[Nonviolenza] Senza odio, senza violenza, senza paura. 35



 

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SENZA ODIO, SENZA VIOLENZA, SENZA PAURA

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Al referendum votiamo No alla riforma costituzionale golpista

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XVII)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100

Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, centropacevt at gmail.com, web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Numero 35 del 10 novembre 2016

 

In questo numero:

1. Raniero La Valle: Approvate una riforma che prevede la vittoria come il fine della politica e la societa' divisa in vincitori e sconfitti?

2. Alessandra Algostino: Referendum, un No per la democrazia

3. Un appello nonviolento per il 4 dicembre: Un parlamento eletto dal popolo, uno stato di diritto, una democrazia costituzionale. Al referendum votiamo No al golpe

4. Peppe Sini: Dieci coltellate. Minima una guida al referendum

5. Verso la "Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne" del 25 novembre

6. Alcuni testi del mese di gennaio 2015 (parte quarta)

7. Da Orte una proposta nonviolenta. Quasi un minimo vademecum (parte seconda)

8. Auguri al professor Osvaldo Ercoli

9. Da tutta Italia un appello al sindaco di Vicenza affinche' sia restituita una sede alla prestigiosa "Casa per la Pace"

10. Un incontro di riflessione su Primo Levi a Viterbo

 

1. RIFLESSIONE. RANIERO LA VALLE: APPROVATE UNA RIFORMA CHE PREVEDE LA VITTORIA COME IL FINE DELLA POLITICA E LA SOCIETA' DIVISA IN VINCITORI E SCONFITTI?

[Riceviamo e dffondiamo il seguente intervento di Raniero La Valle dal titolo "Il vero quesito: Approvate una riforma che prevede la vittoria come il fine della politica e la societa' divisa in vincitori e sconfitti? Quinto discorso su 'La verita' del referendum'" tenuto nella Parrocchia del Volto Santo di Salerno.

Raniero La Valle e' nato a Roma nel 1931, prestigioso intellettuale, giornalista, gia' direttore de "L'avvenire d'Italia", direttore di "Vasti - scuola di ricerca e critica delle antropologie", presidente del Comitato per la democrazia internazionale, gia' parlamentare, e' una delle figure piu' vive della cultura della pace; autore, fra l'altro, di: Dalla parte di Abele, Mondadori, Milano 1971; Fuori dal campo, Mondadori, Milano 1978; Dossier Vietnam-Cambogia, 1981; (con Linda Bimbi), Marianella e i suoi fratelli, Feltrinelli, Milano 1983; Pacem in terris, l'enciclica della liberazione, Edizioni Cultura della Pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1987; Prima che l'amore finisca, Ponte alle grazie, Milano 2003; Chi e' dunque l'uomo?, Servitium, 2004; Agonia e vocazione dell'Occidente, Terre di mezzo, 2005; Se questo e' un Dio, Ponte alle grazie, Milano 2008; Paradiso e liberta', Ponte alle grazie, Milano 2010; Quel nostro Novecento, Ponte alle Grazie, Milano 2011; Un Concilio per credere, Emi, Bologna 2013; Chi sono io, Francesco?, Ponte alle Grazie, Milano 2015]

 

Chi vincera' il prossimo referendum? Ormai da molti mesi l'unico scopo, l'"oggetto immenso" della politica italiana e' la vittoria nel referendum.

Renzi non pensa ad altro, e attribuisce all'esito del referendum conseguenze epocali sia per il vincitore - che dovrebbe essere lui - sia per i perdenti che dovrebbero essere tutti gli altri (D'Alema, Bersani, Zagrebelsky, i Cinque Stelle, i gufi, i parrucconi).

Alla Leopolda, il 5 novembre, tirava una brutta aria: come ha sintetizzato "la Repubblica": "abbracci agli amici, botte ai nemici". Scrive Michele Prospero sull'"Espresso": "Renzi cerca continuamente un nemico, qualcuno a cui stare antipatico: se ne e' creati molti, spesso scientificamente. Renzi cerca la contrapposizione cosi' come cerca continuamente l'acclamazione. La cerca alla Leopolda o durante le direzioni del Pd, che sono entrambi luoghi di obbedienza e celebrazione".

E la parola d'ordine alla Leopolda era di dare battaglia anche in caso di sconfitta, di "non farsi rosolare" a Palazzo Chigi.

Come riferiva il "Corriere della Sera" quello stesso giorno, Renzi avrebbe detto che in ogni caso avrebbe deciso di andare avanti e di "non mollare", perche' e' meglio "morire da Renzi che vivere da pecora".

In questa visione la vittoria e' cio' che fa la differenza; se poi non si vince bisogna rilanciare e giocarsi tutto, perche', parafrasando cio' che si diceva una volta, e' meglio vivere un giorno da Renzi che cent'anni da pecora.

Cio' mette la vittoria al centro della visione della politica. Non e' affatto una visione peregrina, perche' corrisponde ad una illustre dottrina elaborata durante il nazismo dal grande giuspubblicista tedesco Carl Schmitt, secondo cui la politica consisterebbe nella dialettica amico-nemico, e avrebbe percio' nella vittoria il suo naturale e necessario obiettivo.

Questa visione non e' pero' quella della Costituzione Italiana che coltiva il progetto di una societa' di liberi e di eguali, in cui non ci siano sconfitti e percio' nessuno sia considerato nemico.

Ora il problema non e' che il Presidente del Consiglio abbia personalmente un'altra opinione, com'e' legittimo. Il problema e' che la riforma costituzionale sottoposta a referendum insieme alla legge elettorale che l'accompagna, assume precisamente la vittoria come criterio supremo della politica, e disegna un progetto di societa' divisa in vincitori e vinti.

E' questo infatti l'obiettivo piu' ambizioso dei riformatori, continuamente riproposto nel facile slogan secondo cui la sera delle elezioni si deve sapere chi ha vinto e chi, invece, e' rimasto sconfitto, e lo dovra' necessariamente rimanere nella migliore delle ipotesi per cinque anni, fino alle successive elezioni. La proposta referendaria sposta l'accento da una societa' in cui non ci sono sconfitti (e in cui anzi e' compito della Repubblica rimuovere le cause, anche di ordine economico e sociale che limitando di fatto la liberta' e l'eguaglianza dei cittadini ne fanno degli sconfitti) a una societa' di vincitori e di vinti.

Questa non e' una buona cosa. Il massimo beneficio di un sistema elettorale non e' di far sapere subito chi vince, e mettere fuori gioco chi perde; questa e' la cosiddetta democrazia governante dei riformatori, secondo la quale chi vince vince tutto, chi perde perde tutto, e il  trofeo e il frutto della vittoria sono lo spoils system, cioe' la divisione delle spoglie. E' questo il valore che oggi viene innalzato sugli scudi dai fautori della semplificazione e dell'efficienza di una democrazia decisionista, questa e' la nuova morale politica, che in realta' e' la vecchia, reazionaria concezione politica del Principe secondo Machiavelli.

Io credo invece che per salvare la politica e per salvare la democrazia dobbiamo reagire contro l'ideologia della vittoria. E' questa l'ideologia del potere incontrollato, l'ideologia di Cesare: "veni, vidi, vici" (venni, vidi, vinsi); e' l'ideologia di Brenno contro i Romani: "vae victis" (guai ai vinti); e' l'ideologia di Costantino che con il suo sogno a Ponte Milvio ha inquinato 1700 anni di storia cristiana trasformando il cristianesimo in cristianita': "in hoc signo vinces"; la croce massimo simbolo di amore e di condivisione usata come insegna e totem di vittoria, toponimo delle crociate e stigma d'identita'; un marchio selettivo e ostile, rappresentativo di un'identita' nazionale e politica, atea e devota, cosa che e' durata fino a ieri, fino a papa Francesco che ha deciso di uscire dalla cristianita' per tornare al cristianesimo, che e' la vera riforma oggi in corso.

