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diario dal Centrafrica - 22 aprile
- Subject: diario dal Centrafrica - 22 aprile
- From: Enrico Marcandalli <ramalkandy at iol.it>
- Date: Tue, 08 May 2001 09:27:03 +0200
Date: Mon, 07 May 2001 23:05:50 +0200 Paoua 22 Aprile 2001 Prime piogge, fine della raccolta del cotone, il paesaggio che si colora rapidamente di verde, i manghi maturi che cadono dagli alberi, le uscite giornaliere con gli animatori per le attività sul terreno che ormai sono cominciate a pieno ritmo, i bambini nelle scuole superaffollate, al caldo degli edifici coloniali diroccati, sotto tettoie di paglia o all'aperto, semplicemente sotto un albero. L'intensità esagerata della luce, la polvere sollevata a mulinelli dal vento, la temperatura sempre sopra i quaranta gradi, i maestri senza stipendio ma comunque a scuola, le riunioni nei villaggi spesso col sottofondo dei chiassosi mercati settimanali. Il computer rotto che mi impedisce di scrivere e le interruzioni di fornitura elettrica e linea telefonica a causa dei temporali durante gli ultimi viaggi a Bangui (motivo del mio silenzio). La partenza di Elisabetta, il radicchio ed il basilico del mio orto, le cene a base di pasta al pesto fatto con i semi di zucca e di sesamo. Il tempo scandito anche dal trasferimento un un altra casa, da piccole riparazioni necessarie, compresa la caccia alle api che hanno installato due alveari nel sottotetto e cominciano ad entrare nelle stanze. L'operazione, non meno folclorostica di quella dei pipistrelli e civette, ma quasta volta in atmosfera notturna, con fiaccole, torcie e quattro bombolette di insetticida " Rambo ", che finisce con la spartizione del miele, davvero buono, chiaro, che ricorda quello tipo " Mille fiori ". Le guerre dei M'Bororo e la donna che non può più venire a venderci il latte perchè ha perso tutti i suoi averi. Storie di miseria, disperazione, case bruciate, guerre con archi e freccie, visite di ministri e riunioni con Prefetto e Sottoprefetto. Le prime piogge che allontanano la meningite, l'epidemia che sembra assopirsi, almeno fino alla prossima stagione secca. L'arrivo a Paoua di una missione ufficiale di M.S.F. per studiare la situazione e preparare un piano di intervento preventivo prima dei morti della prossima stagione. E&&..tanti avvenimenti, nelle ultime settimane in cui il lavoro è diventato per me ancora più accelerato, intenso e faticoso, ma ogni giorno più interessante. Mentre il tempo mi scorre addosso così veloce, che mi ha sorpreso il passaggio del mio cinquantunesimo compleanno che non ho avuto nemmeno il tempo di festeggiare simbolicamente. In compenso non ho affatto sentito la mancanza delle uova di cioccolato e delle colombe farcite della vostra Pasqua. Questi i temi, ed ora via ai racconti, approfittando di questa calma e calda domenica che ho passato interamente in ufficio e dell'opportunità offertami di inviare questo messaggio direttamente da Paoua attraverso un satellitare. PIOGGE Anche se tutti dicono che le vere piogge devono ancora arrivare, ho cominciato a farne la conoscenza. Arrivano all'improvviso, la sera sul tardi o la notte, con forti raffiche di vento e acqua che soffiando in tutte le direzioni provocano un vero e proprio bombardamento di rami secchi e tronchi. I manghi, che cadendo violentemente dall'alto dei grandi alberi sui tetti di lamiera fanno un fracasso infernale e formano poi sul terreno un vero e proprio tappeto di palle giallastre. Con la stessa rapidità e violenza con cui arriva, il temporale finisce, lasciando la natura esterrefatta e ferita. La calma improvvisa che ne deriva ci lascia come disorientati e la frescura dalla pioggia dura poco, sostituita rapidamente dal caldo spietato di sempre che ritorna accompagnato da ogni tipo di insetti. In questi momenti possiamo meglio apprezzare le zanzariere alle finestre e sulla veranda davanti alla casa e persino divertici ad osservare grosse termiti, scarabei, farfalline ed ogni tipo di insetto grande o piccolo con le ali, dirigersi