G8/ Comodi silenzi sulla prima sentenza



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G8/ Comodi silenzi sulla prima sentenza
G8, Genova senza voce
di Angelo Pagliaro
foto internet
11/05/2007
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Nessuna edizione straordinaria dei telegiornali; nessun "Porta a Porta" o
edizione speciale di "Anno zero"; persino il quotidiano comunista "Il
Manifesto" non ha pubblicato la notizia della prima sentenza sulle
violenze del G8 a Genova che condanna lo Stato a risarcire Marina
Spaccini, 50 anni, pediatra triestina, per il pestaggio che subì da parte
della Polizia in via Assarotti, nel pomeriggio del 20 luglio 2001". Eppure
da 6 anni migliaia di giovani di tutte le nazioni del mondo, che recano
dentro e fuori i loro corpi i "segni di Genova" attendevano con
trepidazione una sentenza di questa importanza. Nel triste panorama
dell'informazione Massimo Calandri, in perfetta solitudine, ne dà notizia
il 29 aprile sulle pagine di Genova del quotidiano "La Repubblica".
L'immagine del medico Spaccini, diventata un simbolo della lotta per la
verità e la giustizia sui fatti di Genova, fotografata mentre cura un
manifestante del G8 era stata scelta dal settimanale Diario come
foto-simbolo delle violenze della polizia al summit genovese del 2001. Con
il trascorrere degli anni e grazie all'enorme mole di materiale raccolto
dai comitati costituitisi dopo l'omicidio di Carlo Giuliani sulle giornate
di Genova, si possono adesso ricostruire, nelle aule dei tribunali, gran
parte delle verità nascoste in quei tristi giorni in cui i diritti
democratici elementari furono di fatto sospesi.

L'elemento di riflessione, al contempo triste ed allarmante, è il silenzio
assordante diffuso intorno alla notizia: una sorta di segreto di stato e
di stampa ha contribuito a non informare tempestivamente i cittadini su
una sentenza esemplare che al di là dei risarcimenti conferma quanto
sostenuto dai manifestanti e cioè che a Genova vi fu un disegno criminale
selettivo da parte di apparati dello stato. Di questo fatto ne è convinto
il giornalista Mario Carotenuto, che su Megachip afferma: "Tale disegno
era teso a terrorizzare non tanto la sinistra radicale ma il pacifismo
cattolico, in particolare la Rete Lilliput, che per la prima volta in
maniera così convinta e numerosa scendeva in piazza saldandosi in un unico
enorme fronte antineoliberale con la sinistra". Le ragazze e i ragazzi
delle parrocchie, aggiunge, furono quelli che pagarono il prezzo più alto,
soprattutto durante la giornata di sabato; i loro spezzoni di corteo
furono sistematicamente bersagliati dai lacrimogeni e centinaia di loro
furono pestati selvaggiamente. Ma, soprattutto, decine di migliaia di loro
e le rispettive famiglie furono spaventati a morte in una logica
pienamente terroristica. Quanti dopo Genova sono rimasti a casa?".

Il giudice istruttore, Angela Latella, della seconda sezione del tribunale
civile di Genova, ha scritto nella sentenza che al G8 di Genova, almeno il
20 luglio in piazza Manin, la polizia di Stato ha picchiato, senza motivo,
persone inermi come i pacifici militanti dell'associazione pacifista Rete
Lilliput. Nelle motivazioni, rese pubbliche nei giorni scorsi, si legge
inoltre: "Emerge come accertata in tutta la sua drammaticità l'aggressione
subita da Marina Spaccini ad opera di un'appartenente alle forze
dell'ordine". La pediatra triestina, felice per l'esito della sua
battaglia, ha rivolto un semplice appello ai mass media: "Ora spero se ne
parli". Purtroppo, negli anni che ci separano dal G8 di Genova, è successo
qualcosa d'importante: il potere è stato affidato alla guida di radiosi
commercialisti, tutto è P.I.L., TFR, tesoretto e le commissioni
d'inchiesta parlamentari promesse da Prodi, l'abolizione dei reati di
opinione, la rimozione del segreto di Stato sulle stragi, le misure tese a
facilitare il riconoscimento degli operatori delle forze di polizia
rimangono speranze di coloro che hanno creduto e continuano ancora a
credere nella democrazia.