[Nonviolenza] Archivi. 214



 

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ARCHIVI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XVII)

Numero 214 del 18 novembre 2016

 

In questo numero:

1. Alcuni testi del mese di settembre 2016 (parte quarta)

2. La mancetta del Presidente

3. Ermanno Rea

4. Un operaio ucciso

5. "L'analisi e la denuncia del fascismo nella riflessione e nell'azione di Piero Gobetti e di Antonio Gramsci". Un incontro di studio a Viterbo

6. Lucio Emilio Piegapini: Il potere

7. Un incontro in preparazione della Giornata internazionale della nonviolenza

8. Il problema

9. Edward Albee

10. Per Alfio Pannega, approssimandosi l'anniversario della nascita

11. Ricordando Alfio Pannega con alcune fotografie di Mario Onofri

12. L'associazione "Respirare" ricorda Alfio Pannega

13. Le leggi

 

1. MATERIALI. ALCUNI TESTI DEL MESE DI SETTEMBRE 2016 (PARTE QUARTA)

 

Riproponiamo qui alcuni testi apparsi sul nostro foglio nel mese di settembre 2016.

 

2. LA MANCETTA DEL PRESIDENTE

 

Il Presidente del Consiglio dei Ministri annuncia che se votiamo come dice lui al referendum poi regala cinquecento milioni ai poveri.

Ai tempi di Lauro bastavano un paio di scarpe (una prima e una dopo il voto, si narra; ma il Presidente e' piu' diffidente del Comandante, e fa bene: noi poveracci, si sa, siamo gentaglia).

 

3. ERMANNO REA

 

E' deceduto il 13 settembre 2016 Ermanno Rea, scrittore e militante.

 

4. UN OPERAIO UCCISO

 

Mentre difendeva il diritto al lavoro.

Mentre difendeva la dignita' umana.

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Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi.

 

5. "L'ANALISI E LA DENUNCIA DEL FASCISMO NELLA RIFLESSIONE E NELL'AZIONE DI PIERO GOBETTI E DI ANTONIO GRAMSCI". UN INCONTRO DI STUDIO A VITERBO

 

Si e' svolto venerdi' 16 settembre 2016 a Viterbo presso il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" un incontro di studio, di riflessione e di testimonianza sul tema: "L'analisi e la denuncia del fascismo nella riflessione e nell'azione di Piero Gobetti e di Antonio Gramsci".

Nel corso dell'incontro sono stati letti e commentati alcuni indimenticabili testi dei due martiri antifascisti, luminosi pensatori e combattenti per la liberazione dell'umanita'.

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Concludendo l'incontro il responsabile della struttura nonviolenta viterbese, Peppe Sini, ha sottolineato come dall'ascolto e dalla fedelta' alla testimonianza di Gobetti e di Gramsci scaturisca un piu' intenso impegno nonviolento in difesa della vita, della dignita' e dei diritti di tutti gli esseri umani e in difesa della biosfera casa comune dell'umanita'; contro la guerra e tutte le uccisioni, contro il razzismo e tutte le persecuzioni, contro il maschilismo e tutte le oppressioni.

Ogni vittima ha il volto di Abele; ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'; il primo dovere e' salvare le vite: soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.

Occorre contrastare il fascismo che torna, ed occorre contrastarlo in modo concreto e coerente, nitido e intransigente, con la forza della verita', con la forza della legalita', con la forza della democrazia; con l'azione nonviolenta per la pace, il disarmo, la smilitarizzazione; con la scelta della solidarieta' che ad ogni essere umano - ognuno diverso da ogni altro, ognuno in viva, profonda, preziosa relazione con l'intera umanita' - riconosce piena dignita', uguaglianza di diritti ed infinito valore.

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Nel corso dell'incontro e' stato osservato un minuto di silenzio in memoria di Abd Elsalam Ahmed Eldanf, l'operaio egiziano assassinato ieri a Piacenza mentre difendeva il diritto al lavoro e la dignita' umana di tutti gli esseri umani; ed un minuto di silenzio in memoria di Carlo Azeglio Ciampi, antifascista, persona di nitido rigore morale ed energico impegno civile, autorevole presidente della repubblica italiana nata dalla Resistenza.

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L'incontro di studio era parte delle iniziative promosse dalla struttura nonviolenta viterbese in vista del referendum sulla riforma costituzionale, referendum nel quale la storica struttura ecopacifista e solidale dell'Alto Lazio e' impegnata per il No, e conduce una sua autonoma campagna di informazione, documentazione e coscientizzazione con il motto "Senza odio, senza violenza, senza paura: no al golpe, no al fascismo, no alla barbarie", riprendendo il motto nonviolento dalla vittoriosa campagna per il No alla dittatura nel referendum cileno del 1988 che abbatte' il regime fascista di Pinochet.

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Di seguito l'appello nonviolento "Senza odio, senza violenza, senza paura" per il No alla riforma costituzionale diffuso dalla struttura nonviolenta viterbese:

Un parlamento eletto dal popolo, uno stato di diritto, una democrazia costituzionale. Al referendum votiamo No al golpe

Al referendum sulla riforma costituzionale voluta dal governo votiamo No.

