Burundi, Amnesty: nessuna protezione contro lo stupro, né in guerra né in pace



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COMUNICATO STAMPA
CS116-2007

BURUNDI: NESSUNA PROTEZIONE CONTRO LO STUPRO, NE' IN GUERRA NE'' IN PACE

'Ho scoperto che mio marito aveva violentato nostra figlia di otto anni.
Lui stesso lo ha ammesso ma mi ha minacciata dicendo che la figlia e' sua
e che lo avrebbe rifatto quando avesse voluto...'
Madre di una vittima di stupro

Amnesty International e ACAT - Burundi (Association des Chre'tiens pour
l'Abolition de la Torture - Associazione Cristiana per l'abolizione della
tortura) chiedono al governo del Burundi di intraprendere azioni immediate
ed efficaci per proteggere le donne e le bambine dallo stupro e da altre
forme di violenza sessuale.

Sebbene lo stupro sia gravemente diffuso su tutto il territorio nazionale,
le autorita' del Burundi hanno sistematicamente mancato di prendere misure
efficaci per prevenire, perseguire e punire questi crimini. Con il
risultato che i responsabili regolarmente sfuggono ai processi e alle
condanne dello Stato e le vittime sono lasciate sole senza alcuna
protezione.

La diffusione dello stupro e di altre forme di violenza sessuale e'
particolarmente elevata in Burundi. Le bambine e le giovani donne sono
particolarmente a rischio: il 60 per cento degli stupri denunciati sono
infatti commessi contro minori.

'Oggi anche le bambine di tre anni sono vittime di stupro in Burundi' - ha
denunciato Arnaud Royer, ricercatore di Amnesty International. 'Lo stupro
e' la forma di violenza sessuale maggiormente denunciata in Burundi, e'
commesso da attori statali e non, ma sta diventando assai diffuso nello
stesso ambito della famiglia e della comunita''.

Lo stupro era un fenomeno endemico durante il conflitto armato ma continua
anche ora nonostante la fine delle ostilita'. Tra il 2004 e il 2006 circa
1346 donne all'anno hanno denunciato uno stupro o una violenza sessuale a
Medici Senza Frontiere, una media di 26 a settimana.

'Questi dati statistici sullo stupro in Burundi sono purtroppo parziali e
rappresentano solo la punta di un iceberg; infatti non includono tutte
quello donne che non possono raggiungere i presidi medici dopo essere
state violentate' - ha affermato Royer. 'Un gran numero di donne e bambine
soffre in silenzio'.

La situazione creata dall'attuale sistema giuridico per le vittime di
stupro scoraggia le donne a iniziare e perseguire un'azione legale. Il
sistema e' particolarmente carente per le donne delle zone rurali che non
sanno spesso come intraprendere un'azione legale e sono tagliate fuori da
ogni assistenza psicologica e medica, fornita in Burundi da alcune
Organizzazioni non governative.

Inoltre le donne sono stigmatizzate dalla loro comunita' per aver reso
pubblica la violenza di cui sono state vittima. Le testimonianze raccolte
da Amnesty International e dall'ACAT sono concordi nell'affermare che la
vittima di stupro e' generalmente emarginata dalla comunita' e anche la
sua posizione all'interno della famiglia e' notevolmente compromessa: la
donna viene derisa e umiliata e di solito ha ben poche possibilita' di
trovare un marito o un compagno.

'Parecchie donne riferiscono del senso di vergogna provato dopo lo stupro.
La convinzione prevalente nella societa' burundese e' che la colpa sia in
qualche modo della vittima, per il suo comportamento o per il modo di
vestire' - ha aggiunto il ricercatore dell'associazione.

Una donna emarginata dalla comunita' viene spesso cacciata da casa e
costretta a cavarsela da sola; in questi casi ha pochissime possibilita'
di sopperire ai suoi bisogni e vive in genere nella miseria piu' totale.
'Il governo e le comunita' locali devono sostenere le donne che sono state
vittime di stupro. La violenza contro le donne e' una violazione dei
diritti umani e non puo' essere tollerata. Lo stupro e' un crimine e i
responsabili vanno assicurati alla giustizia e alle donne offerti aiuto e
risarcimento' - ha concluso Royer.

FINE DEL COMUNICATO
Roma, 17 ottobre 2007

Il rapporto completo 'No Protection from Rape in War and Peace' e'
disponibile su: http://web.amnesty.org/library/index/engafr160022007

Per ulteriori informazioni, approfondimenti e interviste:
Amnesty International Italia - Ufficio stampa
Tel. 06 4490224 - cell. 348-6974361, e-mail: press at amnesty.it



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