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NIGRIZIA 4/2000 - FATTI E PROBLEMI - NIGERIA
- Subject: NIGRIZIA 4/2000 - FATTI E PROBLEMI - NIGERIA
- From: "Redazione Nigrizia" <redazione at nigrizia.it>
- Date: Thu, 30 Mar 2000 17:45:49 +0200
FATTI E PROBLEMI Nigeria / Scontri religiosi o provocazione politica? ALL'ATTACCO DI OBASANJO Chuks Emele da Lagos I MORTI TRA MUSULMANI E CRISTIANI E LE DISTRUZIONI NEL NORD DEL PAESE PER I GIORNALISTI OCCIDENTALI SONO DIVENTATI SUBITO "GUERRE RELIGIOSE". LO SPETTRO DEL BIAFRA E' TORNATO; SI RISCHIA LA GUERRA CIVILE. MA IN PALIO C'E', GUARDA CASO, IL POTERE; E I RETROSCENA SONO BEN PIU' ARTICOLATI. Quando Ahmed Sani, governatore dello stato di Zamfara, aveva deciso lo scorso ottobre di introdurre la legislazione islamica, molti nigeriani avevano immediatamente intravisto allarmanti e pericolosi segnali (Nigrizia, 12/99, 60). Gli abitanti dello Zamfara temevano che molto probabilmente sarebbero stati limitati i loro diritti umani e costituzionali. Sani aveva insistito che le minoranze non musulmane e cristiane non sarebbero state sottoposte alla shari'a (che vieta alle donne di viaggiare in compagnia di uomini diversi dal marito e dai parenti e prevede l'amputazione degli arti e la lapidazione per alcuni reati); ma queste erano rimaste contrarie. Nonostante tutto Sani ha proseguito nel suo disegno. Immediatamente anche altri stati del nord, a prevalenza musulmana, governati sia dal Pdp (al potere) sia dall'App (all'opposizione) cui appartiene Sani, hanno gareggiato per applicare integralmente la shari'a. (Per dettagli sui partiti: Nigrizia, 4/99, 2). La shari'a era sempre esistita nella Nigeria settentrionale fin dai tempi precoloniali. Fu alla vigilia dell'indipendenza che la Gran Bretagna decise di circoscriverla alla legislazione civile di ambiti personali come matrimonio, divorzio, eredita'; e le punizioni erano limitate alla prigione. Joseph Garba, direttore dell’Istituto nigeriano di studi politici e strategici, e' preoccupato: "L’unificazione della Nigeria (decisa nel 1914 dal governo coloniale, ndr) fu un errore". Quando anche Ali Makarfi, governatore dello stato di Kaduna (la cui popolazione e' all’incirca meta' cristiana e meta' musulmana), ha deciso di introdurre la shari'a, la tensione e' salita alle stelle. La citta' di Kaduna e' il principale centro politico della Nigeria settentrionale. A meta' febbraio, per cinque giorni, i musulmani hanno manifestato pacificamente per le strade in favore della shari'a. Il giorno successivo i cristiani hanno iniziato le loro proteste. Il 21 febbraio una delegazione di cristiani, di ritorno dalla sede del parlamento locale dove avevano consegnato una petizione, e' stata attaccata da militanti musulmani. Questa scintilla ha incendiato tutta la Nigeria, in quelle che il presidente Olusegun Obasanjo ha definito le violenze piu' gravi nella storia del paese dai tempi della guerra in Biafra. In due giorni il caos totale ha avvolto Kaduna e la vicina Kachia: oltre 600 morti, moltissime case distrutte, chiese e moschee incendiate. Tra i piu' colpiti gli ibo, in maggioranza cristiani, commercianti che spesso controllano i mercati del nord. I loro negozi sono stati depredati e incendiati. Pochi giorni dopo la rivolta scoppia nel sud, ad Ada, Owerri e Umuahia, alla vista dei cadaveri da Kaduna e Kachia riportati a casa per i funerali. Gli obiettivi delle rappresaglie e delle vendette sono le case dei musulmani: 300 morti in due giorni e un esodo di profughi. Per molti aspetti questi fatti ricordano le uccisioni di ibo che portarono alla guerra per la secessione del Biafra (1967-70) con un milione di morti. Solo l’intervento dell’esercito ha riportato la calma. IL NORD CONTRO IL PRESIDENTE Consapevole della gravita' della situazione, Obasanjo ha convocato in un’ assemblea straordinaria del Consiglio nazionale i governatori dei 36 stati della repubblica federale e i precedenti amministratori del paese; alla fine, in conferenza stampa, il vicepresidente Abubakar Atiku ha annunciato ai giornalisti che l'applicazione della shari'a veniva sospesa nell'interesse dell'unita' nazionale. Ma