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Chiama l'Africa per la tutela della biodiversità in Africa
- Subject: Chiama l'Africa per la tutela della biodiversità in Africa
- From: Solidarietà Network <webmaster at cipsi.it>
- Date: Wed, 5 Jun 2002 08:34:08 +0200
Campagna sulla biodiversità in Africa organismo promotore: AEFJN, una rete di laici e religiosi per la costruzione di nuovi rapporti di pace e di giustizia tra Europa ed Africa. Appello per la regolamentazione dell'accesso alle risorse biologiche in Africa Le società africane hanno sempre messo alla prova il loro spirito innovatore. Come tutte le culture umane, esse hanno sviluppato e adattato le loro conoscenze e le tecniche di base all'evoluzione delle condizioni di vita. Il periodo coloniale ha imposto dei cambiamenti di fronte ai quali le popolazioni locali non avevano alcun potere. Il 'paradigma dello sviluppo' continua ad imporre ancora oggi valori e priorità estranei a questi popoli. L'opinione pubblica comincia tuttavia a comprendere e ad affermare che nuove politiche di sviluppo devono essere analizzate e valutate in funzione dei valori e delle priorità delle diverse tradizioni culturali alle quali sono rivolte. L'obiettivo è quello di far sì che lo sviluppo contribuisca a migliorare la qualità della vita sociale, in armonia con l'ambiente, senza soffocare o annientare i mezzi di sussistenza delle popolazioni rurali. Nel corso del ventesimo secolo l'evoluzione della scienza e della tecnologia in occidente hanno subito una rapida accelerazione in tutti i campi: nei trasporti, nei sistemi informatici e nelle biotecnologie. Questa evoluzione ha notevolmente influenzato la struttura della società mondiale, i poteri politici ed economici e, soprattutto, il controllo e l'accesso alle diverse risorse biologiche, indispensabili per l'esistenza stessa delle popolazioni. Da più parti si conviene sulla necessità di preservare e di utilizzare in maniera duratura la diversità biologica per il benessere dei sistemi vitali del pianeta, da cui dipende l'umanità intera. Esistono tuttavia delle forti tendenze a rivendicare il diritto di monopolio privato sulla diversità biologica delle comunità, con l'obiettivo di assumere il controllo del mercato e di appropriarsi dei diritti e delle risorse delle comunità locali, delle popolazioni indigene e delle nazioni sovrane, attraverso un regime di Diritti di Proprietà Intellettuale (DPI) e attraverso il sistema del commercio mondiale. Questi controlli sono imposti dagli accordi del commercio mondiale e bilaterale, e presentano delle implicazioni maggiori per quanto riguarda la sicurezza alimentare locale, nazionale e regionale, per l'agricoltura e lo sviluppo rurale, così come per la salute e per l'ambiente. Uno dei principali accordi dell'Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC), l'Accordo in materia di diritti della proprietà intellettuale che riguardano il commercio (ADPIC), obbliga gli stati membri dell'OMC ad adottare sia un sistema di brevetti, sia un sistema sui generis, sia una combinazione di entrambi, al fine di proteggere le nuove varietà vegetali. Brevettando gli organismi viventi o parti di essi, gli stati concedono di fatto legalmente i diritti di controllo al monopolio privato su questi organismi e su quanto da loro derivato. In Africa i brevetti e altri tipi di diritti di proprietà intellettuale sugli organismi viventi hanno notevoli implicazioni e un forte impatto sui tradizionali mezzi di sussistenza del continente, tramandati da generazioni. La Convenzione sulla Biodiversità (CBD) riconosce l'importanza della biodiversità e sancisce il ruolo fondamentale delle comunità indigene nel preservarla. L'accordo ADPC, tuttavia, contrasta direttamente i principi di base della Convenzione, poichè formalizza la tendenza a tradurre i diritti di proprietà intellettuale in proprietà privata, individuale ed esclusiva sugli organismi viventi. Intorno a questi principi si va delineando un consenso che rende chiaro come l'attuale sistema che regola i Diritti di Proprietà Intellettuale non possa proteggere la tecnologia, le innovazioni, le pratiche e la biodiversità delle comunità locali. Questo sistema incoraggia invece la pirateria biologica e mette in atto una doppia frode: l'appropriazione della creatività, delle innovazioni, delle tecnologie delle comunità indigene - rivendicandone a sé le pratiche collettive - e la sottrazione alle comunità stesse dei benefici economici derivanti da questi prodotti. L'Africa ha bisogno di regole sui Diritti di Proprietà Intellettuale, purchè non siano orientati a privatizzare e a monopolizzare a fini commerciali i beni della comunità. Questi nuovi diritti devono riconoscere e proteggere la vita e le risorse delle comunità locali, ivi compresi i popoli indigeni e le comunità agricole. Le comunità locali continuano a preservare e a sviluppare le biodiversità, mantenendo degli ecosistemi stabili, da cui dipende la vita degli uomini e degli animali. Questo modo di vivere