Elezioni in Congo: dove sono finiti gli osservatori italiani?



Elezioni in Congo: dove sono finiti gli osservatori
italiani?

I 60 italiani che si recati in Congo in qualità di
osservatori durante il voto non ci hanno più fatto
sapere nulla sulla lista nonostante prima e durante la
loro partenza ci avessero garantiti uno o più
bollettini al giorno.

Dell’entusiasmo poi manifestato non ci hanno dato né
conferma né smentita. Dal canto loro, gli osservatori
di altri paesi hanno espresso preoccupazioni sulla
validità delle operazioni elettorali parlando del
“caos generalizzato nei centri di conteggio”. Infatti
in un’agenzia di Associated Press del 10 agosto
scorso, Anneke Van Wounderberg di Human Right Watch
faceva notare che era “possibile un’importante frode”.
Inoltre gli osservatori hanno denunciato le
restrizioni subite durante il loro lavoro ma anche per
l’insicurezza nei centri di spoglio. La stessa AP
faceva notare anche che i dubbi sulle elezioni
potrebbero servire d’alibi ad una nuova guerra se si
pensa che molti candidati alla preseidenziali sono ex
ribelli che conservano intatte le proprie milizie.
L’ONG americano Carter center che ha garantito la
propria presenza prima, durante e dopo il voto parla
invece di schede elettorali lasciate incustodite e
dell’incendio divampato un un importantissimo centro
di conteggio a Kinshasa. 

La stampa di Kinshasa

Per  Le phare: “Ecco dove ci porta il progetto
democratico pilotato a colpi di milioni di Euro dalla
comunità internazionale. Progetto che ha reso
possibile una spesa di 420 millioni di euro spesi per
lo più nel vecchio continente a favore solo ditte
europee”. E’ vero sono soldi dei contribuenti
occidentali! Nello stesso articolo di Le phare del 7
agosto Kenge Mulengeshayi, riferendosi anche a
Tshisekedi (presidente dell’UDPS, partito politico a
cui è stato impedito di presentare candidati alle
elezioni presidenziali e legislative) aggiunge: “ecco
la lezione di democrazia che intende impartirci
l’Occidente civilizzatore, si escludono gli uni e sene
fabbricano altri”. 

Ad ogni modo l’entusiamo per un miglior Congo dopo le
elezioni, cui facevano riferimento stampa e
osservatori europei non traduceva il vero stato
d’animo della maggioranza dei Congolesi piuttosto
preoccupati di bloccare almeno in parte e con scarsi
mezzi a disposizione il progetto elettorale dal fine
ormai palese di fare vincere Kabila anche se dovesse
in realtà perdere le elezioni. Questa la chiave
lettura il sorprendente exploit di Jean Pierre Bemba
che fino a ieri godeva di una popolarità pari quasi a
zero.

 Infatti molti sono preoccupati per la validità stessa
di queste elezioni in quanto l’imbroglio si era
consumato già al momento delle candidature con
l’esclusione di Etienne Tshisekedi che, se gli fosse
stato permesso di presentarsi ad elezioni veramente
trasparenti avrebbe stravinto già al primo turno.
L’imbroglio poi è continuato durante il voto con la
storia delle schede. Milioni di schede stampat in
sovranumero che neanche Malu Malu è riuscito a
giustificare. Elettori che si presentavano per votare
e che apprendevano che avevano già votato. Per la
verità qualcun altro aveva votato al posto loro.
Schede con voti espressi ritrovate nelle discariche
improvvisate. Ex militari per lo più ruandesi in
alcune parti del territirio si sono improvvisati
agenti dell’ordine e obbligavano gli elettori a votare
per Kabila…

Queste e altre irregolarità sono state sottlineate in
vari comunicati stampa dei vari partiti che hanno
schierato i propri esponenti alle presidenziali.

Fatto sta però che tutte queste irregolarità, ritenute
sempre non abbastanza gravi da inficiare la validità
del voto, vanno a favore di Kabila che - si legge in
tutta la stampa mondiale - è il prescelto
dell’occidente.

E forse dobbiamo concludere sempre con Kenge
Mulengeshayi di Le phare che sono state delle
“elezioni per nulla in quanto dovevano giungere a
designare un vincitore nei laboratori politici e nei
salotti delle cancellerie occidentali”. Le
tergiversazioni nel proclamare l’esito servono solo a
prendere tempo per studiare il modo migliore per fare
ingoiare poco a poco per l’ennesima volta il rospo ai
Congolesi. Non si capisce quindi perché i risultati di
Kinshasa, che offre condizioni migliori di
comunicazione rispetto al resto del paese, tardano ad
essere pubblicate.



	
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