a tutta velocità come dei kamicaze contro le maglie della rete delle zanzariere attratti dalla luce delle case. Meglio è per noi che non ci siano buchi ed è un continuo preoccuparsi di fare piccole riparazioni per prepararsi a quando arriverà il peggio. Sulla strada per Bangui, soprattutto nella seconda metà partendo da Paoua, il paesaggio è già completamente trasformato ed oramai prevale il colore verde acceso, che riluce rigoglioso da tutte le parti, ed i corsi d'acqua si sono ingrossati. La nostra zona, molto più a nord e più vicina al deserto, appare ancora secca, la pioggia viene rapidamente assorbita dall'assetato terreno sabbioso ed i fiumi sono quasi ancora asciutti. COTONE Da noi sta per finire la raccolta del cotone e spesso nei villaggi troviamo la scuola chiusa perchè sono arrivati i camion della SOCOCA per pesare e ritirare il cotone raccolto. L'operazione coinvolge tutti, uomini, donne e bambini ed ha qualcosa di spettacolare. Al ritmo di tamburi che regolano il passo, uomini e ragazzi, immersi in degli enormi contenitori di paglia e tronchi, a volte gli stessi conteiner, pieni di nuvole bianche che abbagliano per l'intensità del sole, schiacciano il cotone con i piedi per ridurne il volume, mentre le donne fanno la spola con delle grosse ceste sulla testa per continuare riempire i contenitori. Ci sono montagne di cotone ovunque e l'atmosfera festosa mi riporta alle vendemmie dei vigneti sardi di quando ero bambina. La coltivazione del cotone, introdotta in epoca coloniale, quando la manodopera era numerosa e gratuita, non è una cosa così semplice come si potrebbe pensare. Il cotone impoverisce la terra, per cui ogni anno, alla fine del raccolto, bisogna preparare dei nuovi campi in modo che siano pronti per la semina appena inizia l'epoca della pioggia. Ci vogliono molte bracci, per questo motivo è necessario che tutta la famiglia partecipi al lavoro. La pianta del cotone per germogliare e svilupparsi ha bisogno dell'umido, ma per maturare e dare il frutto, di caldo secco. Si può fare una sola raccolta l'anno e preparare i campi per la semina, curare la crescita, proteggere le piante da erbacce e parassiti in qualunque stagione e con qualunque clima è un grosso sacrificio. Tanta fatica prima di poter raccogliere quei batufoli bianchi così leggeri e che si vendono a peso, quanto insignificante risulta il guadagno dal cotone grezzo per il costo ridicolo al chilo, ed il lavoro di un anno si tradurrà in pochi spiccioli. La famiglia più fortunata può guadaganre al massimo sulle trecentomilalire, che con le detrazioni degli anticipi per gli antiparassitari, si riducono, nel migliore dei casi, di oltre la metà, ed è il frutto del lavoro di tutto un anno. Penso a tutti i discorsi che si fanno nel mondo parallelo sulle persone che vivono con meno di in dollaro al mese, e penso agli insegnanti di villaggio incontrati, che non guadagnano nemmeno in dollaro al mese. Nel vedere i campi di cotone, rendermi conto di tutto il processo produttivo, della fatica, del sacrificio, della sofferenza umana che non viene ricompensata, inevitabilmente per me ora la parola " cotone " assume un significato diverso da quando era semplicemente un materiale di un indumento in vendita. Mi sembra di avere persino più rispetto per il materiale stesso e mi dispiace di avere vissuto fino ad ora ignorando tutto questo. In un villaggio ho dovuto frenare gli animatori che volevano rimproverare il maestro per aver chiuso la scuola per poter andare a pesare il suo cotone, visto che fra l'altro la vendita del cotone è la sua unica entrata, dal momento che nessuno lo paga per il suo lavoro come insegnante. Li ho invitati a rispettare di più le scadenze delle attività del villaggio la cui popolazione, anche se poveramente, soppravvive grazie a questo. MAESTRI DI VILLAGGIO,mango, galline e capretti Ho una grande ammirazione per questi insegnanti di frontiera, abbandonati a se stessi, senza mezzi, senza strumenti didattici, che si devono preoccupare del proprio sostentamento, spesso