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Diario dal Centrafrica 1



From: "COOPI Bangui" <coopiban@intnet.cf>
Subject: dal Centrafrica
Date: Wed, 3 Jan 2001 19:25:25 +0100
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Bangui 3 gennaio 2001,

La città si presenta degradata, dal piano orbanistico confuso, di forma 
triangolare, tracciata su delle direttrici convergenti da un centro 
detto punto zero. Il fiume Lubangui, navigabile fin quì da Brazaville, 
la separa dal Congo e traccia la linea di confine. Le tre strade 
principali che partono dal Punto Zero sono asfaltate, ma tutte le 
trsversali sono sterrate e frastagliate da profondi solchi che si 
formano nel periodo delle piogge. Tutti gli edifici appaiono degradati. 
Il paese si trova rinchiuso fra altri stati, da cui deve 
necessariamente dipendere per scambi commerciali e rifornimenti. Per 
questo motivo il governo è legato ad accordi speciali con i paesi 
confinanti. Il conflitto in Congo e la presenza di gruppi armati in 
questo momento impedisce il trasporto delle merci, in particolare il 
carburante, che viene via fiume da Brazaville. A causa di questo 
problema ai distributori di benzina ci sono code continue giorno e 
notte a causa della crisi di rifornimenti, e si spera di non rimanerte 
senza carburante, viste le grandi distanze in cui ci si muove. Dal 
punto di vista politico cè un po di tensione interna ed oggi siamo in 
ufficio dalle sette del mattino e pur avendo tante cose da fare per 
preparare la partenza per la provincia, non circoliamo aspettando di 
vedere cosa succede. Oggi si celebra un processo molto importante e 
pare che in città ci siano delle manifestazioni di protesta. Il viale 
su cui è situata la casa del Presidente è chiusa al traffico già da una 
decina di giorni ed oggi il tribunale è presidiato sia da militari e 
polizia che da gruppi di manifestanti. Gli imputati del processo, fra 
cui alcuni deputati dellopposizione (non esiste quì limmunità 
parlamentare), sono accusati di manifestazione non autorizzata. Il 
governo non paga i salari dei dipendenti pubblici di tutte el categorie 
da trenta mesi, così prima di Natale cera stata una grande 
manifestazione che naturalmente il governo non aveva voluto 
autorizzare. Non credo che succeda nulla, leggendo la storia di questo 
paese si vede che tutto sommato è gente pacifica. Mi chiedo cosa 
succederebbe da noi se fossimo tutti senza salari da quasi tre anni. 
Forse non ci limiteremo a manifestazioni pacifiche!

Domani mi inoltro nella mia zona di lavoro con Elvira, che è venuta 
apposta a prendermi. Ho così saputo che tutti mi avevano aspettato 
invano per il 24, non essendo arrivata in tempo la comunicazione che 
partivo il 30.

Questi pochi giorni a Bangui sono stati stressanti, fra corse tremende 
per fare la spesa, sia alimentare che per la mia futura casa, fra mille 
complicazioni per la difficoltà di trovare tutto in un solo negozio. 
Dove avevano le forchette non cerano i cucchiai e così via. I prezzi 
sono folli, quasi al livello di Luanda, che a suo tempo credevo fosse 
la città piu cara del mondo. Non vedo lora di inoltrarmi nella 
provincia, dove sicuramente si sta meglio, ma i rifornimenti devo 
sempre venire a farli quì.

Per ora non ho molte altre cose da dire, anche perchè non posso usare 
molto in computer visto che siamo tanti e viene usato anche per lavoro. 
Per la prossima volta mi organizzerò meglio. Forse ho loccasione di 
comprare un computer portatile di occasione da uno che parte.

Per oira saluto tutti caramente e mi scuso per non poter dire di piu ma 
mi stanno già sfrattando dal computer.

Porto sempre la collanina di Martina, anche se mi punge un po sul collo 
per via dello spago, e nella mia nuova casa appenderò il calendario 
della IIIB.