In effetti la vittoria non e' tutto. Nel mondo ci sono ben altri problemi che vincere o perdere. Tra Israele e Palestina il problema e' di chi vince? Tra chi vuole salvare i profughi e chi vuole abbandonarli al mare, il problema e' chi vince? Tra la gente accampata nella giungla di Calais e gli inglesi che sbarrano il tunnel della Manica, il problema e' chi vince?

La vittoria rimanda al potere. Il discorso sulla vittoria e' un discorso sul potere. La vittoria e' il movente e il fine della politica moderna intesa come scontro tra nemici. Ma la vittoria non e' affatto il movente e lo scopo della politica, non e' il criterio di giudizio sulla qualita' del potere, e non e' per niente tra i principi e i valori fondamentali su cui e' costruita la Costituzione Italiana e l'ordinamento dello Stato. Il potere non deve vincere per dividere, ma deve governare per unire; il consenso, la mediazione, il sostegno ai poveri e ai perdenti dovrebbero essere la norma per il potere. I re dell'Antico Medio Oriente, ai tempi del codice di Hammurabi, erano i difensori degli sconfitti, avevano il compito di compensare con la forza del potere la debolezza dei poveri. Antichi codici parlano del re come del padre dell'orfano, marito della vedova, sostegno di chi non ha madre.

L'ideologia della vittoria fa brutti scherzi; la Germania umiliata dopo la sconfitta nella Grande Guerra produsse Hitler, le democrazie del dopoguerra nell'Italia stremata e nella Germania divisa rinacquero con il piano Marshall.

L'ideologia della vittoria e' quella che ci sta facendo rischiare la Costituzione, che non e' piu' considerata in se stessa, ma solo come strumento di una battaglia campale per innalzare o abbattere un potere; essa fa da capro espiatorio di una contesa tutta politica, sicche' perfino i filosofi dicono che la Costituzione proposta e' un orrore, pero' la votano per far vincere Renzi; la vittoria diventa cosi' il massimo bene, la grande occasione offerta all'Italia, perche' grazie alla riforma ci sara' sempre un vincitore e ci saranno dei perdenti, e l'ultima parola della storia non sara' piu' ne' capitalismo ne' democrazia, ma sara' vittoriocrazia. Chi vince e' il sovrano, tutti gli altri tornano ad essere sudditi. Questo e' il futuro? No, questo di certo e' il passato, non e' il nuovo che avanza, e' il vecchio che ritorna.

 

2. RIFLESSIONE. ALESSANDRA ALGOSTINO: REFERENDUM, UN NO PER LA DEMOCRAZIA

[Dal sito sbilanciamoci.info riprendiamo il seguente intervento.

Alessandra Algostino e' docente di diritto costituzionale all'universita' di Torino ed autrice di molti saggi]

 

La riforma costituzionale completa, sul piano istituzionale, la concretezza di condizioni di lavoro sempre piu' servili e di servizi sociali sempre piu' assenti, accompagnando l'esclusione politica all'esclusione sociale.

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"Approvate il testo della legge costituzionale concernente 'disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del Cnel e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione' approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta ufficiale n. 88 del 15 aprile 2016?": un quesito chiaramente ammiccante, ovvero ingannevole, chiude il percorso di una riforma costituzionale che nelle sue forme stravolge il senso di cio' che e' una revisione della Costituzione e nel suo contenuto concentra il potere nell'esecutivo depotenziando i contrappesi. Ad essere violata e' l'essenza della Costituzione come patto sociale di tutti i cittadini e come strumento di limitazione del potere.

Molte sono le ragioni del "no" alla riforma, dalle forzature procedurali, alla ratio complessiva, alle falsita' che l'accompagnano, alle specifiche incongruenze, contraddizioni, pasticci, complicazioni e confusioni (emblematica e' la "semplificazione complicante", come l'ha definita Lorenza Carlassare, del procedimento legislativo).

Qui si vuole insistere su un "no" che muove da una lettura della riforma come disegno organico nel nome della verticalizzazione del potere, inserito in un processo piu' ampio di smantellamento della democrazia politica e sociale e di progressivo abbandono dell'orizzonte della Costituzione, in coerenza con la crescente pervasivita' della global economic governance.

La riforma interviene a suggellare a livello costituzionale il processo di degenerazione della democrazia che si puo' datare dagli anni Ottanta. E' un attacco alla democrazia ad ampio spettro, che investe la democrazia politica, cosi' come quella sociale, chiudendo spazi politici e liquidando il progetto di emancipazione sociale attraverso la feudalizzazione dei rapporti di lavoro, la dismissione e privatizzazione dei servizi sociali, l'aziendalizzazione dell'istruzione, spezzando il disegno armonico della Costituzione con l'introduzione del principio di pareggio di bilancio. La riforma costituzionale, cioe', completa, sul piano istituzionale, la concretezza di condizioni di lavoro sempre piu' servili e di servizi sociali sempre piu' assenti, accompagnando l'esclusione politica all'esclusione sociale, la verticalizzazione nel mondo del lavoro con la verticalizzazione nella sfera politica, assecondando le richieste della governance finanzcapitalista (Gallino) di risolvere il "problema" degli "esecutivi deboli" (J.P. Morgan).

Il mantra della governabilita' travolge gli argini costituzionali che presidiano la concentrazione del potere. Non e' vero, come il Presidente del Consiglio avrebbe voluto far emergere dal suo dibattuto con Gustavo Zagrebelsky, che non esistono norme che attribuiscono poteri al Presidente del Consiglio: tutto il testo della riforma mira a rafforzarlo, solo che agisce in maniera surrettizia, concentrando poteri nell'esecutivo attraverso il depotenziamento dei possibili contrappesi.

La revisione riguarda oltre un terzo della Costituzione, toccando il Senato (composizione e funzioni); il rapporto Governo-Parlamento; il procedimento legislativo; i rapporti Stato-enti territoriali (Regioni e Province); gli organi di garanzia (Corte costituzionale, Presidente della Repubblica); lo statuto delle opposizioni parlamentari; la democrazia diretta; il Cnel.

Qui ci si limita a tre esempi, che intervengono su aspetti meno noti rispetto alle questioni inerenti il Senato, il procedimento legislativo e il Titolo V, ma che costituiscono elementi fondamentali per la limitazione del potere.

Il Presidente della Repubblica. Dal settimo scrutinio, per eleggere il Presidente della Repubblica la riforma prevede la maggioranza dei 3/5 dei votanti: e' possibile, cioe', che esso sia eletto da soli 220 dei 730 membri del Parlamento in seduta comune. La maggioranza, tanto piu' nella vigenza di un sistema elettorale nettamente (e illegittimamente) sbilanciato in senso maggioritario come l'Italicum, elegge il suo Presidente, che perde, dunque, il ruolo di garanzia, con un effetto a cascata sull'esercizio di tutti i suoi poteri (dalla nomina dei giudici della Corte costituzionale, alla ratifica dei trattati internazionali - che, per inciso, sono autorizzati dalla sola Camera dei deputati -, alla promulgazione delle leggi, al compito di presiedere il Consiglio superiore della magistratura).

Lo statuto delle opposizioni. Elemento imprescindibile per l'esistenza della democrazia e' il riconoscimento del pluralismo e del conflitto, a livello sociale, cosi' come politico e parlamentare. Fondamentale e' dunque la presenza di meccanismi e istituti che garantiscano spazi e funzioni alle opposizioni, tanto piu' se si e' in presenza di sistemi elettorali fortemente selettivi (come insegna il Regno Unito con il riconoscimento dello Shadow Cabinet). Le minoranze possono giocare un ruolo rilevante come contrappeso, limitando e bilanciando il potere; nel testo della riforma sono nominati sia lo statuto delle opposizioni sia i diritti delle minoranze, ma si tratta di una norma slogan, completamente vuota: si limita a rinviare a future modifiche dei regolamenti parlamentari. Sara' la maggioranza (o minoranza, in caso di intervento del premio di maggioranza ex Italicum) a disegnare i diritti dei propri oppositori politici!

