[Nonviolenza] Telegrammi. 2170



 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 2170 del 17 novembre 2015

Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XVI)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com

 

Sommario di questo numero:

1. Peppe Sini: Sull'orlo dell'abisso. Una lettera aperta al presidente del Consiglio dei ministri

2. Hic et nunc, quid agendum

3. Francesco Gesualdi: L'ora della ragione e della mitezza

4. Enrico Peyretti: Parigi e noi

5. Verso la "Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne" del 25 novembre

6. In memoria di Michail Bachtin, di Lorenzo Bedeschi, di Doris Lessing, di Audre Lorde, di Valdo Magnani, di Eugene Minkowski, di Robert Owen, di Pico della Mirandola, di Carlo Salinari, di Giuliana Segre, di Victor Serge

7. Alessandro Zanotelli presenta "L'arte della guerra" di Manlio Dinucci

8. Segnalazioni librarie

9. La "Carta" del Movimento Nonviolento

10. Per saperne di piu'

 

1. LETTERE. PEPPE SINI: SULL'ORLO DELL'ABISSO. UNA LETTERA APERTA AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

 

Egregio presidente del Consiglio dei ministri,

il moltiplicarsi e l'estendersi delle abominevoli stragi compiute dalle organizzazioni terroriste tragicamente dimostra l'assoluta necessita' ed urgenza di strategie di contrasto adeguate ed efficaci. Strategie di contrasto che non ripetano gli sciagurati errori che hanno consentito e fin favoreggiato la nascita e la crescita delle organizzazioni terroriste.

*

Alcuni dati di fatto

Credo che alcuni dati di fatto siano ormai evidenti a chiunque:

- le guerre che hanno devastato e destrutturato alcuni stati - dalla prima guerra del Golfo ad oggi - hanno creato le condizioni per l'affermarsi, l'estendersi e il radicarsi di organizzazioni criminali di inaudita ferocia;

- i bombardamenti a tappeto che diversi stati eseguono da anni senza soluzione di continuita' sui territori e sulle popolazioni cui l'Isis ha imposto la sua dominazione schiavista, terrorista e genocida non solo non hanno sconfitto l'organizzazione criminale, ma ne hanno rafforzato la propaganda;

- i governi di alcuni paesi democratici continuano sciaguratamente ad essere complici e protettori di regimi e potentati che in vario modo sostengono - finanziandole ed armandole, e finanche fiancheggiandole militarmente - le organizzazioni terroriste;

- pensare di contrastare il terrorismo con la guerra e' una triplice assurdita': in primo luogo perche' la guerra e' essa stessa terrorismo e stragismo portati all'estremo; in secondo luogo perche' aggiungendo stragi a stragi essa favorisce la propaganda e il reclutamento da parte delle organizzazioni terroriste; in terzo luogo perche' con essa gli stati stessi divengono organizzazioni terroriste e stragiste.

*

Alcune cose che occorre fare

Che fare dunque per far cessare i massacri, per recare soccorso agli innocenti, per arrestare i criminali?

Alcune cose sono talmente evidenti che e' fin troppo facile elencarle:

- occorre far cessare la guerra in Siria, ed a tal fine occorre promuovere un accordo tra il governo di Damasco e tutte le opposizioni - civili e militari - disponibili a una trattativa che miri a ripristinare un ordinamento giuridico statuale sull'intero territorio ed a realizzare uno stato di diritto, democratico e rispettoso dei diritti umani;

- occorre far cessare il caos negli altri paesi in cui regimi e milizie si fronteggiano nella destrutturazione degli ordinamenti giuridici inabissandosi nella barbarie, ed a tal fine occorrono adeguati interventi diplomatici, politici ed economici, forti azioni umanitarie di soccorso alle popolazioni e di ricostruzione delle infrastrutture civili, rilevante presenza di corpi civili di pace, un'opera di disarmo generalizzato;

- occorre far cessare il traffico di armi: meno armi sono disponibili, piu' vite umane si salvano; meno armi sono disponibili, piu' i conflitti si smilitarizzano e si civilizzano; meno armi sono disponibili, piu' cresce il rispetto della dignita' umana, la fiducia nei rapporti sociali, la democrazia;

- occorre far cessare tutti gli interventi di carattere bellico per poter avviare un'azione di polizia contro i criminali assassini: guerra ed azione di polizia (anche internazionale) sono incompatibili;

- occorre che i criminali assassini appartenenti alle organizzazioni terroriste siano catturati, processati e condannati secondo gli standard legali internazionalmente accettati, nel rispetto dei diritti umani inerenti ad ogni essere umano.

Non sono cose facili, la situazione e' complessa e resa assai instabile da molti fattori e molte dinamiche, non esistono soluzioni semplici ed immediate, ma proprio per questo occorre iniziare subito ad operare nella giusta direzione: la direzione della pace e dei diritti umani, del salvare le vite come primo dovere comune dell'umanita' intera.

*

La scelta di fondo

Non mi nascondo e non le nascondo che in queste proposte e in questo ragionamento sono implicate scelte etiche e politiche, necessariamente concrete e coerenti, assai impegnative, ed a mio parere assolutamente ineludibili: in primo luogo l'urgente necessita' del disarmo e della smilitarizzazione dei conflitti e delle relazioni a livello globale (con le sue ovvie conseguenze: lo scioglimento delle alleanze militari belligene; la progressiva e drastica riduzione delle spese militari ed il connesso trasferimento delle risorse verso strutture e interventi di pace e di solidarieta' - la difesa civile non armata e nonviolenta, i corpi civili di pace, l'azione umanitaria, la cooperazione internazionale...).

Per dirla in breve: scegliere la nonviolenza come unica politica adeguata.

Alla nonviolenza infatti ci invitano le menti e le esperienze piu' luminoso del nostro tempo.

