SIERRA LEONE, 31 MAG 2000
(2:31)
UN PAESE ALLA DISPERATA RICERCA DI
PACE (STANDARD, POLITICS/ECONOMY) |
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La settimana è cominciata con molte
novità in Sierra Leone. Finalmente è stata chiesta la libertà di movimenti
totale anche per altri 258 uomini che le cronache degli ultimi giorni,
fitte di notizie sulla liberazione di 500 ostaggi, sembravano aver
dimenticato o quanto meno messo in un angolo. ( Ieri la MISNA aveva
comunque ricordato che più di 200 uomini erano ancora nelle mani dei
ribelli.) Si tratta di 224 “peace-keepers” indiani e di 11 osservatori
militari “bloccati” da un cordone di ribelli del Ruf (Fronte Unito
Rivoluzionario) a Kahilaun e di altri 23” peace-keepers” in condizioni
analoghe a Kuiva. Entrambe le località si trovano nell’estremo est del
paese. Ieri, il portavoce dell’Onu David Wimhurst, pur precisando che non
si tratta di veri e propri ostaggi, ha fatto la voce grossa chiedendo che
i ribelli restituiscano senza condizioni la più totale libertà anche a
questi uomini, rimasti con le loro uniformi e le loro armi ma sotto il
controllo territoriale dei ribelli. Le forze dell’Onu, con l’arrivo di
1.000 soldati già partiti dalla Giordania dovrebbero intanto raggiungere
presto le 16.500 unità circa (appartenenti a più di 30 paesi), una cifra
da primato, corrispondente a quella indicato dal segretario delle Nazioni
Unite Kofi Annan come presumibilmente adeguata a far fronte alle necessità
della pace in Sierra Leone. Ne faranno parte anche i 3.000 uomini, per lo
più nigeriani, che i capi dell’Africa occidentale hanno deciso di
affiancare alle forze delle Nazioni unite che, secondo il mandato di sei
mesi del 4 febbraio scorso, dovrebbero essere, per proprio conto, circa
13.000. Servirà tutto questo spiegamento di forze a ridare vigore agli
accordi di Pace di Lomè del 7 luglio dell’anno scorso, praticamente
saltati un mese fa quando le forze di pace dell’Africa Occidentale
(Ecomog) guidate dai nigeriani lasciarono la Sierra Leone? Forse un
“circuito virtuoso” potrebbe cominciare ad instaurarsi, visto che, dopo la
pubblicazione (in Inghilterra) della foto di Abu Kamara, un bambino di 14
anni che imbracciava un fucile inglese, il presidente della Sierra Leone
Ahmad Tejan Kabbah, si è nuovamente impegnato a disarmare e smobilizzare
qualsiasi combattente al di sotto dei 18 anni. I capi della comunità
economica dell’Africa occidentale (Ecowas) hanno anche chiesto scusa per
aver dichiarato lunedì che il capo dei ribelli Foday Sankoh avrebbe dovuto
essere messo al sicuro in territorio esterno alla Sierra Leone. Sankoh
resta quindi in luogo segreto agli arresti nel suo paese,in attesa di
processo, proprio mentre il Sud Africa ha deciso di espellerne in 24 ore
la moglie, Fatou Mbaye, dichiarandola “persona non grata” per le sue
attività a favore del Ruf. Il governo di Freetown sta vincendo la sua
battaglia contro i ribelli? E’ presto per dirlo ma la scena internazionale
sembra presentare incoraggianti movimenti verso la pace.
(CO) |
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