La partecipazione diretta. La democrazia diretta nella democrazia dei moderni ha una funzione integrativa rispetto al circuito politico-rappresentativo, ma e' uno strumento utile a bilanciare la stabilita' dell'esecutivo, come insegna l'esperienza svizzera, e gioca un ruolo importante nel mantenere viva la democrazia. L'essenza della democrazia sta nella partecipazione, che si esercita nelle forme della rappresentanza, ma anche in quelle della democrazia dal basso, nelle rivendicazioni dei movimenti, nelle varie forme di auto-organizzazione, fra le quali quelle che possono darsi in occasione dell'utilizzo degli strumenti classici di democrazia diretta, quale la legge di iniziativa popolare e il referendum. La riforma costituzionale innalza il numero di firme necessarie per presentare una proposta di legge d'iniziativa popolare, portandolo da 50.000 a 150.000, e rinvia la disciplina che dovrebbe garantire l'esame di tali leggi (oggi sostanzialmente ignorate) a future modifiche dei regolamenti parlamentari: dunque, in concreto, solo maggiori difficolta' per la presentazione di una proposta di legge. Sempre inesistente allo stato (si rinvia ad una legge costituzionale), e' la previsione di referendum propositivi e di indirizzo e altre forme di consultazioni: un contrappeso mancato, un mero slogan. Quanto al referendum abrogativo, i quorum richiesti per l'approvazione variano in relazione al numero di firme raccolte: con 500.000 firme occorre la maggioranza degli aventi diritto al voto, con 800.000 firme e' sufficiente la maggioranza dei votanti alle ultime elezioni della Camera. Una via facile e una via difficile che facilmente discriminano i referendum promossi dal basso, senza il supporto di partiti o organizzazioni preesistenti.

In conclusione: non si nomina il Presidente del Consiglio - come si anticipava - ma il fil rouge che percorre la riforma e' proprio il suo rafforzamento, ovvero la torsione in senso autoritario della democrazia politica, l'abbandono della limitazione del potere, che del costituzionalismo, insieme alla garanzia dei diritti, costituisce il cardine; una riforma funzionale alla volonta' delle elites economico-finanziarie di espellere dallo spazio politico, visioni, progetti e rivendicazioni sociali alternative rispetto al modello neoliberista.

Lo scontro allora e' fra due visioni del mondo: da un lato, un modello fondato sulla competitivita' escludente della razionalita' neoliberista, che richiede un decisionismo funzionale in ultima istanza al perseguimento del massimo profitto (per pochi, ça va sans dire); dall'altro, un progetto di emancipazione sociale, con una struttura fondata sulla partecipazione e la limitazione del potere.

 

3. REPETITA IUVANT. UN APPELLO NONVIOLENTO PER Il 4 DICEMBRE: UN PARLAMENTO ELETTO DAL POPOLO, UNO STATO DI DIRITTO, UNA DEMOCRAZIA COSTITUZIONALE. AL REFERENDUM VOTIAMO NO AL GOLPE

 

Al referendum sulla riforma costituzionale voluta dal governo votiamo No.

No al golpe, no al fascismo, no alla barbarie.

Al referendum sulla riforma costituzionale voluta dal governo votiamo No.

Senza odio, senza violenza, senza paura.

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Il Parlamento, l'istituzione democratica che fa le leggi, deve essere eletto dal popolo, e deve rappresentare tutti i cittadini con criterio proporzionale.

Ma con la sua riforma costituzionale il governo vorrebbe ridurre il senato a una comitiva in gita aziendale, e con la sua legge elettorale (il cosiddetto Italicum) vorrebbe consentire a un solo partito di prendersi la maggioranza assoluta dei membri della camera dei deputati anche se ha il consenso di una risibile minoranza degli elettori, e con il "combinato disposto" della riforma costituzionale e della legge elettorale il governo, che e' gia' detentore del potere esecutivo, vorrebbe appropriarsi di fatto anche del potere legislativo, rompendo cosi' quella separazione e quell'equilibrio dei poteri che e' la base dello stato di diritto.

Se prevalessero le riforme volute dal governo sarebbe massacrata la Costituzione repubblicana nata dalla Resistenza antifascista, sarebbe rovesciata la democrazia, sarebbe negata la separazione dei poteri e quindi lo stato di diritto.

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Al referendum sulla riforma costituzionale voluta dal governo votiamo No.

No al golpe, no al fascismo, no alla barbarie.

Al referendum sulla riforma costituzionale voluta dal governo votiamo No.

Senza odio, senza violenza, senza paura.

 

4. REPETITA IUVANT. PEPPE SINI: DIECI COLTELLATE. MINIMA UNA GUIDA AL REFERENDUM

 

Intitolare questi brevi ragionamenti "dieci coltellate" e' un espediente retorico: a indicare la necessita' e l'urgenza di squarciare la cortina delle menzogne ed uscire dalla subalternita' al discorso dominante che e' il discorso falso e fraudolento della classe dominante che tutte e tutti ci opprime.

Indicheremo qui di seguito tre trappole in cui non cadere (la trappola delle velocita', la trappola del risparmio, la trappola della governabilita'), formuleremo tre elogi (del perfetto bicameralismo, della rappresentanza proporzionale, del costituzionalismo nemico dell'assolutismo), dichiareremo tre beni irrinunciabili (la repubblica parlamentare; lo stato di diritto, ovvero la separazione e il controllo dei poteri; la democrazia, ovvero la sovranita' popolare) e giungeremo a una conclusione che ci sembra coerente e doverosa: il 4 dicembre votare No al golpe degli apprendisti stregoni; difendiamo la Costituzione della Repubblica italiana.

E valga il vero.

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1. La trappola della velocita'

Quando si prendono decisioni importanti non si discute mai abbastanza. Quando si fanno le leggi, piu' ci si pensa e meglio e'. La democrazia e' un processo decisionale lento e paziente; come scrisse Guido Calogero si contano tutte le teste invece di romperle. Solo le dittature sono veloci, velocissime, e il frutto di quella velocita' e' sempre e solo la schiavitu' e la morte di innumerevoli esseri umani.

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2. La trappola del risparmio

Da quando in qua per risparmiare quattro baiocchi occorre massacrare la Costituzione, che e' la legge a fondamento di tutte le nostre leggi, la base del nostro ordinamento giuridico e quindi della nostra civile convivenza? Da quando in qua per risparmiare quattro baiocchi occorre distruggere la forma istituzionale repubblicana del nostro paese e sostituirla con la dittatura del governo, ovvero con la dittatura del capitale finanziario transnazionale di cui il governo in carica e' servo sciocco? Per ridurre i costi dell'attivita' parlamentare basterebbe una legge ordinaria che riduca gli emolumenti a tutti i parlamentari portandoli a retribuzioni ragionevoli.

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3. La trappola della governabilita'

Cio' che si nasconde dietro la parola magica - ovvero la cortina fumogena - della "governabilita'" altro non e' che il potere dei potenti di imporre la loro volonta' e i loro abusi senza opposizioni e senza controlli. La governabilita' non e' ne' un valore ne' un bisogno in nome del quale devastare la democrazia, lo stato di diritto, i diritti civili, politici e sociali che ad ogni persona appartengono.

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4. Elogio del perfetto bicameralismo

In un parlamento due camere sono meglio di una: se nell'una si commette un errore l'altra puo' correggerlo; se nell'una prevale un'alleanza di malfattori, l'altra puo' contrastarla. Due camere si controllano reciprocamente. Cosi' si sbaglia di meno. Benedetto sia il bicameralismo perfetto.

