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Per onorare davvero tutti i caduti. Sostegno al vescovo Nogaro



A TUTTI GLI AMICI PER CONOSCENZA

CONCORDO IN TOTO CON LE PAROLE DI DON TONIO DELL'OLIO (VEDI QUI DI SEGUITO
E ANCHE IN http://italy.peacelink.org/mosaico/articles/art_2358.html) E LE
FACCIO MIE.



NON MI RICONOSCO INVECE IN ALCUNE PAROLE CHE - DALL'ALTARE! - HA
PRONUNCIATO IL CARDINALE RUINI.

E VOI COSA NE PENSATE??

SHALOM-SALAAM A TUTTI, MA PROPRIO A TUTTI, COMPRESO NATURALEMENTE ANCHE E
SOPRATTUTTO IL CARD RUINI...

DOMENICO MANARESI

La presente riflessione è pubblicata nella rubrica L'opinione diŠ  sul sito
di Mosaico di pace, all'indirizzo:
http://italy.peacelink.org/mosaico/articles/art_2358.html



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DOMENICO MANARESI
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----- Original Message -----
From: Mosaico di Pace <info@mosaicodipace.it>
To: info@mosaicodipace.it
Sent: Wednesday, November 19, 2003 11:56 AM
Subject: Per onorare davvero tutti i caduti. Sostegno al vescovo Nogaro

Per onorare davvero tutti i caduti. Sostegno al vescovo Nogaro



Abbiamo vissuto un giorno di lutto, di silenzio, di vicinanza con tutte le
famiglie di tutte le vittime civili e militari. Tutte vittime di una
violenza cieca e assurda che è sempre "alienum a ratione" (estranea alla
ragione, roba da folli) per dirla con l'Enciclica Pacem in terris di cui
quest'anno ricorre il quarantesimo anniversario. In questo senso il dolore
che colpisce una famiglia del nostro condominio deve educarci piuttosto a
farci sentire vicini al lutto delle famiglie che abitano in tutta la strada
ed evitare che distrazione, ignoranza, connivenza, superficialità,
indifferenza, possano arrecare dolore a chiunque altro.

A queste vittime va riservato il rispetto che si deve a coloro che hanno
pagato con il prezzo più alto questa follia della violenza, del terrorismo
e della guerra.

A nessuno è consentito di speculare sui loro nomi, sul loro sacrificio,
sulla loro morte e sul dolore di chi restaŠ per riproporre
trionfalisticamente la stessa logica di guerra che ha tolto loro la vita.

A nessuno deve essere permesso in queste ore di approfittare del dolore
dell'intera nazione per ripresentare alla grande la retorica del più becero
patriottismo di ritorno.

A nessuno di arrogarsi il diritto di nascondere le altre morti -
altrettanto dolorose - dietro il clamore dei morti di cittadinanza italiana.

A nessuno di usare questi momenti per nascondere la verità dei fatti: i
reparti del nostro esercito non sono legittimati dal diritto internazionale
alla presenza sul suolo iracheno al fianco delle forze di occupazione
anglo-americane.

Le parole del Santo Padre Giovanni Paolo II che tante volte sono risuonate
ferme e chiare nei mesi scorsi, non hanno smesso di essere valide ancora
oggi: "La guerra non è mai una fatalità; essa è sempre una sconfitta
dell'umanità. Il diritto internazionale, il dialogo leale, la solidarietà
fra Stati, l'esercizio nobile della diplomazia, sono mezzi degni dell'uomo
e delle Nazioni per risolvere i loro contenziosi". (Discorso al Corpo
Diplomatico presso la Santa Sede, 13 gennaio 2003).