Ed alla nonviolenza ci invita il filo conduttore, la "corrente calda", della Costituzione della Repubblica Italiana quando nei suoi "principii fondamentali" vincola lo stato italiano alla difesa dei diritti umani, all'accoglienza delle persone oppresse, al ripudio della guerra.

Lei che ha studiato la figura e l'opera di Giorgio La Pira, che proviene da quella Firenze in cui assai vivo e' tuttora il magistero di Ernesto Balducci e di Lorenzo Milani e di tante altre insigni figure di educatori alla pace, e che ha espresso vivo consenso all'impegno di pace dell'attuale pontefice cattolico, ha l'opportunita' in virtu' del suo rilevante incarico pubblico - ed alla luce di un profondo esame di coscienza - di dare una svolta alla politica italiana nello scenario internazionale scegliendo finalmente la pace e la nonviolenza, adoperandosi quindi per il bene comune dell'umanita' in un mondo ormai unificato.

*

Egregio presidente del Consiglio dei ministri,

e' evidente che non e' possibile nelle poche righe di una lettera aperta svolgere le articolate argomentazioni che alle brevi conclusioni sopra esposte mettono capo.

E tuttavia mi sembrava utile proporle queste essenziali riflessioni e - se me lo consente - questi sinceri consigli.

Come molte persone (e vorrei dire, se non suonasse retorico: come tutte le persone coscienti della gravita' della situazione in cui oggi si trova l'umanita') sono assai preoccupato delle scelte e dei proclami di alcuni ministri italiani che in questi giorni e mesi hanno detto cose davvero non meditate ed in flagrante conflitto con la legge fondamentale del nostro stato; e sono ancor piu' angustiato dal fatto che il nostro paese continua a partecipare a inammissibili guerre, continua a rifornire di armi regimi belligeranti e violatori dei diritti umani, continua a far parte di alleanze militari responsabili di crimini gravissimi; continua a sperperare risorse ingentissime a fini di morte (in ultima analisi a questo servono le spese militari: ad alimentare un apparato il cui fine ultimo e' fare la guerra, che sempre e solo consiste dell'uccisione di esseri umani).

L'Italia e' una democrazia. Esiste lo strumento del voto. Ed esiste anche lo strumento della franca parola, della libera discussione, dell'azione civile, del buon esempio.

Glielo dico sinceramente: ben poco, o quasi nulla, di cio' che sta facendo il suo governo condivido; ma se il suo governo decidesse finalmente di inaugurare una politica di pace, di disarmo, di smilitarizzazione, di nonviolenza, una politica concretamente e coerentemente orientata a salvare le vite invece di sopprimerle, ebbene, apprezzerei e sosterrei queste iniziative nonviolente di pace con tutto il cuore.

Ogni vittima ha il volto di Abele. Salvare le vite e' il primo dovere.

La civilta' umana e' sull'orlo dell'abisso. Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

Ringraziandola per l'attenzione, voglia gradire distinti saluti.

Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani"

Viterbo, 16 novembre 2015

 

2. REPETITA IUVANT. HIC ET NUNC, QUID AGENDUM

 

Occorre soccorrere, accogliere, assistere tutti gli esseri umani in fuga dalla fame e dalle guerre.

Occorre riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere in modo legale e sicuro nel nostro paese.

Occorre andare a soccorrere e prelevare con mezzi di trasporto pubblici e gratuiti tutti i migranti lungo gli itinerari della fuga, sottraendoli agli artigli dei trafficanti.

Occorre un immediato ponte aereo di soccorso internazionale che prelevi i profughi direttamente nei loro paesi d'origine e nei campi collocati nei paesi limitrofi e li porti in salvo qui in Europa.

Occorre cessare di fare, fomentare, favoreggiare, finanziare le guerre che sempre e solo consistono nell'uccisione di esseri umani.

Occorre proibire la produzione e il commercio delle armi.

Occorre promuovere la pace con mezzi di pace.

Occorre cessare di rapinare interi popoli, interi continenti.

In Italia occorre abolire i campi di concentramento, le deportazioni, e le altre misure e pratiche razziste e schiaviste, criminali e criminogene, che flagrantemente confliggono con la Costituzione, con lo stato di diritto, con la democrazia, con la civilta'.

In Italia occorre riconoscere immediatamente il diritto di voto nelle elezioni amministrative a tutte le persone residenti.

In Italia occorre contrastare i poteri criminali, razzisti, schiavisti e assassini.

L'Italia realizzi una politica della pace e dei diritti umani, del disarmo e della smilitarizzazione, della legalita' che salva le vite, della democrazia che salva le vite, della civilta' che salva le vite.

L'Italia avvii una politica nonviolenta: contro la guerra e tutte le uccisioni, contro il razzismo e tutte le persecuzioni, contro il maschilismo e tutte le oppressioni. Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' e la biosfera.

Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.

Vi e' una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.

Salvare le vite e' il primo dovere.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

 

3. RIFLESSIONE. FRANCESCO GESUALDI: L'ORA DELLA RAGIONE E DELLA MITEZZA

[Dal sito www.altreconomia.it riprendiamo il seguente intervento.