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5. Elogio della rappresentanza proporzionale

In una democrazia il potere e' del popolo che lo esercita attraverso i suoi rappresentanti. Il parlamento che fa le leggi in nome del popolo deve essere rappresentativo di esso in modo rigorosamente proporzionale. Se invece una minoranza si appropria della maggioranza dei seggi quel parlamento non e' piu' democratico, diventa solo la foglia di fico di un regime oligarchico. E se il governo si sostituisce al parlamento nella sua funzione legislativa non solo quel parlamento diventa una foglia di fico a tentar di occultare l'oscenita' del potere reale, ma quel potere non e' piu' ne' democratico ne' repubblicano, e' diventato un'autocrazia. Benedetta sia la rappresentanza proporzionale.

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6. Elogio del costituzionalismo, nemico dell'assolutismo

Il fine e il senso di ogni Costituzione e' impedire o almeno limitare gli abusi dei potenti. Nelle societa' divise in classi di sfruttatori e sfruttati, di proprietari ed espropriati, di governanti e governati, chi esercita funzioni di governo e' costantemente esposto alla forza corruttiva del potere. Nessun potere deve essere assoluto, ogni potere deve avere limiti e controlli. Benedetto sia il costituzionalismo, nemico dell'assolutismo.

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7. Una repubblica parlamentare, non una dittatura

Se il governo attraverso la riforma costituzionale, la riforma elettorale ed il loro "combinato disposto" (ovvero l'effetto sinergico delle norme contenute nelle due riforme) mutila ed esautora il parlamento e si appropria di fatto del potere legislativo e lo somma a quello esecutivo che gia' detiene, viene meno la repubblica parlamentare. Ma per noi la repubblica parlamentare e' un bene irrinunciabile.

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8. Uno stato di diritto, ovvero la separazione e il controllo dei poteri

Se il governo attraverso la riforma costituzionale, la riforma elettorale ed il loro "combinato disposto" (ovvero l'effetto sinergico delle norme contenute nelle due riforme) si appropria di fatto del potere legislativo e lo somma a quello esecutivo che gia' detiene, annienta la separazione e il controllo dei poteri, che sono il fondamento dello stato di diritto. Ma per noi lo stato di diritto, ovvero la separazione e il controllo dei poteri, e' un bene irrinunciabile.

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9. Una democrazia, ovvero la sovranita' popolare

Se il governo attraverso la riforma costituzionale, la riforma elettorale ed il loro "combinato disposto" (ovvero l'effetto sinergico delle norme contenute nelle due riforme) riduce il parlamento a un giocattolo nelle sue mani, si fa un senato non piu' eletto dal popolo, si fa una camera dei deputati in cui una minoranza rapina la maggioranza assoluta dei seggi, si appropria di fatto del potere legislativo e lo somma a quello esecutivo che gia' detiene, la sovranita' popolare e' annichilita e con essa la democrazia. Ma per noi la democrazia, ovvero la sovranita' popolare, e' un bene irrinunciabile.

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10. No al golpe, difendiamo la Costituzione della Repubblica italiana

Nel referendum del 4 dicembre si vota per dire si' o no al golpe. Chi vota si', come vuole il governo degli apprendisti stregoni, accetta il golpe che distrugge il parlamento eletto dal popolo, lo stato di diritto, la democrazia costituzionale. Chi vota no, contro la volonta' del governo degli apprendisti stregoni, difende il parlamento eletto dal popolo, lo stato di diritto, la democrazia costituzionale, e quindi si oppone al golpe. No al golpe. No al fascismo. No alla barbarie. Al referendum votiamo No. Senza odio, senza violenza, senza paura. Difendiamo la Costituzione della Repubblica italiana.

 

5. APPELLI. VERSO LA "GIORNATA INTERNAZIONALE PER L'ELIMINAZIONE DELLA VIOLENZA CONTRO LE DONNE" DEL 25 NOVEMBRE

 

Si svolge il 25 novembre la "Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne".

Ovunque si realizzino iniziative.

Ovunque si contrasti la violenza maschilista e patriarcale.

Ovunque si sostengano i centri antiviolenza delle donne.

Ovunque si educhi e si lotti per sconfiggere la violenza maschilista e patriarcale, prima radice di tutte le altre violenze.

 

6. MATERIALI. ALCUNI TESTI DEL MESE DI GENNAIO 2015 (PARTE QUARTA)

 

Riproponiamo qui alcuni testi apparsi sul nostro foglio nel mese di gennaio 2015.

 

7. DA ORTE UNA PROPOSTA NONVIOLENTA. QUASI UN MINIMO VADEMECUM (PARTE SECONDA)

 

Indice degli allegati

I. Venti letture per una cultura della pace (2003)

II. Cento letture per un accostamento alla pace (2005)

III. Una minima bibliografia sul pensiero filosofico delle donne nel XX secolo

IV. Una minima bibliografia per l'analisi critica e il contrasto efficace del razzismo

V. Sette piu' sette testi integrativi

VI. Alcune poesie di Wislawa Szymborska

VII. Alcuni testi di Primo Levi

VIII. Cinque meditazioni

IX. In guisa di appendice

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ALLEGATO I. VENTI LETTURE PER UNA CULTURA DELLA PACE (2003)

[Riproponiamo ancora una volta la seguente proposta di un percorso di lettura originariamente apparsa sulla "Rivista del volontariato" n. 12, dicembre 2003]

Ovviamente non c'e' la biblioteca ideale della pace e della nonviolenza, non ci sono ne' i dieci ne' i cento libri che occorre aver letto. Perche' ogni persona puo' accostarsi all'impegno di pace e alla scelta della nonviolenza (ed e' opinione di chi scrive queste righe che senza la scelta della nonviolenza l'impegno di pace resti inadeguato, subalterno ed ambiguo) a partire dal suo vissuto, dalle sue esperienze e riflessioni, dalle letture che incontra, dal colloquio corale di cui si trova ad esser parte.

E cosi' vi e' chi ha fatto la scelta della nonviolenza perche' ha letto Tolstoj e chi l'ha fatta perche' ha letto Dostoevskij; chi e' passato attraverso Voltaire e Zola, e chi per Erasmo e Thomas More, chi leggendo Leopardi e Kafka, e chi i Vangeli e la Bhagavad Gita, o i tragici greci, o Shakespeare e Cervantes, o Kant, o Martin Buber, o Norberto Bobbio.

Qui di seguito si indicano alcune autrici ed alcuni autori, e talvolta dei singoli libri, che a chi scrive queste righe dicono cose toccanti ed ortative in tal senso. Ma certo tanti altri libri e persone citar si potrebbero.

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1. Di Simone Weil tutto quello che ha scritto, ma particolarmente i Quaderni, in quattro volumi presso Adelphi (e la sua bella biografia scritta da Simone Petrement, sempre presso Adelphi).

2. Anche di Primo Levi va letto tutto (adesso vi e' per fortuna un'edizione complessiva delle opere in due volumi presso Einaudi) ma prima di ogni altra cosa direi I sommersi e i salvati, l'ultima testimonianza di una Resistenza che ancora ci chiama alla lotta in difesa e a inveramento della dignita' umana.

3. Mohandas Gandhi, Teoria e pratica della nonviolenza, edito da Einaudi, e' la migliore silloge in un solo volume, a cura di Giuliano Pontara, che vi ha premesso un saggio introduttivo importante quanto e forse piu' della stessa antologia, poiche' costituisce la migliore sintesi del pensiero gandhiano disponibile in Italia.

4. Virginia Woolf, Le tre ghinee, Feltrinelli (ma anche presso altri editori); un libro fondamentale, chi non lo ha letto ancora non sa qualcosa di decisivo.

