Manifesto degli scienziati antirazzisti 2008



Manifesto degli scienziati antirazzisti 2008

Capire le differenze, valorizzare le diversità
Di razza ce n’è una sola. Quella umana

In occasione del 70° anniversario della promulgazione delle leggi
razziali, avvenuta nella Tenuta di San Rossore il 5 settembre 1938 dal re
d’Italia Vittorio Emanuele III, abbiamo voluto smontare l’architettura
tanto accurata quanto infame che fu posta dal regime fascista a sostegno
del razzismo e dell’antisemitismo italiano. È con questa intenzione che ho
chiesto al prof. Marcello Buratti di coordinare la stesura di un
“Manifesto degli scienziati antirazzisti”, specularmene opposto a quello
del 1938, riportato qui di seguito e accompagnato da firme autorevoli e
prestigiose.

Sono certo che cittadini, giovani, donne e uomini di cultura, operatori
sociali, rappresentanti delle istituzioni, condividendo il significato
dell’iniziativa vorranno aderire aggiungendo di seguito i loro nomi.

Claudio Martini
Presidente Regione Toscana

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il manifesto
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I. Le razze umane non esistono. L’esistenza delle razze umane è
un’astrazione derivante da una cattiva interpretazione di piccole
differenze fisiche fra persone, percepite dai nostri sensi, erroneamente
associate a differenze “psicologiche” e interpretate sulla base di
pregiudizi secolari. Queste astratte suddivisioni, basate sull’idea che
gli umani formino gruppi biologicamente ed ereditariamente ben distinti,
sono pure invenzioni da sempre utilizzate per classificare arbitrariamente
uomini e donne in “migliori” e “peggiori” e quindi discriminare questi
ultimi (sempre i più deboli), dopo averli additati come la chiave di tutti
i mali nei momenti di crisi.

II. L’umanità, non é fatta di grandi e piccole razze. È invece, prima di
tutto, una rete di persone collegate. È vero che gli esseri umani si
aggregano in gruppi d’individui, comunità locali, etnie, nazioni, civiltà;
ma questo non avviene in quanto hanno gli stessi geni ma perché
condividono storie di vita, ideali e religioni, costumi e comportamenti,
arti e stili di vita, ovvero culture. Le aggregazioni non sono mai rese
stabili da DNA identici; al contrario, sono soggette a profondi mutamenti
storici: si formano, si trasformano, si mescolano, si frammentano e
dissolvono con una rapidità incompatibile con i tempi richiesti da
processi di selezione genetica.

III. Nella specie umana il concetto di razza non ha significato biologico.
 L’analisi dei DNA umani ha dimostrato che la variabilità genetica nelle
nostra specie, oltre che minore di quella dei nostri “cugini” scimpanzé,
gorilla e orangutan, è rappresentata soprattutto da differenze fra persone
della stessa popolazione, mentre le differenze fra popolazioni e fra
continenti diversi sono piccole. I geni di due individui della stessa
popolazione sono in media solo leggermente più simili fra loro di quelli
di persone che vivono in continenti diversi. Proprio a causa di queste
differenze ridotte fra popolazioni, neanche gli scienziati razzisti sono
mai riusciti a definire di quante razze sia costituita la nostra specie, e
hanno prodotto stime oscillanti fra le due e le duecento razze.

IV. È ormai più che assodato il carattere falso, costruito e pernicioso
del mito nazista della identificazione con la “razza ariana”, coincidente
con l’immagine di un popolo bellicoso, vincitore, “puro” e “nobile”, con
buona parte dell’Europa, dell’India e dell’Asia centrale come patria, e
una lingua in teoria alla base delle lingue indo-europee. Sotto il profilo
storico risulta estremamente difficile identificare gli Arii o Ariani come
un popolo, e la nozione di famiglia linguistica indo-europea deriva da una
classificazione convenzionale. I dati archeologici moderni indicano, al
contrario, che l’Europa è stata popolata nel Paleolitico da una
popolazione di origine africana da cui tutti discendiamo, a cui nel
Neolitico si sono sovrapposti altri immigranti provenienti dal Vicino
Oriente. L’origine degli Italiani attuali risale agli stessi immigrati
africani e mediorientali che costituiscono tuttora il tessuto perennemente
vivo dell’Europa. Nonostante la drammatica originalità del razzismo
fascista, si deve all’alleato nazista l’identificazione anche degli
italiani con gli “ariani”.