No al golpe, no al fascismo, no alla barbarie.

Al referendum sulla riforma costituzionale voluta dal governo votiamo No.

Senza odio, senza violenza, senza paura.

Il Parlamento, l'istituzione democratica che fa le leggi, deve essere eletto dal popolo, e deve rappresentare tutti i cittadini con criterio proporzionale.

Ma con la sua riforma costituzionale il governo vorrebbe ridurre il senato a una comitiva in gita aziendale, e con la sua legge elettorale (il cosiddetto Italicum) vorrebbe consentire a un solo partito di prendersi la maggioranza assoluta dei membri della camera dei deputati anche se ha il consenso di una risibile minoranza degli elettori, e con il "combinato disposto" della riforma costituzionale e della legge elettorale il governo, che e' gia' detentore del potere esecutivo, vorrebbe appropriarsi di fatto anche del potere legislativo, rompendo cosi' quella separazione e quell'equilibrio dei poteri che e' la base dello stato di diritto.

Se prevalessero le riforme volute dal governo sarebbe massacrata la Costituzione repubblicana nata dalla Resistenza antifascista, sarebbe rovesciata la democrazia, sarebbe negata la separazione dei poteri e quindi lo stato di diritto.

Al referendum sulla riforma costituzionale voluta dal governo votiamo No.

No al golpe, no al fascismo, no alla barbarie.

Al referendum sulla riforma costituzionale voluta dal governo votiamo No.

Senza odio, senza violenza, senza paura.

 

6. LUCIO EMILIO PIEGAPINI: IL POTERE

 

Me ne accorsi per caso.

Ero a casa dell'avvocato A. A. (non sono le iniziali del suo vero nome) e la cena era stata di una noia letale, ma io dovevo parlare con l'assessore e mi serviva che qualcuno mi presentasse e quindi dovetti mandar giu' quelle schifezze di cucina manciuriana o mesomagiara o tardotolteca o un colpo che gli si pigli e se lo porti via; e fosse stato solo quello: no, bisognava prender parte alla conversazione, stare a sentire le bestialita' del padrone di casa e sorridere, sorridere e squittire in continuazione, e tutto per riuscire a scambiare poi due parole in allegria e in confidenza con quel ladrone dell'assessore Z. Z. (non sono le iniziali del suo vero nome) e fargli capire che per quell'appaltino non sarei stato irriconoscente e che dicesse lui che percentuale di giallo c'e' nell'ocra e dove andavano a dormire le aquile.

Me ne accorsi quella sera: lo avevo sempre pensato in verita', ma quella sera ebbi la prova provata. Dopo tante schifezze eravamo al caffe' e cosi' per vincere la noia decisi di usare la forza del pensiero per indurre l'ingegner B. B. (non sono le iniziali del suo vero nome) a non metterci lo zucchero nel suo, e dopo un po' se lo bevve senza zucchero. Per gioco decisi di concentrarmi sul dottor C. C. (non sono le iniziali del suo vero nome) per costringerlo a metterci invece due cucchiaini, e azzeccai anche quella. Continuai: la biondona niente zucchero, e niente zucchero fu. Il ladrone tre cucchiaini, e ne mise quattro (che era quello a cui stavo realmente pensando, ma poi avevo deciso per tre che mi sembrava piu' realistico). Io ci misi due cucchiaini come sempre. Degli altri non mi ricordo, perche' ormai avevo fatto la scoperta. Solo che non ero sicuro se avevo il potere di decidere io cosa avrebbero fatto loro o se si trattava soltanto di arte divinatoria, cioe' che indovinavo quello che avrebbero fatto ma non ero io a costringerli con la forza del pensiero. Dovevo pensare a un esperimento incontrovertibile, facendo fare a qualcuno qualche cosa che sicuramente non avrebbe fatto spontaneamente. Non era facile trovare la cosa adatta, non poteva essere troppo evidente per non insospettire tutta la compagnia, ma doveva essere abbastanza insolita da confermarmi che il soggetto non la faceva di sua volonta' ma sotto l'imperioso comando della mia forza mentale. Cosi' decisi di provocare dei conati di vomito alla biondona. Dopo un po' quella va al bagno. Ormai ero sicuro. E con l'assessore ando' di lusso. Vinsi l'appalto e siccome sono uno leale a trenta giorni lui ebbe la sua valigetta col 20 per cento.