nonostante il sospiro di sollievo tirato da molti, il giorno successivo Shehu Shagari (presidente civile dal 1978 al 1984), che non aveva potuto partecipare all'assemblea per "impegni improrogabili", ha definito incostituzionale l'accordo del Consiglio, quindi non vincolante per quei governatori che avevano applicato integralmente la shari'a. Anche Muhammadu Buhari (il generale che aveva rovesciato Shagari nel 1983) ha difeso la legislazione islamica. Alcuni governatori del nord, tra cui Sani, si sono dunque rifiutati di bloccare la shari'a: questo ha aggravato ulteriormente la situazione. Sono cosi' emersi ipotesi e sospetti di un piano del nord (da cui sono usciti, nella storia del paese indipendente, la maggior parte dei leader politici e militari) per rovesciare Obasanjo. Secondo Ayo Adebanjo, leader dell'Ad, il secondo partito di opposizione, seguito soprattutto tra gli yoruba del sud ovest - (da cui proviene lo stesso Obasanjo), "e' evidente che l'agenda del nord prevede di destabilizzare la nazione e rovesciare Obasanjo, cristiano e sudista. Perche' la shari'a non e' stata cosi' sostenuta e promossa nemmeno quando i nordisti erano al potere?". Alcuni giornali locali hanno accusato la Libia di Gheddafi e l'Arabia Saudita di essere i grandi sponsor dei governatori del nord che hanno scelto la shari'a in contrasto con la costituzione laica della Nigeria che vieta sia al governo federale sia a quelli locali di adottare una religione di stato. Ma una motivazione piu' reale rimane il diffuso sentimento da parte dei leader settentrionali della perdita di potere e di quei privilegi - soprattutto di natura economica (sulle ricchezze che stimolano questi appetiti vedi anche a pag. 61) - che dopo l'elezione di Obasanjo non conseguono piu' automaticamente. I governatori dei cinque stati ibo del sud-est (schierati con il Pdp di Obasanjo) hanno dichiarato congiuntamente che ogni ulteriore attacco a persone ibo in qualsiasi parte della Nigeria li costringerebbe a valutare nuovamente il futuro del paese. Hanno chiesto una struttura confederale in grado di concedere ai singoli stati un'autonomia ancora maggiore dell'attuale. "Tutti questi elementi - conclude l'analista politico Adeyemi Okunola - dimostrano che Obasanjo avra' il suo bel daffare a gestire una situazione che rischia di sfuggirgli di mano se non la esaminera' con la necessaria, estrema, attenzione". REAZIONI DELLA CHIESA Durissimo comunicato, il 29 febbraio, dell’arcivescovo di Abuja John Onaiyekan: "Quanti hanno voluto l’introduzione della shari’a sono responsabili delle violenze di questi giorni". Monito, il 1° marzo, della Conferenza episcopale cattolica nigeriana (Cbcn): "Non e' troppo tardi per fermare la corsa al suicidio nazionale". Ma anche imbarazzo: "Le violenze delle bande filocristiane sono un tradimento del Vangelo". "Non siamo un gruppo di persone che ignorano il significato e la pratica" della shari’a nell’islam", ha puntualizzato il 15 marzo il presidente della Cbcn, Albert Obiefuna, durante l’inaugurazione della prima sessione plenaria del 2000, dedicata a "La celebrazione del giubileo e la riconciliazione nazionale". Ha poi sottolineato come, nonostante la persistenza di serie problematiche, "la Nigeria non possa piu' essere considerata un paese che attraversa tempi oscuri". Significativamente, il governatore musulmano di Lagos, Bola Ahmed Tinubu, ha sottolineato tutto il "bene che la chiesa", al pari dell’islam, puo' fare per riconciliare, "portando una parte significativa del peso" della soluzione dei conflitti e dalla pacificazione. Il nunzio Osvaldo Padilla ha evidenziato quanto recentemente dichiarato da Giovanni Paolo II in Egitto: "Il promuovere la violenza in nome della religione e' una terribile contraddizione e una grande offesa al Signore". "Dobbiamo lavorare uniti – ha concluso il nunzio - per rafforzare il dialogo interreligioso, un grande segno di speranza per le genti del mondo". ************************************ NIGRIZIA redazione at nigrizia.it Vicolo Pozzo, 1 - I-37129 Verona tel. +39 045 596238 fax +39 045 8001737 www.nigrizia.it
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