5. Anche di Hannah Arendt si dovrebbe leggere tutto, ma almeno Le origini del totalitarismo (Comunita'), La banalita' del male (Feltrinelli), Vita activa (Bompiani), La vita della mente (Il Mulino); e la sua biografia scritta da Elisabeth Young-Bruehl (Bollati Boringhieri).

6. E tutto bisognerebbe leggere anche di Franco Basaglia e di Franca Ongaro Basaglia; ma del primo almeno i due volumi degli Scritti (Einaudi), e della seconda, oltre i testi a quattro mani nella raccolta teste' citata, anche almeno Salute/malattia (Einaudi) e Una voce (Il Saggiatore).

7. Tutto va letto di Vandana Shiva, ma almeno Terra madre (Utet).

8. Gianni Rodari, Grammatica della fantasia, Einaudi.

9. Di Danilo Dolci almeno alcuni libri che raccolgono - scelti dall'autore - vari interventi, come Esperienze e riflessioni (Laterza), e parte cospicua dell'opera poetica, come Creatura di creature (successive edizioni presso vari editori); e Dal trasmettere al comunicare (Sonda).

10. Rosa Luxemburg e' figura imprescindibile; due buone antologie sono Scritti scelti (Einaudi), e Scritti politici (Editori Riuniti); per un'introduzione: Lelio Basso (a cura di), Per conoscere Rosa Luxemburg (Mondadori).

11. Di Rigoberta Menchu' va letto il notissimo libro-intervista a cura di Elisabeth Burgos, Mi chiamo Rigoberta Menchu' (Giunti).

12. Anche di Assia Djebar tutto va letto, e per un primo incontro La donna senza sepoltura, Il Saggiatore.

13. Di Nelson Mandela va letta la bella autobiografia Lungo cammino verso la liberta' (Feltrinelli).

14. Tutto di Guenther Anders, ma almeno L'uomo e' antiquato (Il Saggiatore, Bollati Boringhieri), Noi figli di Eichmann (Giuntina), Essere o non essere (Einaudi), il carteggio con Claude Eatherly, Il pilota di Hiroshima (Einaudi, Linea d'ombra).

15. Hans Jonas, almeno Il principio responsabilita', Einaudi.

16. Anche di Ernesto Balducci occorrerebbe leggere tutto, ma almeno l'antologia curata insieme a Lodovico Grassi, La pace. Realismo di un'utopia (Principato), che costituisce un'ottima introduzione al pensiero di pace dal Rinascimento al XX secolo.

17. Gene Sharp, Politica dell'azione nonviolenta, tre volumi, Edizioni Gruppo Abele.

18. Di Lev Tolstoj almeno La confessione (SE), Il regno di Dio e' in voi (Publiprint-Manca), La vera vita (Manca).

19. Di Aldo Capitini almeno gli Scritti sulla nonviolenza (Protagon), e gli Scritti filosofici e religiosi (Fondazione centro studi Aldo Capitini).

20. Infine segnaliamo tutti i lavori del Centro nuovo modello di sviluppo (di Vecchiano, Pisa) che e' una delle eredita' feconde dell'esperienza della scuola di Barbiana di don Lorenzo Milani; sono editi perlopiu' dalla Emi.

* * *

ALLEGATO II. CENTO LETTURE PER UN ACCOSTAMENTO ALLA PACE (2005)

[Riproponiamo ancora una volta la seguente bibliografia originariamente apparsa in Fondazione Venezia per la ricerca sulla pace, Oltre la guerra. Annuario geopolitico della pace 2005, Altreconomia - Terre di Mezzo, Milano 2005]

Premessa

Una bibliografia del genere e' possibile solo come esercizio di ironia o testimonianza di disperazione. Ho privilegiato testi leggibili e facilmente reperibili, ho rinunciato a molti amori e molte ovvieta' (altre sono restate, chiedo venia), ho diviso in cinque blocchi di venti libri, solitamente segnalando una sola opera per autore o autrice, con qualche inevitabile eccezione. Lacune, ingenuita' ed astuzie di questa proposta credo siano cosi' evidenti che non mette conto parlarne.

Vale forse la pena di aggiungere questo: che e' opinione di chi scrive queste righe che non si dia ormai piu' possibilita' di impegno per la pace se non si fa la scelta della nonviolenza.

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1. Radici

- Aristofane, Lisistrata

- Epicuro

- Eraclito

- Eschilo, tutte le tragedie

- Euripide, tutte le tragedie

- Giobbe

- Giona

- Iliade

- Inni omerici

- Lisia, Contro Eratostene

- Lucrezio

- Odissea

- Platone, Apologia di Socrate; Critone

- Qohelet

- Saffo

- Sofocle, tutte le tragedie

- Stoici antichi, Tutti i frammenti

- Tao Te Ching

- Tucidide

- i Vangeli

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2. Passato remoto

- Martin Buber, I racconti dei Chassidim

- Pedro Calderon de la Barca, La vita e' sogno

- Miguel de Cervantes, Don Chisciotte

- Denis Diderot, Il nipote di Rameau

- Fedor Dostoevskij, tutti i romanzi; Ricordi della casa dei morti

- Ludwig Feuerbach, Principi della filosofia dell'avvenire; L'essenza del cristianesimo; L'essenza della religione

- Fonti francescane

- Eduardo Galeano, Memoria del fuoco

- Victor Hugo, I miserabili

- Karl Kraus, Gli ultimi giorni dell'umanita'

- Bartolome' de Las Casas, Brevissima relazione della distruzione delle Indie

- Lazarillo de Tormes

- Lope de Vega, Fuenteovejuna

- Lu Hsun, tutti i racconti

- Herman Melville, Moby Dick; Benito Cereno

- Moliere, Tartufo

- Thomas More, Utopia

- Blaise Pascal, Lettere provinciali

- William Shakespeare, Riccardo III; Amleto; Otello; Re Lear; Macbeth

- Robert Louis Stevenson, Lo strano caso del dottor Jekyll e Mr Hyde

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3. Passato prossimo

- Jose' Maria Arguedas, La volpe di sopra e la volpe di sotto

- Bertolt Brecht, L'eccezione e la regola; Poesie di Svendborg

- Albert Camus, La peste; L'uomo in rivolta

- Elias Canetti, Massa e potere

- Hans Magnus Enzensberger, La breve estate dell'anarchia

- Frantz Fanon, I dannati della terra

- Anne Frank, Diario

- Erving Goffman, Asylums

- Bianca Guidetti Serra, Compagne

- Robert Jungk, Gli apprendisti stregoni

- Stanislaw Lem, Solaris

- Lettere dei condannati a morte della Resistenza europea

- Primo Levi, Se questo e' un uomo; I sommersi e i salvati

- George Orwell, Omaggio alla Catalogna; 1984

- Nuto Revelli, tutte le opere

- Jean-Paul Sartre, Le mani sporche

- Mary Shelley, Frankenstein, ovvero il Prometeo moderno

- Ignazio Silone, Fontamara

- Aleksandr Solzenicyn, Arcipelago Gulag

- Vercors, Il silenzio del mare

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4. Presente anteriore

- Guenther Anders, L'uomo e' antiquato; Essere o non essere; Noi figli di Eichmann

- Ernesto Balducci, L'uomo planetario; La terra del tramonto

- Franco Basaglia, Scritti

- Ernesto De Martino, La fine del mondo

- Erich Fromm, Anatomia della distruttivita' umana

- Umberto Galimberti, Psiche e techne

- Mohandas K. Gandhi, Teoria e pratica della nonviolenza

- Luce Irigaray, Speculum

- Hans Jonas, Il principio responsabilita'