Francuccio Gesualdi e' stato allievo di don Lorenzo Milani nell'esperienza della scuola di Barbiana, e' animatore dell'esperienza del "Centro nuovo modello di sviluppo" di Vecchiano, insieme a padre Alex Zanotelli ha promosso la nascita della "Rete di Lilliput", e' da sempre impegnato in molte iniziative concrete di solidarieta' e di difesa dei diritti umani e dell'ambiente, ha contribuito in misura decisiva a far nascere e crescere in Italia la consapevolezza, l'azione e le reti del consumo critico ed etico, del commercio equo e solidale, degli stili di vita sobri e responsabili, della solidarieta' dei consumatori del Nord del mondo con i lavoratori del Sud contro la violenza sfruttatrice delle multinazionali, dell'impegno contro la trappola del debito che dopo averli rapinati affama e strozza i popoli, dell'azione per garantire a tutta l'umanita' il diritto al cibo, all'acqua, a un ambiente vivibile, alla dignita'. Tra le opere di Francuccio Gesualdi e del "Centro nuovo modello di sviluppo": Franco Gesualdi, Signorno', Guaraldi, Rimini-Firenze 1972; Franco Gesualdi, Economia: conoscere per scegliere, Libreria Editrice Fiorentina, Firenze 1982; Franco Gesualdi e Pierangelo Tambellini del Centro nuovo modello di sviluppo (Vecchiano - Pi), Energia nucleare. Cos'e' e i rischi a cui ci espone, Movimento Nonviolento, Perugia 1987; Centro nuovo modello di sviluppo, Lettera ad un consumatore del Nord, Emi, Bologna 1990, 1994; Centro nuovo modello di sviluppo, Boycott! Scelte di consumo scelte di giustizia. Manuale del consumatore etico, Macro/edizioni, San Martino di Sarsina (Fo) 1992; Francuccio Gesualdi, Jose' Luis Corzo Toral, Don Milani nella scrittura collettiva, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1992; Centro nuovo modello di sviluppo, Sulla pelle dei bambini, Emi, Bologna 1994, 1995; Centro nuovo modello di sviluppo, Nord/Sud. Predatori, predati e opportunisti. Guida alla comprensione e al superamento dei meccanismi che impoveriscono il Sud del mondo, Emi, Bologna 1993, 1996; Centro nuovo modello di sviluppo, Guida al consumo critico. Informazioni sul comportamento delle imprese per un consumo consapevole, Emi, Bologna 1996; Centro nuovo modello di sviluppo, Sud-Nord. Nuove alleanze per la dignita' del lavoro, Emi, Bologna 1996, 1997; Centro nuovo modello di sviluppo, Geografia del supermercato mondiale. Produzione e condizioni di lavoro nel mondo delle multinazionali, Emi, Bologna 1996; Centro nuovo modello di sviluppo, Ai figli del pianeta. Scelte per un futuro vivibile, Emi, Bologna 1998; Francesco Gesualdi del Centro nuovo modello di sviluppo, Manuale per un consumo responsabile. Dal boicottaggio al commercio equo e solidale, Feltrinelli, Milano 1999; Francesco Gesualdi, Giamila Gesualdi, Paola Costanzo, Te', infusi e tisane dal mondo, Sonda, Torino-Milano 2001; Centro nuovo modello di sviluppo, Guida al risparmio responsabile. Informazioni sui comportamenti delle banche per scelte consapevoli, Emi, Bologna 2002; Centro nuovo modello di sviluppo, Guida al telefono critico. Il mondo della telefonia messo a nudo, Terre di mezzo, Milano 2002; Willy Mutunga, Francesco Gesualdi, Stephen Ouma, Consumatori del nord lavoratori del sud. Il successo di una campagna della societa' civile contro la Del Monte in Kenya, Emi, Bologna 2003; Francesco Gesualdi, Acquisti trasparenti, Emi, Bologna 2005; Francesco Gesualdi, Giamila Gesualdi, Tutti i tipi di te', Sonda, Torino-Milano 2005; Francesco Gesualdi, John Pilger, Comprare con giustizia, Emi, Bologna 2005; Francesco Gesualdi, Centro nuovo modello di sviluppo, Sobrieta'. Dallo spreco di pochi ai diritti per tutti, Feltrinelli, Milano 2005; Centro nuovo modello di sviluppo, Ai giovani figli del pianeta. Scegliamo insieme un futuro per tutti, Emi, Bologna 2005; Centro nuovo modello di sviluppo, Guida al vestire critico, Emi, Bologna 2006; Francesco Gesualdi, Acqua con giustizia e sobrieta', Emi, Bologna 2007; Francesco Gesualdi, Il mercante d'acqua, Feltrinelli Milano 2007; Francesco Gesualdi, Lorenzo Guadagnucci, Dalla parte sbagliata del mondo. Da Barbiana al consumo critico: storia e opinioni di un militante, Terre di mezzo, Milano 2008; Francesco Gesualdi, Vito Sammarco, Consumattori. Per un nuovo stile di vita, La Scuola, Brescia 2009; Francesco Gesualdi, L'altra via. Dalla crescita al benvivere, programma per un'economia della sazieta', Terre di Mezzo, Milano 2009; Francesco Gesualdi, Dario Bossi, Il prezzo del ferro. Come si arricchisce la piu' grande multinazionale del ferro e come resistono le vittime a livello mondiale, Emi, Bologna 2010; Francesco Gesualdi, Cercatori del regno. Cammino missionario verso la Pasqua 2011. Una Quaresima per crescere nella spiritualita' dei nuovi stili di vita, Emi, Bologna 2011; Francesco Gesualdi, I fuorilega del nordest, Dissensi, 2011; Centro nuovo modello di sviluppo, I mercanti della notizia. Guida al controllo dell'informazione in Italia, Emi, Bologna 2011; Francesco Gesualdi, Facciamo da soli. Per uscire dalla crisi, oltre il mito della crescita: ripartiamo dal lavoro e riprendiamoci l'economia, Altreconomia, Milano 2012; Francesco Gesualdi, Le catene del debito. E come possiamo spezzarle, Feltrinelli, Milano 2013; Francesco Gesualdi, L'economia del bene comune, Feltrinelli, Milano 2013; Francesco Gesualdi, Cambiare il sistema. La storia e il pensiero del padre del consumo critico, fondatore del "Centro nuovo modello di sviluppo", Altreconomia, Milano 2014; Francesco Gesualdi, Risorsa umana. L'economia della pietra scartata, San Paolo, Cinisello Balsamo (Mi) 2015. Ovviamente cfr. inoltre anche almeno: Scuola di Barbiana, Lettera a una professoressa, Libreria Editrice Fiorentina, Firenze 1967; AA. VV., La Rete di Lilliput. Alleanze, obiettivi, strategie, Emi, Bologna 2001]

