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R: Commenti sul Libro "FORSE DIO E' MALATO" di Walter Veltroni



Buona sera Signora Marcella,
mi chiamo Monia e ho letto con piacerela sua mail. non ho però letto il
libro di Veltroni...
diciamo che non  mi sono persa nulla se non un intruglio di ipocrisia
elettorale.
Le cose di cui lui parla nel suo libro sono risapute. In questo caso ha
voluto fare un riassuntino sbrigativo del marcio mondo occidentale.
Mi spiace sapere che tutti questi problemi vengono utilizzati per farne
demagogia e secondo me anche campagna elettorale.
Condivido il suo giudizio critico a questo scritto e La pregherei
gentilmente di inviarmi la risposta di Veltroni, se e quando Le arriverà
Un sincero saluto
monia

----- Original Message -----
From: Paolo Campana <paolo.campana@libero.it>
To: <pck-pcknews@peacelink.it>; <pck-africa@peacelink.it>
Sent: Tuesday, October 03, 2000 2:15 AM
Subject: Commenti sul Libro "FORSE DIO E' MALATO" di Walter Veltroni


> Commenti sul Libro "FORSE DIO E' MALATO" di Walter Veltroni, Ed. Rizzoli.
>
>
> Caro On. Veltroni,
> un amico, che conosce il mio interesse e il mio impegno quasi trentennale
> per le tematiche legate agli ingiusti rapporti fra il nord e il sud del
> mondo, mi ha pregato di leggere "Forse Dio è malato" e di dargliene un
> parere.
>
> Questa lettura ha suscitato in me una serie di considerazioni che desidero
> comunicare anche a lei.
>
> Se l'autore di questo diario di viaggio fosse stato uno studente
> universitario che ha trascorso un mese o due in Africa con una borsa di
> studio direi che il libro è discreto, scritto con stile scorrevole anche
se
> con toni a volte troppo marcatamente melodrammatici e non privo di qualche
> ingenuità.
>
> Purtroppo invece il libro è stato scritto da lei, laureato di 45 anni,
> deputato del parlamento italiano ed europeo, giornalista, direttore della
> stampa e della propaganda del PCI fin dal 1980, membro della Commissione
> Cultura, Scienza e Istruzione della Camera dei Deputati dal 1987,
direttore
> del quotidiano "L'Unità" dal 1992 al 1995, vice-premier nel Governo Prodi
e
> infine attuale Segretario dei DS; e allora il mio giudizio cambia. Trovo
> infatti addirittura scandaloso che una persona con una carriera come la
sua
> abbia scoperto i drammi dell'Africa con trent'anni di ritardo rispetto a
me
> che sono una insegnante in pensione.
>
> Tre quarti del mondo soffre e muore perché l'altro quarto controlla e
> consuma tutte o quasi le risorse disponibili e in questo quarto c'è anche
> l'Italia. Questo, Zanotelli lo ripete da anni, così come da anni denuncia
> il traffico e la produzione di armi nel quale sono coinvolti governi,
> aziende e banche anche italiani; per questo è stato estromesso dalla
> direzione di "Nigrizia", per questo si è autoconfinato a Korogocho da dove
> continua a parlare e ad essere la "spina" nel fianco del sistema.
>
> Alla fine del suo libro lei scrive che per aiutare l'Africa"anche da qui
si
> può fare molto" e conclude "Io intendo farlo" (pag. 130).
>
> Quello che mi meraviglia è che in tutto il libro lei neanche una volta
> abbia sentito il bisogno di scrivere "mi dispiace di non avere fatto
> qualcosa prima". Comunque meglio tardi che mai; il compito che l'aspetta
> non è da poco data la sua posizione.
>
> Partendo da alcune frasi che lei ha scritto vorrei indicarle i
> comportamenti che ne dovrebbero conseguire.
>
> Descrivendo la visita a un ospedale (pag.93) lei scrive "E' la
> malnutrizione che uccide queste creature...sono ammazzate dalla guerra,
> dallo squilibrio del mondo, dalla corruzione, dal nostro egoismo".
>
> Riferendosi alle guerre africane lei cita le parole di Philippe Leymarie,
> giornalista di "Le Monde Diplomatique": "Ci sono i conflitti tribali, gli
> odi etnici. Ma a far parlare le armi sono anche le risorse minerarie,
> petrolio e diamanti, soprattutto".