Un abbraccio a tutti

Maria Nina



P.S

Scrivetemi pure allindirizzo che vi ho mandato, io scrivo da questo per 
praticità, ma è meglio che non lo usiate per rispondermi, potrebbero 
perdersi i messaggi visto che questa casella la usanio tutti.



5/8 gennaio 2001

Finalmente a Paoua, nella regione Ouham-Pendé

Siamo partiti da Bangui la mattina del 5 gennaio dopo tante peripezie 
per trovare il carburante. Ci siamo finalmente lasciati alle spalle il 
chiassodisordinato della città, il caldo umido, la fatica di fare la 
spesa nei complicatissimi e costosissimi supermercati, le ore perse in 
attesa di qualche auto che ci portasse a casa o in ufficio o a fare gli 
acquisti indispensabili. Date le grandi distanze e per ragioni di 
sicurezza non è infatti raccomandabile andare in giro a piedi.

Ci siamo alzate alle prime luci dell'alba per caricare l'auto, ma fra 
passare in ufficio per il contatto radio a Bocaranga ed altre piccole 
cose siamo potuti veramente partire solo alle otto di mattina (Elvira, 
io, l'autista ed uno degli insegnanti di Bocaranga). Per lasciare la 
città abbiamo dovuto superare diversi posti di blocco e lungo il 
percorso della strada asfaltata ne abbiamo trovato altri sei. Non 
siarno stati fermati molto ed a volte ci facevano passare senza fare la 
fila, a causa delle nostre accreditazioni come operatori 
internazionali, visibili anche sulla fiancata della nostra auto, che a 
grandi caratteri scrive DROP, l'acronimo del nostro programma 
(Developpement rural de I'Ouhain-Pendé).

Ouham-Pendé è una regione situata nel nord ovest ed ha preso il nome 
dai due fiumi fra cui è contenuta (Ohuam e Pendé), confinala nord con 
il Ciad.

In Centroafrica per muoversi da una regione all'altra è necessario 
avere un documento di viaggio detto « Ordre de Mission », con tanto di 
carta intestata, timbri e finne di responsabili. Si deve chiedere 
rispettosamente alle autorià civili e militari incaricate di mantenere 
l'ordine nel paese, di facilitare la missione e dare aiuto e protezione 
in caso di bisogno. Deve essere specificata la lista dei passeggeri, la 
targa del veicolo ed il motivo del viaggio essendo assolutamente 
proibito trasportare chiunque non risulti dalla lista. Chi non possiede 
questo documento insieme ad altre accreditazioni, viene fermato, 
perquisito, e deve comunque pagare il pedaggio, che è abbastanza caro 
considerato il reddito minimo nazionale. Non mi è chiaro dalla 
spiegazione dell'autisata, ma pare che in questo periodo il pedaggio 
resti nelle tasche dei doganieri, come tentativo di raccimolare quello 
stipendio che lo stato non gli paga da anni. Dicono che anche la 
polizia utilizzi quasti stratagemmi. Continuo comunque a sor.prendenni 
di vedere che, nonostante questo problema dei mancati salari, tutti 
continuano ad occupare i posti di lavoro.

Subito fuori dalla città ci siamo immersi in un paesaggio praticamente 
deserto e monocolore, la vegetazione viene infatti definita « savana 
arborea chiara ». Tutto si mimetizza con il terreno sabbioso tendente 
al rossastro ed ogni elemento della natura sembra sottolineare la 
stagione secca, che dura da novembre ad aprile. Tranne i grandissimi 
alberi di mango che abbiamo incontrato a metà strada, particolarmente 
frondosi e verdi, il resto appare immobile e donniente ai nostri occhi 
assonnati per la levataccia ed il paesaggio scorre monotono e quasi 
privo di colore. Alcuni piccoli villaggi, una ventina di case, a volte 
meno, disposte ai margini della strada, dello stesso colore del resto 
delle cose, interrompevano sporadicamente la monotonia ed uno scappa e 
fuggi di piccoli capretti neri e qualche gallina, sottolineava il 
nostro passaggio. Spiccavano nel grigiore generale solamente i 
coloratissimi vestiti delle donne, dal copricapo intonato o dello 
stesso tessuto del vestito e le lunghe tuniche bianche o celesti degli 
uomini musulmani di alcuni villaggi. Il nostro autista filava 
imperterrito schivando abilmente i capretti che all'improvviso gli 
attraversavano la strada, ma non ha potuto evitare di investire una 
gallina, sotto lo sguardo sgomento di una donna. Tutto, se pure immerso 
in una sensazione di lentezza e immobilità, scorreva alla velocità di 
un attimo e le immagini si mescolavano ai miei pensieri ed alle mie 
curiosità.

