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10-11/06 Catania: Per la pace nel Corno d'Africa
- Subject: 10-11/06 Catania: Per la pace nel Corno d'Africa
- From: Stop the war <stopthewar at iol.it>
- Date: Fri, 9 Jun 2000 17:23:38 +0200
Non è giusto morire in nessuna guerra Sabato 10 ore 11 - "Per la pace nel Corno d'Africa" Presidio e delegazione in Prefettura (ang. Via Etnea) - Catania Organizzazioni del Coordinamento Catanese Global March 2000 : Agesci Acireale, Aifo, Ararat, Arci Babilonia Acireale, Ass. Cose dell'Altro Mondo, Ass. Ekos, Centro Iqbal Masih, Circolo Centro di Rifondazione Comunista, Circolo Rosa L. , Ciss, Comitato Stop War, Comunità Parrocchiale SS. Pietro e Paolo, Coop. Enghera, Coop. Prospettiva, Cope, Gapa, Gruppo di cittadini giarresi, Gruppo Nuova Generazione, Legambiente, Pax Christi CT, Mani Tese '76, Mani Tese Sicilia, Millemondi, Misericordia Acireale, Pime, Trappeto Nord Vive, Uisp, WWF Acireale. _________________ FERMATE LA GUERRA La guerra nel Corno d'Africa, la guerra fra Etiopia ed Eritrea, è scoppiata nuovamente con una violenza che tramortisce e lascia senza speranze. Nel maggio del '98, dopo sette anni di pacifica e fraterna collaborazione fra i popoli e i governi eritrei ed etiopici seguiti a una trentennale lotta di liberazione (per l'indipendenza dell'Eritrea e contro la dittatura in Etiopia), si avviava fra i due paesi un confronto militare, a bassa intensità, causato inizialmente dalla contesa di alcuni territori di frontiera. Da allora a nulla sono valsi gli sforzi per una soluzione negoziata del conflitto, giacché soltanto l'Eritrea aderiva al piano di pace messo a punto dall'Organizzazione per l'Unità Africana, impegnandosi altresì a sottoscrivere una risoluzione delle Nazioni Unite per l'immediato "cessate il fuoco". Nelle ultime settimane l'esercito etiopico (che arruola, secondo la denuncia di Amnesty International, anche bambini-soldato) ha invaso una larga parte del territorio eritreo, costringendo alla fuga gli abitanti di diverse città e impedendo alle organizzazioni umanitarie di svolgere la propria attività a favore dei profughi della guerra. Mentre si continuano a bombardare centri abitati e villaggi. I numeri, come sempre, sono da apocalisse: decine di migliaia di morti, un milione circa di nuovi profughi eritrei (su tre milioni e mezzo di abitanti). Un'eredità di lutti e di dolori, e nessuna luce in fondo al tunnel, di questa nuova ondata di violenze in una delle più disperate terre dell'Africa. Noi che sottoscriviamo questo appello, abbiamo creduto alla pace nel Corno d'Africa, abbiamo creduto che fosse possibile un avvenire di speranze per generazioni di africani, abbiamo creduto che i miracoli di uno sviluppo economico e sociale potessero davvero realizzarsi in questa terra d'Africa. Vorremmo crederci ancora, nonostante quanto sta accadendo in queste ore. L'Italia ha doveri storici profondi in Corno d'Africa. Eritrea ed Etiopia sono legati da vincoli reali al nostro paese. L'Italia può giocare un ruolo autentico: è un interlocutore ascoltato ad Asmara come ad Addis Abeba. La cooperazione italiana ha investito risorse, uomini, denaro in queste due terre. L'Italia può agire, può alzare la voce, può pretendere che le armi tacciano, che l'esercito etiopico si ritiri. Se così non fosse, il Corno d'Africa annegherebbe di nuovo, e per decenni, nella violenza. L'Italia può fermare, almeno può tentare di fermare, questa guerra. E' un intervento che il governo italiano, le forze politiche, il parlamento italiano, non possono non fare. Non è possibile che oggi, ovunque avvenga, sia consentito alla violenza di guidare la politica, alla guerra di decidere le sorti di un popolo o di una terra. Noi chiediamo al governo italiano di fare l'impossibile perché questa guerra finisca. Noi chiediamo che la pace ritorni in Corno d'Africa. Noi chiediamo che l'esercito etiopico lasci i territori eritrei e che nuovi negoziati rendano speranze che oggi appaiono sepolte. Noi chiediamo che questo avvenga in fretta. Non è giusto morire in questa guerra.
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