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NIGRIZIA 12/ 2000 - FATTI E PROBLEMI - Bukavu
FATTI E PROBLEMI
RD Congo / Societa' civili per la pace
BUKAVU, ITALIA
Raffaello Zordan
UN'AZIONE INTERNAZIONALE NONVIOLENTA NELLA CAPITALE DEL SUD-KIVU DAL 24
FEBBRAIO A 2 MARZO. OBIETTIVO: APRIRE UNA TAVOLO DI NEGOZIAZIONE. UNA
SCOMMESSA CHE POTREBBE DIVENTARE UN MODELLO.
Il posto non e' dei piu' rassicuranti. Il Sud-Kivu nella Repubblica
democratica del Congo e' uno dei punti piu' caldi di una guerra che va
avanti da quasi due anni e mezzo e che oppone il presidente congolese
Laurent-De'sire' Kabila e i suoi alleati (Angola, Zimbabwe, Namibia) a
Rwanda, Uganda e Burundi (Nigrizia, 11/00, 54). Bukavu inoltre e' stata la
sede di monsignor Emmanuel Kataliko, il vescovo morto a Roma il 4 ottobre
dopo essere stato costretto all'esilio per sette mesi perche' accusato dalla
coalizione filorwandese (il Raggruppamento congolese per la democrazia -
Rcd), che "governa" da quelle parti, di incitare all'odio etnico.
Eppure Beati i costruttori di pace, Operazione Colomba e Chiama l'Africa
hanno scelto proprio Bukavu per promuovere un'azione di ricerca della pace:
portare un numero significativo di persone e di testimoni a Bukavu e li'
incontrare i gruppi locali, entrare nel merito del conflitto. La scommessa,
maturata all'inizio dell'anno e perfezionatasi nell'estate, e' che dal
dialogo e dalla collaborazione tra la societa' civile italiana e quella
congolese si mantenga ben presente alle coscienze lo scandalo di questa
guerra e si trovi una via d'uscita dal ginepraio dei Grandi Laghi. Scommessa
difficile ma non priva di fondamenti, soprattutto africani.
"Nel Sud-Kivu - spiega don Albino Bizzotto, uno dei motori dell'iniziativa -
la societa' civile, pur risentendo di divisioni e spaccature, ha una
capacita' straordinaria di risolvere i problemi che derivano dall'assenza
totale dello stato: non ci sono scuole ne' strade ne' altri servizi. C'e'
una grande capacita' di autorganizzazione, funziona un coordinamento di
associazioni che si chiama Socie'te' Civile (che paga con arresti e
maltrattamenti l'opposizione ad un regime di occupazione), c'e' una forte
identita', c'e' una ricerca e una pratica della nonviolenza . E poi la
chiesa, per opera di Joseph Guamuanya, oggi amministratore apostolico e ieri
vicario di Kataliko, ha sposato fin dall'inizio questa iniziativa di pace".
Padre Franco Bordignon, saveriano, con 28 anni di lavoro in Congo, quasi
tutti a Bukavu tra la gente della periferia, precisa ulteriormente i
caratteri di quella realta': "La societa' civile del Sud-Kivu si e'
forgiata, nella sua struttura attuale, nei lunghi anni di opposizione al
potere di Mobutu e nella preparazione della Conferenza nazionale (forum
intercongolese che ha messo le basi per la riforma democratica dello stato,
ndr) che si e' tenuta a Kinshasa negli anni '91-92. Non dimentichiamo che
Bukavu e' una citta' culturalmente vivace, ha tre universita', molte scuole
superiori, ci sono risorse umane non indifferenti. Ed esprime una chiesa,
sia locale sia missionaria, molto sensibile al progetto di liberazione dell'
uomo, che e' sempre stata in prima fila nella contestazione dei regimi
dittatoriali e si e' sempre opposta a tutte le forme di violenza, di
occupazione, di terrorismo, di oppressione, anche attraverso la voce del suo
vescovo Kataliko. Una chiesa che e' presa di mira, che paga in prima
persona, che e' parte integrante della societa' civile".
Sui valori di riferimento e sui metodi di lotta della societa' civile, padre
Bordignon non ha dubbi di sorta: "Tutte le risposte date agli arresti
arbitrari e all'esilio del nostro vescovo penso allo sciopero denominato
"citta'-morta" - hanno avuto il crisma della nonviolenza. Tutti i documenti
della societa' civile invitano al dialogo; rivendicano i diritti dell'uomo,
la sovranita' del paese, la sua integrita' territoriale, ma senza astio. Non
sono documenti di schieramento ne' caratterizzati etnicamente; chi lo
afferma, cioe' l'Rcd, distorce la realta' per prendere di mira la societa'
civile in quanto espressione della dignita' e della liberta' che non sono
riusciti a sopprimere".
Quei documenti sono stati fatti arrivare all'Onu, all'Organizzazione dell'
unita' africana, a Kabila, al leader rwandese Paul Kagame, a quello ugandese
Yoweri Museveni. Questa azione internazionale nonviolenta, sostenuta e
accompagnata nel tempo, potrebbe approdare a un tavolo di trattativa.
Bisogna crederci parecchio.
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