AFFISSA TARGA PER YASSER ARAFAT



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AFFISSA A ROMA UNA TARGA PER YASSER ARAFAT



COMUNICATO STAMPA



Un anno dopo la morte di Yasser Arafat, questa mattina a Roma un vasto
cartello di associazioni ha affisso nel quartiere di S. Lorenzo una targa
commemorativa dedicata al Presidente palestinese e premio Nobel per la pace.

I promotori hanno voluto segnare con forza il riconoscimento della storia e
del popolo della solidarietà italiano a Yasser Arafat per contrastare ogni
rimozione e demonizzazione di un combattente per la libertà del popolo
palestinese e per una pace giusta in Medio Oriente.

Si è scelto di ricordare Yasser Arafat all’interno della settimana
internazionale contro il Muro dell’apartheid che il governo israeliano sta
costruendo sui territori palestinesi occupati.

Il tracciato del Muro sta strappando ulteriori quote di terra, di acqua e
terreni agricoli ai palestinesi. L’inclusione della colonia di Male Adumin
all’interno del tracciato del Muro significa l’annessione di fatto di
Gerusalemme a Israele e la divisione della Cisgiordania in due tronconi. In
pratica – come sostiene il consigliere di Sharon, Dow Weinglass – la
prospettiva di uno stato palestinese indipendente è rinviata
indefinitivamente.

Il Muro punta ad una separazione razziale e sociale tra palestinesi e
israeliani che in tutto il mondo viene chiamata “apartheid”. Ma proprio dal
crollo dell’apartheid in Sudafrica è nata l’elezione a presidente del
Sudafrica di Nelson Mandela - definito e imprigionato come terrorista dal
regime razzista sudafricano - ma diventato il primo presidente del
Sudafrica democratico.

E’ successa la stessa cosa a Yasser Arafat, sta succedendo la stessa a
Marwan Bargouti. La prossima settimana la moglie di Bargouti, Fadua, sarà
in Italia per costituire il Comitato per la Liberazione di Marwan Bargouti
e per incontrare le forze della solidarietà con la Palestina.

Gli organizzatori ritengono necessario che il popolo della pace e della
solidarietà convochi a breve una grande manifestazione nazionale al fianco
del popolo palestinese anche per rispondere alla marcia guerrafondaia
organizzata da Giuliano Ferrara.

L’affissione di una targa dedicata al Presidente palestinese Yasser Arafat
dovrà servire affinchè nessuno possa dimenticare che in Medio Oriente non
può esserci alcuna pace senza giustizia per il popolo palestinese.





Campagna Stop the Wall

<>Palestina_novembre2005 at yahoo.it



Testo dell'intervento in piazza in occasione dell'affissione  della targa
per Yasser Arafat

Un anno dopo la morte del Presidente Palestinese Yasser Arafat, Abu Ammar
per il suo popolo, abbiamo voluto segnare con forza il riconoscimento della
storia e del popolo della solidarietà italiano a Yasser Arafat per
contrastare ogni rimozione e demonizzazione di un combattente per la
libertà del popolo palestinese e per una pace giusta in Medio Oriente.

Abbiamo scelto di ricordare Yasser Arafat all’interno della settimana
internazionale contro il Muro dell’apartheid che il governo israeliano sta
costruendo sui territori palestinesi occupati.

Il tracciato del Muro sta strappando ulteriori quote di terra, di acqua e
terreni agricoli ai palestinesi. L’inclusione della colonia di Male Adumin
all’interno del tracciato del Muro significa l’annessione di fatto di
Gerusalemme a Israele e la divisione della Cisgiordania in due tronconi. In
pratica – come sostiene il consigliere di Sharon, Dow Weinglass – la
prospettiva di uno stato palestinese indipendente è rinviata
indefinitivamente.

Possono chiamare questo Muro come vogliono ma la sua sostanza è
drammaticamente evidente.

Alcuni dei suoi sostenitori lo giustificano con la sicurezza, altri – più
esplicitamente – ne dichiarano la necessità per tenere separata la
popolazione palestinese dal territorio israeliano.

Separazione: cosa significa separazione? Significa che il governo
israeliano non teme le incursioni e gli attentati ma teme l’incremento
demografico dei palestinesi dei territori occupati e di quelli all’interno
del territorio israeliano. Significa che teme le conseguenze di una enorme
divaricazione tra le condizioni di vita dei palestinesi e quelle degli
israeliani - il reddito procapite di un israeliano è diciotto volte
superiore a quello di un palestinese.

Separazione razziale e sociale dunque tra palestinesi e israeliani. A
questo punta il Muro. Ma separazione razziale e sociale in tutto il mondo
viene chiamata “Apartheid”. Era così nel Sudafrica o in Rhodesia ma quel
muro razziale e sociale è stato abbattuto dalla storia, dai movimenti
popolari e dalla mobilitazione internazionale. Dal crollo dell’apartheid è
nata la possibilità di eleggere come presidente del Sudafrica Nelson
Mandela. Anche Nelson Mandela era stato definito e imprigionato come
terrorista dal regime razzista sudafricano ma è diventato il presidente del
Sudafrica democratico. E’ successa la stessa cosa a Yasser Arafat, sta
succedendo la stessa a Marwan Bargouti. La prossima settimana la moglie di
Bargouti, Fadua, sarà insieme a noi per costituire in Italia il Comitato
per la Liberazione di Marwan Bargouti e per incontrare le forze della
solidarietà con la Palestina.

Pensiamo infatti che la mobilitazione per riportare al centro dell’agenda
politica la questione dei diritti del popolo palestinese sia più che mai
necessaria. Soprattutto in presenza di manifestazioni reazionarie e
guerrafondaie come quelle organizzate da Giuliano Ferrara e dal Foglio e
nella quale abbiamo trovato ignobile la partecipazione di personalità della
sinistra e del centro-sinistra che dovrebbero rappresentare la politica
estera del prossimo governo italiano. L’Italia del governo Berlusconi ha
demolito l’immagine del nostro paese nel mondo arabo e islamico. Ha
compromesso relazioni storiche. Ha reso l’Italia complice di una guerra
ingiusta e illegale come quella in Iraq. Ha reso l’Italia complice della
politica colonialista e aggressiva di Sharon siglando un accordo di
cooperazione militare con Israele. Vorremmo essere sicuri che il nuovo
governo cambierà radicalmente questa pagina vergognosa e pericolosa della
politica estera italiana.

Continueremo a batterci al fianco del popolo palestinese, per uno Stato
palestinese indipendente, per il riconoscimento del diritto al ritorno dei
profughi palestinesi, per la liberazione dei prigionieri politici
palestinesi. Sono questi i passi concreti che possono portare ad una pace
in Medio Oriente fondata sulla giustizia e non sul colonialismo e le
minacce militari. Su questi punti riteniamo necessario che il popolo della
pace e della solidarietà convochi a breve una grande manifestazione
nazionale nei prossimi mesi al fianco del popolo palestinese.



Affiggiamo oggi una targa al Presidente palestinese Yasser Arafat perché
nessuno si possa dimenticare che in Medio Oriente non può esserci alcuna
pace senza giustizia per il popolo palestinese.



Roma 12 novembre 2005


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