Per i più bramosi di allocazioni dell'iperuranio delle idee-CAMPAGNA ELETTORALE 13...



Per i più bramosi di allocazioni dell'iperuranio delle idee:

Camillo 
COPPOLA scrive dalla città del baciatore di ampolle tissotropiche o 
tixotropiche e del suo porgitore già arcivescovo,nonché
cardinale 
GIORDANO;la città che ha rigettato il suo procuratore della Repubblica 
Agostino CORDOVA in nome dell'incompatibilità ambientale e funzionale.
Non appartengo a nessuno schieramento di Guelfi o Ghibellini.
Chi 
ancora non fosse sazio, potrà agevolmente ricavare il mio indirizzo e 
numero telefonico di rete fissa con una breve ricerca su internet,
si 
da poterne fare profonda introspezione nelle mie viscere e nella mia 
mente e soppesarmi se atto per purezza della mandria.

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----Messaggio originale----
Da: a.marescotti at peacelink.it
Data: 16-feb-
2008 17.31
A: <pace at peacelink.it>
Ogg: [pace] Moderazione di questa 
mailing list

La mailing list pace è moderata da Marino Marinelli:
marino222 at virgilio.it
Chiunque può rivolgersi a Marino con una e-mail 
privata.

Invito tutti a firmarsi con nome e cognome e indicando 
possibilmente anche
la città o il comune. Io scrivo da Taranto. Se 
vogliamo creare una "rete"
per la pace è più che mai utile fare così. 
Ottima cosa sarebbe anche
mettere il riferimento del proprio blog o del 
sito della propria
associazione di riferimento.

Cordiali saluti
Alessandro Marescotti

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----Messaggio originale----
Da: canziart at libero.it
Data: 16-feb-2008 
12.46
A: "kcamillopeacelink x"<camillo.coppola at tin.it>
Ogg: Fwd:
CAMPAGNA ELETTORALE 13...

un saluto a camillo e a quanti hanno ancora 
l'apertura mentale utile ad accogliere pensieri e parole 
indipendentemente da dove e da chi siano scritti.
continua la nostra 
campagna elettorale chi voglia puo' liberamente diffonderla o 
pubblicarla..
lo fanno gia' in molti in tutta italia..

chi chiede la 
firma invece di esprimersi e' povero..
chi fa' il cane da guardia 
dell'opinione pubblica si infastidisce udendo echi di dissenso..

dite 
a pace-peacelink che han fatto una graassa figuraccia
e che e' una 
lista poco libera..

cmq noi non siam "fuggiti" ma praticamente siam 
stati censurati..
e non ci interessa minimamente parlar a chi orecchi 
non ha..

..potere e verita' non coincidono mai..
baci


Di Mauro 
Daltin e Paolo Fichera


"Una stampa libera non esiste. Voi, cari 
amici, ne siete consci, e io anche. Nessuno fra noi oserebbe dire la 
propria opinione apertamente e liberamente. Noi siamo gli strumenti e i 
servi delle potenze finanziarie che agiscono dietro le quinte. Siamo le 
marionette che saltano e ballano quando queste tirano i fili. La nostra 
abilità, le nostre capacità, e la stessa nostra vita appartengono a 
quegli uomini. Non siamo altro che prostitute intellettuali".
John 
Swainton (ex direttore del "New York Times", nel discorso di commiato 
ai suoi collaboratori).

