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NIGRIZIA 4/2000 - CHIESE E MISSIONE
- Subject: NIGRIZIA 4/2000 - CHIESE E MISSIONE
- From: "Redazione Nigrizia" <redazione at nigrizia.it>
- Date: Thu, 30 Mar 2000 17:45:02 +0200
CHIESE E MISSIONE Inculturazione / Uscire dalla schizofrenia PER SENTIRSI A CASA Francesco Pierli e Maria Teresa Ratti PIU' PAROLE CHE FATTI. SEMBRA QUASI IMPOSSIBILE PASSARE DAI PRINCIPI DELL’ INCULTURAZIONE INSTANCABILMENTE RIBADITI DAI DOCUMENTI, COME IN OCCASIONE DEL SINODO AFRICANO, A UNA PRASSI ADEGUATA. SI NOTA LA PAURA DI LASCIARE ALLE COMUNITA' CRISTIANE LA LIBERTA' DI SPERIMENTAZIONE PERCHE' VIVANO LA FEDE IN MODO CONTESTUALIZZATO. MA QUALCOSA SI STA FORSE MUOVENDO. Se guardiamo ai duemila anni della storia cristiana, possiamo trovare degli elementi ispiratori. Prima di tutto, l’inculturazione nel passato e' dipesa molto piu' dalle circostanze storiche favorevoli che da una decisa e chiara strategia della chiesa. Per esempio il primo millennio cristiano e' stato decisamente favorevole all’inculturazione. Perche'? L’impero romano nel quale il cristianesimo e' cresciuto aveva trovato un certo equilibrio tra l’unita' politica e il rispetto delle culture e delle lingue locali. San Paolo, il grande fondatore del movimento missionario, cittadino romano, ne aveva fatto l’esperienza. Come uomo di due culture vedeva la possibilita' di una unita' e di un pluralismo che non possono non aver influito sul suo modo di fare missione. La chiesa, pur nelle continue tensioni delle varie eresie e dei movimenti scismatici, ha tenuto in mano le due facce della medaglia: una comunione che rispettava il locale. Anche i padri della chiesa che hanno avuto un peso determinante nel configurarsi della chiesa e venivano dall’amministrazione pubblica romana, conoscevano la tolleranza che permetteva ai singoli popoli di mantenere la loro identita' culturale, che non minacciava la coesione dell’impero. Altri, soprattutto scrittori ecclesiastici come Origene e Clemente della grande scuola di Alessandria, venivano dalla cultura ellenistica e trovavano spontaneo insistere su una continuita' culturale che la novita' del messaggio cristiano non distruggeva ma affermava. In fondo erano tutte persone di due o tre culture e di una unica fede. MILLENNIO IMPERIALISTA Nel secondo millennio le cose cambiano. La chiesa di Roma diventa sempre piu' monoculturale con la separazione delle chiese orientali greco-ortodosse nel 1054 e con la separazione del mondo anglosassone in seguito alla riforma protestante di Lutero nel 1517. Abbiamo quindi una assolutizzazione del mondo latino come l’unico mondo culturale e dell’esperienza ed espressione romana della fede cristiana come l’unica possibile. Tutte le altre sono viste come eretiche. Inoltre il livello intellettuale della leadership della chiesa era cosi' mediocre che era facilmente vittima dei tipici pregiudizi culturali che assolutizzano quel poco che hanno in testa e sono sospettosi verso tutto cio' che e' diverso dalla loro visione ed esperienza. Inoltre il secondo millennio inizia con la lotta per le investiture: lotta per il potere fra sacerdozio e impero, fra preti e laici. Questo causa il sorgere e l’affermarsi in misura crescente del fenomeno noto come clericalismo, quasi assente nel primo millennio, e della centralizzazione del potere nelle mani del papa e della sua curia. Fenomeno che e' andato crescendo e sofisticandosi attraverso i secoli fino agli apici che ha raggiunto ai nostri giorni. Va poi ricordato come i grandi imperi del secondo millennio, da quelli coloniali a quelli comunisti, abbiano tutti fatto una guerra spietata alle culture locali. La storia di questo millennio e' una storia ricca di genocidi, dove piu' che l’uccisione di questa o quella persona era il genio culturale dei vari popoli che doveva essere annichilato. La diversita' e' vista come crimine politico