*

Prima pensavo di essere solo uno convincente. Avevo una bella parlantina, quando da studente vendevo le enciclopedie mi avevano fatto un corso di quelli dove ti insegnano i quattro trucchetti di base, ma poi ci avevo lavorato sopra per conto mio, e insomma ci sapevo fare. Basti dire che senza neppure aver preso il diploma avevo messo su' la mia impresa edile e certo anche grazie all'aiuto del partito - e non si puo' dire che ero stato irriconoscente - gli affari sono andati subito bene; da allora ho sempre avuto diversi bei cantieri di opere pubbliche, tutti in perizia di variante e suppletiva (i soldi veri si fanno li'). Gia' da ragazzo mi facevo chiamare ingegnere, poi col tempo mi sono anche procurato il titolo, di un'universita' privata svizzera - cara arrabbiata come tutte le cose svizzere ma puntuale come un orologio e senza perdere tempo a fare esami o altre stupidaggini - e lo tengo incorniciato nello studio, piuttosto in alto cosi' fa la sua figura e non si legge bene. Ho pure il titolo di conte, che mi e' costato altri bei soldoni, ma funziona, eccome se funziona, e mi sono fatto fare i biglietti da visita con una coroncina dorata in rilievo sopra e sotto "dott. ing." in un bel corsivo nero, e sotto piu' grosso e in oro "Conte" col mio nome e cognome, che fa una figura, come posso dire, aristocratica, si'. E in basso in piccolo gli indirizzi di Roma, Parigi e New York (quelli di Parigi e New York sono finti, ma a chi volete che gliene freghi qualcosa?) e sei, dico sei numeri di telefonini che poi risponde a tutti Ornella, che e' la segretaria della ditta. Sono uno che ci sa fare.

Ma non mi ero reso conto fino a quella sera.

Pensavo che a quella manica di imbecilli che sono la maggioranza dell'umanita' li sapevo stordire con le chiacchiere, e con quegli altri - quelli furbi come me - con loro mi mettevo d'accordo facilmente perche' sono uno pratico. Invece quella sera m'accorsi che avevo il potere mentale del telecomandare: detto cosi' non rende bene l'idea, ma insomma potevo far fare alla gente quello che mi pareva se solo mi concentravo abbastanza. Non c'era bisogno di perdere tempo in chiacchiere, bastava la concentrazione, la forza del pensiero che agisce a distanza. E questa e' scienza, altro che chiacchiere.

E' naturale, un potere cosi' grande andava amministrato saggiamente, per tanti motivi. Intanto bisognava evitare di dare nell'occhio, che gia' la Finanza mi stava addosso. E poi puo' darsi che funzionava solo entro certi limiti, con certe regole, dovevo fare altri esperimenti per misurarne la portata e le caratteristiche. In piu' non sapevo se a usarlo troppo rischiavo di indebolirlo o addirittura di esaurirlo, perche' tutte le cose si consumano, si sa; o viceversa se era necessario esercitarlo per potenziarlo. Di sicuro era una cosa che stancava. Perche' tu ti dovevi concentrare senza distrarti e questo e' un mondo pieno di distrazioni, specialmente per uno che lavora, per uno come me che deve pensare sempre a mille cose insieme.

Feci diversi esperimenti nelle settimane successive.

Cominciai gli esperimenti con le donne. Siccome sono scapolo certe sere ho le mie esigenze e provvedo con le escort. Che vuol dire parlare inglese, eh? Io l'inglese non lo so, pero' le parole essenziali le ho imparate subito, escort, masterplan, compro apposta "Repubblica" e "L'Espresso" e mi segno le parole straniere che trovo sui titoli, poi dico a Ornella, la segretaria, di tradurmele tutte e di segnarmi pure la pronuncia - ci tengo alla pronuncia, e' li' che si vede che non sei un villan rifatto -, mi aggiorno, sono uno che lavora, chi ce l'ha portata l'Italia in Europa, quelle bestie dei sindacati? Nossignore, ce l'abbiamo portata noi del Made in Italy. E' forte Made in Italy, lo dico tutte le volte che si parla di affari. Che dicevo? Si', l'esperimento con le escort: insomma, mi fermavo alla piazzola e senza bisogno di dire niente quella saliva in macchina. Certo, dopo la pagavo, e pure bene. Ma potevo saltare il contatto vocale perche' le facevo salire con la sola forza del pensiero. Pero' uno potrebbe dire che era facile: quelle stanno li' sulle piazzole a scaldarsi vicino al bidone col cartone e gli stracci che bruciano dentro, se una bella macchina come la mia si ferma e' facile capire che significa. Insomma non era un esperimento conclusivo. Comunque continuo a farlo e funziona sempre.

La seconda serie di esperimenti la feci al bingo, ma li' doveva esserci un'interferenza, troppa gente, e di sicuro c'era qualcun altro che pure lui aveva il potere e magari non lo sapeva, insomma li' non funzionava. Lo vedete, io ho una mentalita' scientifica, non e' che vi nascondo quando non funziona. Li' ho capito che se c'e' troppa gente c'e' l'interferenza dei telecomandi mentali multipli e contraddittori, e non c'e' niente da fare, inutile perderci tempo.

