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R: "La prima povertà è non conoscere Cristo "



Eupilio (CO), 17 novembre 2000

All'attenzione di Rodolfo Casadei, rivista "Tempi" (www.tempi.it)
e per conoscenza alla lista Africa del sito Peacelink (www.peacelink.it)



Egregio signor Casadei,
leggiamo solo ora una sua intervista a Padre Gheddo, pubblicata su "Tempi"
n° 33 del 30 agosto 2000 (ma apparsa sulla lista Africa del sito Peacelink
solamente pochi giorni fa). In quanto giovani cristiani vicini da anni al
mondo delle missioni, dell'ecumenismo e del volontariato, ci siamo sentiti
provocati (più che accarezzati) dalle parole del missionario, parole che non
trovano riscontro né nei nostri ideali di missione, né in quello che abbiamo
vissuto personalmente in alcuni Paesi del Sud del Mondo.

L'idea di fondo che cogliamo alla base del pensiero di Padre Gheddo è che
l'unico modo per salvare il Mondo è annunciare il Vangelo. Bene, diciamo
noi, dal "basso" della nostra fede cristiana traballante e sofferta ma
sincera ed umile. Ma cosa vuol dire "annunciare il Vangelo"? Sentiamo le
parole di un certo Rabbi riportate da alcuni giornalisti missionari al
fronte di qualche secolo fa (per inciso: nemmeno loro avevano un ufficio con
aria condizionata...): "Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con
tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il più grande e il
primo dei comandamenti. E il secondo è simile al primo: amerai il prossimo
tuo come te stesso. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i
Profeti" (Mt 22, 37-40) "Perché io ho avuto fame e mi avete dato da
mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete
ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e
siete venuti a trovarmi. Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando
mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti
abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo
ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? E quando ti abbiamo visto ammalato o
in carcere e siamo venuti a visitarti? Rispondendo, il re dirà loro: in
verità vi dico, ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi
miei fratelli più piccoli, l`avete fatto a me." (Mt 25, 35-40) "«Chi di
questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei
briganti?». Quegli rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli
disse: «Và e anche tu fà lo stesso»" (Lc 10, 36-37).
Da quanto scritto dai nostri "inviati" appare quindi chiaro che il vero
annuncio del Vangelo non consiste (almeno non come compito principale) nel
proclamare dogmi e pretendere obbedienza scrupolosa alla Chiesa (quale poi
delle numerose?) e ai suoi rituali, ma vivere cristianamente (cioè secondo i
dettami di Gesù Cristo) al fianco dei fratelli che soffrono; cioè a fianco
di coloro che, in tutta la tradizione biblica ebraica e cristiana, sono i
veri privilegiati dal Signore. E ciò "val più di tutti gli olocausti e
sacrifici" (Mc 12, 33).

Sotto questa luce, che francamente ci sembra differente da quanto esprime
Padre Gheddo, la premessa di tutta l'intervista appare sicuramente sensata
per un credente in Cristo, che però eviterà, proprio in virtù degli
insegnamenti del suo Maestro, di imporre il proprio volere ed il proprio
pensiero trattando gli altri da inferiori con un atteggiamento "farisaico"
ben stigmatizzato anche da Gesù stesso. Cristo lo possiamo trovare nella sua
Parola e nei Fratelli: lui stesso ce lo dice con forza e tutto il resto è
semplice contorno (basta riflettere sulla vita di un certo Paolo di
Tarso...). Quindi non hanno più senso le farneticazioni su una presunta
superiorità ed elezione di chi ha avuto insegnamenti e consuetudini
cristiane, perché la differenza sta proprio nel contrario ("Fra voi però non
è così; ma chi vuol essere grande tra voi si farà vostro servitore, e chi
vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti." Mc 10, 43-44) ed il
cristiano non possiede uno status di privilegio "secondo il mondo" ma di
"condanna" a prendere la propria Croce e seguire Cristo (il che porterà alla
vera Ricompensa, quella secondo Dio).

