l'8 marzo di Maria - Storie di ordinario CPT



Ritengo utile far circolare questo commento...Ciao!
Doriana
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Ho visto, solo dall'esterno perchè ero candidata e non ancora eletta, un CPT, quello di Gradisca d'Isonzo, costruito in tutta fretta dal governo (se lo sentivano che stavano per essere mandati a casa?) e contro il volere della Regione Friuli-Venezia giulia, che si era espressa -con voto del Consiglio- contro la possibilità che il proprio territorio potesse ospitare strutture di quel tipo: anche solo vista da fuori è peggio di una galera, e -una volta che ne avremo ottenuto la chiusura non sarà "utilizzabile" nemmeno come prigione ordinaria. La storia di Maria è un paradigma della orribile crudeltà e disumanità della legislazione contro immigrati e immigrate: credo che ci attriveremo subito, appena entrate in carica alle due camere, per cercar di mettere rimedio alla storia ormai comsumata (Mercedes Frias appena eletta con noi è dominicana, se no mi sbaglio) chiedendo prima di tutto scusa alla giovane lavoratrice d'oltreoceano, così "accolta" nei Centri di permanenza temporanea (CPT ) del nostro paese
lidia menapace
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Vidalencia Maria Batista Brito è una ragazza dominicana che, fino all'8 marzo scorso, viveva a Livorno. Aveva un lavoro come badante presso una famiglia e come domestica presso un'altra.

Aveva anche un fidanzato italiano e con questi progettava di sposarsi a settembre, una volta trovata una casa abbastanza grande e confortevole per entrambi.

Nel frattempo Maria viveva assieme a sua sorella ed al marito italiano di questa.

Maria aveva casa e lavoro, conviveva con suo cognato cittadino italiano, ma la Bossi - Fini le impediva egualmente di poter richiedere un permesso di soggiorno.

L'8 marzo, mentre si stava recando al lavoro veniva fermata da due agenti della Questura di Livorno e, una volta accompagnata in Questura veniva prima espulsa e poi tradotta al CPT di Modena per essere riaccompagnata a Santo Domingo.

Il Giudice di Pace di Modena convalidava, nonostante tutto, il trattenimento disponendo, però, che l'espulsione non fosse eseguita prima del 5 aprile, così da consentire a Maria ed al suo fidanzato di poter chiedere la pubblicazioni di matrimonio e celebrare il rito.

Nel mentre, si impugnava anche il provvedimento di espulsione comminato a Maria dal Prefetto di Livorno: il Giudice di Pace di Livorno, però, nonostante esplicita istanza del difensore, non riteneva opportuno concedere la sospensione del provvedimento che disponeva l'allontanamento di Maria dall'Italia.

In tutta fretta si preparavano le tante "carte" necessarie per la celebrazione del matrimonio di un cittadino straniero in Italia.

Il 4 aprile, finalmente, il comune di Livorno affiggeva le pubblicazioni di matrimonio.

Con un nuovo ricorso, quindi, si chiedeva al Giudice di Pace di Modena di rimettere in libertà Maria, così da consentirle di sposarsi e, quindi, di ottenere finalmente anche un permesso di soggiorno per motivi di famiglia.

Questa volta, però, il Giudice rigettava il ricorso.

In tutta fretta si chiedeva, quindi, alla Curia modenese di celebrare il matrimonio senza il rispetto dei termini delle pubblicazioni in quanto l'espulsione sarebbe potuta essere stata eseguita in qualsiasi momento.

Il Vescovado rispondeva negativamente non riscontrando nel caso reali motivi d'urgenza.

Si chiedeva, quindi al Comune di Modena di attivarsi per celebrare il matrimonio all'interno del CPT.

Il Prefetto comunicava solo ieri il proprio benestare all'ingresso dell'Ufficiale di stato civile nel Centro.

La cerimonia si sarebbe dovuta tenere oggi, alle 11 e 30.

Oggi, però, non si è celebrato nessun matrimonio perché ieri sera Maria è stata trasferita a Malpensa ed imbarcata su un aereo per Santo Domingo.

Mancavano 14 ore e 30 minuti alla celebrazione del suo matrimonio.



Avv. Erika Vivaldi del foro di Livorno

Avv. Gian Andrea Ronchi del foro di Bologna