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Notizie Est #276 - Kosovo
- Subject: Notizie Est #276 - Kosovo
- From: "Est" <est at ecn.org>
- Date: Fri, 5 Nov 1999 16:29:36 +0100
- Posted-date: Fri, 5 Nov 1999 16:41:39 +0100
- Priority: normal
"I Balcani" - http://www.ecn.org/est/balcani ============================= NOTIZIE EST #276 - KOSOVO 5 novembre 1999 ============================= KOSOVO: DISILLUSIONE CINQUE MESI DOPO LA FINE DELLA GUERRA di C. Ct. - ("Le Monde", 2 novembre 1999) **Mancanza di mezzi, mancanza di personale, un mandato politicamente ambiguo e l'ostilita' latente dei rappresentanti locali dell'UCK: la Missione delle Nazioni Unite (UNMIK), diretta da Bernard Kouchner, rischia oggi di perdere un credito che si era largamente conquistata al momento della sua installazione.** "Non e' una cosa scontata installare un governo internazionale in una regione in cui l'attivita' sotterranea e' intensa da anni", ammette Deniss McNamara, capo dell'Alto Commissariato ONU per i Rifugiati (UNHCR) a Pristina, capoluogo del Kosovo. "Dobbiamo imporci stando attenti a non essere percepiti come un'amministrazione coloniale", ha avvertito un alto ufficiale della KFOR. A quasi cinque mesi dalla fine della guerra in Kosovo, l'azione della Missione Temporanea delle Nazioni Unite in Kosovo (UNMIK) si scontra con pesanti difficolta', legate principalmente ai problemi finanziari, all'ambiguita' del suo mandato e al doppio gioco degli albanesi che tende a un solo obiettivo: l'indipendenza. DIFFICOLTA' POLITICHE Secondo la risoluzione 1244 del Consiglio di Sicurezza, l'UNMIK e' onnipotente. Questa amministrazione provvisoria (circa 2500 persone) comprende quattro "piloni", alla cui testa si trova Bernard Kouchner. All'Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE) e' stato affidato il pilastro della "costruzione delle istituzioni democratiche"; all'UNHCR gli "affari umanitari"; all'Unione Europea, la "ricostruzione" della provincia; e alle Nazioni Unite l'"amministrazione civile". "Disponiamo di tutti i poteri legislativi, esecutivi, giudiziari e di un diritto di supervisione sui media", ricorda Alain Le Roy, uno dei cinque amministratori regionali, i "superprefetti" che dirigono, a nome dell'UNMIK, i distretti di Pristina, Pec, Mitrovica, Prizren e Gnjilane. Tutto questo, per quanto riguarda la teoria. Nella pratica, e' una battaglia quotidiana, alimentata dall'ambiguita' della risoluzione 1244. "Essa ci chiede di amministrare il Kosovo come parte della Repubblica Federale Jugoslava, ma gli amministrati (albanesi) chiedono quotidianamente l'indipendenza", si e' recentemente lamentato il segretario generale dell'ONU, Kofi Annan. Un concetto che un altro funzionario formula in maniera diversa: "come costruire una democrazia in Kosovo quando il contesto territoriale non e' definito e l'avvenire della provincia non e' stato fissato? Gli albanesi si sono battuti per la loro indipendenza. Noi non offriamo loro che un surrogato: l''autonomia sostanziale'". LA "CANTONIZZAZIONE DI FATTO" DELLA PROVINCIA. AMBIGUITA' DEL MANDATO E AMBIGUITA' DEI PRINCIPI. Il concetto della multietnicita' della provincia, difeso dalla comunita' internazionale, e' attualmente un'illusione. Nella citta' divisa di Kosovska-Mitrovica, l'UNMIK non e' stata capace di imporre un ospedale misto o di risistemare gli albanesi nel quartiere nord controllato dai serbi. Non solo la mescolanza etnica, ma nemmeno una coabitazione pacifica sembrano essere all'orizzonte. Secondo un rapporto pubblicato il 30 ottobre da Belgrado, 267 non albanesi del Kosovo sono stati uccisi dopo l'entrata della KFOR. In privato, l'UNMIK riconosce che raggruppare i serbi rimasti sul posto (da 50.000 a 100.000 persone) sarebbe il solo modo di evitare loro gli atti di vendetta degli albanesi. Affermando che la comunita' internazionale non e' riuscita a proteggerli, i serbi boicottano il Consiglio di transizione presieduto dall'UNMIK. I ponti sono quindi saltati e si sta assistendo a una "cantonizzazione di fatto" della provincia. Oltre ai problemi finanziari, se l'UNMIK ha difficolta' a imporsi e' anche perche' il diavolo si nasconde nei dettagli. In virtu' dei tredici decreti adottati