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Diario dal Centrafrica - Maggio 2001 Paoua




>Maggio 2001 Paoua
>Tra le piogge sempre più frequenti il tappetto verde che trasforma il 
>paesaggio, la gente che si affanna a seminare ed arare persino tutti i 
>pezzi di terra intorno alle case, la selezione finale della lista dei 
>28 villaggi che saranno oggetto dell’intervento per le scuole, le 
>giornate al computer per la redazione della mia prima relazione 
>semestrale (in francese !), il radicchio dell’orto che continua a 
>ributtare, il prezzemolo, che contrariamente a tutti i nostri detti, 
>quì non attecchisce, mentre il basilico che prolificaquasi come una 
>pianta infestante, un alberello piantato chissà da chi molto prima di 
>me che ho fatto annaffiare ed ha cominciato a produrre 
>generosamente....melanzane! Le feste nazionali e le drammatiche 
>sorprese di fine mese, la dichiarazione di guerra, i combattimenti 
>cruenti sulle strade di Bangui di cui forse la vostra stampa non ha 
>nemmeno parlato, ma che hanno provocato centinaia di morti e 
>ottantamila rifugiati, l’intervento di due aerei libici, i 
>bombardamenti dei quartieri sud della città da mortai piazzati sul 
>confine dello Zaire, i nostri bagagli pronti, l’ascolto attento dei 
>notiziari radio internazionali ed il manuale con il piano di 
>evacuazione sempre a portata di mano. Sapere che i nostri amici e 
>colleghi a Bangui hanno dormito per dieci giorni per terra nel 
>corrodoio per evitare i colpi di arma da fuoco che, sbagliando il 
>bersaglio, entravano dalle finestre delle case. Fra mille emozioni 
>contradditorie è trascorso il mese di maggio del terzo millennio quì 
>in Centroafrica, e mentre ascoltavo ansiosa ed in continuo stato di 
>all’erta i notiziari radio internazionali non potevo fare a meno di 
>notare che le semifinali del campionato di calcio e la coppa dei 
>campioni italiana avevano molto piu spazio dei terribili avvenimenti 
>che ci riguaradavano.
>Spero di riuscire a raccontare tutto con ordine, anche se le cose che 
>girano nella testa sono troppe per poterle tutte trasformare in parole.
>Festa della donna, colpo di stato e altro
>Paoua 30 Maggio 2001
>L’ultima domenica del mese di maggio (il 27), come tutti gli anni, il 
>paese ha commemorato la festa nazionale della donna e della madre. Ci 
>sono state cerimonie ufficiali, sfilate di tutte le associazioni e 
>gruppi al femminile possibili, a cominciare dalle bambine dei giardini 
>d’infanzia. Anche Paoua non è stata da meno e per l’occasione 
>un’autocisterna della PETROCA ha persino rifornito di petrolio i 
>serbatoi della ENERCA e da domenica sera in città è tornata la luce 
>per qualche ora, dalle 18 alle 21, come nel mese di gennaio.
>Avevo un invito ufficiale delle autorità locali e non ho potuto 
>sottrarmi ai festeggiamenti, che ho peraltro seguito con interesse per 
>il folclore delle varie manifestazioni in programma.
>Le cerimonie sono iniziate alle nove del mattino nella piazza 
>principale, davanti all’alzabandiera, con discorso del Sottoprefetto e 
>del Sindaco. In seguito, da una tribuna improvvisata, insieme alle 
>autorità civili e militari, ho assistito alle sfilate di tutti i 
>gruppi o associazioni formati da componenti femminili, dalle scuole ai 
>gruppi sportivi, alle associazioni delle donne di tutte le categorie 
>lavorative, di tutte le chiese, ecc. Nonostante facesse tremendamente 
>caldo (oltre 40°)la particolarità dello spettacolo aiutava a far 
>scorrere più velocemente il tempo, visto che il tutto è durato circa 
>quattro ore. I festeggiamenti sono poi continuati alle ore 14.00 alla 
>residenza del Sottoprefetto per il pranzo, alla fine del quale siamo 
>tutti andati ad assistere alla partita di calcio giocata dalla squadra 
>femminile.
