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Africanews italiano Giugno 2000 Sommario/Editoriale
AFRICANEWS - Versione Italiana
Nr.27 - GIUGNO 2000
SOMMARIO
A Guinea Equatoriale: Dall'erba al petrolio
B Sud Africa: Il passato resiste in miniera
C Zambia: Invasione di commercianti
D Tanzania: Lago Tanganika in pericolo
E Burundi: Colloqui di pace: il fattore Mandela
EDITORIALE
Il ventisettesimo numero di Africanews in lingua italiana affronta
alcuni temi economici africani. Non si tratta naturalmente della
sconcertante "new economy" e neppure della economia informale o
popolare, quella dei mercatini, che nell'Africa subsahariana fa
sopravvivere almeno il 90 per cento dei suoi abitanti. Gli articoli
descrivono situazioni economiche che nascono, come l'industria
petrolifera in Guinea equatoriale o che tramontano come quella
mineraria in Sud Africa, ma in entrambi i casi la popolazione subisce
i danni dove ci sono e non partecipa ai vantaggi quando questi
esistono.
La Guinea equatoriale, ex colonia spagnola grande come la Lombardia,
ma con poco piu' di mezzo milione di abitanti, s'e' scoperta ricca di
petrolio: una produzione che ha toccato sinora i 100.000 barili al
giorno. Cio' significa anche un introito di 1000 miliardi di lire.
Purtroppo i proventi dell'oro nero vanno a riempire i forzieri privati
e lo Stato, secondo il ministro delle risorse minerarie, ne riceve
modesti benefici. In ogni caso nessuna popolazione africana ha visto
migliorare il proprio tenore di vita grazie al petrolio, o diamanti o
cobalto, estratti dalla sua terra. Anzi ,sovente la gente deve
abbandonare certe zone per fare spazio alle infrastrutture necessarie
allo sfruttamento minerario.
Se la Guinea equatoriale si vede baciata dal dono di nuove scoperte
minerali, il Sud Africa guarda con nostalgia al passato. Il colosso
economico del continente che sino ad una decina di anni fa, ricavava
dall'estrazione dell'oro il 50% delle entrate valutarie, ora vede il
mercato penalizzare il prezzo del prezioso metallo e le prospettive di
estrazioni ridursi drasticamente. Da oltre un secolo questa terra ha
dato oro e ricchezza alle imprese possedute dai bianchi, adesso che la
vena si e' impoverita i capitali partono per acquistare fuori dal Sud
Africa giacimenti minerali piu' fruttuosi. La conseguenza logica e
spietata e' una riduzione impressionante dei lavoratori del settore. E
la flessibilita' in Africa e' una parola quasi sconosciuta: se perdi
il lavoro o hai un pezzetto di terra da coltivare o devi sperare che
qualcun altro porti a casa uno stipendio. La fame e' sempre in
agguato.
Dalla Zambia niente di nuovo, si potrebbe dire. E cioe' i commercianti
locali sono insorti contro l'invasione di colleghi stranieri,
soprattutto orientali con i cinesi in testa. E' una sorta di
globalizzazione tra i poveri che pero' scardina il tessuto sociale
piu' importante in Africa: il piccolo commercio. In moltissimi paesi
del continente gli asiatici hanno praticamente in mano ogni forma di
compravendita e non sono ben visti dalla popolazione locale. In Zambia
si puo' quindi capire come questo afflusso venga considerato peggio di
una invasione di cavallette.
Il problema del lago Tanganika e' di natura ecologica, ma direttamente
collegato con l'economia. Questa massa d'acqua, grande quasi dieci
volte il lago di Garda, serve ben cinque stati nazionali e il suo
sfruttamento e' davvero enorme. Per fortuna certi problemi vengono ora
affrontati con sufficiente tempestivita' e cosi' sono stati elaborati
programmi che tendono alla educazione ambientale di certi strati della
popolazione.
Nell'articolo conclusivo si parla del carisma di Nelson Mandela, che
nessuno metteva in dubbio, ma che ancora una volta sta dimostrando la
sua validita' in Burundi dove gli hutu (85% della popolazione) cercano
un posto al sole e una pace duratura con la minoranza tutsi che da
secoli li domina. Forse ora Mandela riuscira' a riequlibrare una
situazione assurda sotto ogni profilo.
Africanews staff italiano
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