Italiani eroi?



«Ho visto i nostri bruciare le case»

Le testimonianze dei bersaglieri Tornati dall'Iraq, gli uomini della
Brigata Garibaldi raccontano di violenze, abusi e furti compiuti da loro
commilitoni contro la popolazione civile. «L'abbiamo riferito ai nostri
superiori, ma non potevamo fare denunce formali. Se lo avessimo fatto, la
nostra carriera
sarebbe finita»

«In Iraq i nostri commilitoni si divertivano a circoscrivere le abitazioni
di alcuni sospetti con la benzina, accendevano e guardavano il fuoco
avvolgere la casa di quei poveri cristi che urlavano. Poi spegnevano e
arrestavano questa gente. Ma nella maggior parte dei casi risultavano del
tutto innocenti». Questi i racconti dei soldati appena tornati dopo oltre
sei mesi passati in Iraq alla caserma Garibaldi nel cuore di Caserta. Gli
uomini della Brigata Garibaldi hanno battuto ogni terreno di guerra:
Somalia  Kosovo, Mozambico ed adesso l'Iraq. Incontriamo un gruppo di
«reduci» in un bar dove quasi sempre si raccolgono i bersaglieri in libera
uscita. Hanno finito il loro primo ciclo in Iraq. Torneranno li giù molto
presto. Il caporale G.M. è il primo che vuole raccontare della sua
esperienza. Parla con un espressione a metà tra la stanchezza e il
disgusto: «Non dimenticheremo mai cosa abbiamo visto. Miseria totale,
ragazzini che ti si attaccavano agli anfibi per una bottiglietta d'acqua,
donne anziane che dormivano per terra con piaghe dappertutto». I militari
sono stanchi ma anche sconvolti. Chiedono di non citare il loro nome ed
aggiungono che «non è la prima volta che un bersagliere viene punito e
messo sotto inchiesta perché parla con i giornali». Tutti hanno un ricordo
terribile, ognuno ha assistito a scene di fame e malattia. Lo raccontano
come se qui le persone
non ne sapessero nulla. «Ai tg noi vediamo un altro Iraq. Quando racconto
cosa ho visto mia madre mi dice, ma sei sicuro che sei stato in Iraq? Non
capisco perché la televisione non dice niente, non fa vedere niente». «E'
vero - aggiunge P.L. è l'unico in abiti borghesi - ai telegiornali non ho
mai visto immagini di uomini che si muoiono di fame e di bambini che
scavano per cercare di rompere qualche tubatura dell'acqua e bere. In Iraq
ogni volta che ero di pattuglia ne vedevo centinaia di scene così».

Chiediamo se gli aiuti del volontariato internazionale riescono ad
arrivare, se c'è una capillarità di distribuzione se gli Usa permettono che
i pacchi umanitari arrivino ovunque. «Altro che aiuti - interviene F.L. -
ho visto i marines entrare in case di sole donne. Mettevano i mitra in
faccia alle
donne e stringevano le manette ai polsi di ragazzini che non avevano più di
5 o 6 anni. Io ho foto di bambini messi faccia al muro come criminali,
fatti inginocchiare, schiaffeggiati». Sulla combriccola cala silenzio. Non
ha tutti evidentemente piace ricordare questi episodi, soprattutto davanti
a un
giornalista. F.L. è un maresciallo appena uscito dall'accademia di Modena.
Vota a sinistra «forse sono l'unico bersagliere che vota a sinistra della
caserma» dice sorridendo mentre i commilitoni lo prendono in giro. «E gli
italiani?» «Degli italiani preferirei lasciar perdere...».

I bersaglieri invece vogliono parlare, basta poco per tirare il tappo e far
uscire ciò che ingorga le loro coscienze da tempo. Gli altri ragazzi
tacciono. F.L. e C.L. caporale maggiore iniziano a raccontare un episodio
visto con i loro occhi. «Alcuni nostri commilitoni si divertivano a
circondare le case di alcuni sospetti, dargli fuoco e guardare bruciare la
casa. Poi spegnevano e arrestavano questa gente che risultava la maggior
parte delle volte del tutto innocente». Gli domandiamo se hanno denunciato
quanto hanno visto «In modo informale» risponde F.L. Che significa? «Che
non risulta una mia denuncia formale - continua- ne ho parlato con i
superiori e basta. Se avessi denunciato formalmente, la mia carriera
sarebbe finita lì.
Preferisco cambiare le cose da dentro e senza clamore. Ci tengo
all'Esercito  io sono un bersagliere». P.E. dice che lui non ha visto mai
violenze degli italiani e racconta: «Gli americani appena entrano in una
casa pensano ad accanirsi su chi ci abita, gli italiani invece al massimo
prendono tutto ciò
che c'è da prendere. Un amico è riuscito a fregarsi due orologi e quattro
spille d'oro». Eppure si vedono solo immagini di arresti in case di fango,
in stamberghe, arresti di individui che non hanno altro che il proprio
rinsecchito corpo. «Io dice C.L. ho fatto perquisizioni in case di ex
dirigenti di polizia e di due imprenditori vicini a Saddam. Avevano in casa
di tutto, orologi d'oro, dvd, televisori, lampadari di cristallo, un parco
macchine da paura. Durante la caduta di Saddam avevano le guardie private
che non facevano entrare i disperati e gli Usa non li arrestarono, i
dirigenti non li arrestarono sperando che passassero dalla loro parte.
Qualcuno l'ha fatto ma a suon di calci in pancia e sberle...». Anche gli
italiani hanno pestato? «Io - risponde P.E.- non ho mai visto picchiare
come ho visto fare ai marines nessun italiano. Mai». E aggiunge scherzando:
«Neanche in Italia».

ROBERTO SAVIANO - CASERTA - www.ilmanifesto.it

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