Non funziono' neppure in banca. L'esperimento era notevole e mi congratulo con me stesso per averlo ideato. Si trattava di questo: io andavo allo sportello, facevo un deposito o qualche altra operazione e alla fine facevo pure un prelievo, un prelievo piccolo, quattro-cinquecento euro. Ma col pensiero ordinavo al cassiere di darmi diecimila euro in contanti. Certe volte lo vidi che era in preda a due impulsi opposti, ma comunque i diecimila euro non me li hanno dati mai (e l'esperimento l'ho fatto con almeno quattro o cinque cassieri, e in banche diverse). Li' ho capito che le banche usano delle schermature mentali oppure un condizionamento postipnotico o qualche altra tecnica per impedire che gli impiegati obbediscano ai telecomandi mentali in campo monetario. La sanno lunga le banche. Secondo me sono macchinette elettroniche che fanno delle interferenze, perche' mi pare poco probabile che ogni mattina ipnotizzino tutti gli impiegati, se era cosi' prima o poi si sapeva, e ho cercato pure su internet e non ho trovato niente incrociando "ipnotismo" e "banche". Altre ricerche su internet non le ho fatte perche' lo so che la Cia ti ci spia attraverso internet e gia' forse sono un po' imprudente con i siti porno e le chat sadomaso.

Invece funziono' l'esperimento dei cornetti al bar. Che era questo: quando faccio colazione io mangio sempre due cornetti e qualche volta pure tre, ma ne pago sempre uno. Di solito quelli in piu' li mangio di nascosto, ingoiandoli in fretta e furia. invece adesso li mangio con tutta calma, e al momento di pagare ordino mentalmente alla cassiera di credere che ne ho mangiato solo uno, e infatti gli dico uno e lei batte uno sullo scontrino e non dice niente ne' fa sguardacci, e pure quello che sta al bancone e prepara i cappuccini non dice niente. Quindi li' funziona, e non e' che non ci sia gente, ma le interferenze mentali non ci sono, non lo so perche', forse perche' quando faccio colazione io non ci sono altre persone che hanno lo stesso potere mentale telecomandante che ho io, e di sicuro in un baretto cosi' scalcagnato non hanno messo gli apparecchi elettronici che usano nelle banche. Comunque l'esperimento e' riuscito. Tutte le volte. E lo ripeto tutte le mattine, dico.

Mi fa ridere Piero Angela e quelle quattro mummie del coso, del cica-cica-bum, come si chiama, si', del Cicap. E' che loro studiano solo gli imbroglioni piu' fessi. Perche' chi il potere mentale telecomandante ce l'ha davvero mica va a leggere le carte in televisione, no? Cerca di non farsi sgamare. Sta accorto. Ma quelli fanno i professori, che ne sanno? Facessero gli imprenditori lo capirebbero subito come funziona il job, e' forte il job, eh? pure tradare e' forte, che e' americano e pero' e' tradotto in italiano, mi piace la modernita'.

Dove ero rimasto? No, del Cicap dicevo cosi' per dire. Una volta gli ho pure mandato una sovvenzione, pensate un po'. Io sovvenziono parecchie cose, e' una buona politica, dai due soldi a qualcuno e quello non ti rompe piu' le scatole, basta che tu continui a dargli quelle briciole a tempo debito. E' un mondo fatto cosi', di imbecilli e di parassiti. E poi ci siamo noi che lavoriamo, noi del Made in Italy che abbiamo portato l'Italia in Europa. Io sono di quest'idea, che due bajocchi li devi dare a tutti per far scorrere le cose, per oliare gli ingranaggi, no? Il Wwf, i carabinieri in congedo, i punkabbestia, Amnesty, il coro degli alpini, Medici senza frontiere, il circolo del tirassegno, e le Pro Loco, le parrocchie e le squadre di calcio di tutti i comuni dove ho i cantieri, e l'Unicef, gli Amici della musica sinfonica, i centri sociali occupati autogestiti, l'associazione guardoni d'Italia, la Caritas, tutte le onlus e le ong che mi capitano a tiro, tutti i club e i consorzi, io due soldarelli li do' a tutti, pure alle bande di teppisti di quartiere che sono comunque movimenti giovanili e una presenza sul territorio che fa parte della cultura locale e non si sa mai, viene il giorno che ti possono fare qualche bel servizietto in una societa' di libero mercato. Coi partiti e i pubblici amministratori, come con la mafia, e' un'altra cosa, li' e' lavoro, e i soldi per fruttare devono essere tanti. Quando ho cominciato dovevo darli solo a quelli del partito nostro, e mica solo i soldi, dovevo mettere a dsposizione sempre almeno due o tre appartamenti per palazzina che tiravo su', e le tessere, dovevo fare pure le tessere. E assumere qualche parente cosi' scemo che non lo potevano imbucare neppure a fare l'usciere in Comune o al Ministero. Erano bei tempi quelli. Lo volete sapere? io mi ci divertivo. Sara' che ero giovane, e avevamo gli ideali, i valori, io lo dico sempre: i valori (mica solo lirette: dollari, sterline, franchi, girava di tutto, non come adesso che c'e' l'omologazione che frena la libera impresa e il Made in Italy), e poi c'era la guerra fredda e dovevamo fermare la barbarie atea orientale delle orde bolsceviche. Poi e' successo il casino che e' successo, e adesso i soldi li devi dare a tutti. Ci sono tre partiti in Comune? A tutti e tre li devi pagare. Le Regioni? Peggio che al Ministero, lo fanno apposta lo fanno a inventarsi un altro partito o un altro assessorato ogni due settimane, e io pago. Tutti noi che facciamo trading (sarebbe quel tradare che dicevo prima, ma come si fa a dire "tradiamo"? pare una cosa brutta) paghiamo, paghiamo sempre, paghiamo solo noi. Le Regioni sono state la disgrazia dell'economia italiana, ve lo dico io, mi costano una fortuna gia' solo di valigette, e le valigette poi devono essere riempite, e ben farcite, eh. L'Europa pure peggio: e' vero che io ci faccio bei soldi pure con l'Europa, nella ditta ho due uffici che lavorano solo ad arraffare i finanziamenti europei, che non ci facciamo niente, li incassiamo e basta, poi rendicontiamo inventandoci un mucchio di scemenze e quelli se le bevono, se le bevono tutte, ma la parte loro la vogliono eccome, e giu' altre valigette belle gonfie. No, io sono un nostalgico dei tempi andati, quando c'era la Democrazia Cristiana. Certi appalti, ragazzi, da leccarsi i baffi: tu spendevi mille lire di cemento? e allo stato gli dicevi che costava un milione; cosi' generavi profitti e facevi girare l'economia, no? Che tempi, il bum, anzi: per dirla in americano, il boom. Era forte quando c'era la Dc, la domenica tutti a messa ma dal lunedi' pancia mia fatti capanna: e tutto quel turismo in Svizzera a portarci i sacchi pieni di soldi? Eravamo giovani: il ballo del mattone, il partito del mattone, tutti quelli che non avevano voglia di darsi da fare assunti alle poste o al comune o alla federconsorzi, e noi a spartirci gli appalti e con quello che mi ci mettevo in saccoccia le case le potevo tirare su' di marmo di Carrara con le maniglie delle porte d'oro. Quella era vita. Lo volete sapere? Mi stava bene pure che c'erano i comunisti, che a quei tempi pensavano alla rivoluzione e non volevano una lira, che fessi. Poi mori' Berlinguer e la mattina dopo buttarono giu' il muro di Berlino e da quando non ci sono piu' i comunisti devi andare in giro a dare mazzette a tutti quanti. Poi ci credo che e' venuta la crisi. E tutti quei giudici comunisti. Lasciamo stare, che e' meglio. E i giornali? quella io a chiamo la cartina di tornasole: l'imprenditore che non passa un bel mazzettone a tutti gli editori e i direttori dei giornali non e' un imprenditore, e' un babbeo con l'istinto suicidario, come dicevano gli antichi romani? un morituro.

