[Nonviolenza] Nonviolenza. Femminile plurale. 583



 

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NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE

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Supplemento del notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino" (anno XVI)

Numero 583 dell'11 novembre 2015

 

In questo numero:

1. Per sostenere il centro antiviolenza "Erinna"

2. Verso la "Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne" del 25 novembre

3. Hic et nunc, quid agendum

4. Maria Muti presenta "Leggere Lolita a Teheran" di Azar Nafisi

 

1. REPETITA IUVANT. PER SOSTENERE IL CENTRO ANTIVIOLENZA "ERINNA"

 

Per sostenere il centro antiviolenza delle donne di Viterbo "Erinna" i contributi possono essere inviati attraverso bonifico bancario intestato ad Associazione Erinna, Banca Etica, codice IBAN: IT60D0501803200000000287042.

O anche attraverso vaglia postale a "Associazione Erinna - Centro antiviolenza", via del Bottalone 9, 01100 Viterbo.

Per contattare direttamente il Centro antiviolenza "Erinna": tel. 0761342056, e-mail: e.rinna at yahoo.it, onebillionrisingviterbo at gmail.com, sito: http://erinna.it

Per destinare al Centro antiviolenza "Erinna" il 5 per mille inserire nell'apposito riquadro del modello per la dichiarazione dei redditi il seguente codice fiscale: 90058120560.

 

2. INIZIATIVE. VERSO LA "GIORNATA INTERNAZIONALE PER L'ELIMINAZIONE DELLA VIOLENZA CONTRO LE DONNE" DEL 25 NOVEMBRE

 

Si svolge il 25 novembre la "Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne".

Ovunque si realizzino iniziative.

Ovunque si contrasti la violenza maschilista e patriarcale.

Ovunque si sostengano i centri antiviolenza delle donne.

Ovunque si educhi e si lotti per sconfiggere la violenza maschilista e patriarcale, prima radice di tutte le altre violenze.

 

3. I COMPITI DELL'ORA. HIC ET NUNC, QUID AGENDUM

 

Occorre soccorrere, accogliere, assistere tutti gli esseri umani in fuga dalla fame e dalle guerre.

Occorre riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere in modo legale e sicuro nel nostro paese.

Occorre andare a soccorrere e prelevare con mezzi di trasporto pubblici e gratuiti tutti i migranti lungo gli itinerari della fuga, sottraendoli agli artigli dei trafficanti.

Occorre un immediato ponte aereo di soccorso internazionale che prelevi i profughi direttamente nei loro paesi d'origine e nei campi collocati nei paesi limitrofi e li porti in salvo qui in Europa.

Occorre cessare di fare, fomentare, favoreggiare, finanziare le guerre che sempre e solo consistono nell'uccisione di esseri umani.

Occorre proibire la produzione e il commercio delle armi.

Occorre promuovere la pace con mezzi di pace.

Occorre cessare di rapinare interi popoli, interi continenti.

In Italia occorre abolire i campi di concentramento, le deportazioni, e le altre misure e pratiche razziste e schiaviste, criminali e criminogene, che flagrantemente confliggono con la Costituzione, con lo stato di diritto, con la democrazia, con la civilta'.

In Italia occorre riconoscere immediatamente il diritto di voto nelle elezioni amministrative a tutte le persone residenti.

In Italia occorre contrastare i poteri criminali, razzisti, schiavisti e assassini.

L'Italia realizzi una politica della pace e dei diritti umani, del disarmo e della smilitarizzazione, della legalita' che salva le vite, della democrazia che salva le vite, della civilta' che salva le vite.

L'Italia avvii una politica nonviolenta: contro la guerra e tutte le uccisioni, contro il razzismo e tutte le persecuzioni, contro il maschilismo e tutte le oppressioni. Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' e la biosfera.

Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.

Vi e' una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.

Salvare le vite e' il primo dovere.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

 

4. LIBRI. MARIA MUTI PRESENTA "LEGGERE LOLITA A TEHERAN" DI AZAR NAFISI

[Ringraziamo Maria Muti per questo articolo.

Maria Muti e' una collaboratrice del "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo.

