C'è qualcosa che non funziona....Achille Variati 1 ottobre 2008



MIGLIAIA DI PERSONE INDICONO IL REFERENDUM SUL DAL MOLIN
Stampa la pagina  
Il sindaco di vicenza, achille variati[Paolo Cacciari • 02.10.08] Domenica 5 ottobre a Vicenza si vota comunque. Cinquantatrè erano le sedi di seggio previste, cinquantatrè saranno aperte dalla mattina alla sera. Se non dentro le scuole, fuori, con strutture mobili. A volerlo i comitati, le associazioni, il movimento contro la nuova base militare statunitense.

Domenica 5 ottobre a Vicenza si vota comunque. Cinquantatrè erano le sedi di seggio previste, cinquantatrè saranno aperte dalla mattina alla sera. Se non dentro le scuole, fuori, con strutture mobili. A volerlo i comitati, le associazioni, il movimento contro la nuova base militare statunitense.

Non chiamatelo «autogestito»:
sarà referendum vero, con scrutatori e verbalizzatori. Dei «consigli di [questo] stato» non sappiamo che farcene - grida la gente. A confermarlo il sindaco Achille Variati e tutta la giunta, in piazza dei Signori in una notte indimenticabile, quella di ieri, di fronte ad «un pubblico numeroso come non si vedeva da decenni». Dopo ore di incertezza, rabbia e tensione, «migliaia di persone si sono radunate in piazza dei Signori ieri sera dopo un tam tam spontaneo avvenuto a poche ore dalla sentenza del Consiglio di Stato. La folla trabocca in piazza Biade e in piazzetta Palladio […]. Una cosa è certa: si registra una partecipazione inedita per consistenza. Si contano poche bandiere, ma tantissime famiglie. Anziani e studenti pigiati l’uno accanto all’altro. La manifestazione è unitaria, e si vede». A scrivere questi resoconti non è l’ufficio stampa del presidio, ma il principale quotidiano locale in edicola oggi di proprietà della Confindustria, Il Giornale di Vicenza, da sempre schierato a favore del business americano. Non meno sorpresa la cronaca de Il Gazzettino: «La città ha reagito immediatamente alla beffa di veder svanire il referendum […] l’indignazione di quella parte della città si è quindi riversata per le vie del centro».

il sindaco di vicenza, achille variatiA Vicenza in questi due ultimi anni è successo qualcosa di cui pochi ancora si rendono conto. Un moto popolare che, a partire dall’enormità della pretesa di trasformare la città in una piattaforma logistica militare, ha acquisito - nel pratico svolgimento della vertenza - coscienza di sé come comunità e condiviso competenze, saperi, volontà. L’editto con cui Prodi da Budapest, il 16 gennaio 2007, aveva ceduto agli Usa l’aeroporto civile Dal Molin aveva già segnato con precisione la distanza che separa questa comunità dal potere politico. Ora l’ordinanza del Consiglio di Stato che «interrompe» l’iter della consultazione referendaria a pochi giorni dal suo svolgimento conferma i fondamenti a-democratici delle istituzioni statali.

Nelle motivazioni, la consultazione popolare viene bollata come «inutile». Il fatto nuovo è che a queste protervie Vicenza ha, fino ad ora, trovato al suo interno le risorse per reagire in modo intelligente; prima «impadronendosi» delle elezioni eleggendo sindaco un «democratico disubbidiente», ora appropriandosi di una consultazione referendaria che renderà comunque protagonisti diretti i cittadini. Come dire: la democrazia siamo noi.

Il pericolo è che a questo governo sembra non interessare nulla la competizione sul piano della democrazia: il registro che usa per acquisire consensi è il dispotismo, l’affermazione dall’alto e con la forza della propria autorità decisionista. Per questo motivo lo scontro in atto a Vicenza non è solo emblematico di ciò che sta avvenendo in Italia, ma è concretamente decisivo. Il fatto che paladini della democrazia parlamentare come Veltroni e Di Pietro o federalisti e autonomisti come quelli della Lega non abbiano posto il Dal Molin in testa alla loro agenda, dimostra che parliamo di due idee di democrazia diverse.

Lo ha detto anche Variati, molto lucidamente e con grande inquietudine: «C’è qualcosa che non funziona. Quando tanta gente si raduna in piazza per chiedere ascolto e viene imbavagliata, il dovere di un sindaco è di essere cittadino tra i cittadini. Perciò domenica andrò a votare nel mio seggio e mi adopererò perché lo possano fare tutti i cittadini».

Achille - così ormai è chiamato da tutti - non si limita a proclamare il diritto ad esprimere le proprie opinioni, vuole che tutti lo possano fare con cognizione e, in un silenzio surreale, legge in piazza alcuni passi dell’ordinanza del Consiglio di Stato: «La consultazione appare inutile ove si volesse assumere una connotazione patrimoniale. Non occorrono sondaggi per accertare la volontà positiva di ogni cittadino di accrescere il patrimonio del Comune al pari di quanto potrebbe verificarsi se si proponesse un quesito su un ipotetico vantaggio individuale o collettivo». Incredibile. Il silenzio della piazza si rompe: «Vergogna!».

Paolo Cacciari

Fonte: «
Carta»



Scopri il Blog di Yahoo! Mail: trucchi, novità, consigli... e anche la tua opinione!