 

Dalla Francia arriva dolore e terrore. Quel terrore che genera rabbia, facile a trasformarsi in odio e vendetta. Quando il sangue che scorre e' il tuo, addirittura dei tuoi figli, dei tuoi fratelli, vengono fuori gli istinti piu' atavici. Affiora la voglia di punire, infliggere sofferenza piu' grande di quella subita, per intimorire e indurre l'aggressore a non riprovarci mai piu'. Peccato che tutti si comportino nella stessa maniera, per cui gli insulti piu' lievi possono trasformarsi in faide, guerre fra famiglie e comunita' costellate di stupri, incendi, assassini. In una spirale senza fine. E' la storia dell'umanita', che pero' non ha mai portato a niente di buono.

La storia ce lo ha insegnato in tutti i modi: la violenza genera violenza, l'unico modo per uscirne e' mettere da parte l'istinto di vendetta facendo trionfare la ragione. Che significa abbandonare se stessi e trasferirsi nell'altro per capire le sue ragioni. Solo presentandoci all'altro disarmati, non per imporre la nostra visione, ma per chiedergli cosa ha contro di noi, potremo avviare quel dialogo che puo' mettere a tacere le armi e metterci in condizioni di fare capire anche all'altro le nostre ragioni e da li' partire per trovare delle soluzioni comuni. In altre parole la pace si fa accettando che la ragione non sta solo da una parte e che anche noi possiamo aver commesso degli errori per i quali chiedere scusa.

Gesu' diceva "Chi di spada ferisce, di spada perisce" ed anche in questa circostanza l'esercizio che dobbiamo fare e' chiederci se per caso abbiamo procurato ferite che oggi si ritorcono contro di noi. Potremmo dire che i mussulmani sono fanatici e intransigenti, che non accettano niente, che se la prendono anche per una battuta su Maometto. Ma se la mettiamo su questo piano non la finiamo piu': in Italia abbiamo non solo il reato di bestemmia, ma perfino di vilipendio alla bandiera. Eppure si tratta solo di uno straccio. Dunque parlando di rigidita', e' proprio il caso di dire che chi e' senza peccato getti la prima pietra. In altre parole le responsabilita' vanno ricercate a prescindere dai tratti caratteriali dell'altro, avendo la capacita' di capire cosa per lui e' offesa anche se per noi non lo e'. In ogni caso sarebbe un errore pensare che la violenza che si sta abbattendo su di noi e' dovuta alla permalosita' degli islamici per qualche disegno satirico. Noi abbiamo l'interesse a sostenerlo perche' ci permette di tenere l'attenzione su aspetti marginali che non chiamano in causa le nostre responsabilita'. Abbiamo l'interesse a farlo perche' ci permette di continuare col gioco del noi vittime innocenti, portatrici di liberta' e democrazia, loro gli aggressori barbari, portatori di censura e tirannia. Ma e' depistaggio.

Chi evita di pararsi dietro al dito, sa che le vere cause del terrorismo islamico vanno ricercate in quella polveriera che si chiama Medio Oriente, abitato da vari filoni religiosi e linguistici che hanno difficolta' a coabitare perche' ciascuno con un senso di se' cosi' intenso da rivendicare totale autonomia organizzativa. Equilibri difficili che gli occidentali a piu' riprese hanno contribuito a incrinare. Come nazioni, Iraq e Siria nascono dopo la prima guerra mondiale, per accordo fra inglesi e francesi che si dividono l'area col righello, senza tenere conto di lingue, costumi, appartenenze religiose. Comunita' successivamente tenute insieme da governi tiranni che reprimevano senza pieta' la parte di popolazione diversa, per etnia e religione. Fra questi Saddam Hussein, che venne spazzato via dall'invasione statunitense fra le acclamazioni di alcuni e l'opposizione di altri che conobbero le torture di Abu Ghraib. Sulla necessita' di liberare l'Iraq dal suo dittatore non discute nessuno, ma se l'intendimento degli Stati Uniti era ripristinare la concordia e la democrazia in Iraq, il fallimento e' stato totale. Dopo nove anni di occupazione e 100.000 morti, prevalentemente civili, da un punto di vista politico gli Stati Uniti hanno lasciato l'Iraq come era, ma a parti inverse: un governo sciita che umilia i sunniti. In questo contesto si struttura l'Isis di espressione sunnita, che avanza verso un'altra zona disastrata: quella siriana. Un'Isis con un forte dente avvelenato contro gli Stati Uniti e tutte le altre forze europee che hanno appoggiato l'invasione statunitense. A maggior ragione la Francia che in ottobre ha inviato bombardieri in Siria per colpire le postazioni jihadiste.

Come se n'esce? Trovare la soluzione a un'esasperazione costruita lungo decenni di violenze a parti alterne, umiliazioni e scorrerie straniere, e' tutt'altro che semplice. Ma l'importante e' cominciare a mandare segnali di distensione, smettendo innanzi tutto di mandare bombardieri per assicurarsi un posto al sole, militare, politico ed economico. Sul piano militare, se qualcosa va fatto, e' tagliare i rifornimenti di armi a tutte le parti in causa, affinche' la guerra non possa piu' essere fatta per mancanza di strumenti. E poi bisognera' accettare di parlare con tutti, per conoscere le rivendicazioni di ciascuno, il loro grado di consenso popolare, le vie di attuazione. Non possiamo dire "con loro non parliamo perche' seminano morte". In guerra tutti seminano morte, se parlare e' l'unico modo per uscirne bisogna farlo.