Su Azar Nafisi dalla Wikipedia, edizione italiana, riprendiamo la seguente scheda: "Azar Nafisi (Teheran, primo dicembre 1955) e' una scrittrice iraniana ora residente negli Stati Uniti. Il suo libro piu' celebre e' il bestseller Leggere Lolita a Teheran. Nafisi e' figlia di Ahmad Nafisi, ex sindaco di Tehran, e di Nezhat Nafisi, prima donna ad essere eletta al parlamento iraniano. All'eta' di 13 anni viene mandata dai suoi genitori in Inghilterra per continuare gli studi. Porta a compimento i suoi studi superiori e universitari negli Stati Uniti, dove si laurea in letteratura inglese ed americana presso la University of Oklahoma. Nafisi ritorna in Iran nel 1979, divenendo professoressa di Letteratura Inglese presso l'Universita' Allameh Tabatabai di Tehran; incarico che terra' per 18 anni, eccetto che per il periodo 1981-1987, nel quale sara' espulsa per non aver rispettato le norme vigenti sull'abbigliamento. Testimone della rivoluzione islamica e della presa di potere dell'ayatollah Khomeini, Nafisi, proveniente da un'educazione fortemente occidentale, diverra' presto un'oppositrice del regime. Nel 1995, trovandosi impossibilitata a continuare le sue lezioni senza attirare il biasimo delle autorita', si licenzia ed invita sette delle sue migliori studentesse a seguire delle lezioni-dibattito ogni giovedi' mattina in via del tutto privata a casa sua, lontane da orecchie e occhi indiscreti. Insieme analizzano e studiano le opere piu' controverse e censurate dal regime: Lolita, Madame Bovary e Il grande Gatsby, cercando di comprenderle ed interpretarle in chiave attuale e iraniana. Questa esperienza sara' materia del suo libro di successo Leggere Lolita a Teheran. Qualche anno prima di lasciare l'Iran, torna all'insegnamento universitario dei classici della letteratura occidentale. Nafisi lascia l'Iran nel 1997 e si trasferisce con il marito ed i figli negli Stati Uniti. Insegna letteratura inglese presso la prestigiosa Paul H. Nitze School of Advanced International Studies (Sais) dell'Universita' Johns Hopkins di Washington D.C., dove dirige il Dialogue Project, e collabora con il Foreign Policy Institute. E' negli Stati Uniti, in lingua inglese, che scrive Leggere Lolita a Teheran, tradotto in ben 32 lingue, che l'ha consacrata come una delle piu' capaci e promettenti scrittrici iraniane. Dopo aver narrato della passione con cui letteratura ed esperienza del regime khomeiniano si sono intrecciate nella sua vita e in quella delle sue piu' brillanti allieve, attraverso identificazioni, opposizioni e addirittura allestimenti didattici di veri e propri "processi" alle opere letterarie, nelle pagine finali di Leggere Lolita a Teheran la Nafisi si dice convinta della necessita' di aggiungere alla lista dei diritti umani anche il diritto all'immaginazione". Tra le opere di Azar Nafisi disponibili in italiano: Leggere Lolita a Teheran, Adelphi, Milano 2004; Bibi e la voce verde, Adelphi, Milano 2006; Le cose che non ho detto, Adelphi, Milano 2009; La repubblica dell'immaginazione, Adelphi, Milano 2015]

 

Azar Nafisi, Leggere Lolita a Teheran, Adelphi, Milano 2004, 2009.

