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Notizie dalla Repubblica Democratica del Congo



Cari amici,
vi trasmetto la lettera che ho ricevuto da Padre Martino Mwamba-Nzambi, un
sacerdote congolese, che, dopo aver conseguito il dottorato in teologia
spirituale a Roma,è tornato nel suo paese.
E' la testimonianza di chi si trova in prima linea ad affrontare una
situazione sempre più drammatica.
Vi chiedo di diffonderla anche perché le vicende che riguardano questa
parte del mondo sono spesso  ignorate dai mezzi di comunicazione di massa.
Aggiungo l'indirizzo di Padre Martino che ha  bisogno di incoraggiamento,
di sostegno e di amicizia.

Padre Martino MWAMBA NZAMBI
Diocèse de Mbujimayi c/o MIBA
Avenue Boulevard du Regent, 5
1000 BRUXELLES
mwambanzambi@hotmail.com


Vi ringrazio per l'attenzione

Saluti
Antonella Bagnasco
Via P. Ratto 5/3
16012 Busalla (GE)
<mailto:bagnasco.antonella@tiscalinet.it>bagnasco.antonella@tiscalinet.it

 Carissimi,

é tanto che non ci sentiamo non ci scriviamo più. Pur essendo lontano da
voi fisicamente mi sento molto vicino a voi spiritualmente. Vi ricordo
spesso all'altare chiedendo al Padre Eterno di far sì che siamo salvati noi
tutti per la potenza dell'Amore  misericordioso che ha portato il suo
dilettissimo Figlio a morire per noi sulla Croce. E' proprio il mistero di
questa morte in Croce che si attua potentemente sull'altare, Sono sicuro
che anche voi vi ricordate dì noi nelle vostre preghiere quotidiane.
Del Congo, mia patria potete sapere molte cose tramite i mezzi modernissimi
di comunicazione. Ecco quello che posso dirvi brevemente:
i   nostri esponenti politici sono in genere molto egoisti. Non hanno cura
della gente. Da ottobre dell'anno scorso ad oggi, sono stati organizzati
due grandi Colloqui (il primo in Belgio, il secondo nella Repubblica
Sudafricana) radunanti il Governo, i massimi esponenti della Ribellione
armata, quelli dell'Opposizione non armata  e dei vari Partiti politici, e
quelli della Società civile. Il popolo ha tanto pregato come al solito
perché questi incontri portino la pace alla Repubblica e avviino un
processo di democratizzazione del Paese. Ancora una volta il risultato è
stato deludente!
In una delle mie prediche ho detto al popolo di Dio di prendere in mano il
destino del Paese:

"Se i politici non fanno quasi niente in nostro favore, noi, Popolo
disarmato, possiamo fare qualche cosa! Sappiamo molto bene che Dio è
onnipotente. E' Lui che ha liberato Israele dalla schiavitù d'Egitto. E'
lui che ha resuscitato Cristo dai morti. Ma in genere Dio non vuole fare
nulla per noi senza la nostra collaborazione, il nostro impegno. Questo
impegno consiste tanto nel pregare molto e bene, quanto nel lavorare in
modo efficace. Noi congolesi siamo purtroppo come un uccello che usa solo
un'ala per volare. Non riusciremo a volare, cioè a scuotere la nostra
miseria se non vogliamo usare ambedue le ali. Finora abbiamo usato soltanto
l'arma della preghiera. Bisogna ora che cominciamo ad usare anche la
seconda arma: il lavoro. Si tratta per noi, nella situazione in cui ci
troviamo (miseria tremenda dovuta in grande parte allo sfruttamento
egoistico di tantissime ricchezze del Paese da parte di alcune famiglie
congolesi e straniere) di scendere molte volte e coraggiosamente nelle
piazze per protestare contro la politica dei nostri governanti e quella di
alcune potenze occidentali (in particolare la Francia, il Belgio e gli
Stati Uniti d'America) Sappiamo bene che, facendo così, molti fra noi
verranno maltrattati, incarcerati, perfino ammazzati. Ma questo soffrire e
morire è il prezzo da pagare per la nostra liberazione. Cristo non ci ha
salvato ballando. Ha dovuto soffrire tanto e morire tremendamente. Ora
abbiamo paura di tali sofferenze, di tale morte. Ma moriamo lo stesso!
Anzi, il numero delle vittime della fame sarà sempre molto superiore a
quello delle vittime di una rivoluzione pacifica (come quella che portò via
Marcos, il presidente delle Filippine).
Noi siamo paragonabili ad una famiglia che si accorge che la sua casa sta
bruciando. Reazione: i dieci membri della famiglia escono fuori dalla casa
e si mettono a recitare fervorosamente il Santo Rosario, senza che nessuno
badi al fuoco ancora piccolo che minaccia la casa e tutti i tesori che ci
sono. E' strano infatti che tanto più i politici spogliano la gente, quanto
più si moltiplicano e si diffondono gruppi di preghiera e sette in cui si
cercano guarigioni e miracoli.
Ecco cari fratelli e care sorelle, una trappola sottile del demonio. Egli,
secondo alcuni maestri spirituali (Sant'Ignazio di Lodola, San Giovanni
della CroceŠ) se non riesce a far peccare qualcuno con la mano sinistra
(cioè portandolo a fare cose abominevoli) cerca di tentarlo con la mano
destra (cioè portandolo a fare troppe cose buone in modo sbagliato, senza
discernimento).
Dio ci ha creati con la testa per riflettere e le mani per lavorare. Quando
il popolo d'Israele veniva minacciato dagli Amaleciti, Mosè, certo, salì in
cima al monte per pregare. Ma c'era anche un'armata d'Israeliti che
combatteva (Esodo 17, 8-16). Ecco le due ali: la preghiera (quella potente
di Mosè) e la battaglia (quella pacifica, ma coraggiosa dei Discepoli di
Gesù Cristo).
Coloro fra noi che hanno il dono di pregare tanto come Mosè preghino,
dunque non soltanto affinché Dio liberi il Congo dalla miseria dall'alto
dei cieli, ma perché Egli dia a molti fra noi il coraggio di scendere nelle
piazze per gridare ai nostri governanti: "Basta così! Non possiamo più
lasciarvi torturare milioni di persone".

Cari amici vi prego d'unirvi con molta diligenza e molto fervore a questa
intenzione di preghiera per il Congo e per tutta l'Africa che rischia di
venire cancellata dalla carta geografica del mondo dato che migliaia di
persone vi muoiono ogni giorno di fame e di malattie endemiche che si
possono facilmente guarire nel terzo millennio!


Padre Martino Mwamba-Nzambi