Tra le frontiere fisiche, fatte di permessi, 
dogane, controlli, possibilità e necessità di attraversare, di migrare, 
di andare dove vi è una possibilità, di migrare perché altri hanno 
deciso che quella è l'unica nostra possibilità, si incunea la 
letteratura, l'essere stranieri in una lingua straniera, l'iniziare il 
percorso da una lingua-madre a una lingua-altra che accoglie tutti 
coloro che la vogliono percorrere: le letterature di frontiera.
Il 
varco in una lingua altra, con tutto quello che comporta, è un passo 
ammantato da un'altra frontiera che percorrono, restando immobili, 
milioni di individui: la frontiera dell'informazione. Una frontiera 
sottile come una pellicola, che non si mostra, che condiziona, crea il 
pensiero e che si rileva ogni volta che la nostra abitudine si discosta 
da un binario prestabilito, da una notizia sentita, dall'illusione di 
essere informati.
Ogni volta che incontriamo un vecchio filmato di 
Pasolini, in bianco e nero, che intervistato da Enzo Biagi sulla 
importante funzione della televisione come mezzo per informare i 
cittadini, ribatte che la televisione è il sistema più anti-democratico 
che esista, un sistema feroce, dove neanche lui può dire quello che 
vuole. Uno parla e un altro non può ribattere.
Ti racconto un fatto che 
non hai visto e mai vedrai, di cui non hai conoscenza diretta e tu 
ormai non metti più in dubbio che quel fatto sia vero, che sia avvenuto 
così, che forse un altro fatto più importante sia avvenuto ma non te lo 
hanno detto. Un filtro, una dogana dove il cosa, il come, il perché, il 
quando di un fatto, di una serie di fatti, viene deciso da altri. 
Prestabilito secondo una logica, delle esigenze, una volontà che è la 
loro. Ti confeziono un telegiornale dove i fatti si susseguono uno di 
fila all'altro, in fretta, slegati fra loro e dove l'omicidio, la 
scelta politica e la partita di calcio hanno lo stesso peso. Una 
tecnica per annullare il senso critico e impostare un codice ontologico 
prestabilito a cui poi l'individuo si atterrà e che guiderà le sue 
azioni.
Chi stabilisce tutto ciò? Chi detta le regole del gioco? Noam 
Chomsky, intellettuale americano, dichiara che i media (stampa e 
televisioni) sono gli strumenti in mano ai gruppi di potere economico e 
politico, in una commistione solida, per condizionare la popolazione e 
fargli condividere i loro stessi interessi. Io ti informo ma solo su 
ciò che io voglio, nel modo in cui io voglio, affinché tu creda a ciò 
che io voglio. La credenza democratica: informazione uguale verità è in 
tal modo minata e resa un'illusione alla sua origine.
Le persone non 
hanno le competenze, le possibilità di andare a fondo, di aprire una 
breccia nella nebbia di non verità che offusca loro la vista. Le 
persone accettano e non mettono più in discussione nulla e l'élite 
politica ed economica crea le situazioni e la storia; le persone sono 
ormai massa, spettatori di un teatro a cui credono di appartenere 
votando quando sono chiamati.
Nell'era della comunicazione globale i 
cinque sesti dell'umanità non può accedere ai mezzi di informazione. 
Internet che ha aperto varchi e che concede numerose possibilità di 
conoscere i fatti in vesti non ordinarie rispetto all'informazione di 
Stato è chiusa all'accesso da dogane linguistiche: delle 6000 lingue 
parlate al mondo il 90% non sono rappresentate in rete e non è 
consentito creare nomi di dominio in molte lingue e varianti 
linguistiche e molti gruppi etnici non hanno accesso alla rete con il 
loro linguaggio.
Non si può certo pretendere che in nazioni vittime di 
estrema miseria e sottoposte a regimi dittatoriali le persone abbiano 
la volontà, i mezzi, l'istruzione, la forza per aprire dei varchi e 
darsi la possibilità di una veritiera informazione.
Diverso il discorso 
in paesi come l'Italia dove pur potendo e dovendo interessare il tema 
della libertà di espressione e della situazione degli scrittori 
perseguitati nel mondo pare non avere la minima importanza per la 
società.
Leggendo le cifre della persecuzione che gli scrittori, i 
giornalisti subiscono nel mondo si rimane allibiti. Secondo le 
statistiche del “Writers in prison Committee” nel mondo nel 2005: "26 
giornalisti e scrittori uccisi, 12 giornalisti scomparsi e dei quali 
non si hanno notizie, 79 denunce per minacce e maltrattamenti, 157 casi 
di aggressione, 140 giornalisti e scrittori incarcerati, 148 sono sotto 
processo, 62 vittime di attentati e 10 sequestrati. Inoltre nei primi 
sei mesi del 2005, 700 tra scrittori, poeti e giornalisti in 100 paesi 
sono stati perseguitati per aver espresso le loro opinioni. Dall'11 
settembre 2001 ad oggi ne sono stati uccisi oltre 50 e molti altri sono 
stati oggetto di attentati".
Questi sono i numeri, ma la situazione 
come spesso accade è più complessa delle cifre. Predrag Matvejevic´ è 
stato condannato dal Tribunale di Zagabria per aver definito Tudjman un 
talebano, Orhan Pamuk è stato processato dal Governo Turco per aver 
scritto riguardo all'eccidio degli armeni, Peter Handke è stato 
boicottato a più riprese per quello che ha detto riguardo alla 
criminalizzazione del popolo serbo durante e dopo la guerra in 
Jugoslavia, giornalisti indipendenti come Enzo Baldoni, Anna 
Politkovskaja sono stati uccisi, Giuliana Sgrena e molti altri hanno 
rischiato la vita a causa delle loro inchieste. Si tratta di casi 
difficilmente raggruppabili in un'unica definizione e ognuno con la 
propria specificità, ma probabilmente dimostrano una tendenza che ha a 
che fare con parole quali "indipendenza", "libertà di stampa", "libertà 
di espressione".
Verrebbe da dire che un libro, un articolo, un 
reportage hanno ancora una intrinseca forza, che la figura 
dell'intellettuale libero da padroni è ancora viva nella nostra 
società, che le parole possono fare male, possono ferire e debbano 
essere controllate, eliminate, modificate, come i diktat di orwelliana 
memoria.
Si dice che i libri non contino nulla, che sono altre le cose 
che fanno girare il mondo (soldi, politica, guerre), ma a ben vedere 
forse le cose non stanno proprio così. Se un libro denuncia, accusa, 
punta il dito, scava dove non deve scavare, non è più neutro, ma si 
trasforma in un oggetto che può scuotere, far riflettere, dire dove si 
nasconde la verità al di là di quello che ci viene imposto dalle 
televisioni o dai mass media.