D'altra parte Giovanni Paolo II non aveva mancato di ammonire i capi dei
governi dicendo: "Di fronte alle tremende conseguenze che un'operazione
militare internazionale avrebbe per le popolazioni dell'Iraq e per
l'equilibrio dell'intera regione del Medio Oriente, già tanto provata,
nonché per gli estremismi che potrebbero derivarne - dico a tutti: c'è
ancora tempo per negoziare; c'è ancora spazio per la pace; non è mai troppo
tardi per comprendersi e per continuare a trattare". (Angelus del 16 marzo
2003)

Tutto il sostegno possibile allora al Vescovo di Caserta Mons. Raffaele
Nogaro che, nella stessa linea, afferma: "Fenomeni come il terrorismo non
si combattono con le armi. Bisogna fare attenzione a non esaltare il culto
dei martiri e degli eroi della patria strumentalizzando la morte di questi
nostri giovani per legittimare guerre ingiuste".

Questa sorta di religione civile che è andata snodandosi con le sue
ritualità da quel tragico 12 novembre non può contare tra i suoi accoliti
coloro che credono nella nonviolenza. Hanno tentato di sostituire gli
arcobaleni dai balconi con il tricolore ponendoli in opposizione, di
riempire le strade gareggiando con il 15 febbraio. Mi dispiace: è un
esercizio squallido che non mi appartiene e dovrà fare a meno di me. Con
Pax Christi da anni siamo in continuo contatto con la Chiesa caldea che non
è mai fuggita. E' rimasta lì, accanto alla gente durante gli anni terribili
delle guerre in Iraq, nel gennaio 1991, negli anni dell'embargo e nei mesi
di questa guerra che sembra non avere più fine.

Con loro continuiamo a dire che non sarà la forza delle armi a liberare dal
terrore quella terra.

Tonio Dell'Olio

19/11/2003



La presente riflessione è pubblicata nella rubrica L'opinione diŠ  sul sito
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 RICEVE E DRECIDO DI FARE COPIA E INCOLLA DELLA SEGUENTE LETTERA:





studio legale avvocato Filippo Trippanera

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59100 PRATO

Telefono 0574 - 583956

Fax 0574 - 592818

E-mail filtripp@tin.it

PRATO, lì 17 Novembre 2003

S.E. Rev.ma Card. CAMILLO RUINI

p.c. S.E. Rev.ma Card. ENNIO ANTONELLI

p.c. S.E. Rev.ma Mons. LORENZO CHIARINELLI

p.c. S.E. Rev.ma Mons. GASTONE SIMONI

p.c. S.E. Rev.ma Mons. RAFFAELE NOGARO

                  Mentre la follia dell'imperialismo post-nazista di Bush
semina morte e terrore (si, anche terrore; o, se si preferisce, terrorismo,
amplificandolo a dismisura) e la media-crazia ci invade di falsità
ingannevoli (ad iniziare dal mito delle armi di distruzione di massa,
asseritamente possedute da Saddam Hussein, che era, invece, il bieco
pretesto della follia del capitalismo globale), esibendoci spettacoli
funebremente strappalacrime, giocando in modo vergognoso sul santissimo
sentimento della pìetas (come non guardare la dolcissima Pietà di
Michelangelo in S. Pietro ?), una parola di Dio è uscita dalla bocca e
dalla mente sofferente del fratello e padre Vescovo Mons. Raffaele Nogaro,
molto simile alle profezie inascoltate di Papa Giovanni Paolo II: "riponi
la spada nel fodero !".

                Ciò mentre l'atmosfera di Roma era gravata dai pesanti
pneumi di Ariel Sharon, sordo al grido del Vescovo di Roma: "NON PIU' MURI,
MA PONTI !".

                  La parola del fratello Vescovo era troppo impegnativa per
una Chiesa italiana bonificata dai fondi per la scuola privata del governo
Berlusconi, per dover essere semplicemente ascoltata, meditata e sofferta !

                   Occorreva nel "coro" della media-crazia montare un caso
e, soprattutto, una solenne presa di distanza da parte dell'episcopato.

                  Direbbe Alessandro Manzoni: " Egidio <La media-crazia>
osò rivolgerle il discorso. La sventurata rispose !".

                  La ragion di Stato, quindi, deve prevalere sulla Parola
di Dio pronunciata da un Vescovo ? La censura del Vangelo val ben una
immagine mediatica ?

                  Io prego e soffro



( Filippo Trippanera )

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