>
> Ma, le armi all'Africa chi gliele vende? Non solo gli Stati Uniti che
> fondano il loro miracolo economico sulla produzione e sul commercio delle
> armi ma anche molti paesi europei, fra cui l'Italia.
>
> "Armi: nei conflitti africani spopola il made in Italy" così si intitola
un
> lungo articolo de "Il Giornale della Natura" del settembre 2000.
>
> Nel 1999 l'esportazione italiana di armi è aumentata con il beneplacito
del
> Ministero del Tesoro che autorizza l'esportazione di armi in cui
> intervengono finanziamenti bancari.
>
> Lei davvero non si sente minimamente responsabile di questo?
>
> Molte banche italiane assicurano lauti dividendi ai loro soci perché usano
> i risparmi a loro affidati per finanziare loschi traffici fra cui anche il
> commercio delle armi.
>
> Che rapporti hanno lo Stato italiano, il governo di centrosinistra, il suo
> partito ed infine lei stesso con le cosiddette "banche armate" quali
> Unicredito Italiano, Banca Commerciale Italiana, Gruppo San Paolo, Banca
> Nazionale del Lavoro, ecc.... che finanziano l'esportazione di armi?
>
> Se affidiamo i nostri soldi a queste banche anche noi finanziamo le guerre
> e allora, per favore, non piangiamo sull'Africa!
>
> A pag. 61 lei cita la "Grameen Bank", la cosiddetta "banca dei poveri"
nata
> in Bangladesh per dare piccoli prestiti a tassi bassi a persone povere ma
> che hanno progetti artigianali e agricoli validi. Lei sa che in Italia
> esiste qualcosa di simile? Si chiama Banca Popolare Etica e finanzia solo
> progetti di utilità sociale. L'obiettivo primario di Banca Etica è un
> cambiamento della cultura economico-finanziaria imperante basata sul
> massimo profitto immediato ad ogni costo.
>
> D'ora in poi utilizzerà lei stesso e farà utilizzare questo prezioso
strumento?
>
> "L'Africa è un continente ricco di materie prime" lei scrive a pag. 62.
> "Non solo petrolio e diamanti, oro e ferro. Ma anche grandi campi da
> coltivare". Un vero paradiso terrestre, se a sfruttare queste risorse non
> fossero le multinazionali! Sa di che cosa parlo? Unilever,Nestlè, Del
> Monte... ma anche aziende italiane. Il Centro Nuovo Modello di Sviluppo
> nella sua "Guida al Consumo critico" spiega chiaramente i comportamenti
> delle multinazionali nel Terzo Mondo. Faccia leggere questa preziosa guida
> ai dirigenti dei Supermercati Coop che tanto si vantano del loro "alto
> grado di solidarietà"; in questi supermercati infatti la maggior parte dei
> prodotti venduti provengono proprio da quelle multinazionali che basano i
> loro profitti sullo sfruttamento dell'uomo e dell'ambiente.
>
> Come alternativa a questi prodotti esistono quelli diffusi dalla Rete del
> Commercio Equo e Solidale che assicurano una retribuzione dignitosa ai
> lavoratori e salvaguardano la natura. Lei li conosce? Li acquista?
Sostiene
> la qualità e la diffusione di questi prodotti con la sua azione politica
in
> Italia e in Europa? Ad esempio come ha votato lei a Bruxelles per la legge
> che permette di sostituire nel cioccolato il burro di cacao con gli oli
> vegetali? Ha votato a favore degli oli vegetali e quindi a danno dei
> produttori di burro di cacao africani e sudamericani come ha scritto "Il
> Manifesto" oppure contro?
>
> Per tornare alle multinazionali, sono sempre loro che controllano anche le
> produzioni agricole (monocolture per l'esportazione) e i"grandi campi da
> coltivare" che lei cita (pag. 62). Questi campi senz'acqua non producono
> nulla e dietro certe guerre, sbrigativamente descritte come "tribali", c'è
> invece il controllo di queste risorse indispensabili.