V. È una leggenda che i sessanta milioni di italiani di oggi discendano da
famiglie che abitano l’Italia da almeno un millennio. Gli stessi Romani
hanno costruito il loro impero inglobando persone di diverse provenienze e
dando loro lo status di cives romani. I fenomeni di meticciamento
culturale e sociale, che hanno caratterizzato l’intera storia della
penisola, e a cui hanno partecipato non solo le popolazioni locali, ma
anche greci, fenici, ebrei, africani, ispanici, oltre ai cosiddetti
”barbari”, hanno prodotto l’ibrido che chiamiamo cultura italiana. Per
secoli gli italiani, anche se dispersi nel mondo e divisi in Italia in
piccoli Stati, hanno continuato a identificarsi e ad essere identificati
con questa cultura complessa e variegata, umanistica e scientifica.

VI. Non esiste una razza italiana ma esiste un popolo italiano. L’Italia
come Nazione si é unificata solo nel 1860 e ancora adesso diversi milioni
di italiani, in passato emigrati e spesso concentrati in città e quartieri
stranieri, si dicono e sono tali. Una delle nostre maggiori ricchezze, é
quella di avere mescolato tanti popoli e avere scambiato con loro culture
proprio “incrociandoci” fisicamente e culturalmente. Attribuire ad una
inesistente “purezza del sangue” la “nobiltà” della “Nazione” significa
ridurre alla omogeneità di una supposta componente biologica e agli
abitanti dell’attuale territorio italiano, un patrimonio millenario ed
esteso di culture.

VII. Il razzismo é contemporaneamente omicida e suicida. Gli Imperi sono
diventati tali grazie alla convivenza di popoli e culture diverse, ma sono
improvvisamente collassati quando si sono frammentati. Così é avvenuto e
avviene nelle Nazioni con le guerre civili e quando, per arginare crisi le
minoranze sono state prese come capri espiatori. Il razzismo é suicida
perché non colpisce solo gli appartenenti a popoli diversi ma gli stessi
che lo praticano. La tendenza all’odio indiscriminato che lo alimenta, si
estende per contagio ideale ad ogni alterità esterna o estranea rispetto
ad una definizione sempre più ristretta della “normalità”. Colpisce quelli
che stanno “fuori dalle righe”, i “folli”, i “poveri di spirito”, i gay e
le lesbiche, i poeti, gli artisti, gli scrittori alternativi, tutti coloro
che non sono omologabili a tipologie umane standard e che in realtà
permettono all’umanità di cambiare continuamente e quindi di vivere.
Qualsiasi sistema vivente resta tale, infatti, solo se é capace di
cambiarsi e noi esseri umani cambiamo sempre meno con i geni e sempre più
con le invenzioni dei nostri “benevolmente disordinati” cervelli.

VIII. Il razzismo discrimina, nega i collegamenti, intravede minacce nei
pensieri e nei comportamenti diversi. Per i difensori della razza italiana
l’Africa appare come una paurosa minaccia e il Mediterraneo è il mare che
nello stesso tempo separa e unisce. Per questo i razzisti sostengono che
non esiste una “comune razza mediterranea”. Per spingere più indietro
l’Africa gli scienziati razzisti erigono una barriera contro “semiti” e
“camiti”, con cui più facilmente si può entrare in contatto. La scienza ha
chiarito che non esiste una chiara distinzione genetica fra i Mediterranei
d’Europa (Occidentali) da una parte gli Orientali e gli Africani
dall’altra. Sono state assolutamente dimostrate, dal punto di vista
paleontologico e da quello genetico, le teorie che sostengono l’origine
africana dei popoli della terra e li comprendono tutti in un’unica razza.

