NIGRIZIA 6/2000 - PAROLA DI DONNA



Parola di Donna
RIPARTIAMO DA QUEL GESU' DI GALILEA
DI Silvia Regina da Lima

"…MA IL CRISTIANESIMO SMISE DI DOMANDARE GIUSTIZIA PER QUANTI SOFFRIVANO
INGIUSTAMENTE E PASSO' A FARSI DOMANDE SULLA POSSIBILITA' DI REDENZIONE PER
I COLPEVOLI". LE RELAZIONI ECUMENICHE, PER ESSERE POSSIBILI E ISPIRATE A
GESU', SONO CHIAMATE A RIPARTIRE DALLE ORIGINI.

In Gesu' ci incontriamo con un Dio che e' compassione e misericordia. Uno
sguardo rapido alla sua vita e' sufficiente perche' non abbiamo dubbi che la
sua missione consistette nell’alleviare la sofferenza umana. Il modo stesso
con cui inaugura il suo ministero in Galilea, secondo Luca con una visita
alla sinagoga di Nazaret, manifesta gia' il suo impegno per la liberazione
di quanti soffrono: "Lo Spirito del Signore e' sopra di me, per questo mi ha
consacrato e mi ha inviato a portare ai poveri il lieto annunzio, ad
annunziare ai prigionieri la liberazione e il dono della vista ai ciechi;
per liberare coloro che sono oppressi e inaugurare l’Anno di Grazia del
Signore" (4,18-19).

Ai discepoli di Giovanni Battista, quando questi chiedono se Gesu' e' colui
che aspettavano o se devono attendere qualcun altro, Gesu' presenta i segni
che testimoniano che il Regno e' arrivato: "I ciechi vedono, gli zoppi
camminano, i lebbrosi vendono mondati, i sordi odono, i morti risorgono, ai
poveri viene annunziata la buona novella" (Luca 7,22).

Nel Vangelo di Marco la Buona Novella di Gesu' e' annunciata fin dal primo
versetto. Si manifestera' nei vari racconti di miracoli e sara' spiegata ai
discepoli e al popolo attraverso parabole. I miracoli sono un’espressione
dell’assunzione di responsabilita' di Gesu' nei confronti delle sofferenze
concrete della gente di Galilea.

L’OPZIONE DI DIO

La morte di Gesu' possiamo affermare che fu conseguenza della sua missione,
del suo impegno senza riserve nell’alleviare il dolore e la sofferenza dei
piu' poveri e bisognosi, con le dimensioni politiche e religiose che tale
impegno comportava. Era infatti avvertito come una minaccia da parte dell’
impero romano e del sistema religioso che ruotava attorno al tempio.

Facendo risorgere Gesu' dai morti, Dio conferma la sua opzione di stare
dalla parte della missione di Gesu' e ci dice una volta di piu' che il suo
progetto di vita si manifesta nella lotta per una vita dignitosa e giusta.

L’esperienza delle prime comunita' comincia come memoria, con delle storie
che vengono raccontate su questo Gesu' che era venuto per i piu' poveri. Ma
poi il cristianesimo, invece di seguire il cammino di Gesu' nella sua cura
degli esclusi e dei bisognosi, si trasforma rapidamente in una religione
preoccupata del peccato, per di piu' inteso in maniera moralista e
individualista. Per dirla con il teologo Johann Baptist Metz, ben presto il
cristianesimo smise di domandare giustizia per quanti soffrivano
ingiustamente e passo' a farsi domande sulla possibilita' di redenzione per
i colpevoli. Dalla sensibilita' alla sofferenza si passa alla sensibilita'
al peccato.

Una riflessione di questo tipo ci puo' aiutare tanto per un’analisi della
vocazione e della pratica delle nostre chiese, quanto per un ripensamento
delle relazioni ecumeniche e del dialogo interreligioso. Il nostro punto di
incontro e di dialogo non sara' la dottrina delle nostre chiese e religioni,
ne' i culti o la maniera specifica di leggere la Bibbia o non importa quale
libro sacro. Il nostro luogo d’incontro sara' sempre il corpo maltrattato e
dolente dei nostri fratelli e sorelle, indipendentemente dalla loro
tradizione di fede. La lotta concreta per la giustizia e una vita dignitosa
sara' sempre una forma di lode e di riverenza all’unico Dio della vita.


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