>
> Secondo lei l'Europa si interessa poco dei problemi africani (pag. 58);
> purtroppo questo non è vero, in realtà l'Europa è molto presente in Africa
> come venditrice di armi, addestratrice di eserciti, sfruttatrice di
materie
> prime; dietro le guerre africane ci sono sempre nazioni occidentali, molte
> delle quali europee, che si combattono "per interposta persona" per la
> conquista delle risorse. Lei non se n'è accorto?
>
> La scrittrice sudafricana Nadine Gordimer (pag.64) le ha detto che la
> globalizzazione è un fenomeno che finora sta beneficiando solo i vertici e
> anche Zanotelli le ha parlato delle "distorsioni della globalizzazione"
> (pag. 21) e dei pericoli degli accordi NAFTA per l'Africa. Non lo
> dimentichi quando incontrerà in sedi italiane ed europee industriali ed
> economisti.
>
> "L'Africa,"- lei scrive a pag. 54- "la sua economia come la sua vita
> civile, sono strangolate dal debito verso i paesi esteri".
>
> Su questo argomento mi sembra che una breve poesia di Pedro Casaldàliga
> pubblicata su CEM/Mondialità (Dossier Aprile 2000) dia tutte le risposte:
>
>
>
>
> Quando ci pagheranno l'oro,
> la foresta, il sangue
> la pace e il futuro
> che ci hanno strappato?
> Pagare il debito estero
> è morire,
> e noi vogliamo vivere!
> "Non ucciderai",
> non riscuoterai
> debiti mortali.
> Pagheremo, certo,
> tutti insieme,
> l'unico debito dell'amore.
> E saremo una sola famiglia,
> la famiglia umana di Dio.
>
>
>
> A pag. 58 lei scrive "Ai cinici e agli egoisti si dovrebbero squadernare i
> problemi che, per le nostre floride economie, possono provocare flussi
> emigratori eccezionali o il diffondersi anche in Europa di malattie
> mortali".Insomma, una specie di invito all'Europa a fare qualcosa per
> l'Africa non tanto per un senso di giustizia verso gli africani quanto per
> evitare che ci sommergano con le loro persone (immigrazione) e con le loro
> malattie (AIDS).
>
> Un po' riduttivo come progetto, non le pare? Anche perché per assicurarci
> un futuro tranquillo non basterà pensare ai mali dell'Africa, infatti, per
> evitarle ulteriori spiacevoli sorprese, la informo che anche in Asia e in
> America Latina si soffre e si muore per fame, guerre e malattie.
>
> Quello che occorre è un cambiamento planetario del modello economico
> attuale che non sia governato dalla legge del massimo profitto. Insomma
una
> globalizzazione della giustizia.
>
> Mercoledì 14 giugno 2000 è apparso su "Il Manifesto" un articolo di Jean
> Chesneaux intitolato "I Cecchini del Globo"; nel sottotitolo si leggeva
> questa frase "Il modello di sviluppo dei paesi ricchi sta rendendo
> invivibile l'ambiente. Il nord deve pagare il prezzo delle proprie scelte
> per offrire al sud un'altra via d'uscita alla miseria e non vendere
> permessi di inquinare".Secondo Chesneaux "Bisogna soprattutto riflettere
> sulla nuova responsabilità degli stati di fronte alla situazione ecologica
> mondiale
>
> ma troppo spesso (gli stati)indugiano e adottano strategie dilatorie, con
> lo scopo di mettersi d'accordo con le forze economiche dominanti".
>
>
>
> On. Veltroni, pensi ad esempio alla Fiat, multinazionale italiana,
> coinvolta nella produzione delle armi e per la quale il parlamento
italiano
> ha scodellato una "splendida" legge sulla rottamazione delle auto.
Ricordi,
> dopo questo libro, lei queste cose non deve farle più!
>
> Tornando alle parole di Chesneaux sembra quindi che le responsabilità
delle
> sofferenze di tre quarti dell'umanità non risiedano nella momentanea
> "indisposizione" di Dio ma piuttosto nelle scelte, spesso freddamente
> consapevoli, fatte da quel quarto di umanità ricca al quale anche io e lei
> apparteniamo.
>
> Se vogliamo invertire una tendenza, il nostro compito non è da poco.
>
>
>
> Cordiali saluti. Marcella Morelli, Insegnante in pensione
>
>
>
> Faenza, 27 settembre 2000
>
> Via Giuliano da Maiano 13- 48018 Faenza
>
>