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L'autrice

Vive e lavora negli Stati Uniti, ma e' nata a Teheran in Iran. Lei e' Azar Nafisi, classe 1955. A soli 13 anni viene mandata a studiare in Inghilterra. Questo le permette di scoprire i suoi interessi. Conclude gli studi universitari negli Stati Uniti laureandosi in letteratura inglese e americana presso la University of Oklahoma. Nel 1979 torna nella capitale iraniana dove insegna letteratura inglese per circa 18 anni. Ha vissuto intensamente gli anni della rivoluzione islamica, periodo in cui venne cacciato lo scia' Reza Pahlavi, e al suo posto si stabili' la Repubblica Islamica retta dall'imam Khomeini. In un primo momento anche la famiglia Nafisi riponeva in quest'uomo grandi speranze. Il periodo idilliaco fu breve poiche' fu presto instaurato un regime autoritario e integralista che impose una durissima repressione. Cacciata dall'universita' dal 1981 al 1987 per non aver aderito alle norme imposte relative all'abbigliamento, Azar vi ritornera' anni dopo per poi stabilirsi definitivamente nel 1997 negli Stati Uniti. Continua la sua carriera di docente insegnando all'Universita' di Washington. Scrive "Leggere Lolita a Teheran" (2004), libro che e' diventato un cult della letteratura contemporanea. Vi racconta cosa significa insegnare letteratura in un paese come l'Iran offrendo uno spaccato tanto piu' realistico, quanto piu' efficace, prendendo in esame grandi opere letterarie censurate dalla Repubblica Islamica. Questo libro infatti e' il risultato di cio' che accadde nel 1995, anno in cui Azar decise di creare con un piccolo gruppo di ragazze, sue studentesse, uno spazio clandestino, lontano dai dettami della Repubblica Islamica, dove poter discutere di libri censurati dal regime e letteratura. Tra i suoi romanzi si ricorda "Bibi e la voce verde" (2006), "Le cose che non ho detto" (2009), romanzo in cui racconta il complesso legame con i suoi genitori, "La repubblica dell'immaginazione" (2015), romanzo in cui riprende un tema a lei caro: il tentativo di comprendere l'esistenza attraverso la letteratura, custode di valori inestimabili. Vive ancora negli Stati Uniti con il marito e i figli.

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Il libro

"Nell'autunno del 1995 dopo aver dato le dimissioni dal mio ultimo incarico accademico, decisi di farmi un regalo e realizzare un sogno. Chiesi alle sette migliori studentesse che avevo di venire a casa mia il giovedi' mattina per parlare di letteratura" (p. 17). Questo libro, "Leggere Lolita a Teheran", inizia cosi'. Un atto d'amore alla letteratura, una richiesta audace di speranza in una Teheran teatro di dolore e violenza. Nell'Iran che Azar ci racconta si muore per un'idea. Si vive come si puo'. Senza disturbare troppo. Nell'Iran che ci narra le donne hanno ingressi separati per andare all'universita', sono obbligate ad indossare lo chador, l'aspirazione principale cui alcune di loro anelano e' il matrimonio, la maggior parte delle volte con un perfetto sconosciuto - legame deciso dalle rispettive famiglie. Nella sua visione della vita, contrariamente alle norme imposte dalla dittatura dall'imam Khomeini, Azar crede nel valore intrinseco della letteratura come maestra e guida nell'esistenza di ognuna ed ognuno di noi. E' per questa ragione che proporra' a sette giovani donne di discutere insieme di Nabokov, Fitzgerald, James e la Austen, autori di libri censurati e boicottati dal regime. Guardando una vecchia foto descrive le sue allieve con amore e nostalgia.

Manna: su di lei scrive: "la nostra poetessa. Manna riusciva a trovare briciole di poesia anche in cose che la maggior parte della gente considera insignificanti. La foto non rende giustizia alla profondita' dei suoi occhi scuri, segno di un'indole discreta e riservata" (p. 18).

Mahshid: "Il lungo velo nero contrasta con i lineamenti delicati e il sorriso schivo. Mahshid era brava in tante cose, e in tutte metteva una tale grazia che avevamo deciso di chiamarla 'Milady'. Mahshid e' molto sensibile" (p. 18).

Yassi: su di lei l'autrice scrive: "era la piu' giovane del gruppo. L'avevamo soprannominata 'la comica'. Era timida, ma per certe cose si scaldava, perdendo qualunque inibizione. Con quel suo particolare tono della voce, riusciva a prendere garbatamente in giro non solo gli altri, ma anche se stessa" (pp. 18-19).

Azin: "Quelli di Azin non sembravano semplici sorrisi; erano piuttosto il preludio a una ilarita' nervosa e incontenibile. Rideva sempre, anche quando raccontava dell'ultimo litigio con il marito. Sfacciata, senza peli sulla lingua, Azin si divertiva a provocare le altre con i suoi gesti e i suoi commenti... la chiamavamo 'la selvaggia'" (p. 19).

