50 studenti di Como a Sarajevo



Una cinquantina di studenti comaschi delle scuole superiori
sono partiti sabato scorso da Cantu' in pullman con destinazione
Sarajevo, dove soggiorneranno per una settimana. Si tratta degli
alunni del liceo classico <Volta> di Como, del liceo scientifico
<Terragni> di Olgiate comasco, del liceo d'Arte di Cantu' e delle
magistrali <Carlo Porta> di Erba.

Ecco il resoconto, inviatoci da loro attraverso la posta elettronica
dalla sede di Sarajevo dell'associazione <<Sprofondo>>, delle ultime
due giornate nella capitale serba. Il loro soggiorno terminera'
sabato prossimo. Il rientro a Como e' previsto per domenica sera
insieme a don Renzo Scapolo, fondatore dell'associazione umanitaria,
che fara' definitivamente rientro in Italia dopo cinque anni vissuti
a ricostruire Sarajevo.
Fabio Germinario  <<Corriere di Como>>
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Sarajevo, 4 novembre 1999 -  Ci svegliamo ancora col bel sole, la
temperatura raggiunge addirittura i ventitre
gradi, caldo quasi tropicale per una città balcanica. Nel giorno che la
Chiesa cattolica dedica al ricordo dei
morti era d' obbligo commemorare la scomparsa di Gabriele Moreno Locatelli,
il pacifista ucciso durante
una manifestazione nel 1993: altra sosta dovuta è sul  ponte dove è stato
pagato il primo tributo di sangue
nell' ormai lontano 1992, ovvero la ventiquattrenne studentessa
universitaria Suada  Dilberovic, nell' ambito
delle manifestazioni per l'indipendenza bosniaca. Mentre poi aspettiamo il
generale Diviak ripassiamo
di fronte allo scempio che le granate hanno operato sui palazzi del governo
e del parlamento, mute testimo
nianze delle atrocità belliche. Fa impressione vedere in un quartiere
ancora pesantemente lacerato dalle
ferite di guerra ergersi il vistoso Holiday Inn, il celebre albergo dei
giornalisti durante il conflitto: non
possiamo che rimanere stupiti di fronte alla priorità data nella
ricostruzione di edifici meramente di ceri-
monia e che non possiedono particolare peso simbolico. Ancora assorti in
tali riflessioni veniamo condotti
dal gen. Diviak sulla sommità delle colline che sovrastano Sarajevo, e che
offrono una macabra vista
sull' enorme cimitero di guerra sorto nei pressi dello stadio olimpico.
Diviak è stato il responsabile della
difesa della città nei primi momenti dell' assedio, lui serbo che ama
definirsi cittadino del mondo. Non solo
ci propone una contestualizzazione storica e politica del conflitto, ma
grazie anche all' esperienza di Bruno,
l' interprete, un autentico spaccato delle emozioni vissute dalla gente
comune. Ci congediamo dal generale
solo all' ora di pranzo, dopo aver visitato l' entrata del famoso tunnel
che correva sotto l' aeroporto, tunnel che è stata l' unica via d'accesso
alla città. Per dare l'idea delle condizioni in cui agivano i corrieri, il
passaggio è alto poco più di un metro e mezzo e largo circa un metro, e la
sua lunghezza ragggiungeva gli ottocento. Il pranzo quest' oggi ci è
offerto dalla mensa dei poveri nel quartiere di Dobrinja, missione che
offre giornalmente duecentootto razioni alle famiglie bisognose. Dopo un
breve discorso con il padre francescano  responsabile della mensa,
ritorniamo alla base di Sprofondo, dove ci è concesso un breve attimo di
distrazione, passato generalmente sui campetti adiacenti all' edificio.Ci
aspetta poi l'incontro con  Medicins Sans Frontieres, vincitori del premio
nobel per la pace nel 1999. Oltre al confronto con uno dei responsabili
viene proiettato un filmato più eloquente di molte delle parole a cui siamo
abituati e successivamente il consueto spazio dedicato alle domande. Ora ci
aspetteranno ancora dibattiti e soprattutto immagini di una città che
stenta a riprendersi, ma che qualche volta ha ancora tempo per belle storie
d'amore
Gli studenti da Sarajevo

Sarajevo, 4 novembre 1999
Dopo aver incontrato Medecins Sans Frontieres, premio nobel per la pace
1999, anche oggi l' esperienza offertaci da Sprofondo è stata
impareggiabile. Nel corso della mattinata infatti abbiamo avuto incontri
con gli esponenti delle quattro grndi religioni presenti nella città, e ne
abbiamo ricevuto una piacevole impressione di unica convivenza impensabile
in qualsiasi altra metropoli mondiale. Ma il momento che più è stato ricco
sotto il profilo prettamente umano è stata la visita all' ospedale
psichiatrico di Pazaric, che si preoccupa dell' assistenza di circa
duecentocinquanta persone bisognose sotto il profilo psicologico. Dopo un'
introduzione del responsabile dell' istituto ci è stato presentato un breve
spettacolino che gli ospiti dell' ospedale hanno preparato per noi e dal
quale è trasparsa una spontenaità che definire unica o irripetibile appare
riduttivo. Nelle esibizione canore o nei balletti o ancora nelle recite di
poesie in bosniaco l' impegno dimostrato da persone normalmente disprezzate
suscitava commozione e insieme facevva riflettere su come siano riduttive
le etichette che spesso siamo così pronti ad affibbiare. Ben presto è
caduta la diffidenza iniziale ed è nata una collaborazione che ha fatto
meglio a noi che a loro. La sala conferenze si è trasformata in una bolgia
di gente che cantava e ballava soto l' influsso di una gioia quasi
irresponsabile, ma che anche al termine dello spettacolo è sfociata in
abbracci e giochi inaspettati. La carica ricevuta da quelli "meno
fortunati" ha ribaltato molti dei nostri preconcetti, spingendoci a
chiederci chi ha veramente goduto di più di un tale incontro
Gli studenti da Sarajevo
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      FABIO GERMINARIO - COMO (ITALY)
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