Ruhot e Ljubenic), gli attivisti del Centro, secondo le sue parole, hanno incrociato anche gli esperti del Tribunale. Secondo i dati del Fondo, le vittime piu' frequenti degli omicidi sono uomini tra i 13 e i 55 anni, ma vi sono anche fosse comuni in cui sono stati trovati i corpi di donne e bambini uccisi (come a Velika Krusa). Un altro problema nello stabilire il numero delle uccisioni e' rappresentato dal grande numero di scomparsi - secondo le parole di Natasa Kandic vi sono dati relativi alla scomparsa di alcune migliaia di persone. I testimoni con i quali hanno parlato gli investigatori affermano che in molti luoghi (Meja kod Djakovice, Korenica, Rajac) da una colonna di profughi sono stati separati gruppi di uomini del cui destino non vi sono piu' informazioni. Natasa Kandic ritiene che tra i circa 2.000 prigionieri albanesi portati in Serbia 'si trovano 100 o 200 di coloro segnalati come scomparsi' e che probabilmente hanno dato dati errati su di se'. Ma e' una cifra di gran lunga inferiore a quella degli scomparsi. 'Sulla base delle mie esperienze, ritengo che la maggior parte degli scomparsi non siano piu' vivi', dice Natasa Kandic. La Kandic respinge anche i sospetti in merito alla veridicita' dei dati che vengono acquisiti sulla base delle dichiarazioni dei testimoni: 'Gli interrogatori incrociati condotti dagli esperti del Tribunale nel corso di mesi di indagini possono lasciare passare forse solo un testimone in malafede su mille', afferma, precisando che esistono delle domande molto specifiche di fronte alle quali testimoni potenzialmente in malafede 'crollano' ". Anche il giornalista Ian Williams, corrispondente dall'ONU per il settimanale "The Nation", conferma il fatto che se in alcuni siti non sono stati ancora trovati corpi, questo non significa in alcun modo che le denunce siano false ("IWPR's Balkan Crisis Report", 12 novembre 1999): "[il portavoce del Tribunale] Risley afferma che gli investigatori hanno ancora testimonianze oculari credibili secondo cui 700 corpi sono stati portati [a Trepca] per essere eliminati. Solo alcuni dei pozzi dell'esteso complesso minerario sono stati oggetto di ricerche, afferma, e molti di essi sono inondati. Se i corpi sono stati bruciati in una o piu' delle numerose strutture industriali dell'area e le ceneri eliminate in acque sotterranee, sarebbe quasi impossibile trovarli [come conferma anche un articolo del corrispondente di "Liberation", 25-26 settembre 1999 - a.f.]. A Izbica, per esempio, [...] nel momento in cui la NATO e' arrivata in estate, le fosse erano gia' state svuotate e i corpi asportati. Sul sito vi erano tracce visibili lasciate da camion pesanti e da altri macchinari". Riguardo a Izbica, inoltre, quando la "Stratfor" scriveva il suo pezzo era gia' disponibile da lungo tempo, fra le altre numerose testimonianze, il reportage di Paul Watson, del "Los Angeles Times", che era arrivato sul posto prima delle truppe NATO e appena dopo che quelle serbe se ne erano andate e aveva descritto con dovizia di particolari, nel suo articolo pubblicato dal giornale il 16 giugno, i segni di manomissione rilevati sul sito della fossa (l'articolo e' contenuto nei file di documentazione che accompagnano questo dossier - si vedano i link piu' sotto). Non si puo' infine non citare il caso bosniaco, al quale abbiamo accennato sopra. Ancora in questi mesi, a quattro anni di distanza dalla firma della pace di Dayton, vengono scoperte in Bosnia fosse comuni. Per citare solo alcuni dati relativi agli ultimi mesi, da meta' settembre all'8 ottobre nella sola zona di Bosanski Novi (Reppublica Serba di Bosnia) sono state trovate tre fosse comuni, l'ultima delle quali conteneva 59 corpi (AFP, 8 ottobre 1999). A Jelec, il 28 ottobre sono stati riesumati 52 corpi da fosse comuni e singole, mentre si cercano ancora altre decine di cadaveri (AFP, 28 ottobre 1999). A Gacko, nei pressi di Mostar, tra settembre e ottobre sono stati ritrovati in diverse fosse 104 cadaveri (AFP, 30 ottobre 1999). In quest'ultimo caso, si trattava di persone uccise nel lontano 1992. Sempre in questi giorni, e' stato infine pubblicato il rapporto ONU sul massacro di Srebrenica, a quattro anni di distanza dal crimine (http://www.un.org/News/ossg/srebrenica.htm). Il caso di Srebrenica e' stato anch'esso oggetto per anni di tesi negazionistiche o giustificative - ora le dinamiche di quel crimine premeditato (7.500/8.000 uccisi a sangue freddo) sono state anch'esse finalmente documentate, non solo dall'ONU, ma anche dal lavoro, ancora in corso, di associazioni indipendenti (come "Physicians for Human Rights"). **LINK AI FILE DI DOCUMENTAZIONE** - I principali articoli della campagna di disinformazione, da "El Pais", "Stratfor", "L'Unita'" e altre fonti (in italiano e in inglese): http://www.ecn.org/est/balcani/kosovo/camfcc.htm (35 Kb) - Una selezione di articoli di fonti varie sulle fosse comuni e sulle vittime in Kosovo (in inglese): http://www.ecn.org/est/balcani/kosovo/mssgv.htm (35 Kb) - Due lunghi pezzi, rispettivamente del "Los Angeles Times" e della AIM, sui massacri in Kosovo e i successivi ritrovamenti (in inglese): http://www.ecn.org/est/balcani/kosovo/latkandic.h tm (58 Kb) - Un dettagliato articolo del "Chicago Tribune" che espone le modalita' delle indagini del Tribunale Internazionale, in particolare per quanto riguarda il Kosovo (in inglese): http://www.ecn.org/est/balcani/kosovo/chitrib.htm (25 Kb) - Una serie di rapporti di "Human Rights Watch" sui massacri in Kosovo (in inglese): http://www.ecn.org/est/balcani/kosovo/hrwrep.htm (142 Kb) - Dispacci di agenzia su ritrovamenti, a distanza di anni, di nuove fosse comuni in Bosnia nel corso degli ultimi due mesi, piu' un comunicato di "Physicians for Human Rights" (in inglese): http://www.ecn.org/est/balcani/kosovo/fssbosnia.h tm (11 Kb) __________________________________________________________ "Notizie Est" e' una mailing list di notizie sui Balcani e l'Europa Orientale, pubblicata dal sito web "I Balcani" e archiviata su web all'indirizzo: http://www.ecn.org/est/balcani Se desiderate abbonarvi (gratuitamente) o essere rimossi da questa lista e' sufficiente che lo comunichiate a: est at ecn.org
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