Carovana per la Palestina



Carovana per la Palestina 

ENTRY DENIED 

20 luglio 2005 

Finalmente la Carovana dei diritti è giunta alla sua meta finale: superare la frontiera e arrivare nei territori occupati, incontrare la comunità palestinese, che già dal giorno prima è in attesa al confine insieme ai pacifisti israeliani e agli internazionali. 
Ha percorso 5.000 km, ha attraversato, Francia, Germania, Svizzera, Italia, Slovenia, Croazia, Serbia, Bulgaria, Turchia, Siria e Giordania. 
E’ stato accolta, in Turchia e in Siria, con grandi feste collettive dalle comunità palestinesi dei tanti campi profughi e poi invitata dalle famiglie a entrare nelle loro case. 
Dovunque le popolazioni locali e le stesse autorità hanno accolto e seguito la Carovana con simpatia e attenzione. 
Le forze di polizia si sono messe a disposizione per scortarci e per facilitare il transito, così in Turchia, in Siria e in Giordania. 

La Carovana è cresciuta durante il lungo percorso superando le tante difficoltà logistiche e burocratiche, trasferendo alle comunità incontrate il suo messaggio di fratellanza e di pace. 

Il 19 luglio mattina la Carovana, che aveva sostato a Madaba, 40 km circa da Amman, era ripartita solo alle 13.00 per il confine tra la Giordania e la Palestina, dopo aver dedicato qualche ora a un mini-training ISM e alla costituzione di un gruppo di contatto per le eventuali trattative. Alle 15.30 era arrivata al confine giordano. Lunghe operazioni di controllo dei passaporti, per circa 120 persone. Poiché il posto di frontiera israeliano chiude alle 16.00 – 17.00 le due polizie avevano suggerito di non insistere a voler passare in giornata. E la polizia giordana ci aveva offerto ospitalità in un compound nei pressi del confine. 

Il 20 luglio alle 9.00 la Carovana parte dal compound e alle 9.30 lascia alle sue spalle l’ultimo cancello giordano. 
Siamo fermi sul ponte di Allenby; il gruppo di contatto va a trattare con gli israeliani. Dicono che le auto potranno passare due a due, poi che faranno passare la carovana tutta insieme. Si cade nella trappola delle menzogne israeliane, si susseguono e si sovrappongono varie proposte. 
Alcuni carovanieri sostengono che bisogna passare tutti insieme per affermare il diritto internazionale. 
Mustafa Barghouti chiama e dice che le persone sono più importanti delle auto, ci suggerisce di cercare di passare ad ogni costo lasciando se necessario le auto nel parking protetto messo a disposizione dalla polizia giordana. 
Alla fine gli israeliani comunicano che le persone potranno passare solo con un bus messo da loro a disposizione insieme a non più di due o tre auto che potranno essere controllate. 
Le 45 persone del bus della carovana sono già nel border israeliano. 
Quando il bus riesce ad arrivare con circa 40 persone, iniziano le operazioni di controllo e vengono consegnati i passaporti per ottenere il visto di ingresso. 
Il capo del posto di frontiera lascia credere che passeremo tutti. Intanto alcuni subiscono un interrogatorio, altri vengono perquisiti corporalmente e i loro bagagli controllati con scrupolosissima cura. 
Intanto alcune auto e roulotte rimangono intrappolate sul ponte perché dall’una e dall’altra parte vengono chiusi i cancelli. 
Scambio di telefonate con i palestinesi e gli internazionali in attesa. 
In un ufficio stanno fotocopiando i passaporti, si genera una fase di ottimismo immotivato: “passeremo”. 
Negli interrogatori la domanda più insistente è se la carovana andrà a unirsi alle manifestazioni contro il muro. 
Diciamo di no ma ovviamente non siamo creduti. 
Verso le 18.30 la situazione cambia completamente: un ufficiale si avvicina e ci comunica che l’entry è denied e che in 5 minuti dobbiamo sgombrare, salire su un bus che sta arrivando, altrimenti useranno la forza. 
Spontaneamente si forma un sit-in, una decina di poliziotti di frontiera si mettono a prendere fotografie del gruppo, due carovanieri che a loro volta prendevano foto sono strattonati e le loro macchine fotografiche strappate dalle loro mani di brutto. 
Hanno concesso, bontà loro, più dei 5 minuti, poi sono cominciati ad arrivare sempre più numerosi dei soldati. Si sono messi in due o tre file e poi hanno caricato con violenza spintonando per farci uscire dalla hall e poi con brutalità ci hanno costretto a entrare nel bus. 

E’ notte fonda; rientriamo nel compound dove avevamo già dormito; dopo mezz’ora ci raggiungono le auto rimaste intrappolate sul ponte. La polizia giordana ci tratta con molta gentilezza; amici palestinesi arrivano con acqua e cibo. 
I carovanieri sono stanchi e delusi, il senso di impotenza rispetto alla brutalità israeliana pervade tutti. 
I più giovani, un ragazzo di 7 -8 anni e una ragazza di circa 10 anni riprendono a giocare. 
Almeno 100 persone hanno percorso 5.000 km, cioè 500.000 km in totale. 
Un salto di qualità rispetto a esperienze precedenti. 
Questi 500.000 km debbono trovare uno sbocco politico. 
Seguiranno 10, 100, 1000 carovane. 
Non possiamo accettare che il cosiddetto mondo “ democratico e progressista”, incapace di distinguere tra oppressi e oppressori, tra colonizzatori e colonizzati, tra ladri di futuro e derubati, continui a giocare con il problema palestinese. 
La resistenza del popolo palestinese è una lezione umana, culturale e politica per tutti. 
Noi continueremo a stare dalla parte del movimento di liberazione palestinese senza ambiguità o compromessi. 
Free Palestine! 

Alfredo Tradardi 
Vincenzo Tradardi 

Amman, 21 luglio 2005 


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