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Vento del Newroz 2004/2



VENTO del NEWROZ 2004/2
Notizie dalla delagazione che si trova in Kurdistan
contatto mail diretto con i partecipanti: newrozelezioni2004@hotmail.com


Mentre sono già in Turchia gli osservatori del Newroz è partita oggi da
Roma la delegazione di
OSSERVATRICI INTERNAZIONALI ALLE ELEZIONI AMMINISTRATIVE DEL 28 MARZO delle
Donne in Nero

La delegazione di 16 persone dopo gli incontri ad Istanbul con le
associazioni della società civile kurde e turche, sarà presente dal 26 al
30 marzo nella regione del Kurdistan nelle zone di Diyarbakir, Batman,
Mardin, nei seggi con le candidate donne alla carica di sindache.
L'iniziativa è collegata alle carovane per la pace in Medioriente.
referente della delegazione: Nadia Cervoni - Donne in nero - cell 3294159514

Violazioni a Diyarbakir
"Ieri durante i festeggiamenti del newroz qualcuno che è contro le madri
della pace è entrato a casa di una delle madri della pace e ha messo sotto
sopra la sua casa tagliando le tende i tappeti i vestiti i divani.
È la prima volta che succede. È un atto gravissimo per tutta la loro
organizzazione che qui in città ha 30 associate e da due anni e mezzo sta
crescendo la sua voce. Per il resto vi aggiornerò su questi giorni
prossimamente".
Alessandro Ferrara - Diyarbakir, 22 marzo 2004

Ancora da  Diyarbakir
Ieri a Diyarbakir una folla stimata fra 1.5 e 2 milioni di persone ha
celebrato dalle 5 di mattina alle 5 del pomeriggio la festa del NEWROZ, la
primavera kurda coincidente col capodanno curdo. L'atmosfera era di grande
commozione e intensa partecipazione, uno spettacolo indimenticabile per noi
della delegazione italiana qui presente. Nello stesso momento le altre
delegazioni italiane presenziavano al NEWROZ in altre città del Kurdistan.
Milioni e milioni di kurdi in Turchia e nel mondo hanno celebrato questa
festa dell'identità di un popolo oppresso e disperso. Stiamo incontrando le
organizzazioni di difesa dei diritti umani, dei familiari dei prigionieri
politici, dei profughi dai 4.000 villaggi bruciati negli anni passati dai
militari in una situazione tuttora presente di militarizzazione della vita
politica e sociale nella quale si stanno aprendo deboli spiragli. Noi
stessi siamo rigidamente controllati. Faremo una relazione estesa al
rientro.
Per il gruppo di Diyarbakir Aldo Zanchetta, 22 marzo 2004

Dalla città di Van,21 marzo 2004
Oggi 500.000 kurdi, nella citta di Van, hanno festeggiato il Newroz, con
l´entusiasmo di sempre.
Anche quest'anno la delegazione italiana, della quale fanno parte
avvocati,rappresentanti di associazioni, giornalisti
e rappresentanti di associazioni, e´ stata accolta con calore e coinvolta
nei balli.
Rispetto agli altri anni abbiamo potuto osservare due significative novità.
La prima riguarda la presenza dei militari, é stata decisamente più
discreta. Il grosso dei militari era concentrato dietro la rocca di Van,
ossia in posizione
non visibile dal luogo della festa. Per esserci c´erano, anche numerosi, ma
almeno non li avevi a vista, come gli altri anni.
La seconda novità riguarda la frequenza, facilità e sfrontatezza con la
quale venivano esibite, dai manifestanti, foto di Ocalan e simboli legati
alla guerriglia, molto, ma molto più degli altri anni, e senza alcuna
cautela, in faccia ai poliziotti, davanti alle telecamere della polizia che
non ha smesso per un attimo di riprendere il tutto.
Capiremo meglio nei prossimi giorni la reale portata di queste novità. Da
domani fitta agenda di incontri. Vi terremo informati.
Abbiamo saputo della grande manifestazione di Roma. Ci siamo anche noi.
(Carmine Malinconico)

Dalla città di Van 22 marzo 2004
Intensa giornata di lavoro. In mattinata abbiamo incontrato varie
associazioni: IHD (associazione dei diritti umani) GOC DER (associazione
degli sfollati e profughi interni) e TUAD DER (associazione dei familiari
dei detenuti politici)
Incontro con IHD
Dal presidente dell'associazione abbiamo appreso che la situazione dei
diritti umani in Turchia é ancora lontana da standard paragonabili a quelle
dei paesi europei: la pratica della tortura, benché diminuita rispetto agli
anni
scorsi, é ancora molto diffusa, le pressioni di polizia nei confronti delle
associazioni della società civile continuano. Se nel corso del Newroz é
stata tollerata la esibizione delle foto di Ocalan e le grida inneggianti
ad Apo, appena la settimana scorsa prima all'università e poi durante una
manifestazione elettorale sono stati arrestati dei giovani che gridavano
gli stessi slogan. Gli
studenti sono stati tutti rilasciati, mentre otto degli altri arrestati
saranno processati nella giornata di martedì.
Incontro con GOC DER
Confermate le tragiche condizioni in cui vivono i circa 4 milioni di
profughi fuggiti dai 3982 villaggi distrutti dall'esercito. Le proposte
governative sul rientro sono state in larga misura rifiutate dai profughi,
essendo basate sul principio della radicale modifica degli stili di vita
tradizionali e sullo sradicamento dai luoghi di origine.
Incontro con TOYAD DER
Attualmente i prigionieri politici sono circa 5200, di cui il 10% sono
donne. La situazione ha conosciuto un lieve miglioramento, pur restando
pesante. Abbiamo raccolto alcune testimonianze dirette: uno dei presenti ci
ha raccontato di essere stato 9 anni in carcere dal 94 al 2003, nonostante
le gravi condizioni di salute e senza mai aver riportato una condanna
definitiva.
Analoga storia di una ragazza di 21 anni, imprigionata 2 anni per
favoreggiamento, con una sorella morta nella guerriglia e il padre
condannato a 22 anni. Tutti ci hanno raccontato di torture e
maltrattamenti. La stragrande maggioranza dei detenuti politici ha
rifiutato l'amnistia proposta dal Governo che equivaleva ad una abiura.
(Carmine Malinconico)