*

Da sempre gli intellettuali hanno 
subito censure, processi e condanne, ma la situazione nell'ultimo 
periodo sembra essersi inasprita, complice l'uso dei sistemi 
informatici che permettono il crescere di numerose forme di libertà ma 
"vigilate".
Ci si trova di fronte a due categorie di soppressione: 
quella dei regimi dittatoriali, legata a tecniche antiche come 
l'incarcerazione, la tortura, l'assassinio; e quella dei governi 
democratici, dove l'informazione è incanalata in zone prestabilite e il 
controllo si svolge con strumenti quali il controllo satellitare della 
popolazione e il controllo del traffico della informazione in Internet, 
compresa la possibilità di intercettare la posta elettronica dei 
cittadini. Tali due categorie di soppressione hanno confini labili e si 
uniscono spesso in quei paesi dove lo sviluppo economico cresce 
indipendentemente dalla salvaguardia della libertà di espressione e a 
discapito dei diritti dei cittadini.
Nella 6° Conferenza Internazionale 
dei Comitati Scrittori in Prigione (WIPC), tenuta a Istanbul nel marzo 
del 2006, lo scrittore Yu Zhang ha parlato della "soppressione degli 
Internet Point nella Cina Popolare dove la polizia postale controlla 
sistematicamente tutti gli accessi Internet e interviene drasticamente, 
chiudendo i siti web e arrestando chiunque scriva contro il regime 
comunista". Nell'ambito europeo paesi come l'Inghilterra e l'Italia, a 
seguito dell'11 settembre 2001, hanno predisposto, nell'ambito delle 
leggi sull'antiterrorismo, il controllo satellitare. Sono intercettate 
le comunicazioni telematiche, rielaborate "secondo criteri di 
precedenza/rischio, sono individuati i server e identificati i 
mittenti".
Un modo di controllare la libertà di espressione è anche 
quello di farlo preventivamente, non permettere la nascita di 
determinati libri, come nell'esempio tratto dal sito www.
disinformazione.it dall'articolo di Gabriel Monina riguardante gli 
Stati Uniti:
"L'Ufficio di Controllo dei Beni Stranieri del 
Dipartimento del Tesoro (la cui sigla in inglese è OFAC), non 
soddisfatto di impedire implacabilmente che i cittadini nordamericani 
possano recarsi a Cuba, ha decretato che coloro i quali pubblichino 
un'opera di autori cubani, iraniani o sudanesi senza un'espressa 
autorizzazione, possono essere soggetti a multe fino ad un milione di 
dollari e ad una pena massima di dieci anni di prigione. È anche 
proibito aggiungere note, scrivere introduzioni, correggere, promuovere 
o pubblicizzare scritti di cittadini dei paesi boicottati. Per dirla in 
un altro modo, si tratta semplicemente di impedire qualsiasi 
pubblicazione".
La situazione a livello mondiale è complessa e si 
evolve continuamente. Si può dare qui solo una panoramica generale su 
alcune realtà. Negli Stati Uniti, con le leggi sull'antiterrorismo, 
esistono dei forti limiti sulla divulgazione di notizie critiche. 
Inoltre a Guantanamo sono rinchiusi due scrittori afghani, rei di aver 
pubblicato degli articoli e delle vignette. In Cina vi sono 31 
scrittori arrestati e sotto processo; a Cuba 33 giornalisti/scrittori 
sono in carcere e 9 giornalisti web sono stati condannati con pene dai 
16 a 26 anni di reclusione; in Birmania è sotto arresto lo scrittore 
dissidente Aung San Suu Kyi; in Bielorussia lo scienziato prof. Yuri 
Bandazhevsky è stato condannato a quattro anni; in Marocco, lo 
scrittore Ali Lmrabet è stato condannato a 3 anni per ingiurie nei 
confronti del Re; in Turchia, attualmente 38 scrittori e giornalisti 
sono sotto processo e in carcere; in Africa, la soppressione della 
libertà di espressione colpisce numerosissimi paesi.