Sottolineato quello che ci sembra un grosso "vizio" alla base del discorso,
sembrerebbe inutile controbattere punto per punto la serie "dolorosa" di
affermazioni conseguenti, ma alcune di esse meritano davvero delle
osservazioni.
E' vero, nel passato molti popoli sono stati colonizzatori di altri e non
per questo sono giunti allo stesso livello di progresso  (tecnico, ci
teniamo a sottolineare) dell'Occidente. Ma questo nostro progresso, più che
avere la Bibbia come sorgente, ci pare sia stato possibile solo grazie  alla
immensità delle ricchezze depredate - Parola di Dio alla mano - dai nostri
antenati nei Paesi da "evangelizzare", sfruttando una superiorità acquisita
spesso per scoperte del tutto casuali. Questa è la fiaba triste del Centro e
Sud America ed abbiamo potuto vederla con i nostri occhi: terre ricchissime
e popolazioni antiche seviziate e sfruttate approfittando della migliore
potenza militare, che fu tale solo grazie alla polvere da sparo
(sintetizzata involontariamente poco tempo addietro) e ai cavalli fatti
sbarcare su quelle terre per la prima volta, permettendo ad un manipolo di
Conquistadores di iniziare un genocidio. I nostri predecessori sfruttarono
quindi la Rivelazione Divina, da loro ricevuta per primi, solo come
impropria giustificazione delle loro disumane azioni contro i 'Senza Dio',
non certo come base e garanzia di sviluppo!

Ma non fermiamoci a recriminare sul passato, il male è ormai stato compiuto
e anche riconosciuto; veniamo al presente, dove sembra che con la
super-produzione si possano risolvere tutti i problemi di povertà. In
effetti per alcuni casi può essere vero: in Burundi per esempio uno di noi
ha potuto constatare personalmente come tante volte manchino gli attrezzi
per zappare la terra, le sementi, o la capacità di organizzarsi insieme per
affittare un trattore che ari i campi in modo più efficiente.
Ma non sono che casi particolari.
La realtà a cui sta portando la globalizzazione (questa globalizzazione, che
vuol essere tale solo a livello economico, non  certo umano) non è quella di
un miglioramento delle condizioni di vita e produzione delle popolazioni
locali, ma piuttosto un mostruoso favoritismo verso le multinazionali, che
agiscono più con criteri di massimizzazione del profitto che secondo il
Vangelo. Multinazionali che nei Paesi in cui operano pagano (o è meglio dire
corrompono.) i governi per fare i propri comodi (vedi in Birmania - dove la
dittatura è da loro finanziata in cambio di leggi permissive - e Nigeria -
dove la Shell ed anche l'italiana Agip per poter estrarre il petrolio stanno
sradicando dalle proprie terre l'intero popoli degli Ogoni). Multinazionali
che espropriano i contadini dalle loro terre con intimidazioni e
maltrattamenti, che posseggono sterminati latifondi in Paesi dove moltissima
gente non ha neppure un briciolo terra da coltivare per la propria
sussistenza (vedi la Parmalat in Brasile. E il Movimento Sem Terra per cosa
mai sarà nato, per aumentare la produzione nelle fazendas? ). Che fanno
fallire i piccoli produttori applicando la scorrettissima politica
dell'abbassamento transitorio dei prezzi e degli accordi di cartello, oppure
li rendono dipendenti vendendo loro sementi geneticamente  modificate che
crescono solo con costosissimi pesticidi e poi non si riproducono più (vedi
la Monsanto in India); che sfruttano gli operai locali pagando loro una
miseria, prendendoli a lavorare a giornata e non riconoscendo diritti
sindacali, lasciandoli a casa appena si ammalano o le donne sono incinte (le
accuse della recente campagna contro la Del Monte non sono state di certo
'inventate', sono tutte documentate). Aziende "filantropiche" che producono
nel Terzo Mondo beni di cui la gente del posto non vede neppure l'ombra
perché sono tutti destinati all'esportazione e che, appena la manodopera
costa meno in altre nazioni, levano le ancore (anzi le fabbriche)
trasferendovi tutta la produzione (chissà perché non producono quasi più le
scarpe a Taiwan - non sarà perché il governo si è deciso a riconoscere un
minimo di diritti sindacali e un salario decente?). Poi ritornano qui in
Occidente a rifarsi il trucco con dubbie operazioni di "green wash",
sponsorizzando svariate manifestazioni e premi per i diritti umani, ed
addirittura l'Unicef ... instillando nella gente bisogni inutili e facendo
ricadere solo sui governi problemi come disoccupazione interna e
inquinamento.