Mitra: "simile ai colori pastello dei suoi quadri, era come se sfumasse, di continuo, in una tonalita' sempre piu' tenue. Due deliziose fossette ne rendevano meno scontata la bellezza, e Mitra se ne serviva per abbindolare vittime inconsapevoli, piegandole ai suoi desideri" (p. 19).

Sanaz: di lei scrive: "oppressa dalla famiglia e dalla societa', era sempre in bilico tra desiderio di indipendenza e bisogno di approvazione" (p. 19).

Nima: "Marito di Manna e unico vero critico letterario del gruppo". Era il fotografo (p. 19).

Nassrin: "Quando ripenso a Nassrin la vedo leggermente sfocata, confusa, in qualche modo distante (p. 19), e prosegue: "Come faccio a descrivere Nassrin? La verita' e' che non ci riesco, a descriverla: lei aveva in se' la propria definizione. Nassrin era Nassrin e basta" (p. 20).

Sul seminario aggiunge: "Sognavo di mettere insieme un corso tutto mio, in cui mi sarei presa la liberta' che come docente la Repubblica islamica mi negava" (p. 25), e prosegue: "Ognuna doveva tenere un diario in cui avrebbe registrato le proprie reazioni soggettive, e i diversi modi in cui quei romanzi e la loro discussione si legavano alle loro esperienze personali e sociali" (p. 34) avendo estrema fiducia negli autori proposti e nel "potere interpretativo e quasi magico della letteratura" (p. 34).

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Lolita

"I lettori nascono liberi e liberi devono rimanere" (p.35). E' questo uno dei presupposti con cui la protagonista imposta il suo seminario. Parte da qui quando espone Nabokov e due sue opere: "Invito ad una decapitazione" e "Lolita".

Creare uno spazio di riflessione, per dirla come direbbe Virginia Woolf "una stanza tutta per se'" (1928) dove potersi esprimere, dove poter finalmente essere se stessi. Proteggersi dalla brutalita' della societa'. Nel primo romanzo di Nabokov che la professoressa Nafisi racconta, Cincinnatus C., il protagonista, e' condannato a morte per "turpitudine gnostica" (p. 38).

L'unica certezza che si ha quando si e' condannati alla pena capitale, e' di sapere quando essa avverra'. A Cincinnatus C. in un atto di sfregio alla sua persona questo non e' dato sapere. Ogni giorno potrebbe morire. In un primo momento il personaggio piu' importante, che e' il boia, viene presentato al condannato come un compagno di prigione, salvo poi scoprire che invece egli gli togliera' la vita. L'unico modo che Cincinnatus ha di sentirsi libero in prigione e non essere piu' schiavo del sistema, e' l'immaginazione. Scrivere e raccontare storie. In merito a quest'opera Azar Nafisi precisa: "Quello che Nabokov ricrea per noi con 'Invito a una decapitazione' non e' il vero dolore fisico o la tortura che si infligge in un regime totalitario, bensi' l'incubo di una vita trascorsa in un'atmosfera di continuo terrore. Cincinnatus C. e' fragile, passivo, un eroe inconsapevole e involontario: combatte contro i propri istinti e la scrittura e' la sua via di fuga. Il suo eroismo consiste nel rifiuto di diventare come tutti gli altri" (p. 39).

Lolita all'epoca fece scandalo. Come puo' un uomo adulto innamorarsi perdutamente e perversamente di una ragazzina di dodici anni tanto da non lasciarla piu' andare? E come puo' la stessa Lolita convincersi che Humbert sia l'unica possibilita' alla sua felicita'? Spostando il focus del romanzo di Nabokov ai giorni della Repubblica islamica e' possibile fare alcune considerazioni: e' un libro che racconta cosa significhi vivere in un regime totalizzante in cui si ha "la confisca di un individuo da parte di un altro" (p. 50). Si potrebbe estendere questo pensiero asserendo che le dinamiche per cosi' dire "relazionali" tra i sottoposti al sistema dittatoriale e il sistema stesso sono complesse. Ci si abitua alle privazioni e alle imposizioni tanto da iniziare a ragionare come quello schema politico totalizzante obbliga. In tutto questo marasma magari si e' anche consapevoli della pressione sociale e le sue norme, ma non si riesce ad avere un moto di ribellione poiche' a sostenere la dittatura e' il clima di terrore che essa crea. In tutte le dittature si perde il se' intimo di ognuno e si diventa modello dell'idea di persona che qualcun altro ha per noi e fa di noi. Lo stesso Humbert scrive: "Vedete, non c'era altro posto al mondo dove potesse andare" (p. 63). Il punto e' che Lolita non puo' difendersi. E' vittima. La sua difesa e' la curiosita' alla vita che mantiene nonostante tutto. La voglia di normalita'. Senza doversi piu' nascondere. Per questo fugge. Cosi' come Cincinnatus C. muore da uomo libero. "Faccio da me", si dira' una volta sul ceppo dell'esecuzione. In difesa della sua irrinunciabile unicita'.

