Re: [pace] Un copione già visto nelle reazioni alla manifestazione per la Palestina di Roma



II copione si ripete identico non solo per la Palestina, ma sempre e comunque per tutte le manifestazioni da Genova 2001, quale che sia il governo in carica, se di centro-destra o di centro-centro-centro-quasisinistra. E la stampa e i media tutti sono sempre, puntualmente e totalmente impegnati a dedicare pagine e pagine di indignazione "pelosa" per qualche teppista o imbecille dalle idee assai confuse, tacendo sulla pacifica contestazione di migliaia di persone che, oltre a dire no a qualcosa, propongono alternative concrete e precise. Ma è un copione funzionale a un sistema di potere che tace sulla vera violenza delle guerre e delle ingiustizie sociali per poter attaccare ogni forma di dissenso non formale come complice e quindi responsabile di gravissimi atti di violenza inaudita come bruciare in piazza una bandiera o fracassare qualche vetro (atti ben più gravi, come Miriam Mafai e altri suoi simili ben sanno, di un legittimo bombardamento con migliaia di divertenti cluster-bomb donati ai bambini libanesi o palestinesi ecc.) Trovo superfluo aspettarsi prese di posizioni meno ipocrite e di falsa retorica dal compagno Bertinotti, frequentatore di parate militari con spilletta arcobaleno al bavero. Così come credo che non ci si possa aspettare nulla di buono da un governo che concorda con i guerrafondai del centro-destra nel definire missioni di pace la partecipazione italiana alla guerra infinita di Bush e aumenta le spese militari nella finanziaria. E' ormai evidente, purtroppo, che la guerra in Iraq sarebbe stata appoggiata anche da un eventuale governo Prodi e a Genova saremmo stati ugualmente pestati, anche col centro-centro-centro-quasisinistra al governo!


Un copione già visto nelle reazioni alla manifestazione

per la Palestina di Roma





Cinque domande per una lettera aperta alla "politica", all'informazione e
agli inservibili



Aprendo i giornali di oggi – domenica 19 novembre – sembra di vedere i
quotidiani di nove mesi fa, esattamente del 19 febbraio. Una manifestazione
pienamente riuscita in solidarietà con il popolo palestinese, contenuti
chiari che hanno portato alla luce l’inaccettabilità di accordi militari
(in gran parte segreti anche al Parlamento) tra Italia e Israele e la
vergogna di un embargo applicato alle vittime (i palestinesi) piuttosto che
agli occupanti che li bombardano ogni giorno (Israele), sarebbe passata
sotto silenzio o ridotta a cronache in piccoli francobolli di giornale. Ed invece le prime pagine e le cronache dedicano ampio a questa manifestazione
ma solo per darne un’immagine completamente distorta fatta di pupazzi
bruciati e slogans sbagliati.

E’ un copione che si ripete sistematicamente ad ogni manifestazione per la
Palestina. Abbiamo conservato i giornali e le dichiarazioni della
“politica” dal marzo 2002 e vi potrete trovare un campionario di falsità,
mezze verità, anatemi e distorsioni. In sostanza la Palestina deve
scomparire dall’agenda politica perché essendo una situazione “in bianco e nero”, con occupanti e occupati, con aggressori e aggrediti, non consente
zone grigie e ambiguità oltre il buon senso e la coscienza comune.

Le reazioni ad alcuni episodi del tutto marginali ed estranei alla
manifestazione di sabato 18 novembre – così come a quella del 18 febbraio
di quest’anno – danno l’impressione di voler nascondere, dietro i toni
indignati e le strumentalizzazioni politiche a fini interni, l’immondizia
sotto il tappeto.

1. Vorremmo chiedere al Presidente della Camera Bertinotti: quand’è che
oltre a commentare gli “slogans indicibili” vorrà dire qualcosa anche
contro l’accordo militare Italia-Israele che l’attuale governo ancora non si decide a revocare? Gli “idioti” bruciano dei pupazzi in piazza, ma le
nuove armi israeliane a Gaza o in Libano dilaniano le persone in carne
d’ossa come è stato ampiamente documentato anche nel nostro paese.

2. Vorremmo chiedere ai ministri e viceministri della sinistra di governo: come mai l’Italia continua a tenere bloccati i fondi e i soldi destinati ai
servizi sociali, alle donne, agli ospedali palestinesi  che erano in
emergenza umanitaria ancora prima dell’embargo varato dall’Unione Europea?

3. Vorremmo chiedere al governo nel suo insieme: come mai sul Medio Oriente
e sulla Palestina continuate a dichiarare una politica di equidistanza
diversa da quella servile e unilaterale del governo Berlusconi, ma
continuate a ritenere prioritari gli interessi strategici israeliani sul
piano militare, economico, diplomatico?

4. Vorremmo chiedere anche alle redazioni dei giornali e delle televisioni:
come mai effettuate decine di interviste, avete a disposizione ore di
girato, ascoltate le ragioni di una manifestazione, ponete anche le domande
più insidiose ai suoi organizzatori ma poi ne rappresentate solo un
episodio in contrasto con lo spirito e il senso maggioritario di una intera manifestazione con migliaia di persone? I cameraman e i cronisti a cui lo abbiamo chiesto in piazza ci hanno risposto allargando le braccia. Forse è
tempo che i giornalisti scioperino non solo contro l’arroganza degli
editori ma anche a difesa della dignità e della libertà di informazione.

5. Infine vorremmo chiedere a chi nella manifestazione di sabato ha
bruciato i pupazzi e lanciato slogans inservibili e insulsi (lo stesso era
accaduto a febbraio). Se sapevate (e lo sapevate) che era pronta la
trappola mediatica che sarebbe servita a manipolare e occultare una
manifestazione sulla Palestina, perché vi siete coscientemente e
puntualmente prestati alla trappola? O siete stupidi o siete
malconsigliati. Nel primo caso ravvedetevi, nel secondo allontanate i
cattivi consiglieri. La prossima volta sarà l’intera manifestazione che non
permetterà che vi prestiate di nuovo alla trappola.



L’ultima domanda è per noi stessi. Sono cinque anni che cercano in ogni
modo e con ogni mezzo di mettere a tacere o demonizzare le nostre
iniziative di solidarietà con la Palestina. Non ci sono riusciti perché è la realtà sul campo a determinare la situazione. Il mattatoio palestinese a
Gaza, la repressione militare e coloniale in Cisgiordania, la crescente
tensione in Libano, l’invasione e la resistenza in Iraq, non consentono di
nascondere la spazzatura sotto il tappeto e il mantenimento delle
ambiguità. Se le contraddizioni agiscono concretamente sul campo, è
sufficiente mettere in campo un minimo di capacità organizzativa e di
chiarezza nei contenuti per incidere politicamente e orientare la gente.
Questa è stata e rimane la funzione del Forum Palestina e sulla base di
questa continueremo ad agire politicamente.



Roma, 19 novembre 2006



Il Forum Palestina

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