*

L'idea mi venne cosi', mentre continuavo con gli esperimenti. Avevo visto in televisione un programma scientifico che dicevano che il pianeta e' sovrappopolato, che le risorse non bastano piu' e tutte 'ste robe qua. Intervistavano pure a quell'indiana col cerchietto rosso sulla fronte, che io dico alla sua eta' ancora fa l'hippy. E quella diceva dell'acqua, dei semi, del clima, insomma la metteva giu' dura. Adesso io sto bene come sto, ma bisogna pure averci una coscienza sociale, come si dice, bisogna essere politically correct. Per esempio tutti 'st'immigrati. Io ci lavoro bene, nei cantieri miei ho quasi solo clandestini che lavorano tutti in nero e non rompono le scatole coi sindacati perche' lo sanno che se ci provano io prima gli faccio rompere le ossa dalla security e poi li faccio chiudere nei centri di detenzione che quando escono - se escono piu' - l'hanno imparato chi e' il padrone. Pure le immigrate mi stanno bene, certe sventole di escort. Pero' sono troppi, e figliano come conigli e intasano le scuole e secondo me ci ha ragione Salvetti (non e' il suo vero nome) che bisogna dare una sfoltita, tanto per tenerli sotto, no? Che ne so, ogni settimana ne scegliamo un diecimila particolarmente fastidiosi, quelli che hanno studiato e che si credono di venire qui a fare quei discorsi del menga sui diritti umani che fanno ridere i polli, quelli malaticci che non ti sanno lavorare come si deve, le donne sfiorite, i ragazzini piccoli, e vai col gas, o coi lanciafiamme, il metodo si trova. Riprendiamo tutto con le telecamere e poi lo facciamo vedere in televisione e su youtube, che il pubblico queste cose ci ha gusto di vederle e poi e' giusto che ci sia la trasparenza, il cittadino ha diritto di vederle le porcherie, siamo adulti e vaccinati, un paese civile e moderno, che l'abbiamo pure portato in Europa noi del Made in Italy. Io sto con Salvetti (non e' il suo vero nome), poi lo so che non capisce un colpo e di due che ne dice ne sbaglia tre, pero' intanto mi fa sempre ridere quando va in televisione con quelle magliette con la spiegazione di quanto e' pirla e fa i suoi sproloqui che alla terza parola ci s'impicca da solo, e poi se bisogna farli 'sti lager ci vuole pure un personale politico che non si tira indietro, no? E basta con l'ipocrisia. Ma dico cosi' per dire, eh, lo so che non se ne fa niente, figurarsi. Siamo in Italia, non c'e' verso di fare le cose serie. Neppure il duce ci riusciva, circondato com'era di fregnacciari pure lui. Povera Italia.