Non mi illudo che una simile strada possa trovare soluzioni immediate, ma forse potrebbe arrestare gli attacchi terroristici all'Europa. Se l'Europa dimostrasse di non volere piu' perseguire progetti imperialistici, ma di voler lavorare disinteressatamente per aiutare il Medio Oriente a ritrovare i propri equilibri, forse sarebbe visto con occhi diversi. Se poi fosse abbastanza intelligente da lavorare sul piano interno per garantire agli immigrati di seconda e terza generazione una situazione di piena inclusione sociale, smetterebbe di allevarsi serpi in seno che non vedono l'ora di dare sfogo alla propria frustrazione arruolandosi nelle file dell'islamismo radicale. Ma che fare come cittadini per spingere in questa direzione? Un primo passo e' informarci in maniera autonoma per sfuggire al pensiero unico imposto da politici e mass media. Pensare con la nostra testa, farci la nostra idea e saperla sostenere anche se contro corrente, e' indispensabile per attivare quel senso del dubbio, senza il quale nessun cambiamento puo' prendere forma.

 

4. RIFLESSIONE. ENRICO PEYRETTI. PARIGI E NOI

[Ringraziamo Enrico Peyretti per questo intervento del 14 novembre.

Enrico Peyretti (1935) e' uno dei maestri della cultura e dell'impegno di pace e di nonviolenza; e' stato presidente della Fuci tra il 1959 e il 1961; nel periodo post-conciliare ha animato a Torino alcune realta' ecclesiali di base; ha insegnato nei licei storia e filosofia; ha fondato con altri, nel 1971, e diretto fino al 2001, il mensile torinese "il foglio", che esce tuttora regolarmente; e' ricercatore per la pace nel Centro Studi "Domenico Sereno Regis" di Torino, sede dell'Ipri (Italian Peace Research Institute); e' membro del comitato scientifico del Centro Interatenei Studi per la Pace delle Universita' piemontesi, e dell'analogo comitato della rivista "Quaderni Satyagraha", edita a Pisa in collaborazione col Centro Interdipartimentale Studi per la Pace; e' membro del Movimento Nonviolento e del Movimento Internazionale della Riconciliazione; collabora a varie prestigiose riviste. Tra le opere di Enrico Peyretti: (a cura di), Al di la' del "non uccidere", Cens, Liscate 1989; Dall'albero dei giorni, Servitium, Sotto il Monte 1998; La politica e' pace, Cittadella, Assisi 1998; Per perdere la guerra, Beppe Grande, Torino 1999; Dov'e' la vittoria?, Il segno dei Gabrielli, Negarine (Verona) 2005; Esperimenti con la verita'. Saggezza e politica di Gandhi, Pazzini, Villa Verucchio (Rimini) 2005; Il diritto di non uccidere. Schegge di speranza, Il Margine, Trento 2009; Dialoghi con Norberto Bobbio, Claudiana, Torino 2011; Il bene della pace. La via della nonviolenza, Cittadella, Assisi 2012; Elogio della gratitudine, Cittadella, Assisi 2015; e' disponibile nella rete telematica la sua fondamentale ricerca bibliografica Difesa senza guerra. Bibliografia storica delle lotte nonarmate e nonviolente, che e stata piu' volte riproposta anche su questo foglio; vari suoi interventi (articoli, indici, bibliografie) sono anche nei siti: www.cssr-pas.org, www.ilfoglio.info e alla pagina web http://db.peacelink.org/tools/author.php?l=peyretti Un'ampia bibliografia (ormai da aggiornare) degli scritti di Enrico Peyretti e' in "Voci e volti della nonviolenza" n. 68]

 

Davanti a fatti come Parigi ieri, o New York l'11 settembre, senza "sposare" tesi complottiste, tutto va ascoltato, e pensato, anche se sgradevole.

Stamani, davanti al Carignano (convegno "Donne nella Resistenza") mi sono fatto intervistare dal tg3.

Ho detto: 1) dolore e solidarieta'; 2) non accusare gli islamici come tali, non far partire la caccia alle streghe; 3) non passare alla guerra perche' "fa piu' malvagi di quanti ne toglie di mezzo" (Kant).

E infatti la causa prossima del terrorismo islamista sono le guerre occidentali nel Medio Oriente (lo ha detto anche Chiamparino nel convegno, applaudito).

Pensare invece a 1) dialogo tra culture e religioni nelle loro rappresentanze autentiche; 2) politiche economiche di distribuzione ai popoli, al contrario delle concentrazioni finanziarie; 3) fermare il commercio di armi che semina guerra e terrorismo.

 

5. INIZIATIVE. VERSO LA "GIORNATA INTERNAZIONALE PER L'ELIMINAZIONE DELLA VIOLENZA CONTRO LE DONNE" DEL 25 NOVEMBRE

 

Si svolge il 25 novembre la "Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne".

Ovunque si realizzino iniziative.

Ovunque si contrasti la violenza maschilista e patriarcale.

Ovunque si sostengano i centri antiviolenza delle donne.

Ovunque si educhi e si lotti per sconfiggere la violenza maschilista e patriarcale, prima radice di tutte le altre violenze.