*

È la dogana 
dell'informazione la vera frontiera da cercare di attraversare, che 
bisogna assolutamente attraversare. Le frontiere fisiche una volta 
varcate introducono in una realtà, che vissuta più o meno intensamente, 
è in diretto rapporto con l'individuo. Le frontiere dell'informazione 
sono subdole e pericolose perché creano un mondo-altro, una meta-vita. 
Le persone credono di sapere, di conoscere, di informarsi e invece il 
loro pensiero è il risultato di un piano prestabilito da altri e non 
vivendo la vita narrata da quelle informazioni, la conoscenza della 
vita nel mondo (che hanno le persone) è per loro solo qualcosa di 
minato alla radice.
Una meta-vita, un qualcosa di artificiale. Per 
questo la dogana dell'informazione è importante perché svela il grande 
inganno di cui siamo vittime. L'informazione è creata ad arte, il 
nostro rapporto con il mondo è filtrato da altri.
Il paradosso continua 
con la tecnica di approfondire e commentare notizie confezionate a 
tavolino alimentando in tal modo il gioco al massacro del senso critico 
delle persone. Basta proporre una variante vera di una notizia falsa 
data per certa che le persone reagiranno incredule e alla fine 
crederanno alla notizia falsa perché è data per vera. È provato: date 
alle persone una notizia di vita-vera, posta in una struttura mentale 
basata ormai su una meta-vita e la notizia di vita-vera verrà respinta.
Per questo i giornalisti indipendenti, gli scrittori vengono uccisi. 
Per evitare che diffondano i loro virus di informazione veritiera in un 
sistema consolidato di potere. Non affermiamo che lo scrittore, 
l'intellettuale, debba avere un compito canonizzato. Ma nell'epoca 
della meta-vita forse oltre a narrare il proprio tempo, lo scrittore 
deve contribuire a formare una nuova coscienza, restituire alle persone 
la possibilità di sviluppare un proprio codice personale, sostituire a 
un meta-codice un codice di percorso, aprendo fessure, varchi.
Venendo 
in contatto con molte realtà, cercando i sentieri tra le frontiere 
dell'informazione abbiamo deciso che tali strade saranno il filo 
conduttore che legherà il percorso di "PaginaZero" da ora in avanti. 
Compagni di viaggio saranno, come sempre, scrittori, intellettuali, 
poeti e la loro voce, le loro opere e il loro esempio. A noi il compito 
di mantenere un luogo dove possano avere voce.

*