Pero' m'e' venuta 'st'idea: e se senza tante scene, senza stupidi esibizionismi, qualche persona con gli attributi e con i poteri mentali telecomandanti adeguati cominciasse a fare non dico piazza pulita, ma un po' di spazio? Come pensi di contrastarla la sovrappopolazione mondiale? Coi preservativi? Andiamo. Servono le guerre, le epidemie servono. Ma io sono un business-man (gajardo business-man, eh? vuol dire uomo d'affari ma fa tutto un altro effetto, fa jet-set internazionale, jet-set, eh?) e la violenza non mi piace, rovina gli affari, fa rompere i contratti, ci si guadagna solo se sei nell'industria bellica (o al Ministero, e' chiaro), ma per entrarci nell'industria bellica devi sganciare certi mazzettoni che ti svenano, e io faccio edilizia pubblica e infrastrutture viarie; certo, che buttino giu' le citta' mi sta bene che poi io le ricostruisco, ma il fatto e' che le guerre durano troppo. Prendi l'Iraq, la Siria, la Libia: ci sarebbe da fare un sacco di bajocchi con la ricostruzione, ma prima si devono decidere a smetterla di bombardare, no? Ma figurati se gli americani smettono. Loro pensano solo all'industria bellica e a ciucciare petrolio, delle esigenze del settore edile non gliene frega niente.

Insomma, mi e' venuta questa idea per dare una mano ad affrontare la crisi ecologica: di convincere la gente a suicidarsi. Senza chiacchiere, con la forza del pensiero. E' reato? Va dimostrato che sono stato io, e come lo dimostri? Io non ho detto niente, non l'ho manco toccati a quelli li'. Niente comizi, niente youtube. E poi se uno si suicida si suicida, che indagini vuoi fare? Certo, devo scegliere con oculatezza. E non devo pestare i piedi a nessuno che conta, si sa. Ma non ne voglio fare un business, sia chiaro, anche se sarebbe un bel business, eh? Agenzia di eliminazione di ostacoli al libero sviluppo del tradare, eh? oppure: Fondazione per la risoluzione della crisi ecologica globale, eh? e' roba che ci si potrebbe concorrere per il Nobel. Che poi se pensi a certa gente che il Nobel glielo hanno dato davvero, non vedo perche' non potrebbero darlo pure a me. Per l'economia, o per la pace, o la medicina. Per me e' uguale. Che quasi quasi m'informo quanto ti danno cash e vedo se vale la pena di cominciare a mandare qualche valigetta d'assaggio a quei babbioni dell'accademia eschimese, lapponese, insomma quelli li' che danno il Nobel. Mica per fare un investimento, per il gusto di vincere un torneo prestigioso, che il Nobel e' come la Champions League senza bisogno che ti compri tutta una squadra di fighetti che ti costano piu' della Cappella Sistina, e poi io i giocatori di pallone non li posso proprio sopportare, a me di sport mi piace il biliardo e il poker e il pugilato. Tanto lo so che tutte le partite sono tutte truccate: ho investito pur'io un po' di capitale nel giro delle scommesse insieme alla camorra, che e' un altro job che ci si guadagna bene.

Ma torniamo a bomba: insomma ho deciso di cominciare a sperimentare pure questa di idea: il telecomandamento mentale dei suicidi; e' naturale che bisognava cominciare con obiettivi individuali ma poi via via si poteva fare anche per aggregati socioeconomici piu' ampi, no?

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Non l'ho mai detto a nessuno, lo dico adesso qui. Sono stato io. Io che ho liberato l'Italia da tutti quei sindacalisti, io che ho fatto sparire tutte le femministe dall'Europa, io che ho sgombrato tutto il Medio Oriente e adesso possiamo ripopolarlo di tecnici nostri e di forza lavoro dell'Africa nera o indiana o giapponese senza grilli per la testa, io che ho svuotato la Cina che adesso e' il piu' grande cimitero a cielo aperto della storia ma fra qualche anno dopo data una bella ripulita e disinfettata ci possiamo fare il piu' grande Club Mediterranee dell'universo mondo. E tutti quei bietoloni degli scienziati che in televisione le sparano di tutti i colori, che branco di imbecilli, un giorno di questi...

La mente umana, che meraviglia.

 

7. UN INCONTRO IN PREPARAZIONE DELLA GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA NONVIOLENZA

 

Sabato 17 settembre si e' svolto a Viterbo un incontro di studio in preparazione della Giornata internazionale della nonviolenza che per iniziativa dall'Onu si svolge come ogni anno il 2 ottobre, nell'anniversario della nascita di Gandhi.

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Nel corso dell'incontro sono stati letti e commentati alcuni testi di Mohandas K. Gandhi, di Aldo Capitini, di Hannah Arendt, di Vandana Shiva.

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Il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo invita a promuovere ovunque il 2 ottobre iniziative di riflessione e di azione concreta per la pace, la solidarieta', i diritti umani, la difesa della biosfera.

Che domenica 2 ottobre sia una giornata di impegno comune per il bene comune, e che sia altresi' a sua volta preparazione alla partecipazione alla marcia Perugia-Assisi che si svolgera' esattamente una settimana dopo, domenica 9 ottobre 2016.

