NIGRIZIA 4/2000 - MATATU



Matatu
AIDS E PRESERVATIVI: PARLANO GLI AFRICANI
Renato Kizito Sesana

Sull’appello di Veltroni si sono espressi in molti, in Italia. Compresi
giornalisti pressappochisti ed "esperti" cattolici. Ecco il punto di vista
di giovani universitari di Nairobi.

Ho incontrato l'onorevole Walter Veltroni lo scorso 24 febbraio a Nairobi e
gli ho parlato dei nuba del Sudan. Mi e' parso una persona che sa ascoltare
con attenzione. Il che non e' poco. Il 27 febbraio, in Sudafrica, Veltroni
ha invitato il papa a ripensare "la posizione della chiesa sulla prevenzione
e sui metodi contraccettivi" per salvare l'Africa dal flagello dell'aids.

Penso che il suo appello sia stato la conseguenza di un ascolto attento e
partecipato. Ma forse non ha avuto l'opportunita' di ascoltare le persone
giuste. Nel modo in cui il suo appello e' stato riportato e commentato su un
giornale italiano che mi e' capitato di leggere due cose mi hanno
particolarmente colpito. Fra le voci "autorevoli" riportate non ce n'era
neppure una africana. Ancora viene data l'impressione che gli africani hanno
bisogno di un tutore che parli per loro. Ironicamente, un giornalista
commetteva un errore madornale traducendo il "be faithful" della campagna
sudafricana per la prevenzione dell'aids con "abbi fede", invece che con
"sii fedele" (al tuo partner). Certo, giornalisti cosi' approssimativi e'
meglio che non tentino neanche di dar voce agli africani.

La reazione di molti "esperti" cattolici (quanti di loro hanno vissuto in
Africa?) e' stata tanto violenta quanto povera di ragioni convincenti. Nel
quotidiano in questione, un missionario invocava improbabili statistiche per
stabilire un legame tra appartenenza religiosa e minore diffusione
dell'aids. Un tipo di apologetica che si insegnava nei seminari italiani
degli anni '50.

La domenica successiva, come faccio di solito quando sono a Nairobi, ho
celebrato l'eucarestia con gli studenti della facolta' di Medicina
dell'universita' statale, e poi mi sono soffermato a parlare con un
gruppetto. Ho riferito loro di Veltroni (la stampa keniana non ha riportato
una parola di tutta
la polemica), e mi sono messo ad ascoltarli.


"IL VIRUS DELL’INGIUSTIZIA"

Incomincia Constantine Akwanalo: "I preservativi non sono una protezione
adeguata contro l'aids. Soprattutto qui dove la poverta' e la mancanza di
igiene ne impediscono un uso corretto. Anzi, la falsa sicurezza generata
dall'uso del preservativo induce le persone che sono gia' predisposte ad
essere infedeli ad aumentare i rapporti sessuali, con risultati drammatici.
Nel consultorio in cui faccio pratica tutti i sieropositivi di estrazione
economica e sociale piu' elevata hanno fatto uso regolare dei preservativi".
Secondo Boniface Osano "se un'accusa si puo' fare alla chiesa e' quella che
non educa abbastanza ai valori. Cio' che e' in gioco non e' solo la
sopravvivenza fisica, stiamo facendo un passaggio epocale dalla tradizione
verso una cultura che pur mantenendo una sua identita' deve confrontarsi
alla pari col mondo moderno occidentale". "La chiesa - dicono Lawrence Owino
e Mary Kanini - deve mantenere i principi morali e contribuire alla
formazione dei giovani. Guai se dovesse cedere, non solo perderebbe
credibilita', ma causerebbe una maggiore diffusione dell'aids. Se ci sono
dei missionari che distribuiscono indiscriminatamente preservativi - ma non
credo ci siano - sono degli irresponsabili. Sara' eventualmente la coscienza
individuale a decidere che mezzi usare in condizioni particolari". "Quelli
che si infettano, - insiste Alexander Wainana - sono quelli che gia' non
seguono i principi insegnati dalla chiesa. Che senso ha quindi il chiedere
che queste direttive siano cambiate?".

Magdalene Itumbi e' la piu' anziana del gruppetto, fra pochi mesi iniziera'
a lavorare in ospedale: "Ci possono essere casi particolari che esigono il
preservativo. Ma non esiste una doppia morale, per le situazioni normali e
per le emergenze. La morale e' una sola, e noi dobbiamo educarci ed educare
le nuove generazioni alla morale cristiana e al recupero e promozione della
nostra morale e spiritualita' tradizionale. I rapporti sessuali
indiscriminati sono condannati tanto dalla nostra tradizione quanto dal
cristianesimo. Chiedere che la chiesa permetta o promuova l'uso dei
preservativi causerebbe un aids morale ancora peggiore".

Credo che Veltroni abbia parlato forse impulsivamente ma mosso da
motivazioni serie, e insisto: "Ma cosa rispondete di fronte al fatto che
migliaia di persone muoiono?". Magdalene risponde per tutti: "Non muoiono
perche' non usano il preservativo, muoiono perche' sono poveri, perche' ci
sono guerre alimentate da interessi e da armi occidentali, perche' non hanno
educazione e cure mediche adeguate. L’Europa smetta di vendere armi ai vari
banditi che imperversano in Africa e stabilisca relazioni commerciali eque.
In breve, viviamo la giustizia, e anche il problema dell'aids sara'
risolto".


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