Oggi 23 marzo su Liberazione è uscito l'articolo di Angela Bellei (ieri sul
nostro Vento del Newroz)
mentre da Il Manifesto del 21 marzo 2004 vi proponiamo:
Un Newroz più importante del solito
In Turchia voto per le comunali la prossima settimana. La nuova coalizione
kurda farà la differenza
ORSOLA CASAGRANDE - DIYARBAKIR
Oggi in tutta la Turchia e in Kurdistan, i fuochi celebreranno ancora una
volta il nuovo anno, il Newroz. Quest'anno la festa dei kurdi assume un
significato politico e simbolico ancora più importante del solito. La
settimana prossima infatti il paese andrà alle urne per rinnovare i
consigli comunali ed eleggere i nuovi sindaci. Forse mai come questa volta
il risultato appare scontato, anche se solo a prima vista. Con il partito
islamico moderato al governo (l'AK, partito della giustizia e del progresso
del premier Recep Tayip Erdogan) che ha fatto letteralmente incetta di voti
alle politiche del 2002 (conquistando il 34% dei consensi e la maggioranza
assoluta in parlamento) la partita sembrerebbe già chiusa. Il risultato
scontato, anche perché i rivali del 2002, il Chp (il kemalista partito
della repubblica del popolo guidato da Deniz Baykal), dopo essersi
attestati sul 20% alle scorse elezioni, oggi appaiono più che mai sul viale
del tramonto. In realtà le cose sono assai più complesse e la partita è
ancora tutta da giocare: la differenza la faranno ancora una volta i kurdi
che potrebbero modificare la mappa politica del paese. Alle politiche la
coalizione Dehap (formata dal partito di sinistra e filo-kurdo Hadep, dal
partito del lavoro Emep e dal partito socialista di Akin Birdal , l'ex
presidente dell'Associazione per i diritti umani) non era riuscita a
superare l'assurda soglia del 10% imposta dal governo proprio per impedire
ai kurdi di entrare in parlamento. A queste amministrative l'Hadep si
presenta con una nuova coalizione, questa volta riunita sotto la bandiera
del Shp (Partito Socialdemocratico del popolo). Ancora una volta infatti il
partito che ha eletto Leyla Zana, Hatip Dicle (ancora in carcere assieme a
Orhan Dogan e Selim Sadik) e gli altri deputati kurdi al parlamento di
Ankara dieci anni fa, rischiava la chiusura per mano del tribunale per la
sicurezza dello stato. Nel Shp sono confluiti, oltre ai partiti del Dehap,
anche l'Odp e il piccolo Ozgur Parti. I sondaggi (chiaramente non quelli
governativi) parlano di successo della coalizione soprattutto in Kurdistan,
nelle regioni del sudest del paese, dove storicamente l'Hadep è sempre
stato il primo partito (con consensi tra il 65 e il 90%). E a Diyarbakir
(in quella che è stata definita la prova generale dele celebrazioni del
Newroz) al comizio finale del Shp (lunedì scorso) hanno partecipato
centomila persone. Il giorno prima il premier Recep Tayip Erdogan era
riuscito a richiamare nella piazza della stazione soltanto quindicimila
persone. Per l'Akp è estremamente importante conquistare le zone kurde. Non
è un caso che per la campagna elettorale da queste parti il partito di
governo abbia investito parecchi soldi e risorse umane. Del resto qui
l'influenza islamica è assai pesante. Eppure, nonostante la repressione,
più forte rimane il senso di appartenenza ad una comunità, quella kurda,
con una identità, una lingua e una storia che ottant'anni di politica
kemalista dell'assimilazione non sono riusciti a scalfire. Erdogan ha avuto
un assaggio di questa continua resistenza e lotta la scorsa settimana
quando la popolazione di Dersim (comunità alevita tra le più consistenti e
quella che storicamente ha forse contribuito maggiormente alla lotta di
liberazione) gli ha impedito di parlare. Centinaia di giovani hanno eretto
barricate lungo la strada che porta al villaggio bloccando il convoglio del
primo ministro che - una volta raggiunto il palco - si è preso una bella
dose di fischi e slogan contro la politica del governo prima di riuscire a
parlare.
Anche nelle zone dove la presenza islamica (anche quella più radicale
legata agli Hizbullah, gruppo paramilitare finanziato dal governo per
combattere contro i guerriglieri del Pkk, e oggi di nuovo in attività) è
più forte, come a Batman o Bingol (da dove peraltro venivano gli autori
degli attentati di novembre a Istanbul) l'Hadep ha tradizionalmente un
ampio consenso.
Se l'Hadep porta in dote alla coalizione del Shp il voto dele regioni
kurde, la speranza del partito è che le altre formazioni contribuiscano ad
aumentare i consensi in altre zone della Turchia e soprattutto nelle grandi
città come Istanbul, Ankara e Izmir dove la voce di milioni di persone
rimane senza rappresentanti nelle istituzioni.