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Opporsi alla guerra e a tutte le uccisioni, al razzismo e a tutte le persecuzioni, al maschilismo e a tutte le oppressioni.

Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.

Pace, disarmo, smilitarizzazione.

Difendere la vita, la dignita' e i diritti di ogni persona; difendere l'intera biosfera casa comune dell'umanita'.

Il primo dovere e' salvare le vite.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

 

8. IL PROBLEMA

 

"Il problema e' sempre unicamente del sapere e del volere; e non ci sono specifici che tengano il luogo della coscienza intellettiva e morale, o la soccorrano se non si sa soccorrere da se'". Cosi' Benedetto Croce, il maestro di color che sanno, in Etica e politica (cito dall'edizione laterziana del 1973, p. 297).

La coscienza intellettiva e morale, la tua coscienza intellettiva e morale, che ti dice: tu non uccidere, tu salva le vite.

 

9. EDWARD ALBEE

 

E' deceduto Edward Albee, il drammaturgo autore di "Chi ha paura di Virginia Woolf".

 

10. PER ALFIO PANNEGA, APPROSSIMANDOSI L'ANNIVERSARIO DELLA NASCITA

 

Ricorre tra pochi giorni, il 21 settembre, l'anniversario della nascita di Alfio Pannega, che ci ha lasciato sei anni fa il 30 aprile 2010.

Il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo lo ricorda indimenticabile compagno di lotte, maestro di vita, poeta e antifascista, persona generosa oltre ogni limite, esempio dell'umanita' come dovrebbe essere.

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Una breve notizia su Alfio Pannega

Alfio Pannega nacque a Viterbo il 21 settembre 1925, figlio della Caterina (ma il vero nome era Giovanna), epica figura di popolana di cui ancor oggi in citta' si narrano i motti e le vicende trasfigurate ormai in leggende omeriche, deceduta a ottantaquattro anni nel 1974. E dopo gli anni di studi in collegio, con la madre visse fino alla sua scomparsa, per molti anni abitando in una grotta nella Valle di Faul, un tratto di campagna entro la cinta muraria cittadina. A scuola da bambino aveva incontrato Dante e l'Ariosto, ma fu lavorando "in mezzo ai butteri della Tolfa" che si appassiono' vieppiu' di poesia e fiori' come poeta a braccio, arguto e solenne declamatore di impeccabili e sorprendenti ottave di endecasillabi. Una vita travagliata fu la sua, di duro lavoro fin dalla primissima giovinezza. La raccontava lui stesso nell'intervista che costituisce la prima parte del libro che raccoglie le sue poesie che i suoi amici e compagni sono riusciti a pubblicare pochi mesi prima dell'improvvisa scomparsa (Alfio Pannega, Allora ero giovane pure io, Davide Ghaleb Editore, Vetralla 2010): tra innumerevoli altri umili e indispensabili lavori manuali in campagna e in citta', per decine di anni ha anche raccolto gli imballi e gli scarti delle attivita' artigiane e commerciali, recuperando il recuperabile e riciclandolo: consapevole maestro di ecologia pratica, quando la parola ecologia ancora non si usava. Nel 1993 la nascita del centro sociale occupato autogestito nell'ex gazometro abbandonato: ne diventa immediatamente protagonista, e lo sara' fino alla fine della vita. Sapeva di essere un monumento vivente della Viterbo popolare, della Viterbo migliore, e il popolo di Viterbo lo amava visceralmente. E' deceduto il 30 aprile 2010, non risvegliandosi dal sonno dei giusti. Alcuni testi commemorativi sono stati piu' volte pubblicati sul notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino", ad esempio negli "Archivi della nonviolenza in cammino" nn. 56, 57, 58, 60; cfr. anche il fascicolo monografico dei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 265 ed ancora i "Telegrammi della nonviolenza in cammino" nn. 907-909, 1172, 1260, 1261, 1272, 1401, 1622-1624, 1763, 1971, 2108-2113, 2115, 2329, 2331, 2334-2335, i fascicoli di "Coi piedi per terra" n. 546 e 548-552, e "Voci e volti della nonviolenza" nn. 687-691, 754-755.

 

11. RICORDANDO ALFIO PANNEGA CON ALCUNE FOTOGRAFIE DI MARIO ONOFRI

 

Ricorrendo tra pochi giorni, il 21 settembre, l'anniversario della nascita nel 1925 di Alfio Pannega, il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" come gia' in passato mette a disposizione delle persone interessate alcune altre fotografie inedite dell'indimenticabile amico e compagno di lotte realizzate nel corso del tempo da Mario Onofri, ugualmente indimenticabile amico e compagno di lotte.

Contro la guerra e tutte le uccisioni.

Contro il razzismo e tutte le persecuzioni.

Contro il maschilismo e tutte le oppressioni.

In difesa della vita, della dignita' e dei diritti di tutti gli esseri umani.

In difesa della biosfera, casa comune dell'umanita'.

Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione.

La nonviolenza e' in cammino.

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Una breve notizia su Alfio Pannega...