 

6. ANNIVERSARI. IN MEMORIA DI MICHAIL BACHTIN, DI LORENZO BEDESCHI, DI DORIS LESSING, DI AUDRE LORDE, DI VALDO MAGNANI, DI EUGENE MINKOWSKI, DI ROBERT OWEN, DI PICO DELLA MIRANDOLA, DI CARLO SALINARI, DI GIULIANA SEGRE, DI VICTOR SERGE

 

Ricorre oggi, 17 novembre, l'anniversario della nascita di Michail Bachtin, della scomparsa di Lorenzo Bedeschi, della scomparsa di Doris Lessing, della scomparsa di Audre Lorde, della nascita di Valdo Magnani, della scomparsa di Eugene Minkowski, della scomparsa di Robert Owen, della scomparsa di Pico della Mirandola, della nascita di Carlo Salinari, della scomparsa di Giuliana Segre, della scomparsa di Victor Serge.

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Anche nel ricordo di Michail Bachtin, di Lorenzo Bedeschi, di Doris Lessing, di Audre Lorde, di Valdo Magnani, di Eugene Minkowski, di Robert Owen, di Pico della Mirandola, di Carlo Salinari, di Giuliana Segre, di Victor Serge, proseguiamo nell'azione nonviolenta per la pace e i diritti umani; contro la guerra e tutte le uccisioni, contro il razzismo e tutte le persecuzioni, contro il maschilismo e tutte le oppressioni.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.

Vi e' una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' e la biosfera.

 

7. LIBRI. ALESSANDRO ZANOTELLI PRESENTA "L'ARTE DELLA GUERRA" DI MANLIO DINUCCI

[Riportiamo la prefazione di Alex Zanotelli al libro di Manlio Dinucci, L'arte della guerra, Zambon, 2015.

Alessandro Zanotelli, missionario comboniano, ha diretto per anni la rivista "Nigrizia" conducendo inchieste sugli aiuti e sulla vendita delle armi del governo italiano ai paesi del Sud del mondo, scontrandosi con il potere politico, economico e militare italiano: rimosso dall'incarico e' tornato in Africa a condividere per molti anni vita e speranze dei poveri; negli ultimi anni e' tornato in Italia costantemente impegnato per la pace, la biosfera, i diritti umani di tutti gli esseri umani; e' direttore responsabile della rivista "Mosaico di pace" promossa da Pax Christi; e' tra i promotori della "rete di Lilliput" ed e' una delle voci piu' prestigiose della nonviolenza nel nostro paese. Tra le opere di Alessandro Zanotelli: La morte promessa. Armi, droga e fame nel terzo mondo, Publiprint, Trento 1987; Il coraggio dell'utopia, Publiprint, Trento 1988; I poveri non ci lasceranno dormire, Monti, Saronno 1996; Leggere l'impero. Il potere tra l'Apocalisse e l'Esodo, La meridiana, Molfetta 1996; Sulle strade di Pasqua, Emi, Bologna 1998; Inno alla vita, Emi, Bologna 1998; Ti no ses mia nat par noi, Cum, Verona 1998; La solidarieta' di Dio, Emi, Bologna 2000; R...esistenza e dialogo, Emi, Bologna 2001; (con Pietro Ingrao), Non ci sto!, Piero Manni, Lecce 2003; (con Mario Lancisi), Fa' strada ai poveri senza farti strada. Don Milani, il Vangelo e la poverta' nel mondo d'oggi, Emi, Bologna 2003; Nel cuore del sistema: quale missione? Emi, Bologna 2003; Korogocho, Feltrinelli, Milano 2003. Opere su Alessandro Zanotelli: Mario Lancisi, Alex Zanotelli. Sfida alla globalizzazione, Piemme, Casale Monferrato (Al) 2003. Cfr. anche le interviste nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" nn. 273 e 673.

Manlio Dinucci giornalista e saggista, ha vissuto e lavorato a Pechino negli anni Sessanta, contribuendo alla pubblicazione della prima rivista cinese in lingua italiana e alla diffusione delle Lettere dalla Cina della giornalista statunitense Anna Louise Strong. Sulla base di tale esperienza ha pubblicato, con Mazzotta editore, La lotta di classe in Cina. 1949-1974 (1975) e Economia e organizzazione del lavoro in Cina (1976). Negli anni Ottanta ha diretto la rivista "Lotta per la pace" (nata dall'"Appello contro l'installazione dei missili nucleari in Italia", lanciato nel 1979 da Ludovico Geymonat e altri) ed e' stato direttore esecutivo per l'Italia della International Physicians for the Prevention of Nuclear War, associazione vincitrice del premio Nobel per la pace nel 1985. Coautore, con Tonino Bello e altri, di Fianco Sud. Puglia, Mezzogiorno, Terzo Mondo: rapporto sui processi di militarizzazione (Piero Manni, 1989). Coautore, col premio Nobel per la Medicina Daniel Bovet, di Tempesta del deserto. Le armi del Nord, il dramma del Sud, con la presentazione di Ernesto Balducci (Edizioni Cultura della Pace, 1991). Con la stessa casa editrice ha pubblicato Hyperwar. Dalla "iperguerra" del Golfo alla Conferenza sul Medio Oriente (1991) e La strategia dell'impero. Dalle direttive del Pentagono al Nuovo Modello di Difesa (1992), scritto con U. Allegretti e D. Gallo e presentato da R. La Valle. Autore de L'oro e la spada. Imperi economici e guerre di conquista nell'era del capitale globale (Comitato Golfo, 1993). Autore de Il potere nucleare. Storia di una follia da Hiroshima al 2015 (Fazi Editore, 2003). Coautore, con A. Burgio e V. Giacche', di Escalation. Anatomia della guerra infinita (DeriveApprodi, 2005). Collaboratore de "il manifesto", con articoli e la rubrica settimanale "L'arte della guerra". E' anche autore di testi scolastici di geografia umana. Ha appena pubblicato L'arte della guerra. Annali della strategia Usa/Nato 1990-2015, Zambon, 2015]

 

Sono profondamente grato a Manlio Dinucci non solo per questo volume "L'arte della guerra", ma soprattutto perche' per quasi trent'anni e' stato per me, e per tanti in Italia, una fonte inesauribile di informazioni sulle armi e sulle guerre in atto. Questo volume e' infatti ritmato su una serie di cinque guerre dopo la Guerra Fredda: quella del Golfo, la prima guerra; quella della Jugoslavia, la seconda; quella dell'Afghanistan, la terza; quella dell'Iraq, la quarta; quella della Libia, la quinta. Poi Dinucci ci presenta l'Ucraina come la Nuova Guerra Fredda che rischia di portarci verso la guerra nucleare. Siamo sull'orlo dell'abisso!

