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bourghiba
- Subject: bourghiba
- From: PIER LUIGI GIACOMONI <rhenus at libero.it>
- Date: Sat, 08 Apr 2000 07:36:18 -100
UN DESPOTA ILLUMINATO di BERNARDO VALLI QUANDO gli capitava a tiro un ospite italiano, Habib Bourghiba (morto ieri a Monastir, Tunisia, all'età di 96 anni) ricordava puntualmente piazza Esedra. Descriveva la fontana e il caffè dove si faceva servire un cappuccino durante un agitato soggiorno romano. Nell'ufficio presidenziale, a La Marsa, vicino a Tunisi, conservava tante fotografie; e, quando era di buon umore, le mostrava raccontando la propria vita come se sfogliasse un fotoromanzo. Accadeva che si commuovesse o, addirittura, che dai suoi occhi traboccasse qualche lacrima: in tal caso, le lasciava liberamente scivolare sulle guance. Adesso non ricordo se tra le fotografie ingiallite c'era anche quella di piazza Esedra. CE N'ERANO senz'altro di quell'epoca, quando lui andava a bere il cappuccino davanti alla fontana. Era tra il gennaio e l'aprile '43; Bourghiba aveva quarant'anni, un aspetto solido e uno sguardo deciso. La lunga esperienza nelle carceri francesi, dove era stato rinchiuso dal '34 al '36 e poi dal '38 al '43 per attività anti-coloniale, non aveva piegato il suo carattere. Egli era sempre fermo nel chiedere l'indipendenza della Tunisia, che dal 1881 era formalmente un protettorato francese ma di fatto una colonia. Da prigioniero dei francesi Habib Bourghiba era diventato un ospite degli italiani. I tedeschi avevano cambiato lo status del patriota tunisino. Il capitano delle SS Klaus Barbie (che mezzo secolo dopo sarebbe stato condannato per crimini contro l'umanità ) l'aveva liberato, ossia se l'era fatto consegnare dalle autorità francesi di Vichy, le quali collaboravano con gli occupanti tedeschi, e l'aveva messo sotto buona scorta su un treno diretto a Roma. In Tunisia c'erano allora le truppe italo-tedesche; e Hitler (per ordine del quale avveniva l'operazione) pensava che la popolarità di Bourghiba potesse essere utile; spettava però; a Mussolini gestire la vicenda, dal momento che avanzava pretese su quel paese dell'Africa del Nord, in cui vivevano tanti italiani. A Roma, raccontava Bourghiba sfogliando le fotografie dell'epoca, c'erano molti arabi, rifugiati politici e disposti a collaborare con l'Asse, nella speranza di liberarsi dal colonialismo, inglese o francese. La parola d' ordine era semplice: i nemici dei miei nemici sono i miei amici. Bourghiba non era contrario a questo principio, ma era al tempo stesso convinto che gli Alleati, gli anglo-americani, avrebbero vinto la guerra. E quindi ai diplomatici italiani che lo blandivano rispondeva di essere pronto a collaborare ma soltanto alla condizione che fosse garantita l'indipendenza della Tunisia. Sapendo di chiedere l'impossibile, prendeva tempo. E così passarono i quattro mesi ritmati dai cappuccini di piazza Esedra. Al suo rientro in patria, reso possibile dall'ambigua formula della collaborazione condizionata, la situazione militare cambiò; rapidamente. Le truppe italo-tedesche se ne andarono dall'Africa del Nord; e lui, Bourghiba, si dichiarò; in favore degli Alleati. Sempre nella speranza di ottenere un giorno l'indipendenza. Habib Bourghiba occupa un posto particolare nella storia di quello che chiamiamo comunemente .terzo mondo.. Per certi aspetti è stato simile a un radicale francese della Terza Repubblica, ossia a un progressista laico della prima metà del secolo: gli anni trascorsi a Parigi, alla facoltà di legge e a Scienze Politiche (una delle Grandi scuole francesi), avevano lasciato una forte impronta. Per altri aspetti, i più vistosi, è stato invece un capo autoritario, un despota a tratti illuminato, e a tratti caricaturale. La sua certezza nella vittoria degli Alleati, espressa già nel 1940, quando si trovava in una prigione della Francia nemica e sconfitta (ed erano in pochi a crederci, oltre lui e de Gaulle), va senz'altro aggiudicata al primo Bourghiba. Il quale, oltre al fiuto politico, aveva anche una vasta conoscenza della storia occidentale, in particolare di quella francese. Nella dimora in cui era confinato dal 1987, a Monastir, sua città natale, teneva sul tavolo, ben