>I colori dei vestiti delle donne in festa, le loro ricercate 
>pettinature sculturee, l’atmosfera generale di allegria veniva 
>sottolineata dalla forte luce solare che sembrava esaltare 
>ulteriormente l’atmosfera. Gli uomini hanno contribuito alla festa con 
>delle bevute eccezionali. Nulla lasciava presagire quello che sarebbe 
>successo. Al pranzo ero andata insieme agli svizzeri, come unica 
>rappresentanza internazionale, essendo al momento assenti gli altri 
>abitanti della nostra Concessione. Alcuni degli illustri invitati 
>illustri, già alticci per le bevute, si divertivano a volerci 
>scandalizzare presentandoci tutte le loro mogli riunite. Il direttore 
>dell’ufficio delle imposte, al quale ogni mese pago le tasse sul 
>salario dei dipendenti nazionali, ci ha presentato due donne, dalla 
>stessa fisionomia, magre, piuttosto piccole, entrambe con la stessa 
>pettinatura e con identico abbigliamento variopinto tanto da sembrare 
>gemelle. Ci ha detto divertito che erano le sue due mogli. Se la 
>spassava all’idea che certe cose nei nostri paesi fossero proibite. Le 
>donne non mi sembravano entusiaste di tanta esibizione e mi sono 
>chiesta che cosa mi avrebbero raccontato se avessero potuto parlare 
>liberamente in privato con me, da donne a donne, come facevano a suo 
>tempo le donne angolane.
>Il Sottoprefetto a sua moglie facevano gli onori di casa in un grande 
>edificio di epoca coloniale. Questa carica quì è molto importante, 
>essendo la rappresentanza diretta del governo. Lui si prodigava per 
>farci sentire a nostro agio ed ha tirato fuori un vasetto di olive 
>verdi, probabilmente comprate a Bangui apposta per noi, che ci ha 
>fatto servire come antipasto. Sua moglie, Madame le Sous-Prefect, come 
>veniva da tutti chiamata, ad un certo punto mi presenta una donna che 
>viene a salutarla molto calorosamente e mi dice « Questa è la seconda 
>moglie di mio marito !». Erano presenti le massime autorità cittadine, 
>il Sindaco, il Presidente del Tribunale, il commissario di Polizia, il 
>Comandante della Gendarmeria, il Direttore dell’ufficio delle imposte, 
>e persino una delegazione ufficiale della Comunità Musulmana, oltre a 
>tutti i funzionari locali. Mi piaceva questo festeggiare fra questa 
>mescolanza di razze, religioni, etnie che sembravano in perfetta 
>arminia fra loro, e assolutamente nulla faceva presagire gli 
>avvenimenti drammatici che avrebbero avuto luogo solo pochi giorni dopo.
>Dopo la partita di calcio, che è terminata poco prima del tramonto, 
>ero sfinita ma divertita per come avevo passato la giornata.
>Siamo andati tutti a letto tranquilli e contenti del clima festivo che 
>credevamo riflettese quello di distensione generale in tutto il paese.
>Ma ci sbagliavamo di grosso ! Qualcuno, inaspettatamente, 
>approfittando del rilassamento generale per la festa, ha messo in atto 
>a Bangui un piano preparato da tempo, scoperchiando una pentola che 
>ribolliva di odii interetnici, faide, vendette personali e politiche 
>che evidentemente erano latenti nonostante le apparenze.
>Al mattino del lunedì abbiamo sentito tutti increduli alla radio la 
>notizia del tentativo di colpo di stato, ma non ci siamo preoccupati 
>più di tanto, dal momento che sembrava sventato, e la situazione già 
>sotto pieno controllo delle forze governative, e soprattutto un 
>avvenimentio di città, che non poteva di certo avere ripercussioni qui 
>da noi. Unico fatto di cui si parlava da noi era che l’azione ha 
>provocato immedietamente 11 morti, compreso un Generale dello Stato 
>Maggiore, comandante della guardia presidenziale, che è nativo di un 
>villagio vicino a Paoua, dove ha ancora molti familiari. Nonostante i 
>comunicati ufficiali, a bangui la situazione non sembra affatto sotto 
>controllo.
>Da diversi giorni, faccio da ponte radio fra le varie stazioni radio 
>dei colleghi di COOPI dei vari progetti per garantire lo scambio di 
>informazioni e seguire l’evolversi della situazione. La zona di Paoua 
>è al momento la più sicura, qualunque cosa succeda, siamo comunque 
>tutti all’erta e pronti ad attuare il piano di evacuazione già 
>concordato da tempo. La mia solita buona stella ha voluto che non mi 
>trovassi a Bangui in questi giorni a causa di un cambiamento di 
>programma dell’ultim’ora. I nostri colleghi residenti a Bangui sono 
>tutti tappati in casa e fuori non si sente che sparare, visto che i 
>combattimenti si sono presto estesi a vari quartieri della città ed è 
>stato dichiarato il coprifuoco e lo stato di guerra. Ogni tanto 
>qualcuno ci chiama da Bangui per rapidi messaggi da una radio mobile 
>che per prudenza viene ogni volta smontata e rimontata dall’auto 
>parcheggiata nel cortile di casa. Noi stiamo tutti bene, abbiamo la 
>consegna di seguire i notiziari radio di Radio France Internationale 
>(RFI) e di tenerci continuamente in contatto.
