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Africanews Settembre 2000 - Sud Africa: Petrolio e cannoni



AFRICANEWS - Versione Italiana
Nr.29  - SETTEMBRE  2000


Sud Africa
Petrolio e cannoni
di James Brew


Il Sud Africa vende all'Arabia Saudita cannoni G-6 semoventi per un
valore, scontato, di un miliardo e mezzo di dollari. L'Arabia Saudita
paga in petrolio, a prezzo  scontato, e promette di costruire una
raffineria in Sud Africa. Un impianto che, guarda  caso, al Sud Africa
non serve, in quanto ne ha gia' quattro.





Il Sud Africa ha fiducia di assicurarsi un affare da otto miliardi di
rand di forniture d'armamenti all'Arabia Saudita. L'affare comporta
anche la prospettiva di petrolio meno caro, partecipazioni industriali
milionarie e migliaia di posti di lavoro. I sistemi integrati
d'artiglieria che vogliono comprare i Sauditi comprendono settantotto
cannoni G-6 ad alta mobilita' e semoventi. Il G-6 e' uno dei piu'
sofisticati sistemi d'artiglieria del mondo ed offre la piu' alta
potenzialita' di vendita per il Sud Africa. Le autorita' sudafricane
non aprono bocca su questo affare e Flip Botha, il vice direttore
della Denel, fabbrica statale produttrice di armi, si limita ad
affermare di essere estremamente ottimista sul conto di una positiva
conclusione.

La Denel viene riconosciuta come la piu' grossa esportatrice di
manufatti del Sud Africa, ma, nonostante questo, la sua fetta nel
comparto globale mondiale delle vendite di armamenti si limita a meno
dello 0,5%. La Denel ha anche confermato che l'India ha espresso
interesse all'acquisto di un considerevole numero di cannoni G-6 e nei
prossimi mesi anche il Kuwait potrebbe accettare un'offerta e
acquistarne trentasei. Nel 1997 il Sud Africa blocco' la
finalizzazione di vendite a questi due paesi a causa di indiscrezioni
trapelate sui media, dopo che gli acquirenti avevano insistito che si
mantenesse la totale segretezza. Anche le pressioni degli Stati Uniti,
i maggiori fornitori di armi all'Arabia Saudita, pare abbiano giocato
un ruolo importante nell'annullamento dell'affare.

Ora le trattative sono di nuovo in pista e le autorita' sudafricane
sembrano meno preoccupate dalle indiscrezioni. Le forti tensioni
politiche comuni al Medio Oriente e all'Asia sono state alla base del
successo delle vendite di armi negli anni passati, con il volume degli
affari che rispecchiava i conflitti del mondo.
L'Arabia Saudita e' a tutt'oggi il maggior importatore mondiale di
armamenti, ma secondo Malik Patel, analista di affari militari, se
questo mega-accordo dovesse fallire e' per via delle pressioni
americane, in quanto sono loro i maggiori fornitori di armamenti
all'Arabia Saudita.

I dati forniti dalla Commissione Nazionale di Controllo sulle Armi
Convenzionali indicano che l'Algeria, lacerata dai conflitti, ha preso
il posto dell'India come maggior importatore di armamenti del Sud
Africa. Gli acquisti da parte di questi due paesi hanno costituito
circa il 50% delle vendite totali di armi dell'anno scorso, ammontanti
a 1,09 miliardi di rand. Ora, profilandosi l'affare di cui si parla,
questi due paesi sono destinati ad essere messi nell'ombra dai Sauditi
che hanno speso piu' di sessanta miliardi di rand all'anno in acquisti
di armi nel periodo in cui il prezzo del petrolio era basso.
Attualmente col prezzo del petrolio a livelli record la fame dei
Sauditi per gli armamenti ci si aspetta che cresca.

Negli ultimi cinque anni le importazioni annuali sudafricane di
greggio dai paesi del Medio Oriente e' salita vertiginosamente da 8,6
a 62 milioni di barili, soprattutto a spese dell'Iran che per molti
decenni e' stato il fornitore principale del Sud Africa. Anche le
importazioni dal Kuwait, Emirati ed Iraq sono scese pero' negli ultimi
due anni, in concomitanza con la spinta di interesse verso il greggio
saudita. Una fonte al Dipartimento delle Miniere e dell'Energia del
Sud Africa afferma che il paese sta comprando molto piu' greggio di
prima dai sauditi e si augura che cio' venga utile per negoziare
prezzi migliori.