e la lotta agli eretici o ai deviazionisti ha visto ergere in tante piazze roghi e patiboli. Dentro il succedersi di tante situazioni di ingiustizia e oppressione dei deboli come la schiavitu' di milioni di africani, massima espressione della dominante mentalita' anticulturale, la chiesa non ha saputo essere profetica ed ha assorbito profondamente la mentalita' dominante. Solo personalita' come Matteo Ricci e Roberto De Nobili per l’Asia, come Antonio de Montesinos e Bartolomeo de las Casas per l’America, hanno dissentito e proposto linee di presenza missionaria in linea con l’inculturazione e i diritti umani, ma sono stati emarginati e hanno dovuto aspettare fino al Vaticano II per vedere le loro intuizioni diventare strategia della chiesa universale. Durante il secondo millennio l’inculturazione e' stata ibernata, percio' non sono nate chiese veramente locali, anche se il Vangelo, per la prima volta nella storia della chiesa, e' arrivato in tutti i continenti e la chiesa e' divenuta per la prima volta veramente mondiale. Il rito latino e' stato imposto ovunque e continua ad essere lo stampo nel quale le giovani chiese vengono colate. Durante il secondo millennio sono state pure assenti le condizioni teologiche e giuridiche per l’inculturazione. Non c’era una teologia della chiesa locale, assente dalla chiesa cattolica e presente in qualche modo nelle chiese ortodosse e, frammentariamente, in quelle protestanti. Non c’e' stato poi un diritto ecclesiale che lasciasse spazio all’affermarsi di una esperienza della fede contestualizzata. SEGNO DEI TEMPI E' vero. Il secondo millennio e' stato disastroso dal punto di vista del rispetto delle culture e quindi dell’inculturazione. Non si puo' pero' negare che durante l’ultimo secolo si sono poste le condizioni per un cambio netto. John Naisbitt e Patricia Aburdene nel loro best-seller Megatrends 2000, scritto alla fine degli anni ‘80, prevedevano la globalizzazione degli stili di vita e il nazionalismo culturale come una delle grandi tendenze del 2000. La riscoperta delle culture e' vista dagli autori come un correttivo alla globalizzazione che distrugge l’identita' locale. Se cio' era vero dieci anni fa, oggi lo e' decisamente di piu'. Non soltanto la gente oggi vuole riaffermare la propria cultura, ma e' disposta a fare la guerra per difenderla. Tutte le guerre in corso nel mondo hanno una forte componente culturale. E' un fenomeno che merita sempre piu' attenzione, come ha dimostrato Samuel P. Huntington nel suo Lo scontro delle civilta'. Senza una nuova e audace attenzione alle culture e un profondo rispetto e riverenza per esse, la chiesa non potra' costruire quella civilta' dell’amore e quella solidarieta' universale di cui Paolo VI e Giovanni Paolo II si sono fatti alfieri. L’affermazione dell’identita' culturale e' uno dei diritti fondamentali della persona umana sancita dalla Dichiarazione dei diritti umani. La chiesa ha ampiamente elaborato questo diritto nella Gaudium et spes. Giovanni Paolo II ha continuato la riflessione nelle encicliche Slavorum Apostoli e Centesimus annus, oltre che in numerosissimi discorsi. Ma alle parole non seguono i fatti. L’inculturazione della fede non e' prima di tutto un fattore interno della chiesa, o semplicemente una sua libera opzione di metodologia missionaria. E' una tendenza della storia odierna con tutte le caratteristiche di un segno dei tempi, cioe' un chiaro messaggio di Dio alla sua chiesa e al mondo. Se la chiesa non la prende in seria considerazione, si trovera' fuori della storia, come si e' trovata fuori della storia quando non si accorse della rivoluzione scientifica e democratica della modernita' e vi si oppose strenuamente, emarginandosi dalla storia stessa fino alla seconda meta' del ‘900. Quando Mao Tse Tung diceva che la chiesa cattolica era la presenza colonialista dell’Occidente in Cina, tenuto conto che il