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Re: Sudan: 88 persone condannate all'impiccagione e alla crocifissione
Andrei cauto con l'abboccare a questo che ha tutta l'aria di essere un
episodio dell'ormai classica demonizzazione, fondata su veline CIA, di
governi e paesi che non obbediscono. Dura da quando gli inglesi furono
cacciati dal Sudan, dove coltivarono una colonizzazione tra le più
sanguinarie della loro storia. In Sudan nessuno è mai stato crocefisso, nè
esiste la crocefissione (però, che potere evocativo, la crocefissione, per
sensibilità cattoliche!). La guerriglia del Sud, frantumata in anni recenti
in diverse sottoguerriglie banditesche che si scannano tra loro e hanno per
posta di diventare i fiduciari degli USA quando gli angloamericani saranno
finalmente riusciti ad infilarsi nel petrolio del Sud (guara un po')del
paese. Quella nel Dafur è una tresca analoga che vede protagoniste solo
bande più o meno etniche con un obiettivo analogo ai terroristi del Sud.
Forse, per rafforzare la cautela, bisognerebbe ricordarsi che - come
documentato da varia stampa e saggistica internazionale - la guerriglia del
Sud è alimentata, foraggiata, addestrata, armata da Israele, USA, Vaticano.E
si è sempre accentuata nei momenti di maggiore indipendenza nazionale del
Sudan (Solidarietà ai palestinesi, amicizia con la Libia, dalla parte
dell'Iraq...).
Vediamo di evitare crocefissioni, sopratutto della verità e guardiamo oltre
gli stereotipi. E' semplicistico, ma plausibile: se una secessione vede
avanzare sui media imperialisti la questione dei diritti umani e
dell'autodeterminazione, è assai probabile che si tratti del fiele vomitato
dalla carogna capitalista. E poi, Amnesty. Tanto rispetto per molti
volontari di Amnesty che ci credono. Ma non mi pare che il vertice
dell'organizzazione sia sempre tanto equilibrato ed esente da inclinazioni,
raramente a sinistra. Pensiamo ai serbi, ai palestinesi, ai cubani... Per
finire, come è concepibile dare addosso, a colpi di grossolane
falsificazione, a un paese che è stato incluso dagli USA nell'Asse del Male.
Attenzione agli infortuni di collateralismo.
(Incidentalmente: il Sudan è un paese che frequento da 32 anni)
Fulvio ------ Original Message -----
From: "Daniele Barbieri - Carta" <pkdick@fastmail.it>
To: <africa@peacelink.it>
Sent: Friday, August 30, 2002 3:56 PM
Subject: Sudan: 88 persone condannate all'impiccagione e alla crocifissione
> Sudan: 88 persone condannate all'impiccagione e alla crocifissione
>
> Amnesty International è seriamente preoccupata per le 88 persone, compresi
> due minori, condannate a morte per impiccagione e crocifissione in Sudan a
> causa del loro presunto ruolo nel conflitto etnico nel Darfur meridionale.
> Secondo Amnesty, le condanne a morte, che l'organizzazione condanna di per
> se stesse, sono state emanate senza neanche un giusto processo. La
condanna
> a morte riguarda anche due minori di 14 anni nonostante il divieto
> internazionale sulle condanne a morte per minori. Le Corti di Emergenza,
> conosciute anche come corti speciali hanno condannato a morte le 88
persone
> il 17 Luglio 2002 a Nyala confermando le accuse di omicidio, rapine armate
e
> disordine pubblico. Le accuse erano legate alle recenti violenze tra il
> gruppo etnico di Rizeigat e quello di Maalaya nel Darfur meridionale.
Tutti
> gli accusati sono stati processati senza adeguata rappresentanza legale e
> alcuni torturati prima del processo. Una settimana dopo, la stessa corte
ha
> condannato a morte 15 persone, compresa una donna, per i presunti attacchi
> contro 2 villaggi del gruppo etnico Four. I capi di accusa erano omicidio,
> possesso illegale di armi e banditismo. Le corti speciali sono state
> istituite nel Darfur nell'ambito dello stato di emergenza dichiarato nel
> 1998 che permette di aggirare le procedure giudiziarie del Sudan. Amnesty
si
> è appellata al capo della giustizia del Darfur l'11 Agosto, ma la sua
> richiesta è stata respinta. Il 26 agosto è ricorsa in appello presso
l'Alta
> Corte. Se questo tentativo fallirà, l'ultima possibilità sarà di ricorrere
> alla Corte Costituzionale. Secondo Amnesty, la comunità internazionale
> dovrebbe impegnarsi per far sentire la propria opposizione alle
esecuzioni.
> Il Darfur è una regione che da 19 anni vede diversi gruppi etnici lottare
> fra di loro. La regione è incline alla proliferazione di piccole
> armi spesso fornite dal governo che ha adottato la strategia di armare e
> appoggiare alcuni gruppi etnici locali per combattere il più grande gruppo
> armato d'opposizione, lo SPLA (Southern People's Liberation Army). Le
corti
> speciali non permettono rappresentanza legale per gli accusati e sono
> presiedute da due giudici militari e uno civile. Il codice penale del
Sudan
> si basa sull'interpretazione del governo della Sharia (legge islamica) e
> comprende pene come l'amputazione di arti, morte, e morte seguita da
> crocifissione. Queste pratiche sono vietate dalle stesse convenzioni
> internazionali che il Sudan ha ratificato come la Convenzione
Internazionale
> sui Diritti Civili e Politici, e quella sui diritti dei Minori. Amnesty
> International non prende posizione sull'adozione della Sharia di per
> se, ma si oppone incondizionatamente alla pena di morte in quanto viola il
> diritto alla vita riconosciuto dal diritto internazionale, e si oppone a
> tutte le forme di trattamento o punizione crudele, inumano e degradante.
>
> Per far arrivare alle autorità sudanesi il proprio dissenso è possibile
> scrivere, anche in italiano, a:
> Ambasciata del Sudan, via Spallanzani 24 00161 Roma, tel. 06/4404377,
> e-mail: info@ambasciata-del-sudan.it
>
> (Amnesty International; traduzione di Fabio Quattrocchi
fabiocchi@inwind.it)
>
>