R: PARIGI SI MILANO NO: VICINO-LONTANO



 

Gandhi  Gandhi  ha sconfitto un impero e la sua struttura “legale” col pensiero e l’azione ed una grande spiritualità. Qui da noi dove non si rispetta neppure la costituzione Il Gandhi italiano cosa propone?


Da: pace-request at peacelink.it [mailto:pace-request at peacelink.it] Per conto di Enrico Peyretti
Inviato: martedì 14 marzo 2006 16.34
A: lista Peacelink Pace; doriana at inventati.org
Cc: lista alteracultura; lista BCP; lista Mir dibattito; lista pax christi gr discussione
Oggetto: Re: PARIGI SI MILANO NO: VICINO-LONTANO

 

 

Mi dispiace, Doriana, ma non è alternativo al fascismo chi si oppone all'esaltazione fascista della violenza con altra violenza. La violenza è sempre fascista. Vedi, inoltre, come gli fa comodo.

A destra, la violenza è coerenza, a sinistra è contraddizione. Infatti, la sinistra è nata, esiste, per superare la violenza, ogni forma di violenza: diretta, strutturale, culturale. Anche la propria.

Se oggi la sinistra è fiacca, contagiata dall'individualismo, è perché non ha ancora imparato il satyagraha gandhiano, che è la più grande forza, antitesi di ogni violenza.

Utilizzando le tendenze negative che sono in tutti noi, il dominio spinge i dominati alla disperazione per spingerli alla violenza che lo imita e lo conferma, e duque al fallimento della liberazione.

I dominati cominciano a liberarsi quando smettono di lasciarsi plagiare dal dominio che li fa disperare di essere capaci di alternativa. Ma per questa liberazione occorre tanta riflessione, interiorità, cultura, e dedicare tante energie in questa ricerca.

La sconfitta dello schiavo è diventare come il padrone.
Se uno in mezzo a noi fa violenza non è uno di noi. La nonviolenza positiva e costruttiva è l'azione giusta contro la violenza.

Il mito arcaico della violenza giusta e risolutiva è il cavallo di Troia introdotto dai dominatori nella città dei dominati per fermare la loro lotta di liberazione.

"La violenza è sempre suicida", dice esattamente Gandhi.

E' giusto gridare che le esibizioni di fascismo sono illecite democraticamente e legalmente; tuttavia non è la proibizione legale (come capì il Pci a suo tempo) che annulla il fascismo, ma la maturazione civile e nonviolenta, a cui fatti come quelli di Milano sabato 11 marzo non contribuiscono affatto, e che anzi impediscono, perché ogni violenza ed ogni apologia della violenza sono essenzialmente fascismo.

Mi dispiace contraddirti, Doriana, perché spesso ti leggo con interesse, ma dobbiamo pensare molto su queste cose, che sono decisive.
Enrico Peyretti

 

----- Original Message -----
From: <doriana at inventati.org>
To: <undisclosed-recipients:>
Sent: Tuesday, March 14, 2006 12:36 PM
Subject: PARIGI SI MILANO NO: VICINO-LONTANO