fino a oggi, la Missione si e' arrogata il diritto di emettere nuove targhe automobilistiche, ha sancito l'utilizzo del marco tedesco come moneta ufficiale, ha regolamentato il commercio dei prodotti petroliferi, ha lanciato una richiesta di offerte per riorganizzare i servizi di telecomunicazione... Ma non consegna nuovi documenti di identita', certificati di matrimonio o di morte, licenze per aprire un'attivita' commerciale o per costruire una casa, cosi' come non riscuote nemmeno tasse... Le "autorita' locali" albanesi, non riconosciute internazionalmente, si intrufolano in queste brecce per prendere delle iniziative e guadagnare cosi' i favori della popolazione. "Come mettere in piedi un'amministrazione quando non siamo capaci di pagare i salari di un numero di funzionari kosovari compreso tra 50.000 e 60.000?", domanda un amministratore locale. Professori e dipendenti del settore sanitario si sono cosi' messi in sciopero. Altri, incoraggiati dalle "autorita'" albanesi, rifiutano le somme versate dall'UNMIK, giudicate irrisorie (circa 150 marchi al mese per un medico). Alla fine di luglio, Kofi Annan aveva chiesto che l'UNMIK potesse disporre di un bilancio proprio di 200 milioni di dollari (150 milioni sono stati promessi dai donatori). "A meta' ottobre, solo 37 milioni erano entrati nelle nostre casse", constata un alto funzionario dell'ONU. A piu' riprese, sia Kouchner che Annan hanno battuto cassa, ma senza successo, fino a oggi. E, in assenza di un sistema fiscale, che e' allo studio, non sono certo i 10 milioni di dollari incassati sui primi dazi doganali che sono in grado di equilibrare il saldo. IL VUOTO NEL CAMPO DELLA SICUREZZA L'UNMIK riprende il timone di una nave abbandonata armi e bagagli sul greto appena dopo la partenza dai serbi, che avevano il controllo su tutto. "E' il vuoto assoluto: non vi e' piu' sistema giudiziario, ne' risorse, ne' controllo alle frontiere, ne' servizi pubblici, ne' catasto..." elenca il generale francese Jean- Claude Thomann, numero due della KFOR. Anche nel caso della sicurezza, che e' oggetto di un'attenzione particolare, se si eccettuano rarissimi casi poliziotti, giudici e procuratori erano serbi. Sono stati i primi ad abbandonare il Kosovo dopo il 12 giugno. Le operazioni di polizia sono state affidate completamente ai militari occidentali, poco preparati a questo genere di compiti. Fino a oggi e' arrivata solo la meta' del contingente di 3.150 poliziotti dell'ONU. Il secondo elemento comporta la creazione di un'Accademia di polizia kosovara a Vucitrn. Il suo primo contingente - 200 uomini e donne, per la maggior parte albanesi - ha cominciato i corsi il 7 settembre. In dodici mesi dovranno essere stati formati alla bell'e meglio 3.000 poliziotti. UNA GIUSTIZIA BALBUZIENTE Fino a oggi, Bernard Kouchner e' riuscito con grandissima fatica a nominare quarantotto tra giudici e procuratori che, tuttavia non sanno piu' di tanto quali testi applicare. "Non vi e' piu' amministrazione giudiziaria, ne' identificazione delle persone, perche' le anagrafi sono state distrutte o asportate dai serbi. E' tutto da ricostruire", ammette Mario Bettati, un professore di diritto internazionale e consigliere presso Kouchner, che ha partecipato alla redazione della bozza di un progetto di codice penale. Teoricamente, le leggi jugoslave rimangono ancora in vigore, con l'eccezione dei casi in cui esse violano le norme internazionali. In un primo tempo dovranno essere oggetto di procedure solo i crimini piu' gravi. UNA RICOSTRUZIONE RIMANDATA Mentre l'inverno e' alle porte, nemmeno la ricostruzione sfugge alle critiche. I kosovari, che hanno assistito allo sbarco di ONG dal mondo intero (sono piu' di 300 quelle registrate presso l'UNHCR) speravano di vedere le loro case rapidamente ricostruite (120.000 danneggiate, di cui 78.000 gravemente). L'UNHCR risponde che "la situazione non e' catastrofica", ma che "il grosso dei lavori non comincera' che l'anno prossimo". A meta' ottobre, aveva distribuito 7.000 tende riscaldabili e 30.000 kit d'urgenza (materiali d'isolamento, coperte...) rispetto ai 60.000 previsti. L'UNHCR si e' appellato agli albanesi, chiedendo loro di dare prova di solidarieta'. Gli abitanti