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il bancamondialpensiero
- Subject: il bancamondialpensiero
- From: PIER LUIGI GIACOMONI <rhenus at libero.it>
- Date: Sat, 15 Apr 2000 17:09:50 -100
Ecco, compendiato in un articolo pubblicato da "la repubblica" il bancamondialpensiero sulla coalizione disorganica e disorganizzata dei suoi oppositori. BUONA LETTURA SHALOM, PLG ------------------------------------------------------------------------------- I veri drammi del mondo e gli utopisti di Seattle di RUDI DORNBUSCH STIAMO entrando nella terza tornata di proteste contro la globalizzazione. Le citta' di Londra e Seattle sono state le prime ad essere assediate. Ora i manifestanti si stanno radunando a Washington contro il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale. A migliaia protesteranno per i diritti umani, i diritti delle donne, i diritti dei gay, i diritti dei lavoratori, i diritti riguardanti l'ecologia, l'opposizione alla guerra, i diritti dei tibetani e una miriade di altre questioni. Un breve sguardo al sito web dei manifestanti .a16.org. da' un'idea del menu di lamentele in offerta, includendo persino un dominio di anarchici. Quello che e' straordinario non sono i protestatari in se', ma la loro abilita' di mettere insieme e di mobilitare tanti gruppi differenti in un urlo contro-tutte-le-cose-sbagliate-nel-mondo. Dovremmo prendere questo urlo seriamente? C'e' un messaggio? Queste proteste sono rappresentative del rifiuto generalizzato del modo in cui l'economia mondiale si sta sviluppando? Oppure tutto questo rumore e rabbia non stanno a significare altro che una mobilitazione ben organizzata di persone espropriate dei loro diritti che non possono ottenere un sostegno con gli strumenti della democrazia? I manifestanti di Washington riceveranno certamente attenzione mondiale in quanto miglior spettacolo della citta' . Ma non dovremmo lasciarci distogliere da un approccio concreto alla gestione dell'economia mondiale. La ragione piu' importante per ignorare questi richiami, e' che la principale forza, dietro le quinte, anche se non veramente nascosta, che organizza queste manifestazioni e' rappresentata dai sindacati americani, un movimento che ha grandi problemi con il commercio libero (Nafta, commercio con la Cina, WTO), e con qualunque cosa, nei fatti, che abbia le apparenze di mercato globale mondiale. Quando i leader dei sindacati giocano a fare gli internazionalisti, non credetegli nemmeno per un attimo. Vogliono soltanto migliorare le condizioni di lavoro all'estero in modo che i lavoratori dei paesi poveri, ottenendo compensi salariali al di sopra della loro produttivita' , perdano il lavoro. Coloro che elaborano le politiche per i paesi poveri sanno da tempo che i loro principali nemici sono i sostenitori negli Stati Uniti del .commercio equo., vale a dire i sindacati e gli ambientalisti. Ma e' sul FMI e sulla Banca Mondiale che e' puntata l'ira dei manifestanti. I protestatari sono particolarmente confusi, ma quattro grandi .No. si palesano: *) no ai programmi del FMI che danneggiano i lavoratori e i poveri. Come impedire cio';? La loro risposta e' fallimenti concordati, sforbiciate ai crediti, piu' programmi sociali, controllo del capitale. Ma considerato che molti paesi poveri si sono appena ripresi dall'impatto di queste idee lunatiche, sarebbe una vera tragedia se dovessero ripiombare nella poverta' applicando di nuovo delle politiche gia' sperimentate e fallite; *) no all'inquinamento. I manifestanti si trastullano con un mondo idilliaco di mulini a vento in un mondo emergente in cui gli agricoltori felici e i loro asinelli vanno d'accordo con una natura che si rinnova perennemente. Un'immagine meravigliosa, se non fosse per la grande poverta' che ne risulta; *) no al debito. I protestatari vogliono liberare le nazioni piu' povere da debiti insostenibili e schiaccianti. Si', cancelliamo questi debiti, ma sarebbe meglio chiedere in cambio un migliore governo, piuttosto che una cancellazione del debito senza vincoli che puo'; soltanto peggiorare l'affidabilita' finanziaria dei paesi poveri, tagliandoli fuori dagli investimenti e da un miglioramento economico. Naturalmente, porre delle condizioni e' per i dimostranti il problema piu' grande. Essi vogliono un mondo in cui i paesi siano governati secondo i loro bisogni e priorita' , quasi non riconoscendo che il malgoverno e' la regola in molti paesi poveri (basta guardare allo Zimbabwe di Robert Mugabe) e che porre condizioni e' un mezzo per ottenere un minimo di stabilita' e progresso; *) no alle istituzioni globali segrete. I manifestanti si chiedono perche' il FMI non tiene delle riunioni aperte; perche' la Banca Mondiale non contatta tutte le ONG del mondo, quantomeno per ascoltarle. Perche' tutta questa rabbia nell'America del boom? La risposta e' che anche con occupazione e credito ora abbondanti, i lavoratori conservano nella memoria i venti precedenti anni di licenziamenti, deregulation e ristrutturazioni. Possono anche avere un lavoro e i nuovi lavori sono facili da trovare. Ma ritengono che i posti di lavoro buoni e sicuri siano finiti e che le avide multinazionali siano responsabili di cio';, in particolare i manager che dietro porte chiuse prendono temerarie decisioni sulla vita delle persone, diventando, cosi' facendo, incredibilmente ricchi. La new economy puo'; essere meravigliosa per i suoi risultati economici, ma impone aggiustamenti, un ritmo di cambiamento e una tensione che sembrano essere fuori dalla capacita' di gestione di molte persone. Per troppa gente la new economy appare una cosa buona solo per i giovani e i vincenti. Le manifestazioni di Washington e di Seattle rimarcano un altra cosa: se la CNN ha trasformato il mondo in un villaggio globale, Internet e' sei passi avanti. La capacita' di organizzare via web stordisce la mente: Internet garantisce un futuro agli attivisti e un ambito di mobilitazione che soltanto ora si comincia a comprendere. In tutto il mondo avremo un democrazia diretta, che ti arriva in faccia in un modo che mai abbiamo visto prima. La Rete sta facendo diventare obsoleti i grandi partiti tradizionali, come gli sportelli bancari e le librerie. La politica virtuale, qualunque cosa essa sara' , e' dietro l'angolo. (Traduzione Guiomar Parada) Copyright Project Syndicate, Aprile 2000 Rudy Dornbusch e' professore presso la cattedra Ford di Economia del Mit e gia' consulente economico della Banca Mondiale e del Fmi. ------------------------------------------------------------------------------- FONTE: LA REPUBBLICA - SAB. 15/4/2000 http://www.repubblica.it EDIZIONE ELETTRONICA DEL GIORNALE OGGI IN EDICOLA PIER LUIGI GIACOMONI rhenus at libero.it Net-Tamer V 1.11.2 - In Prova ------040150200016059000NTI--
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