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Johannesburg no-global
- Subject: Johannesburg no-global
- From: "luisa rizzo" <lu-sa at mail.clio.it>
- Date: Thu, 22 Aug 2002 11:13:13 +0200
Johannesburg no-global http://www.ilmanifesto.it/oggi/art48.html 21 Agosto 2002 Migliaia di aderenti alle ong in Sudafrica per il controvertice sull'ambiente I promotori Mobilitati per l'occasione sindacati e associazioni, ma anche organizzazioni di donne e contadini: «Contro la povertà e le malattie» Occasioni Dopo Porto Alegre, quello sudafricano è il primo appuntamento importante per la partecipazione popolare. Attese ventimila persone al Forum internazionale MARINA FORTI A Johannesburg arrivano in questi giorni migliaia di rappresentanti di «organizzazioni non governative» (Ong), movimenti sociali, sindacati, organizzazioni di donne, di contadini senza terra, gruppi indigeni, ambientalisti. Il 23 agosto sarà ufficialmente inaugurato il Global Forum, il «forum globale» della società civile, parallelo al Vertice mondiale sullo sviluppo sostenibile (che comincia invece il 26), convocato dalle Nazioni unite dieci anni dopo il Vertice della Terra di Rio de Janeiro. Già da ieri, lunedì, nel Expo Centre della metropoli sudafricana è cominciato un «pre-summit» per formare i diversi caucus (coordinamenti) tematici. Un «villaggio» sta prendendo forma, con stand di organizzazioni e movimenti venuti da tutto il mondo. Sono in programma centinaia di conferenze e assemblee, manifestazioni e concerti. Tutto questo è stato coordinato da un «Segretariato della società civile» in cui sono rappresentate le organizzazioni sociali e i sindacati sudafricani. Il Forum non governativo è un interlocutore formale del Vertice dei governi che si riunisce 23 chilometri più a nord, nel suburbio chic di Sandton: è la prassi consolidata di ogni vertice dell'Onu, ovunque si svolga. Questo però si svolge in Sudafrica, e fa una differenza. Nel suo «Appello all'azione e alla lotta», diffuso via internet (www.worldsummit.org.za), il Coordinamento delle Ong sudafricane (Sangoco) fa appello a «far sentire le voci dei poveri del Sudafrica» durante il vertice di Johannesburg. «Dopo anni di lotta contro l'apartheid il sogno di una società libera dalla povertà, in cui tutti gli sfruttati e gli oppressi abbiano diritti umani e dignità, è lontano dall'essere realizzato. Sette anni dopo l'avvento della democrazia, vediamo crescenti disparità tra ricchi e poveri; vediamo peggiorare disoccupazione, povertà, fame, malattie e analfabetismo; aumenta la violenza contro le donne; la pandemia di Aids/Hiv si espande su un tessuto sociale debole, e a sua volta lo indebolisce; continua a peggiorare l'eco-sistema da cui dipendiamo per il nostro benessere». Il Global Forum dunque ha mobilitato la società civile organizzata sudafricana: «Per la prima volta avremo qui così tanti rappresentanti di governi e dei movimenti sociali, e tanta attenzione dei media», dice al telefono da Johannesburg Saliem Fakir, responsabile della sezione sudafricana della Iucn (Unione mondiale per la conservazione della natura). La conferenza sul razzismo, l'anno scorso a Durban, era stata una prima prova: ma il Vertice sullo sviluppo sostenibile la supera di gran lunga per dimensioni. «Per le organizzazioni sudafricane è l'occasione per stabilire contatti attraverso il mondo, collaborare con altri gruppi e movimenti emergenti - africani in primo luogo». Che tipo di dibattito si è svolto in Sudafrica in preparazione del Global Forum? Fakir, che ne è stato parte attiva, parla di un lungo processo di incontri e forum locali: «I temi dominanti sono stati la terra, la povertà, le questioni sociali come la disoccupazione, l'Aids. Il risultato è un ordine del giorno non dominato dagli ambientalisti, e forse questa è la vera particolarità del Forum sudafricano: a differenza di