metodo Ricci era stato bocciato, e tenuto conto della massiccia strumentalizzazione della religione da parte delle potenze coloniali come Francia e Inghilterra, non era lontano dalla verita'. DOVE SI ARENA IL VANGELO Il successo missionario del cristianesimo e' per cosi' dire limitato alle regioni dove ci sono le cosiddette religioni tradizionali, come in Africa, Oceania e limitatissime aree dell’Asia. La missione resta invece bloccata la' dove ci sono religioni e culture mondiali seriamente organizzate, con propria letteratura e documenti, come l’islam e l’induismo. Perche'? Probabilmente e' dovuto in gran parte al rapporto religione-cultura. Il cristianesimo "romano" percio' non puo' essere visto che come elemento straniero. Se la romanita' resta un elemento essenziale di esportazione, la vera inculturazione restera' un principio astratto. Al prezzo di una crescente irrilevanza del messaggio cristiano a livello locale e di nuove lacerazioni come avvenne nel 1054 e nel 1517. In un’era di nazioni indipendenti e di continenti che si organizzano sempre piu' come tali per affermare il protagonismo locale, dover costantemente dipendere da Roma da' alle diocesi cattoliche la fisionomia di una reliquia di colonialismo, quando le decisioni venivano prese nelle metropoli europee e localmente era lasciata alla gente solo la scelta di obbedire. OLTRE IL DISAGIO Il terzo millennio si apre nel segno del disagio. I sintomi di una crescente disaffezione verso una chiesa sono numerosi e pesanti in tutti i continenti. Tanta gente migra verso nuove religioni o semplicemente inventa la propria chiesa. Non basta scomunicare o biasimare le sette. Se il disagio c’e', e nessuno lo puo' negare, ci devono essere cause anche all’interno della chiesa stessa. Noi crediamo che l’inculturazione nella globalita' del cambio ecclesiale che comporta aiutera' in misura rilevante a rifare una chiesa dove l’uomo e la donna del 2000 si troveranno a casa loro. Non si tratta di piccole aggiunte o sottrazioni ma di un vero cambio epocale, di cui ancora nessuno puo' prevedere il risultato. Ma lo Spirito Santo, il primo agente dell’evangelizzazione e quindi anche dell’inculturazione, che e' infinita creativita', immaginazione e audacia, ci puo' liberare da paralizzanti paure e incertezze. Il giubileo del 2000 sara' vero nella misura in cui la chiesa si rende casa di tutti, offrendo a piene mani la novita' del Vangelo. Non solo dare ma anche ricevere! La chiesa e' chiamata ad accogliere e ad affermare i doni e la caratteristiche di tutti i suoi figli e figlie che abitano in ogni angolo della terra. Di fronte a tanta diversita' dovra' condividere l’ estasiata meraviglia di Dio di fronte al Creato: "E vide che era buono e bello". Solo allora gli uomini e le donne del 2000 si troveranno di nuovo a casa nella chiesa. ______________________ SEGNI POSITIVI NONOSTANTE LE DIFFICOLTA', L’INCULTURAZIONE CRESCE. ECCO UN BREVE ELENCO DI SEGNI DI QUESTO CAMMINO. · Uso delle lingue locali nella liturgia e catechesi. · Moltiplicarsi delle preghiere eucaristiche. · Tentativi di arricchire con elementi simbolici locali la celebrazione dei vari sacramenti. · Affermarsi di calendari liturgici e civili locali. · Affermarsi di teologie locali in tutti i continenti. · Leadership locale nelle comunita' cristiane. · Progressiva inculturazione dei carismi negli istituti religiosi. · Progressivo affermarsi di un magistero dei vescovi locali, soprattutto riguardo ai problemi sociali, politici e culturali. · Sinodi continentali, soprattutto se saranno modificati secondo l’idea originaria da cui era nato il sinodo africano, cioe' concili continentali celebrati in loco. · Emergere di un laicato cristiano locale fortemente impegnato nel sociale, sia a livello di pensiero che a livello di azione, come Albert Luthuli, Julius Nyerere, Steve Biko, Tom Mboya ed altri; i loro scritti e riflessioni