Gli automobilisti ed i consumatori sudafricani sono stati colpiti
dalla crescita del prezzo dei carburanti che ha anche fatto salire
l'inflazione e cio', insieme ad una eccezionale caduta del rand,
rendera' al governo piu' difficile rispettare gli obiettivi
sull'inflazione. Inoltre, il Dipartimento delle Miniere e
dell'Energia, si augura che un'indagine condotta dai paesi dell'unione
doganale riguardo la correttezza nella determinazione dei prezzi dei
carburanti possa consentire di recuperare alcuni centesimi, da far
riconfluire nelle tasche degli automobilisti sotto pressione.

L'indagine dovrebbe essere completata entro la meta' dell'anno. I dati
riguardanti le importazione sudafricane di greggio riflettono un altro
spostamento significativo verso nuovi partner commerciali del
continente africano. La Nigeria e' il terzo fornitore del Sud Africa
con importazioni che sono salite l'anno scorso fino a otto milioni di
barili, mentre anche le importazioni dall'Angola sono cresciute
significativamente nello stesso arco di tempo. Questi nuovi
riferimenti nell'acquisto di greggio del Sud Africa sono stati
interpretati, da certe fonti, come i primi tentativi del governo di
andare verso la creazione di una societa' petrolifera costituita da un
certo numero di produttori di greggio africani.

Queste stesse fonti sostengono che da tempo ci si aspetta la creazione
di un blocco unico di produttori e consumatori dell'Africa
Meridionale. Il governo sudafricano, infatti, sta prendendo in
considerazione la recente lettera del presidente nigeriano Olusegun
Obasanjo al presidente Thabo Mbeki nella quale si invoca una maggiore
cooperazione nel settore petrolifero fra i due paesi. La prospettiva
di un mercato petrolifero piu' conveniente per il Sud Africa e di
un'apertura alla sua produzione di armamenti fornira' certamente la
tanto necessaria spinta di cui ha bisogno l'economia. Ma, gruppi
lobbistici contrari agli armamenti si stanno gia' attivando contro le
vendite all'Arabia Saudita e alla Cina, paesi conosciuti per il loro
scarso riconoscimento dei diritti umani.

Il Comitato Nazionale per il Controllo delle Armi Convenzionali, il
massimo organo decisionale per le esportazioni di armamenti, si
adopera per assicurarsi che il commercio sudafricano di armi sia
adeguatamente controllato e gestito in modo responsabile sulla base
del rispetto dei diritti umani. Ogni potenziale transazione avente per
oggetto gli armamenti passa attraverso un'analisi in tre fasi che deve
essere approvata dal NCACC.

Innanzitutto il produttore di armamenti deve ottenere un permesso
commerciale, operazione che richiede un procedimento relativamente
semplice in quanto l'NCACC  lo puo' negare solo qualora il potenziale
compratore sia nella lista nera delle Nazioni Unite oppure l'esercito
consideri troppo delicato il trasferimento di tecnologia. Il secondo
passo costituisce, viceversa, una vera e propria barriera. Infatti,
qualora un altro paese manifesti interesse, la societa' sudafricana
deve fare richiesta di un permesso di contratto e cio' non significa
aggiudicarsi il contratto in quanto generalmente a questo punto deve
negoziare tutto un insieme di dettagli, mentre il potenziale cliente
puo' sempre negoziare con diversi offerenti. Il conferimento di un
permesso contrattuale comporta che un comitato di politici, in
rappresentanza del governo sudafricano e presieduto da un ministro che
non ha nessun interesse funzionale nell'industria degli armamenti,
consideri l'intero spettro delle implicazioni politiche, economiche e
commerciali e dia autorizzazione alla societa' interessata.

Il governo sudafricano, guidato dall'ANC (African National Congress)
ha siglato diversi accordi ed ha partecipato a diverse iniziative
multilaterali nell'ambito degli armamenti a distruzione massiva,
convenzionali e delle mine terrestri. Il Sud Africa fa di tutto per
mantenere il proprio ruolo di crociato morale, ma non puo', nel
contempo, disattendere i bisogni economico-strategici della sua
industria degli armamenti.

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