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Fw: Sudan: dalla pace alla cancellazione del debito



From: Pax Christi - Segreteria Nazionale
To: paxchristi@tiscali.it
Sent: Monday, February 10, 2003 7:27 PM
Subject: I: "Sudan: dalla pace alla cancellazione del debito"

Carissimi,
inoltriamo a tutti voi un primo resoconto della visita in Sudan, ricca di
incontri e di esperienze, che ha visto protagonista una delegazione della
Campagna italiana per la pace e i diritti umani in Sudan.
Della delegazione, composta da 6 persone, faceva parte Tonio Dell'Olio
coordinatore nazionale di Pax Christi.
Shalom
Barbara ( per la Segreteria Nazionale)
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 "Sudan: dalla pace alla cancellazione del debito"

“Una delle conseguenze di un eventuale accordo di pace in Sudan - paese
vittima di una ventennale guerra civile che ha causato due milioni di morti
e quattro milioni di profughi interni - sarebbe un rinnovato e consistente
impegno finanziario che coinvolgerà gli Usa e l’Europa nella direzione dell’
aiuto umanitario, della ricostruzione e della cooperazione allo sviluppo, e
un immediato inserimento del Sudan  paese fortemente indebitato e in ritardo
di sviluppo a causa proprio della guerra  nel programma italiano di
cancellazione del debito previsto dalla legge 209/2000”. Così si è espresso
l’ambasciatore italiano a Khartoum Gianluigi Costa Sanseverino da Bisignano
durante l’incontro con la delegazione della Campagna italiana per la pace e
i diritti umani in Sudan  un cartello di associazioni e ong (Acli, Amani,
Arci, Caritas, Cuore amico, Missionari comboniani, Nigrizia, Mani Tese, Pax
Christi, Raggio…) che dal 1995 è attivo per sensibilizzare l’opinione
pubblica, il mondo dell’informazione e quello politico-istituzionale in
Italia sul problema delle violazioni dei diritti umani e della guerra che
affliggono il paese dei due Nili dal 1983.
E l’accordo di pace in Sudan si farà quest’anno - perché conviene e tutti e
tutti sono stanchi - e, dopo vent’anni di guerra finalmente le armi
taceranno. È l’opinione più diffusa, a tutti i livelli, in Sudan, ma ne sono
sicuri soprattutto i circoli della diplomazia internazionale. Dopo ci vorrà
l’impegno di tutti, perché ci sono almeno quattro milioni di sfollati al
Nord entusiasti di tornare al Sud. Andranno aiutati per almeno sei mesi,
finché non potranno essere autosufficienti; e compensati con i profitti di
quel petrolio, una delle cause primarie della guerra, che li ha costretti ad
abbandonare le proprie terre. E bisognerà avviare un processo di
riconciliazione che permetta di ricreare la fiducia per vivere insieme.
La Campagna, che aveva già più volte visitato le aree del Sud Sudan in mano
all’Spla (Esercito di liberazione popolare sudanese in guerra col governo di
Khartoum), ha potuto compiere per la prima volta una visita ufficiale in
Nord Sudan dal 29 gennaio al 7 febbraio: dieci giorni intensi di viaggi e
visite (ai campi di sfollati e fino all’ovest del paese), contatti con varie
realtà della società civile  dalle chiese all’università, associazioni e
singoli, dai giornalisti agli insegnanti e alle donne, dai sindacalisti ai
militanti per i diritti umani, alle persone comuni… -, incontri con politici
e uomini di governo sudanesi, diplomatici e organizzazioni internazionali (i
risultati della visita saranno pubblicati in uno specifico rapporto).
 Gino Barsella, da Khartoum
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