Sono sempre piu' convinto che oggi il mondo e' prigioniero del "Complesso militar-industriale" come l'aveva definito profeticamente l'allora presidente Usa, D. Eisenhower (il piu' stimato generale americano!) nel suo discorso al popolo americano a fine mandato (1961). E sono anche sempre piu' convinto che le armi, nella storia umana, hanno sempre protetto, ma soprattutto oggi proteggono, i detentori del potere e della ricchezza. Lo aveva gia' compreso cosi' bene Francesco di Assisi. Nel famoso episodio, nel quale Francesco si spoglio' nudo e restitui' le sue splendide vesti al padre, il vescovo di Assisi gli disse: "Francesco non hai altro da fare?". "Padre - rispose Francesco - se io ho, devo avere la lancia per difendere quello che ho". Mai come oggi questo e' cosi' lampante!

Basta guardare all'attuale sistema economico-finanziario mondiale e da che potenza militare e' protetto , per rendersene conto. Il nostro sistema economico-finanziario permette al 20% della popolazione mondiale (un miliardo su sette!) di consumare il 90% dei beni prodotti. La nota organizzazione inglese Oxfam lo descrive plasticamente cosi': l'anno prossimo l'1% della popolazione mondiale avra' piu' del 99%, cioe' di sette miliardi di persone. Oxfam afferma inoltre che i 92 uomini e donne piu' ricchi al mondo hanno piu' di tre miliardi e mezzo delle persone piu' povere del pianeta (sono coloro che vivono con circa due euro al giorno!). La Fao ci dice che un altro miliardo fa la fame, mentre allo stesso tempo abbiamo un miliardo di obesi! Questo sistema uccide poi milioni di persone all'anno per fame!

E' chiaro che sarebbe impossibile per i ricchi continuare ad ammassare ricchezze e a vivere da nababbi, se non fosse per lo strapotere delle armi che protegge i loro interessi vitali ovunque siano minacciati. Per capire tutto questo basta sfogliare i rapporti dell'Istituto di Stoccolma, il Sipri, che ogni anno ci offre i dati sulle armi, dati sconvolgenti. E Dinucci li riporta spesso in questo suo libro. Secondo questi dati, nel 2014 sono stati spesi nel mondo 1.776 miliardi di dollari in armi. Questo significa che spendiamo ogni giorno 4,9 miliardi di dollari. Con questi soldi potremmo trasformare il pianeta in un Paradiso terrestre! Secondo i dati Sipri e' incredibile vedere quello che spende in armi un piccolo paese come l'Italia! Nel 2014 l'Italia ha speso 29 miliardi di euro, pari a 80 milioni di euro al giorno. Senza contare i soldi stanziati per gli F-35 che ci costeranno circa 15 miliardi di euro e quattro miliardi per le fregate Fremm. Tutte queste armi vengono usate per difendere gli "interessi vitali" di chi ha, ovunque siano minacciati. E' quanto ha affermato il vertice della Nato di Washington (1999) ed e' quanto afferma anche il nostro Libro Bianco della Difesa, preparato dalla Ministra della Difesa Pinotti. Ecco perche' facciamo le guerre! Siamo cosi' passati dalla guerra "difensiva" a quella "umanitaria" ed ora a quella "preventiva", sempre a difendere i nostri interessi vitali, come ci spiega bene Dinucci in questo testo. Un esempio e' la guerra in Congo ('96-'99), con quattro milioni di morti per assicurarci il controllo di una delle zone piu' ricche di minerali del pianeta, in particolare il coltan (l'80% di questo minerale, essenziale per i telefonini e il computer, viene dal Congo). O la Guerra in Iraq (2003), fatta per abbattere il dittatore Saddam Hussein, accusato di avere le armi chimiche (quante bugie!), ma in realta' per ragioni economiche e strategiche ben piu' concrete! Una guerra spaventosa che ha fatto un milione di morti ed e' costata solo agli Usa almeno tremila miliardi di dollari, secondo le stime di J. Stiglitz (Nobel dell'economia), fornite nel suo libro A Tree Trillion Dollars War. Guerre di tutti i tipi da quelle "umanitarie" a quelle contro il terrorismo, ma il cui unico scopo e' il controllo delle fonti energetiche e delle materie prime, per permettere al 20% del mondo di continuare a vivere da nababbi, consumando il 90% delle risorse del pianeta. Siamo arrivati all'assurdo!