Mi sorprendeva l'aspetto minuscolo delle case, fatte con mattoni 
ottenuti da un impasto di terreno naturale con una piccola percentuale 
di cemento, che a volte si vedevano messi ad asciugare al sole al bordo 
della strada. Il tetto di paglia su quei piccoli paralielepipedi dava 
alle abitazioni quasi un aspetto di case di bambola, o di costruzioni 
fatte per gioco sulla spiaggia e nello scorrere rapido dei paesaggio 
nel nostro dormicchiare, tutto appariva irreale, come in un sogno.

La strada, asfaltata fino a metà percorso, diventa sterrata 
all'ingresso nella regione Ouham- Pendé, ma a parte una piccolissima 
parte è molto ben tenuta. Anche le strade sono un progetto DROP, che ne 
cura la manutenzione per garantire lo stato di accessibilità ai villaggi.

Siamo arrivati a Bocaranga, dopo un viaggio di sette ore e mezzo in un 
percorso di poco più di cinquecento chilometri. Un piccolo agglomerato 
di case, un mercato, un posto di polizia, un ospedale, una scuola, e la 
strada finisce alla missione cattolica, dove ci sono tre costruzioni, 
una è la chiesa, le altre, la casa delle Suore della Carità, e dei 
padri Cappuccini. La zona è situata a 800 metri di altitudine e fa un 
piacevole fresco estivo nostante l'ora pomeridiana. La calma 
circostante, i grandi alberi di carruba i cui frutti suonano, scossi 
dal vento, come campanellini, il profumo dell'aria stessa, mi hanno 
subito trasmesso una piacevole sensazione di serenità e di pace, 
facendomi dimenticare la stanchezza dei viaggio.

Elvira

Piccoletta, rotondetta, con i capelli corti, neri, lisci e gli 
occhiali, dal sorriso aperto e simpatico, di origini calabresi ma 
romana di adozione, più giovane di me. Ha la casa qui, visto che sarà 
la responsabile dell'educazione di questa zona. Ha studiato lettere ma 
ha fatto la tesi in sociologia antropologica ed ha già lavorato in 
Tanzania, è arrivata da due settimane.

Alfredo

Mi era stato descritto come un tipo strano, un po orso, di poche 
parole, ma è venuto ad accoglierci molto gentilmente e si è fermato a 
chiacchierare facendomi un'ottima impressione. Venuto in Africa come 
infermire una ventina di anni fa ci ha messo su famiglia ed è rimasto. 
Ha quattro figli, di cui il più grande in questo momento studia in 
Italia. Ha la casa piena di libri di medicina che continua a studiare e 
consultare e nel progetto è responsabile del settore sanità di questa 
zona.

La casa di Elvira è carina ed ho notato con piacere che non ci sono in 
giro insetti, forse per l'altitudine, il freddo della notte, il vento, 
la stagione secca, in ogni caso sono contenta di non dovenni difendere, 
almeno per ora dall'invasione di scaraffaggi.