è considerato come una responsabilità ereditata dalle generazioni passate e da trasmettere alle generazioni future. L'Organizzazione dell'Unità Africana (OUA) (oggi Unione Africana ' UA) è consapevole della necessità di introdurre in Africa un sistema di protezione dei Diritti di Proprietà Intellettuale che sia compatibile con le regole dell'OMC riflettendo e proteggendo la formidabile diversità delle culture africane. Questo sistema permetterebbe agli africani di continuare ad evolversi, a prosperare e ad offrire all'umanità intera i benefici della preservazione e dell'utilizzazione duratura della biodiversità. L'Organizzazione dell'Unità Africana ha elaborato nel 1999 una legislazione-tipo per la protezione dei diritti delle comunità, della fitogenesi e della farmacopea locali e per la regolamentazione dell'accesso alle risorse biologiche. Essa ha invitato i 53 stati aderenti ad utilizzarla come punto di riferimento per la stesura di leggi nazionali in materia di DPI. Gli aspetti principali previsti dalla Legge Modello Africana (LMA) riguardano la tutela di precisi diritti delle comunità e degli stati : - I diritti di una comunità nei confronti delle sue risorse biologiche, delle conoscenze e delle tecniche tradizionali devono essere anteposti ai diritti derivanti dai soli interessi di individui o di imprese. - Il riconoscimento del diritto degli stati e dei popoli africani di garantire la preservazione, la valorizzazione e l'utilizzazione duratura delle proprie risorse biologiche, delle proprie conoscenze e delle tecniche tradizionali, e di controllarne l'accesso. - Il diritto delle comunità locali di accedere, utilizzare, scambiare o condividere le proprie risorse biologiche come previsto dalla legge e dalle pratiche consuetudinarie. - Il diritto degli stati africani di tutelare gli interessi dei contadini e la proprietà intellettuale delle comunità sulle risorse biologiche conformemente alla legge e alle pratiche consuetudinarie. - Il diritto di vietare la brevettabilità della vita in tutte le sue forme. Nel contesto delle prossime negoziazioni 2002 ' 2003 dell'OMC (Organizzazione Mondiale del Commercio) a Ginevra sull'Accordo in materia di diritti della proprietà intellettuale che riguardano il commercio (ADPIC) e del mandato conferito al Consiglio dell'ADPI e dalla quarta conferenza ministeriale dell'OMC che si è svolta nel Qatar nel novembre 2001, AEFJN CHIEDE CHE al summit sull'alimentazione della FAO che si terrà a Roma nel mese di giugno 2002 e al summit della Terra 2002 che si svolgerà a Johannesburg in agosto, l'Unione Europea e i governi degli stati membri garantiscano una revisione dell'art. 27.3b dell'Accordo ADPIC che si rifaccia ai principi della Convenzione sulla biodiversità, e che essi si facciano promotori del riconoscimento da parte dell'OMC delle leggi in materia di DPI dei paesi africani, leggi che si basano sulla Legge Modello Africana dell'OUA per la protezione dei diritti delle comunità locali, dei contadini e dei curatori tradizionali. QUALCHE DATO SUI BIO-BREVETTI -L'Africa ospita circa il 25% della biodiversità mondiale e costituisce una fonte rinnovabile di materie prime e di conoscenze per lo sviluppo di nuovi medicamenti, sementi, alimenti e prodotti cosmetici. -Oltre il 90% dei brevetti depositati sugli organismi viventi, provenienti da micro-organismi umani, vegetali o animali e i processi di identificazione, isolamento e trasferimento del materiale genetico sono in mano alle imprese multinazionali. -Nel 2001 le risorse mondiali destinate allo sviluppo ammontavano a circa 50 miliardi di dollari, 10 volte meno del valore annuale di tutti i prodotti derivati dalle risorse genetiche mondiali, stimati tra i 500 e gli 800 miliardi di dollari. -Esistono 918 brevetti depositati su 5 prodotti vitali di base per la sicurezza alimentare nei paesi africani : il riso, il mais, il grano, la soia e il sorgo. Le sei principali imprese agrochimiche detengono 633 dei brevetti in questione. -In Africa subsahariana l'agricoltura rappresenta tra il 30% e il 60% del Prodotto Interno Lordo e impiega fino al 60% della mano d'opera. -Sei imprese (Aventis, Dow, Du Pont, Mitani, Monsanto e Syngenta) controllano il 98% del mercato mondiale delle colture geneticamente modificate e brevettate; il 70% del mercato mondiale dei pesticidi e il 30% del mercato mondiale delle sementi. In tutta l'Africa soltanto 10 imprese controllano l'88% del mercato agrochimico. -I programmi di aggiustamento strutturale in Malawi, Uganda e Senegal hanno privatizzato i sistemi statali di rifornimento di sementi, aprendo i mercati nazionali alle imprese multinazionali. In questi paesi il 90% delle sementi coltivate derivano direttamente dai raccolti dei contadini. Vedi gli altri documenti sulla campagna nella sezione "Attività" del sito www.chiamafrica.it Sostegno ai piccoli agricoltori africani Un'azione semplice per chiedere il rispetto della biodiversità e delle comunità locali
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