Allora, alla luce di tutto questo, potrebbe spiegarci Padre Gheddo chi
diventa ricco e chi povero? E' solo questione di efficienza della
produzione?
Inoltre, non dovrebbe essere compito del vero cristiano denunciare tutto
questo e mettersi in azione perché non continui ad accadere? Non è questo il
vero compito della "sentinella che veglia nella notte" (cfr Isaia 21)? Non
facciamo i superbi: la vera Missione l'abbiamo bisogno noi!! (Una nostra
amica india ecuadoriana, in viaggio in Italia per parlare della situazione
del suo popolo, si stupiva dicendo: "Come mai qui non ci sono
missionari?!?" )

Se poi in alcuni Paesi la spesa militare supera il 50% del bilancio statale
(55% in Burundi per esempio), a chi potrà giovare questa supposta aumentata
produzione? E' vero, le armi sono loro che le comprano. Ma loro chi? Il
popolo? La gente delle colline o delle baraccopoli? O i governanti
politicamente sostenuti da Europa e USA, che hanno convenienza nel rivendere
a questi disgraziati le loro armi ormai superate? Nonostante gli svariati
secoli di familiarità con la Rivelazione, non è da molto che noi abbiamo
smesso di farci la guerra vicendevolmente, e ci sono rimaste così tante armi
che a qualcuno dobbiamo pur venderle! Tanto è vero che in Italia, fatta la
legge sugli armamenti pesanti (legge 185 del 1990), abbiamo esportato nel
solo '99 armi leggere per 600 miliardi: d'altra parte lancia-missili
portatili e mortai portatili antiaereo vengono fatti passare per "armi di
difesa" o di polizia.
Dare la colpa delle disastrose condizioni dei Paesi del Sud del Mondo
solamente a governanti corrotti e ad affaristi locali senza scrupoli ci pare
solo un modo elegante per lavarci la coscienza dalle nostre responsabilità
ed addirittura permetterci di fare loro la morale con un atteggiamento a dir
poco disonesto!

E' chiaro dalla nostra lettera che siamo rimasti amareggiati dalle parole di
Padre Gheddo, propagandate come la vera esperienza di Cristianità ed
incensate per una presunta originalità e contro-tendenza, mentre a noi
sembrano piuttosto succubi e strumentali al Potere dominante in questo
momento: il Denaro. Per questi motivi noi stiamo sicuramente dalla "parte"
di Alex Zanotelli, che abbiamo visto svolgere il suo compito di missionario
cercando di vivere a contatto con i bisognosi e gli oppressi, dando estrema
importanza non tanto al denaro, quanto alle relazioni che riesce ad
intessere con le persone, non alle strutture, ma alla testimonianza di
Cristo che può offrire loro vivendo da povero tra i poveri.

Sperando di non aver esagerato con la lunghezza delle nostre considerazioni
porgiamo cari saluti di pace e di serenità per la vita.


Emanuele Bertelli (mailto:emanueleber@libero.it)
Francesco Vignarca (mailto:yugodai@tin.it)


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"Quando tu dici legge, io dico Dio.
Quando tu dici pace, giustizia, amore, io dico Dio.
Quando tu dici Dio, io dico libertà, giustizia, amore."

Pedro Casaldaliga, vescovo brasiliano