- Franz Kafka, tutte le opere

- Krisztof Kieslowski, Krisztof Piesiewicz, Decalogo

- Emmanuel Levinas, Totalita' e infinito

- Rosa Luxemburg, Scritti scelti; Scritti politici

- Nelson Mandela, Lungo cammino verso la liberta'

- Edoarda Masi, Cento trame di capolavori della letteratura cinese

- Gianni Rodari, Grammatica della fantasia

- Umberto Santino, Storia del movimento antimafia

- Renate Siebert, Le donne, la mafia; La mafia, la morte e il ricordo

- George Steiner, Le Antigoni

- Tzvetan Todorov, La conquista dell'America; Di fronte all'estremo; Memoria del male, tentazione del bene

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5. I compiti dell'ora

- Hannah Arendt, Le origini del totalitarismo; La banalita' del male; Vita activa

- Simone de Beauvoir, Il secondo sesso; l'opera memorialistica

- Margarete Buber-Neumann, Prigioniera di Stalin e Hitler; Milena, l'amica di Kafka

- Cultura escrita y educacion. Conversaciones con Emilia Ferreiro

- Emily Dickinson, Poesie

- Assia Djebar, Donne d'Algeri nei loro appartamenti; Lontano da Medina; La donna senza sepoltura

- Germaine Greer, L'eunuco femmina; La donna intera

- Etty Hillesum, Diario; Lettere

- Ursula K. Le Guin, La mano sinistra delle tenebre; I reietti dell'altro pianeta

- Rigoberta Menchu' (con Elisabeth Burgos), Mi chiamo Rigoberta Menchu'

- Fatema Mernissi, Islam e democrazia

- Franca Ongaro Basaglia, Salute/malattia; Una voce

- Daniela Padoan, Le pazze. Un incontro con le Madri di Plaza de Mayo

- Adrienne Rich, Nato di donna

- Marthe Robert, L'antico e il nuovo

- Vandana Shiva, tutte le opere

- Silvia Vegetti Finzi, Il bambino della notte; (a cura di), Psicoanalisi al femminile; Volere un figlio

- Simone Weil, Quaderni

- Christa Wolf, Cassandra; Medea. Voci

- Virginia Woolf, Una stanza tutta per se'; Le tre ghinee

* * *

ALLEGATO III. UNA MINIMA BIBLIOGRAFIA SUL PENSIERO FILOSOFICO DELLE DONNE NEL XX SECOLO

1. Sette testi panoramici e introduttivi

- Adriana Cavarero, Franco Restaino, Le filosofie femministe, Paravia, Torino 1999, Bruno Mondadori, Milano 2002, 2009, pp. VI + 266.

- Giancarla Codrignani, Ecuba e le altre. Le donne, il genere, la guerra, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1994, pp. 256.

- Pieranna Garavaso, Nicla Vassallo, Filosofia delle donne, Laterza, Roma-Bari 2007, pp. VIII + 170.

- Monica Lanfranco, Maria G. Di Rienzo (a cura di), Donne disarmanti, Edizioni Intra Moenia, Napoli 2003, pp. 290.

- Giovanna Providenti (a cura di), La nonviolenza delle donne, Quaderni Satyagraha - Libreria Editrice Fiorentina, Pisa-Firenze 2006, pp. 288.

- Wanda Tommasi, I filosofi e le donne, Tre Lune Edizioni, Mantova 2001, pp. 272.

- Chiara Zamboni, La filosofia donna, Demetra, Colognola ai colli (Verona) 1997, pp. 160.

*

2. Sette testi classici

- Hannah Arendt, Vita activa, Bompiani, Milano 1964, 1994, pp. XXXIV + 286.

- Simone de Beauvoir, Le deuxieme sexe, Gallimard, Paris 1949, 1976, 1989, 2 voll. per complessive pp. 416 + 672.

- Assia Djebar, Donne d'Algeri nei loro appartamenti, Giunti, Firenze 1988, 2000, pp. 192; Eadem, La donna senza sepoltura, Il Saggiatore, Milano 2002, pp. 192.

- Luce Irigaray, Speculum. L'altra donna, Feltrinelli, Milano 1975, 1989, pp. 352.

- Rosa Luxemburg, Scritti politici, Editori Riuniti, Roma 1967, 1976, pp. 708; Eadem, Scritti scelti, Edizioni Avanti!, 1963, Einaudi, Torino 1975, 1976, pp. CVIII + 760.

- Simone Weil, La condizione operaia, Edizioni di Comunita', Milano 1952, Mondadori, Milano 1990, pp. 318; Eadem, Quaderni, Adelphi, Milano 1982-1993, quattro volumi per complessive pp. 1846.

- Virginia Woolf, Le tre ghinee, La Tartaruga, Milano 1975, Feltrinelli, Milano 1987, pp. 256.

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3. Sette strumenti di lavoro

- Joanna Bourke, Paura. Una storia culturale, Laterza, Roma-Bari 2007, Il sole 24 ore, Milano 2010, pp. XII + 476; Eadem, Stupro. Storia della violenza sessuale dal 1860 a oggi, Laterza, Roma-Bari 2009, 2011, pp. VI + 602.

- Anna Bravo, A colpi di cuore. Storie del sessantotto, Laterza, Roma-Bari 2008, pp. IV + 322; Eadem, La conta dei salvati. Dalla Grande Guerra al Tibet: storie di sangue risparmiato, Laterza, Roma-Bari 2013, pp. VI + 246.

- Fatema Mernissi, Islam e democrazia. La paura della modernita', Giunti, Firenze 2002, pp. 222; Eadem, La terrazza proibita. Vita nell'harem, Giunti, Firenze 1996, 2001, pp. 236; Eadem, L'harem e l'Occidente, Giunti, Firenze 2000, pp. 192.

- Robin Morgan, Sessualita', violenza e terrorismo, La Tartaruga, Milano 1998, 2003, pp. 250.

- Adrienne Rich, Nato di donna, Garzanti, Milano 1977, 1996, 2000, pp. 422.

- Sheila Rowbotham, Donne, resistenza e rivoluzione, Einaudi, Torino 1976, 1977, pp. VIII + 336; Eadem, Esclusa dalla storia, Editori Riuniti, Roma 1977, pp. 272.

- Silvia Vegetti Finzi, Il bambino della notte. Divenire donna, divenire madre, Mondadori, Milano 1990, 1996, pp. VI + 282.

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4. Sette testimonianze

- Bianca Guidetti Serra, Compagne, Einaudi, Torino 1977, 2 volumi, pp. XX + 662.

- Etty Hillesum, Diario 1941-1943, Adelphi, Milano 1985, 1996, pp. 268; Eadem, Lettere 1942-1943, Adelphi, Milano 1990, 2001, pp. 158.

- Franca Ongaro Basaglia, Una voce. Riflessioni sulla donna, Il Saggiatore, Milano 1982, pp. X + 150; Eadem, Salute/malattia, Einaudi, Torino 1982, pp. VI + 290.

- Elisabeth Burgos (a cura di), Mi chiamo Rigoberta Menchu', Giunti, Firenze 1987, pp. XXIV + 304.

- Elena Gianini Belotti, Dalla parte delle bambine, Feltrinelli, Milano 1973, 1982, pp. 200.

- Giuliana Morandini, ... E allora mi hanno rinchiusa, Bompiani, Milano 1977, 1985, pp. XVIII + 242.

- Daniela Padoan, Le pazze. Un incontro con le madri di Plaza de Mayo, Bompiani, Milano 2005, pp. 432.