quello di Rio, sarà più centrato sullo sviluppo». Nell'ordine del giorno infatti troviamo il commercio mondiale, la «Nuova partnership per l'Africa» o Nepad, («verso cui tutti noi siamo molto critici»), le istituzioni internazionali che governano l'economia mondiale. E poi diritti di cittadinanza, povertà e globalizzazione, la salute, l'Aids. Molti insisteranno su pace, diritti umani, sicurezza. Altri su modelli economici alternativi. Poi , certo, l'ambiente e l'accesso alle risorse naturali. Una lunga lista di questioni: «Il problema forse è che con un menu così ampio non sarà chiaro su cosa puntare, si rischia la confusione». Ma la preparazione del Global Forum ha suscitato diverse spaccature tra le organizzazioni sociali sudafricane - ne sono un segno i ben tre cambiamenti in pochi mesi alla guida del Segretariato organizzatore. «Una parte di organizzazioni non governative che definirei l'estrema sinistra non parteciperà al Forum Globale, e accusa il coordinamento ufficiale delle Ong, il Sangoco, di essere troppo succube del governo»: è il coordinamento di organizzazioni sociali che si è scisso dal Sangoco la scorsa primavera e si è dato nome Indaba; ha annunciato che si farà sentire solo attraverso manifestazioni e picchetti - promettendo di sfidare ogni tentativo della polizia di limitare il «diritto a manifestare» - e ha rifiutato di collaborare alla registrazione elettronica del partecipanti preparata dal governo, che accusano di «schedatura». «Loro si vedono come i veri rappresentanti dello spirito di Porto Alegre in Sudafrica», spiega Saliem Fakir: «Il punto è che anche le organizzazioni aderenti al Sangoco si considerano parte dello spirito di Porto Alegre, e sono estremamente critiche verso il governo. In modo più pragmatico però hanno scelto di stare dentro al Global Forum e farne un'occasione per far sentire la nostra voce». Nel Segretariato che coordina il Global Forum c'è anche la federazione dei sindacati sudafricani, Cosatu, che le frange più critiche considerano troppo collaborativa con il governo. «Nei giorni del Forum poi ci saranno diversi programmi paralleli, dal Forum dei Popoli indigeni al Movimento dei Senzaterra che chiede la redistribuzione delle terre ai contadini neri e ha invitato Robert Mugabe a parlare alle sue manifestazioni». Mugabe? Eppure l'anno scorso, a Durban, i senzaterra sudafricani avevano preso le distanze dalla politica dello Zimbabwe, che avevamo sentito definire «populista»... «E' vero, ma nel frattempo il movimento si è molto radicalizzato. Per questo è anche nel mirino dei servizi di sicurezza, che hanno cominciato a controllare e interrogare gli attivisti più noti». Saliem Fakir è ottimista: «Ci sarà molta interazione tra realtà diverse durante il Forum. L'importante è che questo coinvolga tutti, voglio dire da tutto il mondo, Sud e Nord. E che le grandi Ong internazionali mostrino solidarietà, non si separino». Alla fine, riuscirà il Global Forum a fare pressione sui governi? «Le Ong internazionali sono ormai agguerrite, hanno la capacità e l'esperienza per fare un lavoro di lobby nei corridoi del Vertice: Greenpeace lavorerà sulle questioni dell'energia, la Iucn sul commercio e le istituzioni globali, gli Amici della Terra internazionali sulla responsabilità delle imprese transnazionali. L'importante è che mantengano sempre la comunicazione con i movimenti sociali riuniti nel Forum. E le premesse sono buone, finora abbiamo lavorato insieme». E' la vera sfida aperta a Johannesburg: «Nessuno si aspetta molto dal Vertice, in termini di impegni dei governi. Ma l'evento è importante in sé perché sarà l'occasione di una partecipazione popolare attiva e vocale. Portare allo scoperto un movimento globale in cui convive una grande diversità di approcci con obiettivi comuni. Ci faremo sentire».
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