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NIGRIZIA 5/2000 - CHIESE E MISSIONE
CHIESE E MISSIONE
Testimonianze / Intervista con Arturo Paoli
DIFENDERE CRISTO DAL CRISTIANESIMO
a cura di Bruna Sironi
ARTURO PAOLI, PICCOLO FRATELLO DEL VANGELO (DELLA FAMIGLIA SPIRITUALE DI
CHARLES DE FOUCAULD), ERA A FIRENZE PER IL CONVEGNO INTERNAZIONALE DI MANI
TESE (19-20 MARZO). "NUOVE REGOLE PER IL NUOVO MILLENNIO" IL TEMA IN
DISCUSSIONE, CHE HA AFFRONTATO NEL RUOLO DI PROFETA DEI NOSTRI TEMPI. CON
NIGRIZIA SI E' LASCIATO ANDARE, CON IL SUO LINGUAGGIO INCISIVO, AL SUO SOGNO
DI CHIESA.
Negli anni ’50 la partecipazione dei cattolici alla vita pubblica poteva e
doveva passare da un unico partito. Arturo Paoli fu tra coloro che
affermavano l’autonomia dei laici nelle scelte politiche, posizione
riconosciuta legittima solo molti anni dopo, con il concilio Vaticano II. Fu
allontanato dall’Italia. Arrivo' in America Latina, a Buenos Aires, nel
1960, per un’esperienza limitata nel tempo; dopo quarant’anni non e' ancora
finita. Da quindici vive nel sud del Brasile, a Foz do Iguaçú, una localita'
con contraddizioni economiche e sociali fortissime, dove la globalizzazione
economica e culturale e' vissuta in pieno, sulla propria pelle, dalla gente
che, dall’indigenza delle favelas, si confronta con il mondo opulento degli
hotel a cinque stelle.
Il desiderio di ripartire, la nostalgia per le persone e per le attivita'
momentaneamente lasciate, si legge in ogni sguardo, in ogni espressione di
questo vecchio dall’aria mite e sorridente, ma dalle parole forti e
dirompenti.
LEI HA DETTO E RIPETUTO CHE LA CULTURA CRISTIANA E' RESPONSABILE DEI MALI
DEL MONDO. QUAL E' IL SENSO DELLA SUA AFFERMAZIONE?
Il mondo occidentale cristiano e' il luogo da cui partono tutti i comandi di
morte, da cui si organizzano le guerre, in cui si realizza l’accumulazione
che toglie il pane a milioni di persone. E non c’e' caduto per disgrazia, in
quest’avventura di essere il centro del male del mondo. E' una conseguenza
logica e fatale della sua cultura. Abbiamo sempre pensato che il centro di
tutto e' l’io, l’essere, il soggetto, e abbiamo proiettato questa filosofia
su tutte le strutture politiche ed economiche che abbiamo creato.
Anche la globalizzazione non e' venuta a caso, ma e' la conseguenza di un
cammino filosofico di secoli, che ha affermato questo principio di
unificazione dando origine alla necessita' di un soggetto unico, dominatore.
E ha prodotto il mercato, la dittatura, il partito. Creazioni astratte,
unificanti, dominanti il mondo e la storia, che hanno intrinseca la tendenza
alla negazione, alla soppressione dell’altro.
Ci siamo vantati di portare al mondo la civilta', ma aveva questo veleno
dentro: la necessita' di sopprimere l’altro, di non riconoscergli la sua
cultura, la sua religione, la sua vita. Dobbiamo assumerci questa
responsabilita'.
IL PAPA HA CHIESTO PERDONO PER LE RESPONSABILITA' DELLA CHIESA…
E' molto commovente, ma e' come un’aspirina per una persona che sta morendo
di cancro. Il papa ha detto di aprire le porte a Cristo, ma a quale Cristo?
Quello solenne, dominatore, o quello povero fra i poveri? Percio' non ha
fatto altro che caricare di responsabilita' il mondo cristiano.