*

5. Un'opera di riferimento

- Georges Duby, Michelle Perrot (a cura di), Storia delle donne in Occidente, Laterza, Roma-Bari, 1990-1992, 1994-1996, 5 voll. (vol. I. L'Antichita', a cura di Pauline Schmitt Pantel, pp. XVIII + 606; vol. II. Il Medioevo, a cura di Christiane Klapisch-Zuber, pp. VIII + 600; vol. III. Dal Rinascimento all'eta' moderna, a cura di Natalie Zemon Davis e Arlette Farge, pp. VI + 568; vol. IV. L'Ottocento, a cura di Genevieve Fraisse e Michelle Perrot, pp. VI + 618; vol. V. Il Novecento, a cura di Françoise Thebaud, pp. VI + 714).

* * *

ALLEGATO IV. UNA MINIMA BIBLIOGRAFIA PER L'ANALISI CRITICA E IL CONTRASTO EFFICACE DEL RAZZISMO

1. Sette testi panoramici e introduttivi

- Laura Balbo, Luigi Manconi, Razzismi. Un vocabolario, Feltrinelli, Milano 1993, pp. 136.

- Alessandro Dal Lago, Non-persone. L'esclusione dei migranti in una societa' globale, Feltrinelli, Milano 1999, pp. 272.

- Albert Memmi, Il razzismo. Paura dell'altro e diritti della differenza, Costa & Nolan, Genova 1989, pp. 174.

- Annamaria Rivera, Estranei e nemici. Discriminazione e violenza razzista in Italia, Deriveapprodi, Roma 2003, pp. 160.

- Renate Siebert, Il razzismo. Il riconoscimento negato, Carocci, Roma 2003, pp. 172.

- Pierre-André Taguieff, Il razzismo. Pregiudizi, teorie, comportamenti, Raffaello Cortina Editore, Milano 1999, pp. VI + 128.

- Michel Wieviorka, Il razzismo, Laterza, Roma-Bari 2000, pp. VIII + 152.

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2. Sette testi classici

- Hannah Arendt, Le origini del totalitarismo, Edizioni di Comunita', Milano 1967, 1996, pp. LVI + 712.

- Zygmunt Bauman, Modernita' e olocausto, Il Mulino, Bologna 1992, 1999, pp. 284.

- Primo Levi, I sommersi e i salvati, Einaudi, Torino 1986, pp. VI + 170.

- Claude Levi-Strauss, Razza e storia. Razza e cultura, Einaudi, Torino 2002, pp. XVIII + 118.

- Nelson Mandela, Lungo cammino verso la liberta'. Autobiografia, Feltrinelli, Milano 1995, pp. 606.

- George L. Mosse, Il razzismo in Europa. Dalle origini all'Olocausto, Laterza, Roma-Bari 1985, Mondadori, Milano 1992, 1993.

- Tzvetan Todorov, Memoria del male, tentazione del bene, Garzanti, Milano 2001, pp. 406.

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3. Sette strumenti di lavoro

- Tahar Ben Jelloun, Il razzismo spiegato a mia figlia, Bompiani, Milano 1998, 1999, pp. 96.

- Marcella Delle Donne, Convivenza civile e xenofobia, Feltrinelli, Milano 2000, pp. 156.

- Teun van Dijk, Il discorso razzista, Rubbettino, Soveria Mannelli 1994, pp. 102.

- Julia Kristeva, Etrangers a' nous-memes, Fayard, Paris 1988, Gallimard, Paris 1991, pp. 314.

- Françoise Sironi, Persecutori e vittime. Strategie di violenza, Feltrinelli, Milano 2001.

- Edward W. Said, Orientalismo, Bollati Boringhieri, Torino 1991, Feltrinelli, Milano 1999, Gruppo editoriale L'Espresso, Roma 2007, pp. VIII + 448.

- Vandana Shiva, Terra madre, Utet, Torino 2002 (edizione riveduta di Sopravvivere allo sviluppo, Isedi, Torino 1990), pp. VI + 232; Il bene comune della terra, Feltrinelli, Milano 2006, pp. 216.

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4. Sette testimonianze

- Tahar Ben Jelloun, L'estrema solitudine, Milvia, Torino 1988, Bompiani, Milano 1999, pp. 224.

- Angela Davis, Autobiografia di una rivoluzionaria, Garzanti, Milano 1975, pp. 416.

- Frantz Fanon, Il negro e l'altro, Il Saggiatore, Milano 1965, 1972, pp. 288; Idem, I dannati della terra, Einaudi, Torino 1962, 1976, pp. XXX + 250.

- Fabrizio Gatti, Bilal. Viaggiare, lavorare, morire da clandestini, Rcs, Milano 2007, 2009, pp. 500.

- Antonello Mangano, Gli africani salveranno l'Italia, Rcs, Milano 2010, pp. 176.

- Marco Rovelli, Lager italiani, Rcs, Milano 2006, pp. 288.

- Gian Antonio Stella, L'orda, Rcs, Milano 2002, 2003, R. L. Libri, Milano 2005, pp. 320.

*

5. Un'opera di riferimento

- Centro studi e ricerche Idos (a cura di), Dossier statistico immigrazione, Roma; rapporto annuale che da molti anni e' uno strumento fondamentale, cfr. anche il sito www.dossierimmigrazione.it

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ALLEGATO V. SETTE PIU' SETTE TESTI INTEGRATIVI

- Adriana Cavarero, Orrorismo ovvero della violenza sull'inerme, Feltrinelli, Milano 2007, pp. 174.

- Shulamith Firestone, La dialettica dei sessi, Guaraldi, Firenze-Rimini 1971, 1976, pp. 250.

- bell hooks, Elogio del margine, Feltrinelli, Milano 1998, pp. 160.

- Lea Melandri, Le passioni del corpo. La vicenda dei sessi tra origine e storia, Bollati Boringhieri, Torino 2001, pp. 192; Eadem, Amore e violenza. Il fattore molesto della civilta', Bollati Boringhieri, Torino 2011, pp. 166.

- Azar Nafisi, Leggere Lolita a Teheran, Adelphi, Milano 2004, 2009, pp. 384.

- Martha C. Nussbaum, La fragilita' del bene, Il Mulino, Bologna 1996, 2004, 2011, pp. VI + 832; Eadem, Diventare persone, Il Mulino, Bologna 2001, 2011, pp. 362.

- Sylvia Plath, Diari, Adelphi, Milano 1998, 2004, pp. 438.; Eadem, Tutte le poesie, Mondadori, Milano 2013, pp. LXIV + 886.

- Elena Pulcini, La cura del mondo. Paura e responsabilita' nell'età globale, Bollati Boringhieri, Torino 2009, pp. 298.

- Nawal al Sa'dawi, Firdaus storia di una donna egiziana, Giunti, Firenze 2001, pp. 128.

- Marianella Sclavi, Arte di ascoltare e mondi possibili, Bruno Mondadori, Milano 2003, pp. 352.

- Giuliana Sgrena (a cura di), La schiavitu' del velo. Voci di donne contro l'integralismo islamico, Manifestolibri, Roma 1995, 1999, pp. 128; Eadem, Alla scuola dei taleban, Manifestolibri, Roma 2002, pp. 176; Eadem, Il fronte Iraq, Manifestolibri, Milano 2004, pp. 184; Eadem, Fuoco amico, Feltrinelli, Milano 2005, pp. 160; Eadem, Il prezzo del velo, Feltrineli, Milano 2008, pp. 160.

- Edith Stein, L'empatia, Franco Angeli, Milano 1986, 2002, pp. 208.

- Christa Wolf, Cassandra, Edizioni e/o, Roma 1984, pp. 160; Eadem, Premesse a Cassandra, Edizioni e/o, Roma 1984, pp. 176.

- Maria Zambrano, Chiari del bosco, Feltrinelli, Milano 1991, pp. 184; Eadem, L'agonia dell'Europa, Marsilio, Venezia 1999, 2009, pp. 102; Eadem, Verso un sapere dell'anima, Cortina, Milano 1996, pp. XXIV + 192.