>
> http://www.bellaciao.org/it/article.php3?id_article=12854
>
> Domenica 12 marzo 2006 ho acquistato, come spesso faccio, Liberazione e
> il Manifesto ma solo stamattina in treno ho potuto aprire il giornale
> del Prc. E guardo la prima pagina: a sinistra una foto con degli
> studenti francesi e la scritta Parigi SI - a destra due macchine
> bruciate, la gente che osserva dalle transenne Milano NO.
>
> Mi diventano le guance rosse e non è la menopausa. Chi osa questo
> decalogo, chi osa a 24 ore dall'accaduto a Parigi e Milano sentenziare,
> schierarsi, intimidire così? Il Prc, il partito a cui sono stata
> iscritta per la prima volta nella mia vita dal 2001.
>
> Il partito l'avevo conosciuto a Genova, viveva nel movimento, era
> sensibile alla voce delle donne, degli invisibili, dei precari, dei
> diversi...Ho conosciuto in questi anni tutte le lotte territoriali,
> europee, lotte collettive e personali che hanno attraversato l'Italia.
>
> Me li sono pagati da sola i Sfe, le manifestazioni a Roma e fuori, i
> viaggi in lungo e largo ritagliati nel tempo che trovavo, il mobbing
> sul lavoro, la fatica di essere nel movimento e nel partito: riunioni,
> comitati politici, forum, convegni,assemblee sit-in,appelli,
> telefonate,letture, spazi occupati e da occupare.
>
> Già dalle elezioni europee si delineò la demarcazione dei violenti e
> non violenti, e continuammo nelle segreterie a parlare di nomine,
> candidature mancate, candidature intoccabili.Poi siamo arrivati alle
> primarie, con i "post Voglio", quelli a cui il Segretario rispondeva
> compiacente e quelli a cui non rispondeva..
>
> Arrivò la direzione del giornale di Piero Sansonetti, avevo dei dubbi
> ma le prese di posizione coraggiose sui migranti, sulla Bolkestein,
> sulla guerra, sino all'ultimo controManifesto che mi ha visto al solito
> sollecita nella firma, mi avevano fatta bene sperare..
>
> Poi si è aperta la stagione del 9 aprile: sono ricominciati convegni
> buonisti e dei buoni che si accorpano come le pecorelle con il Pastore,
> nel timore che il lupo cattivo se le mangi: e giacchè l'ora si
> avvicina, non si pensi che 200-400 borghesucci invasati se la passino
> liscia dopo le smargiassate di Milano... La normalità, il ragionare, la
> non violenza, la tolleranza confluiscono tutti nel " vota se vuoi
> cambiar davvero l'Italia".
>
> Che si affronti pure la violenza della signora Mussolini oggi e dei
> fascisti domani, ma nei salotti televisivi, dove sono stati candidati
> anche i diversi,anche le donne, che si parli di me insomma e non di
> quelli che rompono le uova non solo nei panieri...
>
> Che dire quando "parla" la rabbia dei giovani, la rabbia di chi non ha
> lavoro, casa, sanità, cittadinanza, di chi non ha più nemmeno la voglia
> di sperare? Che dire della rabbia violenta? Certo le banlieus francesi
> sono lontane e ci si può ragionare, ma questa teppaglia nostrana va
> stroncata.
>
> E allora mi chiedo, chi dovrei essere io? Una no global buona? Una
> pacifista che agisce e media i conflitti? Fuori e dentro di me?
>
> Quale ruolo devo assumere il 9 aprile:
> donna-madre-compagna-laica-esodata-donna in nero-cittadina ? Quale
> ruolo calza meglio il 9 aprile o forse devo ricordarmeli tutti per
> infilarmi nell'urna turandomi il naso, chiudendo gli occhi e tappandomi
> le orecchie e non odorando il lezzo di bruciato? Voi mi dite
> chiaramente e con forza: come a Parigi si, come a Milano no.
>
> Nel '68 ero già in strada ed è vero ho pensato subito l'11 marzo ad una
> rinnovata primavera che partirà dagli studenti come in quel mitico
> maggio: ma allora le barricate, i falò di Milano sono stati atti di
> "cattivi"? Io dove devo stare?
>
> No , signori Bertinotti e Sansonetti, io non "devo" niente, né
> tantomeno vi devo niente. Ho pagato sempre e pagato tutto, anche e
> soprattutto quello che non avevo consumato.
>
> Voi non potete dare ordini di pensiero ed azione. Le lezioni sulla non
> violenza, sul beneficio del dubbio, sul pensiero critico non le prendo
> più. Gli esami invece, quelli non finiscono mai: vale per me, ma ancora
> di più per voi che vi prendete "la delega" e siete pagati per questo.
>
> Quella copertina, quella prima pagina del 12 marzo rimane una vergogna.
>
> Degli altri neanche parlo.
>
> Io continuerò a camminare, a far girare le mie parole e a credere nel
> vento che porta il profumo della primavera e del bruciato, porta anche
> le voci di chi è lontano-vicino e di chi ci sembrava vicino-lontano.
>
>
>
> Di : Doriana Goracci
> martedì 14 marzo 2006
>
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