costituiscono un patrimonio notevole di inculturazione della fede nel sociale, materiale ancora poco sfruttato e spesso ignorato, dato che l’ inculturazione e' vista ancora, sfortunatamente, come campo riservato alla gerarchia e ai teologi. · Crescente protagonismo delle donne nella chiesa viste non solo come esecutrici degli ordini impartiti dai preti, ma come veri ministri, con ruoli decisionali e di azione. · Crescere e affermarsi di una inculturazione informale a livello delle comunita' cristiane di base. · Crescita di un’arte cristiana locale espressa in musica, architettura, scultura, pittura… · Moltiplicarsi di universita' cattoliche e altri centri di ricerca per tutta l’Africa. · Case editrici locali che stimolano la ricerca sul posto, promuovendo l’ identita' culturale e lo sviluppo integrale centrato sulla persona e la sua dignita', e incoraggiando la produzione pastorale e spirituale in lingue locali a prezzi accessibili al popolo. STRATEGIE PER IL NUOVO MILLENNIO NEGLI ULTIMI CINQUANT’ANNI, PER LA PRIMA VOLTA IN UN CONTESTO STORICO FAVOREVOLE ALLE CULTURE DOVUTO ALLA FINE DEL COLONIALISMO E ALLA CORSA VERSO L’INDIPENDENZA DEI POPOLI, LA CHIESA E' SOLLECITA NEL DEFINIRE SEMPRE MEGLIO LA SUA POSIZIONE. PER LA PRIMA VOLTA, NEL TERZO MILLENNIO POTRA' AVERE UNA SUA LINEA SUL TEMA IN QUESTIONE. E' PERCIO' IMPORTANTE PORSI IL PROBLEMA DI QUALI STRATEGIE SEGUIRE. DIAMO ALCUNE PISTE. · Pista dell’esperienza di Dio e del dialogo interreligioso, dando piu' attenzione al simbolismo e al linguaggio dell’esperienza di Dio delle religioni locali. · Pista dell’impegno nel mondo per la giustizia, la pace e l’integrita' del creato: crescita dell’apostolato sociale e politico avendo i laici come i grandi protagonisti dell’inculturazione. La chiesa e' chiamata ad essere strumento di riconciliazione usando categorie e rituali familiari ai gruppi umani coinvolti. · Pista ecumenica: recupero e condivisione dell’esperienza di fede e di inculturazione delle chiese ortodosse e protestanti, sia quelle tradizionali sia quelle nuove. · Pista ministeriale: superamento del clericalismo in una visione pluralista del ministero cristiano con uomini e donne, laici e religiosi, ordinati o no, organizzati in e'quipe pastorali e mai piu' in isolamento; inoltre tali ministri devono essere formati per promuovere l’inculturazione e non per impedirla; l’attuale formazione in tanti seminari e' altamente rubricistica, l’opposto del cammino per l’inculturazione. · Pista dell’inculturazione informale: promuovere gli spazi per la religiosita' popolare. · Pista artistica: in tutti i settori dell’arte tradizionale e moderna, dalla poesia al teatro, alla prosa, pittura, musica, scultura… · Pista dell’autorita' nella chiesa: non ci sara' inculturazione senza decentralizzazione e senza possibilita' per le chiese locali di essere protagoniste della loro vita, evitando l’attuale dipendenza da Roma; un’ autorita', inoltre, meno maschile e meno legata al sacramento dell’ordine. · Pista economica: prima di tutto evangelizzazione dell’economia attraverso i laici; inoltre non ci puo' essere vera inculturazione fintantoche' le giovani chiese dipenderanno massicciamente da Roma per il loro sostentamento. · Pista umanitaria: dove vengono rafforzati gli strumenti locali per far fronte a tragedie quali l’aids, la crescente disoccupazione, l’ analfabetismo… Il cristianesimo deve dare una speranza e una risposta comprensibile alla gente che vive tanta sofferenza, senza dimenticare il dovere della solidarieta' cristiana cui sono tenute le chiese sorelle. · Pista della comunicazione di massa, come l’areopago dove si formano nuove culture e si espande la cultura globale. ************************************ NIGRIZIA redazione at nigrizia.it Vicolo Pozzo, 1 - I-37129 Verona tel. +39 045 596238 fax +39 045 8001737 www.nigrizia.it
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