(Parte seconda - segue)

 

8. AUGURI AL PROFESSOR OSVALDO ERCOLI

 

Le persone partecipanti alla riunione del 21 gennaio 2015 del "Tavolo per la pace" di Viterbo inviano fervidi auguri di buon compleanno al professor Osvaldo Ercoli, di cui ricorre il genetliaco il 30 gennaio.

Dell'impegno per la pace e i diritti umani il professor Osvaldo Ercoli e' a Viterbo una delle figure più illustri.

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Ricordiamo come lo scorso 2 ottobre 2014, in occasione della Giornata internazionale della nonviolenza, su proposta del "Tavolo per la pace" il Comune di Viterbo ha attestato al professor Ercoli la riconoscenza della cittadinanza tutta per l'esempio dato di generoso impegno per il bene comune come educatore, come studioso, come pubblico amministratore, come volontario attivo nella solidarieta' con le persone più bisognose di aiuto, nella difesa dell'ambiente, nell'azione nonviolenta per la pace.

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Nella motivazione del riconoscimento attribuitogli il 2 ottobre era scritto:

"Al professor Osvaldo Ercoli,

gia' professore amatissimo da generazioni di allievi, gia' pubblico amministratore di adamantino rigore morale e di strenua dedizione al bene comune, impegnato nel volontariato e nella difesa dell'ambiente e dei diritti di tutti gli esseri umani, animatore di molteplici iniziative di pace e di solidarieta', generoso educatore attraverso la parola e l'esempio al ragionamento logico come al dovere morale e all'impegno civile, di saggezza e mitezza maestro, testimone fedele dell'amore per il vero ed il giusto, amico della nonviolenza, sollecito sempre nel recare aiuto a chiunque ne avesse bisogno come nel contrastare menzogne e violenze, sempre avendo a cuore la dignita' umana di tutti e di ognuno, la civilta' come legame comune e comune impegno dell'intero genere umano, la biosfera casa comune dell'umanita' intera,

la citta' di Viterbo grata per il suo impegno di pace".

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Con le medesime parole in prossimita' della felice ricorrenza del compleanno le persone partecipanti al "Tavolo per la pace" di Viterbo rinnovano la loro gratitudine al professor Ercoli per il suo essere autorevole maestro di impegno intellettuale, morale e civile, per il dono grande della sua bonta'.

 

9. DA TUTTA ITALIA UN APPELLO AL SINDACO DI VICENZA AFFINCHE' SIA RESTITUITA UNA SEDE ALLA PRESTIGIOSA "CASA PER LA PACE"

 

Molte illustri personalita' della cultura della pace e della solidarieta', venute a conoscenza del fatto che la "Casa per la Pace" di Vicenza (una delle esperienze piu' rilevanti di concreto e fecondo impegno per la pace nel nostro paese, tra i cui animatori vi e' il professor Matteo Soccio, che come e' noto e' una delle figure piu' autorevoli della nonviolenza in Italia) si troverebbe da alcuni giorni priva della sua sede a causa della vendita dell'immobile che ospitava gli uffici dell'Assessorato comunale presso cui la "Casa per la Pace" era ospitata, hanno scritto al sindaco di Vicenza auspicando che il Comune riesca al piu' presto a garantire una nuova e adeguata sede alla "Casa per la Pace", che costituisce un importante servizio, un punto di riferimento e un bene comune non solo per la citta' ma per tutte le persone in Italia e nel mondo impegnate per la pace, i diritti umani, la difesa dell'ambiente, la nonviolenza.

*

Dal professor Alberto L'Abate gia' collaboratore di Aldo Capitini e di Danilo Dolci e figura storica della nonviolenza in Italia, al professor Sergio Paronetto vicepresidente di Pax Christi, all'on. Michele Boato presidente dell'Ecoistituto del Veneto, al sen. Gigi Malabarba figura storica del movimento operaio e della solidarieta' internazionale, alla dottoressa Antonella Litta dell'Associazione italiana medici per l'ambiente, da tutta Italia prestigiose personalita' dell'impegno di pace e di solidarieta', di promozione dei diritti umani e di difesa dell'ambiente, cosi' come movimenti pacifisti, ecologisti, nonviolenti, della solidarieta' e della cittadinanza attiva, chiedono coralmente al Comune di Vicenza un intervento concreto, tempestivo ed efficace: alla "Casa per la pace" di Vicenza sia restituita al piu' presto una sede adeguata.

*

Per scrivere al Sindaco di Vicenza: sindaco at comune.vicenza.it

Per esprimere solidarieta' direttamente alla "Casa per la pace" e chiedere informazioni aggiornate: casaperlapace at gmail.com

 

10. UN INCONTRO DI RIFLESSIONE SU PRIMO LEVI A VITERBO

 

In preparazione della Giornata della Memoria si e' svolto nel pomeriggio di giovedi' 22 gennaio 2015 a Viterbo presso il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" un incontro di commemorazione delle vittime della Shoah e di riflessione sulla figura e l'opera di Primo Levi, indimenticabile testimone della dignita' umana.

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Primo Levi e' nato a Torino nel 1919, e qui e' tragicamente scomparso nel 1987. Chimico, partigiano, deportato nel lager di Auschwitz, sopravvissuto, fu per il resto della sua vita uno dei piu' grandi testimoni della dignita' umana ed un costante ammonitore a non dimenticare l'orrore dei campi di sterminio. Le sue opere e la sua lezione costituiscono uno dei punti piu' alti dell'impegno civile in difesa dell'umanita'. Opere di Primo Levi: fondamentali sono Se questo e' un uomo, La tregua, Il sistema periodico, La ricerca delle radici, L'altrui mestiere, I sommersi e i salvati, tutti presso Einaudi; presso Garzanti sono state pubblicate le poesie di Ad ora incerta; sempre presso Einaudi nel 1997 e' apparso un volume di Conversazioni e interviste. Altri libri: Storie naturali, Vizio di forma, La chiave a stella, Lilit, Se non ora, quando?, tutti presso Einaudi; ed Il fabbricante di specchi, edito da "La Stampa". Ora l'intera opera di Primo Levi (e una vastissima selezione di pagine sparse) e' raccolta nei due volumi delle Opere, Einaudi, Torino 1997, a cura di Marco Belpoliti. Opere su Primo Levi: AA. VV., Primo Levi: il presente del passato, Angeli, Milano 1991; AA. VV., Primo Levi: la dignita' dell'uomo, Cittadella, Assisi 1994; Marco Belpoliti, Primo Levi, Bruno Mondadori, Milano 1998; Massimo Dini, Stefano Jesurum, Primo Levi: le opere e i giorni, Rizzoli, Milano 1992; Ernesto Ferrero (a cura di), Primo Levi: un'antologia della critica, Einaudi, Torino 1997; Ernesto Ferrero, Primo Levi. La vita, le opere, Einaudi, Torino 2007; Giuseppe Grassano, Primo Levi, La Nuova Italia, Firenze 1981; Gabriella Poli, Giorgio Calcagno, Echi di una voce perduta, Mursia, Milano 1992; Anna Bravo, Raccontare per la storia, Einaudi, Torino 2014; Claudio Toscani, Come leggere "Se questo e' un uomo" di Primo Levi, Mursia, Milano 1990; Fiora Vincenti, Invito alla lettura di Primo Levi, Mursia, Milano 1976.

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Nel ricordo di Primo Levi proseguiamo nell'azione nonviolenta per la pace e i diritti umani; contro la guerra e tutte le uccisioni, contro il razzismo e tutte le persecuzioni, contro il maschilismo e tutte le oppressioni.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

 

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SENZA ODIO, SENZA VIOLENZA, SENZA PAURA

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Al referendum votiamo No alla riforma costituzionale golpista

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XVII)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100

Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, centropacevt at gmail.com, web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Numero 35 del 10 novembre 2016