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Una breve notizia su Mario Onofri

Mario Onofri e' deceduto a Viterbo, la sua citta', il 13 giugno 2015, aveva 64 anni. Era un uomo dolce e mite, sapiente e generoso. Fotografo, artista, viandante e ricercatore, studioso e testimone, militante per i diritti umani, amico della nonviolenza, sollecito sempre nel recare aiuto alle persone sofferenti, alle persone oppresse. E' stato uno dei migliori compagni di lotte di quanti a Viterbo si sono battuti e ogni giorno si battono contro i poteri criminali e contro il regime della corruzione, contro la devastazione della natura e della cultura, contro la guerra e contro la violenza, contro il razzismo e contro il maschilismo, contro lo sfruttamento e l'oppressione; per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani; per la liberazione dell'umanita' intera; in difesa di quest'unico mondo vivente. Anche grazie all'azione di Mario Onofri la nonviolenza e' in cammino. All'indomani della sua scomparsa scrissero di lui alcuni degli amici e compagni di lotte che piu' gli furono vicini: "Grande artista, fotografo e visionario, dagli anni '60-'70 Mario ci ha donato luminose visioni di persone e luoghi con i suoi scatti - di grande perizia tecnica - intrisi di bellezza e malinconia, dolcezza e saggezza, espressione di un cuore e di un occhio sapientemente sensibili e sempre alla ricerca di quei caratteri e paesaggi autentici ed evocativi che sapeva cogliere esprimendo la profonda essenza della vita, dell'umanita', della storia e della natura. Grande viaggiatore, profondo conoscitore dell'India, Mario Onofri lascia un grande patrimonio artistico e documentario, storico ed umano, che - dal bianco e nero al colore - ci permettera' di rivedere, senza mai banalita', la metamorfosi socio-culturale e paesaggistica di Viterbo impressa in cinquant'anni di fotografie. Oltre all'altra sua grande passione, quella dell'India, di questo meraviglioso paese di cui era innamorato e del quale ha magistralmente colto e restituito la poesia, i colori e la magia". Ricordandolo nel primo anniversario della scomparsa di lui e' stato scritto: "artista e ricercatore, militante nonviolento per la pace, i diritti umani, la difesa dell'ambiente e della civilta'. Era un uomo buono, mite, gentile, di garbo levissimo e finissima ironia, di profondi elevati pensieri, di immensa generosita'. Intellettuale dai molti interessi e di molte esperienze, infaticabile viaggiatore e natura contemplativa, acutamente consapevole della fragilita' di ogni persona e della volatilita' di ogni esistenza - e per questo vieppiu' soccorrevole e accudente -, attivista costantemente impegnato per la vita, la dignita' e i diritti di ogni essere umano, per la liberazione delle oppresse e degli oppressi, per l'amoroso rispetto del mondo vivente tutto. Ne ricordiamo le qualita' di artista visivo, di antropologo del presente, di testimone del tempo e dei luoghi, delle relazioni e dei mutamenti, dei movimenti collettivi e delle esperienze culturali che con intensa partecipazione visse e documento'; lo ricordiamo fedele alle amicizie fino all'abnegazione, tenero e luminoso confortatore nelle distrette, saggio gioioso e meditabondo nel convivio; lo ricordiamo compagno di lotte e di ragionamenti necessari, strenuo ricercatore della verita', la verita' che libera, la verita' che ama, la verita' che e' prendersi cura delle altre persone e del mondo vivente, compassione operosa e universale fraternita'. A chi ha avuto il privilegio grande di essergli stato amico lascia un tesoro di ricordi iridescenti, e un'esortazione a perseverare nell'impegno per la liberazione di ogni essere umano, affinche' tutti possano godere di una condivisa felicita', in una solidarieta' che ripudia e contrasta e sconfigge ogni violenza, e l'intero mondo vivente abbraccia in un rivolgimento amoroso che e' insieme comprensione di se' e del tutto. Lascia anche un'opera vasta e preziosa, in massima misura tuttora dispersa e inedita, un regesto di immagini salvate dalla fuga del tempo il cui pregio artistico e documentario - ed ermeneutico, e morale quindi - e' cospicuo, e che occorre dunque finalmente raccogliere, pubblicare e valorizzare a beneficio dei presenti e dei venturi, dono estremo di un uomo giusto all'umanita'".

 

12. L'ASSOCIAZIONE "RESPIRARE" RICORDA ALFIO PANNEGA

 

Il 21 settembre ricorre l'anniversario della nascita di Alfio Pannega (1925-2010).

Esempio di assoluta generosita', costantemente impegnato in difesa dei diritti di tutti gli esseri viventi e dell'intera biosfera, militante antifascista, amico della nonviolenza, poeta.

L'associazione "Respirare" lo ricorda con gratitudine che non si estingue.

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Una breve notizia su Alfio Pannega...

 

13. LE LEGGI

 

Le leggi, quando sono buone leggi, vere leggi, sono la difesa del debole dagli abusi del forte.

E di tutte le leggi la prima e' quella che dice: tu non uccidere, tu salva le vite.

 

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ARCHIVI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XVII)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 214 del 18 novembre 2016

 

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