ricostruiscono quindi con i loro mezzi. L'UNMIK, per il momento, non ha ancora intrapreso alcuna ricostruzione. "Disponevamo di un incredibile credito presso la popolazione locale al momento del nostro arrivo. A causa della mancanza di mezzi, lo stiamo perdendo", si rammarica uno dei suoi alti funzionari. C. Ct. DISACCORDO SULLE ELEZIONI La coordinazione degli organismi che fanno parte dell'UNMIK (UNHCR, ONU, UE, OSCE) non avviene certo senza senza problemi. "Ogni organizzazione ha la tendenza a rivolgersi alla propria sede, a Vienna, a New York o a Bruxelles, piuttosto che a noi", osserva un funzionario vicino a Bernard Kouchner. Il capo dell'UNMIK deve dunque combattere per riuscire a imporsi. Confermando le grandi manovre che si stanno svolgendo intorno alle elezioni, Kouchner si e' detto favorevole all'organizzazione di elezioni locali a partire dalla primavera del 2.000. Tale voto permetterebbe alla comunita' internazionale di avere degli interlocutori locali legittimi e non "autoproclamati", come ora. L'OSCE, incaricata dell'organizzazione delle elezioni, rifiuta di garantire un voto che sarebbe "rapido, ma sporco". Essa si opporrebbe quindi all'effettuazione di un censimento della popolazione, che e' tuttavia una precondizione irrinunciabile. Molti albanesi hanno visto i propri documenti di identita' distrutti dalla polizia serba al momento della loro deportazione verso l'Albania e la Macedonia, e la maggior parte dei registri dell'anagrafe sono spariti. IL KOSOVO NEL LIMBO di Jim Hoagland - ("Washington Post", 4 novembre 1999) PARIGI - Cinque mesi dopo essere stato liberato dal dominio serbo con le bombe della NATO, il Kosovo vive in un limbo politico ed economico premeditato. Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sta evitando di adottare decisioni sul Kosovo che vadano oltre le esigenze umane immediate di fronte al duro inverno balcanico ormai alle porte. Il futuro del Kosovo emergera' gradualmente piu' dagli sviluppi sul terreno nei mesi e negli anni a venire, che da un piano messo a punto in tempo reale da parte di uomini di stato seduti intorno al tavolo di una conferenza. Questo quadro viene dipinto dai funzionari delle Nazioni Unite - ivi incluso il Segretario Generale Kofi Annan - che hanno assunto il controllo del Kosovo come protettorato internazionale. Annan non cerca in alcun modo di giustificarsi per avere chiesto alla maggioranza etnica albanese del Kosovo di rimanere formalmente parte della Jugoslavia di Slobodan Milosevic, mentre stanno vivendo in una virtuale indipendenza. E' la risoluzione del Consiglio di Sicurezza che governa il Kosovo a creare questa fondamentale contraddizione, ammette Annan. Ma non sono solo i kosovari che vengono lasciati a mezz'aria dalla politica non ufficialmente ammessa dell'ONU di rimandare il piu' in la' possibile nel tempo le decisioni sullo sviluppo economico a lungo termine, sui diritti di proprieta' e su istituzioni politiche che coprano l'intero territorio del Kosovo. Le forze di pace della NATO in Kosovo avranno una grande difficolta' nell'orientarsi all'interno del groviglio di un Kosovo che esiste in una "terra di nessuno" legale ancora vulnerabile alla riconquista da parte dei serbi. Il primo ministro britannico Tony Blair e gli altri leader dell'alleanza hanno investito troppo prestigio nell'aiuto alla sopravvivenza del Kosovo la scorsa primavera, per lasciarlo crollare o essere nuovamente vittima. L'UCK inoltre scalpita di fronte al rifiuto delle Nazioni Unite di procedere verso una risoluzione, che per l'UCK significa l'indipendenza immediata. Le forze di pace, i guerriglieri, Milosevic e i suoi irrequieti sottoposti in Montenegro hanno tutti svariate ragioni per mandare all'aria, prima o poi, l'ambiguo di castello di carte di Annan. [...] __________________________________________________________ "Notizie Est" e' una mailing list di notizie sui Balcani e l'Europa Orientale, pubblicata dal sito web "I Balcani" e archiviata su web all'indirizzo: http://www.ecn.org/est/balcani Se desiderate abbonarvi (gratuitamente) o essere rimossi da questa lista e' sufficiente che lo comunichiate a: est at ecn.org
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