Ci manca un’etica. Abbiamo perso il senso della giustizia. Se accettiamo la
sponsorizzazione di pellegrinaggi da parte di multinazionali che conoscono
solo l’etica del profitto, come possiamo dire di no alla clonazione?
Dobbiamo essere integrali, coerenti, completi. La nostra etica deve partire
dai diritti degli offesi, degli oppressi. E' solo su questa base che
possiamo pensare un nuovo mondo.
COME DEVE ESSERE UNA CHIESA NUOVA?
Dobbiamo difendere Cristo dal cristianesimo, dalla cultura cristiana. Cristo
ha predicato la fraternita', la giustizia. A partire dai poveri, dalle
vittime dell’ingiustizia. Non ha fatto mai teoria, non ha mai parlato
neanche di Dio, si e' semplicemente messo accanto ai poveri. Cristo e'
essenzialmente liberatore, e liberatore dei poveri.
NEL SUO INTERVENTO HA PARLATO MOLTO DELLA TEOLOGIA DELLA LIBERAZIONE.
E' stata una rivoluzione culturale in quanto vedeva possibile la conoscenza
di Dio attraverso la discesa tra gli uomini, per realizzare la giustizia, l’
uguaglianza, la fraternita'; temi spesso dibattuti ma che non possono essere
risolti senza un cambiamento totale della nostra cultura. Doveva essere un
messaggio felice per i poveri, ma non poteva non suscitare la reazione dell’
Erode e della Gerusalemme religiosa del tempo.
IL MISSIONARIO E' IN CONTATTO CON I POVERI E LI AIUTA CON DENARO CHE, A
VOLTE, PROVIENE DA CHI AGISCE CONTRO L’INTERESSE DEI POVERI. QUALE DOVREBBE
ESSERE IL RAPPORTO TRA IL MISSIONARIO E IL DENARO?
La missione, come tale, non dovrebbe esistere. Lo dice Gesu' stesso. Basta
leggere il capitolo 10 del Vangelo di Luca. Si deve andare tra i poveri come
amici, senza nulla, e farsi accogliere. Bisogna invertire la posizione: non
sono io, ricco, che vado al povero, ma devo andarci povero, alla pari con
lui. E' il concetto stesso di missione che bisogna cambiare. Se c’e' una
disuguaglianza di partenza non si puo' mai creare una vera amicizia.
QUAL E' IL RUOLO DELLA DONNA IN UNA CHIESA RINNOVATA?
La donna e' la meta' dell’umano, e la chiesa dovrebbe essere pensata e
organizzata tenendo conto di questo. Nei consigli pastorali la donna ha un
suo ruolo, ma e' il prete, la gerarchia, che non sono preparati. Cosi' la
donna non produce opinione all’interno della chiesa. Esiste come
consigliera, direi occulta, ma e' un modo non leale di ascoltare la sua
voce. Se non le si vuol dare il sacerdozio, bisogna almeno darle parita' di
diritti.
Ricordo un fatto che mi ha molto colpito. Per l’anniversario della conquista
dell’America il mio vescovo ha organizzato una veglia notturna in
cattedrale. Ha chiamato a partecipare il sacerdote guaraní, che ha pregato
tenendo per mano la moglie. Dopo la cerimonia ha cominciato un lungo
discorso. Non so il guaraní, cosi' ho chiesto a un giovane cosa aveva detto.
"Ha ricordato tutto quello che ha visto dal momento in cui ha lasciato il
villaggio", mi ha risposto. Poi ha cominciato la moglie. "Anche lei ha
ricordato tutto quello che ha visto da quando ha lasciato il villaggio".
"Allora hanno ripetuto le stesse cose", ho osservato. "Veramente, sono stati
sempre per mano, ma quello che ha visto lui non e' lo stesso che ha visto
lei", ha replicato il giovane.
E' una lezione che non dimentichero' mai. Voglio dire che l’ideale e' la
coppia. L’uomo solo, la donna sola, vedono e capiscono meta' di quello che c
’e' da vedere e capire.
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