senza neanche una formazione specifica e spero che con il nostro progetto ne possiamo aiutare il più possibile. Purtroppo non sarà possibile inserire tutti i villaggi nella lista di quelli a cui è previsto che miglioriamo le strutture scolastiche e sanitarie ed entro la fine della prossima settimana ho la responsabilità di decidere la lista da consegnare perchè si possano programmare le costruzioni per il prossimo ottobre, alla fine della stagione delle piogge. Nel frattempo organizzeremo la formazione o l'aggiornamento dei maestri, così come le associazioni dei genitori degli insegnanti perchè possano, quotandosi annualmente per una cifra a loro accessibile, garantire il funzionamento minimo delle scuole. Il lavoro più difficile è convincerli a mandare i bambini a scuola, visto che ne hanno bisogno per il lavoro ai campi. I maestri si ingegnano ad inventarsi delle lavagne pitturando dei fogli di compensato con un intruglio nero ottenuto mettendo a bagno del carbone con delle foglie di mango. Strofinando le foglie imbevute sul compensato ottengono poi la superficie nera, ma spesso non possono lavorare per mancanza di gesso. La lavagna è l'unico strumento visivo di trasmissione dell'insegnamento se, come capita quì, i bambini non hanno libri, e possiedono a malapena un quaderno che gli deve bastare per tutto l'anno. Per incoraggiarli a volte racconto che in Angola imparano scrivendo sulla sabbia e ne sono incuriositi e contenti. Oramai le frequenti visite ai villaggi hanno creato un clima di familiarità e fiducia e comincio ad incontrare ovunque gente che conosco già e che mi saluta calorosamente. L'arrivo della nostra auto, che inizialmente non turbava più di tanto, ed al massimo facevamo le riunioni solo con gli insegnanti ed il presidente dell'associazione dei genitori, ora richiama tutto il villaggio e ne vengono fuori delle vere e proprie assemblee popolari. Sono contenta che il mio francese si sciolga ogni giorno di più, anche se non ho il tempo di studiarlo, perchè posso fare degli interventi e parlare alla popolazione, anche se spesso con l'aiuto di un traduttore, visto che la lingua più parlata è il Sango. I miei interventi piacciono e partecipa moltissima gente con domande e commenti. Spesso si crea anche una situazione imbarazzante perchè alla fine vogliono sempre regalarmi qualcosa. Fino a quando si limitavano ad offrire dei manghi che si trovano ovunque, ma che fanno sempre piacere, visto che scarseggia altro tipo di frutta, andava tutto bene, ma ultimamente hanno cominciato con galline e capretti. In tre situazioni non ho proprio potuto rifiutare perchè l'offerta veniva personalmente dal capo del villaggio a nome di tutta la popolazione e sarebbe stato offensivo non accettare. Ora mi ritrovo a possedere un capretto nero con delle macchie bianche sulla pancia, una piccola gallina ed un gallo bianco che mi canta a tutte le ore, soprattutto della notte, sotto casa. Inizialmente non sapevo dove metterli ma i guardiani che stazionano intorno alla mia casa sono stati contenti di poterli custodire e fanno a gara a portare sotto una tettoia il capretto quando sta per arrivare il temporale, a legarlo da un albero all altro perchè trovi sempre foglie fresche. Mi hanno spiegato che per le galline non c'è problema perchè pensano da sole, sia a trovare da mangiare che a cercare un riparo in caso di temporale. Gli animatori della mia equipe scalpitano all'idea di organizzare il sacrificio del capretto, da mangiare poi tutti insieme, che considerano rito essenziale per il festeggiamento dell'apertura delle nostre attività. In effetti la nostra equipe è sempre più unita e si lavora in armonia e tranquillità ed il prossimo mese potro fare i contratti definitivi ai quattro animatori. In questo periodo, dopo la partenza di Elisabetta, in attesa di qualcuno per sostituirla, mi occupo anche dell'equipe sanitaria. Per ora penso di essermi fatta perdonare il silenzio. Il seguito forse a domani, Ciao Maria Nina ----
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