IX. Gli ebrei italiani sono contemporaneamente ebrei ed italiani. Gli
ebrei, come tutti i popoli migranti ( nessuno é migrante per libera scelta
ma molti lo sono per necessità) sono sparsi per il Mondo ed hanno fatto
parte di diverse culture pur mantenendo contemporaneamente una loro
identità di popolo e di religione. Così é successo ad esempio con gli
Armeni, con gli stessi italiani emigranti e così sta succedendo con i
migranti di ora: africani, filippini, cinesi, arabi dei diversi Paesi ,
popoli appartenenti all’Est europeo o al Sud America ecc. Tutti questi
popoli hanno avuto la dolorosa necessità di dover migrare ma anche la
fortuna, nei casi migliori, di arricchirsi unendo la loro cultura a quella
degli ospitanti, arricchendo anche loro, senza annullare, quando é stato
possibile, né l’una né l’altra.

X. L’ideologia razzista é basata sul timore della “alterazione” della
propria razza eppure essere “bastardi” fa bene. È quindi del tutto cieca
rispetto al fatto che molte società riconoscono che sposarsi fuori,
perfino con i propri nemici, è bene, perché sanno che le alleanze sono
molto più preziose delle barriere. Del resto negli umani i caratteri
fisici alterano più per effetto delle condizioni di vita che per selezione
e i caratteri psicologici degli individui e dei popoli non stanno scritti
nei loro geni. Il “meticciamento” culturale é la base fondante della
speranza di progresso che deriva dalla costituzione della Unione Europea.
Un’Italia razzista che si frammentasse in “etnie” separate come la
ex-Jugoslavia sarebbe devastata e devastante ora e per il futuro.

Le conseguenze del razzismo sono infatti epocali: significano perdita di
cultura e di plasticità, omicidio e suicidio, frammentazione e implosione
non controllabili perché originate dalla ripulsa
indiscriminata per chiunque consideriamo “altro da noi”.

Enrico Alleva, Docente di Etologia, Istituto Superiore di Sanità, Roma
Guido Barbujani, Docente di Genetica di popolazioni, Università Ferrara
Marcello Buiatti, Docente di Genetica, Università di Firenze
Laura dalla Ragione, Psichiatra e psicoterapeuta, Perugia
Elena Gagliasso, Docente di Filosofia e Scienze del vivente, Università La
Sapienza, Roma
Rita Levi Montalcini, Neurobiologa, Premio Nobel per la Medicina
Massimo Livi Bacci, Docente di demografia, Università di Firenze
Alberto Piazza, Docente di Genetica Umana, Università di Torino
Agostino Pirella, Psichiatra, co-fondatore di Psichiatria democratica, Torino
Francesco Remotti, Docente di Antropologia culturale, Università di Torino
Filippo Tempia, Docente di Fisiologia, Università di Torino
Flavia Zucco, Dirigente di Ricerca, Presidente Associazione Donne e
Scienza, Istituto di Medicina molecolare, CNR , Roma

http://www.regione.toscana.it/regione/multimedia/RT/documents/1215171904894_Manifesto_antirazzista_2008.pdf

per firmare:
http://www.regione.toscana.it/regione/opencms/RT/sito-RT/MenuUtility/SanRossore-Firma-Manifesto-Antirazzismo


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«E' ora quindi che parliate tutti voi che amate la libertà, tutti voi che
amate il diritto alla felicità, tutti voi che amate dormire immersi nel
vostro privato sogno, è ora che parliate o maggioranza muta! Prima che
arrivino per voi»

Primo Levi