Il recente Rapporto dell'Institute for Economics and Peace afferma che per le armi, le guerre e i conflitti in atto nel mondo viene bruciato ogni anno la cifra stratosferica di quattordicimila miliardi di dollari. Ma e' soprattutto la Bomba Atomica, la Regina del terrore che domina questo immenso arsenale di morte. Si tratta di almeno ventimila testate nucleari: "Gli Usa mantengono 1.920 testate nucleari pronte al lancio - sostiene Dinucci - in confronto alle 1.600 russe". (Sarebbero sufficienti a distruggere il pianeta Terra). Ma servono a mantenere il "nostro posto privilegiato in questo mondo", come scriveva il grande arcivescovo R. Hunthausen di Seattle (Usa) negli anni Ottanta, in piena Guerra Fredda: "Noi con le nostre armi incutiamo terrore in milioni di esseri umani nel mondo, siamo terrificati al pensiero che la nostra nazione sia priva di una tale potenza. La propaganda e un certo modo di vivere ci hanno vestiti di morte. Abbandonare il nostro controllo sulla distruzione globale ci da' l'impressione di rischiare tutto ed e' rischiare tutto, ma in direzione opposta a quella in cui attualmente rischiamo tutto. Le armi nucleari proteggono i privilegi e lo sfruttamento. Rinunciare ad esse significherebbe che dobbiamo abbandonare il nostro potere economico sugli altri popoli. La pace e la giustizia procedono insieme. Sulla strada che seguiamo attualmente, la nostra politica economica verso gli altri paesi ha bisogno delle armi nucleari. Abbandonare queste armi significherebbe abbandonare qualcosa di piu' che i nostri strumenti di terrore globale, significherebbe abbandonare le ragioni di tale terrore: il nostro posto privilegiato in questo mondo".

Infatti tutto questo permette al 20% del mondo di vivere da nababbi a spese di miliardi di persone costrette a tirare la cinghia. "Lo stile di vita del popolo americano non e' negoziabile" - aveva detto negli anni Novanta Bush senior. Se il nostro stile di vita non e' negoziabile, non ci rimane che armarci fino ai denti e fare guerre. Ed e' questo lo spettacolo drammatico a cui stiamo assistendo: dall'Ucraina allo Yemen, dalla Siria alla Libia, dall'Iraq all'Afghanistan. Purtroppo il pianeta Terra non sopporta piu' questo sistema economico-finanziario protetto da una spaventosa militarizzazione.

"Il ritmo di consumo, di spreco e di alterazione del pianeta - afferma papa Francesco nel suo splendido Laudato Si' - ha superato la possibilita' del pianeta, in maniera tale che lo stile di vita attuale, essendo insostenibile, puo' sfociare solamente in catastrofi come di fatto sta gia' avvenendo periodicamente in diverse regioni" (n. 161). E aggiunge: "Mai abbiamo maltrattato e offeso la nostra casa comune come negli ultimi due secoli" (53).

E se l'attuale popolazione del mondo, oltre sette miliardi, volesse vivere come vive il 20% del mondo ricco (consuma da solo il 90% dei beni!), avremmo bisogno di due o tre pianeti per poterlo fare! Se a questo aggiungiamo le armi e le guerre, il tutto diventa veramente insostenibile. Purtroppo quanto le armi pesano sull'ecosistema e' poco analizzato e studiato. Basterebbe notare che il piu' grande consumatore di petrolio e' il Pentagono! A questo bisogna aggiungere l'aspetto devastante sull'ambiente delle guerre, delle armi, soprattutto delle sperimentazioni atomiche.

Il pianeta non sopporta piu' un tale massacro. Infatti gli scienziati dell'Ipcc (tutti scelti dai governi!) affermano, nel loro ultimo Rapporto rilasciato a Copenaghen lo scorso novembre, che, se il Sistema continuera' a utilizzare petrolio e carbone al ritmo attuale, a fine secolo avremo, se ci andra' bene, 3,5 gradi centigradi in piu', ma se ci andra' male 5,4 gradi centigradi. Gli esperti ci ricordano che gia' 2 gradi centigradi costituiscono un dramma per il nostro pianeta. "La porta dei due gradi - ha detto Fatih Birol dell'Agenzia Internazionale dell'Energia - si sta per chiudere. Nel 2017 si chiudera' per sempre".

Questo sistema economico-finanziario sorretto da armi potentissime deve essere radicalmente rimesso in discussione se vogliamo salvarci. E' importante sottolineare con forza quanto pesino anche le armi in questa crisi ecologica epocale.

Per me questo Sistema (da napoletano lo chiamo "O Sistema"!) e' un Sistema di morte che uccide per fame (almeno trenta milioni all'anno), uccide per guerra (milioni e milioni di morti!) e uccide il pianeta! O meglio il pianeta Terra continuera', ma sopportera' sempre meno la presenza di Homo Sapiens che e' diventato Homo demens. Ha ragione Papa Francesco nell'esortazione Evangelii gaudium a dire: "Questa economia uccide" (n. 53). E aggiunge: "L'adorazione dell'antico vitello d'oro ha trovato una nuova e spietata versione nel feticismo del denaro e nella dittatura di un'economia senza volto e senza uno scopo veramente umano. La crisi mondiale che investe la finanza e l'economia manifesta i propri squilibri e, soprattutto, la grave mancanza di un orientamento antropologico che riduce l'essere umano ad uno solo dei suoi bisogni: il consumo" (55).

Mi auguro che questo volume dell'amico Manlio Dinucci aiuti a far girare informazione seria sulle armi e sul "complesso militar-industriale" mondiale. (Purtroppo e' cosi' scarsa l'informazione in questo campo!) Ma soprattutto mi auguro che possa aiutare il movimento per la pace a ritornare per strada, a farsi sentire, a gridare la propria indignazione davanti a un mondo cosi' ingiusto e sempre piu' in guerra. E' un momento grave per l'umanita'. Diamoci tutti da fare perche' vinca la vita!

Napoli, 14 luglio 2015

 

8. SEGNALAZIONI LIBRARIE

 

Riletture

- Alberto Asor Rosa, Galilei e la nuova scienza, Laterza, Roma-Bari 1979, pp. VI + 152.

 

9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:

1. l'opposizione integrale alla guerra;

2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;

3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;

4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

 

10. PER SAPERNE DI PIU'

 

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 2170 del 17 novembre 2015

Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XVI)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

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