in mostra, dei libri sulla Rivoluzione francese. E quei libri non erano soltanto la prova della sua passione per la storia; erano anche i simboli di quel che gli capitava di chiamare rispetto per la democrazia. Rispetto che non ha potuto o voluto osservare. Prima, diceva, bisogna trasformare una polvere di individui in una nazione. Quando poi disse di avere compiuto, almeno in parte, la missione, non pensava più al resto. Era prigioniero della continuità del potere, come tutti i despoti. Era un lettore democratico con il carattere di un dittatore. Ed è il carattere che ha dettato la pratica. Era il .combattente supremo.; gli capitava di affermare che la Tunisia era fortunata ad avere per capo un genio come lui; aggiungeva che una fortuna del genere non si sarebbe ripetuta; il paese, da Biserta a Tunisi a Sfax, aveva viali Bourghiba che portavano a piazze Bourghiba, al centro delle quali c'erano le statue di Bourghiba. Ma il despota sapeva essere lucido. Nel '64, a Gerico, città palestinese allora sotto la sovranità giordana, ebbe il coraggio di dire che bisognava fare la pace con Israele. A quei tempi per gli arabi era una bestemmia. (Lo era anche per gli israeliani, che negavano ufficialmente l'esistenza dei palestinesi). Allo stupore iniziale seguirono l'indignazione e poi una valanga di insulti, dall'Atlantico al Mar Rosso, in tutto il mondo arabo. Questo non impedì tre anni dopo a Bourghiba di intervenire personalmente, durante la Guerra arabo-israeliana dei Sei giorni (1967), per porre fine ai saccheggi delle botteghe degli ebrei. Il .comandante supremo. non esitò; a mostrarsi per le strade e a redarguire la folla. L'intero mondo musulmano si indignò; ancor più quando Habib Bourghiba bevve un'aranciata in pubblico, su una piazza della città santa di Keruan, durante il digiuno del Ramadan, infrangendo una delle regole dell'Islam. Era un gesto audace, che spiegò; dicendo che una pratica religiosa non poteva impedire il funzionamento della nazione. I vecchi istinti laici, assimilati durante gli anni di studio in Francia, e poi coltivati con le letture mai abbandonate, l'hanno spinto a promuovere leggi senza precedenti nei paesi arabi musulmani: anzitutto l'abolizione della poligamia e la proibizione del ripudio della donna da parte del marito. La Tunisia è stata a lungo un paese guida sul terreno dell'emancipazione femminile. In trent'anni (dal '56, anno dell'indipendenza, all'87, anno della destituzione) il bourguibismo ha avuto un percorso zigzagante: tante mode, tante ideologie hanno influenzato la sponda meridionale del Mediterraneo: e la piccola Tunisia, pur restando aperta e ospitale, si è dovuta adeguare o si è dovuta difendere. Non è stato facile vivere tra l'Algeria rovente e la Libia invadente. Bourghiba ha navigato passando, in economia, dal socialismo al mercato; e, in politica, da timide spinte panarabiste a una via nazionale che è apparsa ai paesi fratelli un'ingiuria. In trent'anni il despota illuminato si è logorato e appannato. Al punto che il suo primo ministro (l'attuale presidente Ben Ali) l'ha destituito, con un colpo di Stato, denunciando la sua senilit… . Habib Bourghiba Š morto politicamente tredici anni or sono: ma il successore lo ha temuto sino alla sua fine fisica, quasi fosse geloso della popolarit… e del prestigio del vegliardo sempre pi— svanito. Per questo lo ha tenuto sotto sorveglianza, a Monastir, limitando i suoi movimenti e consentendo le visite soltanto agli stretti familiari e a rarissimi visitatori stranieri. Le due anime del vecchio leader sono ancora vive nella Tunisia di oggi. Da un lato c'Š un regime pi— poliziesco, meno tollerante, evidente continuit… , sia pure in una forma pi— pesante, dell'autoritarismo di Bourghiba. Dall'altro c'Š , all'opposizione, una societ… civile tenace nel difendere le tracce .umanistiche. lasciate sempre da lui, da Bourghiba. Il quale Š stato in definitiva un uomo al quale la Tunisia andava stretta. -------------------------------------------------------------------------------- FONTE: LA REPUBBLICA - 7/4/2000 PIER LUIGI GIACOMONI rhenus at libero.it Net-Tamer V 1.11.2 - In Prova ------040080200007014003NTI--
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