Prima che facesse buio siamo andate a trovare Suor Innocente, per 
portarele le cose che aveva chiesto dalla città. Ne è rimasta così 
contenta che ci ha voluto subito regalare dei cesti che le avevano 
mandato dal Ciad, dove ha vissuto per quindici anni, e naturalmente ce 
li ha riempiti di pompelmi e insalata dei loro orto. Le suore mi sono 
sembrate solo quattro. Prestano servizio all'ospedale, hanno una scuola 
materna ed una specie di educandato per le adolescenti. Quando Elvira 
mi presenta ed io faccio qualche domanda sulla situazione delle scuole, 
vengo a sapere che quì a Bocaranga per mancanza di personale le classi 
sono di 200 (duecento) allievi con un solo insegnante. Ma suor 
Innocente continua « .... ma c'è da dire che poi quelli che 
frequenteranno regolarmente saranno al massimo ottanta, che quì è 
considerata una cifra ragionevole per una classe... ». Ridiaino insieme 
pensando all'effeto che avrebbe in Italia questa osservazione.

Siamo andate anche a portare delle cose ai Padri Cappuccini, fra cui 
500 francobolli, che sono tutti per uno di loro, italiano, che scrive 
moltissime lettere e si lamenta che nessuno gli risponde e non vuole 
rassegnaresi al fatto che probabilmente le sue lettere neanche escono 
dal paese, visto che la posta non è proprio fra i servizi più garantiti.

Gli altri due padri sono polacchi, che però, avendo studiato a Genova, 
parlano benissimo italiano. Sono gentilissimi e e molto simpatici ed 
insistono nell'invitarci a cena.

li clima quì la notte è abbastanza fresco e si sta bene con la coperta 
ed il pigiama pesante. Dopo mezzanotte si leva un vento fortissimo e le 
carrube che suonavano armoniosamente nel pomeriggio cadono 
fragorosamnete sul tetto di lamiera e nel sottotetto si agitano 
famiglie di pipistrelli che fra gridolini, lotte e movimenti di ali 
generano colpi e fruscii a cui Elvira non si è ancora abituata ed ha un 
po paura. Di fatto non si dorme molto e il mattino dopo alle sette 
siamo già al lavoro in ufficio per partecipare ad un seminario con il 
personale locale.

Il sabato, dal pomeriggio fino a notte inoltrata, c'è molto movimento 
nei locali delle scuole delle suore, e dicono ci siano i preparativi 
per i battesimi che si terranno la domenica mattina. La messa 
spettacolare della domenica è quasi indescrivibile a parole, ed ho 
scattato un intero rullino di fotografie da 36. Il senso dello 
spettacolo in Africa non dovrebbe oramai sorprenderini più, eppure ogni 
volta ne rimango estasiata. Capisco perché c'erano volute tante prove 
per preparare questi battesimi. Un gruppo di danzatrici, appena la 
chiesa si riempie, al ritmo della musica locale, inizia tutta una serie 
di andirivieni ritrnati , fino ad uscire dalla chiesa e rientrare 
facendo da guida alle madri con i bambini da battezzare, che 
aspettavano all'esterno. Le madri si dispongono su delle panche 
sistemate appositarnente ai lati dell'altare. Sul lato destro della 
chiesa è posizionato il gruppo misicale ed il coro, e tutta la messa, 
che diventa lunghissima, è itervallata da brani musicali, canti e 
danze. Le ballerine hanno un ruolo molto importante, visto che 
conducono tutte le fasi della cerimonia, durante la quale le madri con 
i bambini, i veri protagonosti, entrano ed escono dalla chiesa secondo 
esigenze di una complicata ma scorrevole sceneggiatura. La messa è 
celebrata da Padre Andè, uno dei polacchi che è quì da sei anni, ed è 
completamente in lingua locale, il Sango, e dura dalle otto alle undici 
e mezza.

Mi preparo mentalmente alla partenza del giorno dopo, e finalmente 
prenderò possesso e potrò organizare la casa dove passerò i prossimi 
dodici mesi.

Un abbraccio a tutti

Maria Nina

P.S.

se sapete di un medico o dottoressa disposti a venire quì, so che 
l'organizzazione sta cercando qualcuno. Fatemi sapere