>Quando al terzo giono il Presidente Patassé non si era fatto ancora 
>sentire con alcuna dichiarazione e, a parte le affermazioni del suo 
>portaporola, non si avevano prove che fosse ancora in vita, ha 
>cominciato a cCircolare voce che potresse essere stato ucciso e la 
>notizia tenuta nascosta per impedire che il paese cadesse nel caos. 
>Durante il recente colpo di stato in Congo del resto la notizia della 
>morte del Presidente era stata comunicata solo dopo cinque giorni. C’è 
>in giro una certa preoccupazione nonostante i comunicati ufficiali 
>rassicuranti e trionfalistici, mentre il Generale Kolingba ha chiamato 
>per telefono RFI ed ha confermato la sua responsabilità nell’attentato 
>al Presidente, di cui chiede le dimissioni immediate come condizione 
>per smettere i combattimenti, si appella inoltre alla Francia per un 
>aiuto a concludere quella che lui definisce, un’operazione sanitaria.
>Il Generale Kolingba, ex Presidente della Reppublica, già avvezzo ad 
>azioni del genere, giocando sul malcontento dovuto al ritardo del 
>pagamento di salari, alla guida di militari dell’esercito, ha 
>attaccato, alle prime ore del mattino di lunedì 28 maggio, la 
>residenza presidenziale, ha occupato la stazione radio nazionale ed 
>organizzato diversi gruppi di resistenza nei vari quartieri della 
>città. Pare che per le strade di Bangui si possano contare un 
>centinaio i morti come bilancio dei soli primi tre giorni.
>31 maggio 2001, ore 23.00
>Seduta sulla veranda della mia casa assaporo finalmente un po di 
>frescura dopo un pomeriggio di pioggia violenta. Gli ultimi giorni 
>sono stati particolarmente caldi con la temperatura già a 40° fin 
>dalle sei del mattino. La pioggia di oggi è stata come liberatrice, 
>purificatrice, dispensatrice di buone speranze. Quando è arrivata, 
>ero, con tutto il personale, davanti all’ufficio ad ascoltare il 
>notiziario radio di RFI che dava notizie confortanti sulla situazione 
>di Bangui.
>Il silenzio della notte è rotto dal coro del gracchiare felice delle 
>rane. Mi chiedo dove si nascondano nei giorni torridi e secchi, visto 
>che dopo ogni pioggia spuntano come dal nulla innumerevoli a festeggiare.
>Mi godo questa pace ripensando alla tensione degli ultimi tre giorni e 
>mi dimentico della guerra, che credo oramai scongiurata.
>IL GENERALE KOLINGBA
>Salito al potere della Reppublica Centroafricana nel settembre nel 
>1981 con un colpo di stato militare, nel novembre del’anno successivo 
>riesce a farsi eleggere presidente, dopo aver proibito qualunque 
>opposizione e approvato una costituzione che consacra un regime 
>monopartitico. Resterà al potere per ben 12 anni, piazzando in tutti i 
>posti di comando membri della sua famiglia o del suo gruppo etnico, e 
>sterminando le altre etnie e alimentando così l’odio razziale nel 
>paese. La stessa zona di Paoua ha conosciuto in quel periodo un vero e 
>proprio genocidio e sono stati letteralmente rasi al suolo 
>quarantacinque villaggi. Solo nel 1992 furono previste delle nuove 
>elezioni, in seguito a delle riforme costituzionali che prevedono il 
>pluripartitismo, ma, a votazioni iniziate Kolingba annulla tutte le 
>operazioni adducendo a pretesto delle irregolarità. Le elezioni 
>vengono nuovamente fissate dopo qualche mese dello stesso anno ma 
>ancora una volta impedite dal Generale Presidente. Su pressioni dei 
>francesi hanno finalmente luogo nell’agosto 1993 ma Kolingba, 
>piazzatosi quarto, annulla i risultati con un decreto. L’economia del 
>paese precipita sempre più e cominciano le sommosse che rivendicano il 
>pagamento dei salari arretrati di cui mi sembra di avervi già parlato.
>La Francia lo obbliga a ripetere le votazioni, che vengono fissate in 
>settembre e lui due settimane prima libera tutti i prigionieri 
>politici, compreso l’ex imperatore Bokassa, condannato per 
>cannibalismo, assassinio e malversazione di fondi pubblici.
>Il 19 settembre del 1993 viene eletto con il 52% dei voti l’attuale 
>presidente, Ange-Felix Patassé, ex Primo Minostro di Bokassa, che 
>nostante il nome che porta non si può dire proprio un angioletto 
>neanche lui.
>a presto il seguito, ciao a tutti, Maria Nina