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Gatsby

L'unica cosa che assolve Gatsby dalla sua condizione ambigua e' l'immaginazione. "Il Grande Gatsby" e' troppo "occidentale" per alcuni degli studenti di Teheran. Quando la professoressa Nafisi lo propone come libro d'esame, tra loro si accende un diverbio che portera' al processo dell'opera. Sul banco degli imputati "Il grande Gatsby", con l'accusa infamante di porre il regime iraniano in una collocazione subordinata, sottolineando invece che la "civilta'" o presunta tale, e' tipica degli Stati Uniti. A ben guardare e' un romanzo in cui si racconta il crollo di un sogno, quello americano: un mondo in cui un uomo celebre per le sue feste sfarzose, e' in realta' immorale, si guadagna da vivere con traffici illeciti, ed i personaggi con cui ha a che fare sono privi di rispetto per gli altri, sono subdoli e mossi unicamente dai propri interessi. Si innamora di Daisy, inizialmente ricambiato, e Fitzgerald e' molto bravo a farcelo sentire. L'unico personaggio che vuole davvero bene a Jay e' Nick. In un mondo in cui conta solo l'apparenza, Nick e' il solo che guarda a Gatsby come un uomo che ha provato con ogni mezzo possibile a migliorare la sua esistenza, la sua condizione. Non ha perso la speranza. In fondo "le realta' piu' sordide e gli ideali, ci dice la Nafisi, sono la stessa cosa" (p. 170). Su quest'opera la professoressa aggiunge: "Si', il romanzo parla di situazioni reali, dell'amore di un uomo per una donna, e del tradimento di quell'amore da parte di quella donna. Ma parla anche della ricchezza del suo fascino e del suo potere distruttivo, della mancanza di responsabilita' che ne consegue e, si', parla anche del sogno americano, un sogno di potere e ricchezza. Parla anche di come i sogni si corrompano quando si trasformano nella cruda realta'. E' il desiderio ardente, con la sua immaterialita', a rendere puro un sogno" (pp. 171-172).

Il bisogno di far rivivere un passato certamente migliore lo aveva anche l'Iran perche' il presente era lontano dall'essere vivibile. Ancora una volta e' l'immaginazione a salvare un uomo dalla mediocrita' dell'esistenza. Ancora una volta si racconta di un uomo che non si e' arreso. Di nuovo in un gioco di specchi a raccontare di una terra, l'Iran, che e' vittima del crollo di un'illusione e pero', allo stesso modo, ricerca ancora la possibilita' di cambiare.

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James

Nel terzo capitolo del libro, Azar Nafisi racconta la guerra che duro' ben otto anni dal 1980 al 1988 tra Iraq e Iran. A tal proposito nel descrivere Teheran l'autrice scrive: "Subito dopo il primo attacco Teheran era diventata una citta' fantasma. Quasi tutti fuggirono in posti piu' sicuri... Eppure per le strade mi sembrava che, fra incursioni e fughe in massa, Teheran avesse rinunciato alla volgarita' per mostrare finalmente un volto umano. La citta' era dello stesso umore dei cittadini rimasti: triste, indifesa e abbandonata, ma anche molto dignitosa nel suo dolore" (p. 238).

Henry James fu assolutamente contrario ad ogni forma di violenza. Ci sono mondi che e' impossibile accettare. Per lui era necessario denunciare a gran voce cio' che accadeva ed era inammissibile. Le parole vive su carta ad esprimere emozioni e sentimenti a renderci umani. Una lotta, la sua, ad ogni forma di imposizione sociale, una resistenza incisiva volta alla difesa della propria integrita'. Daisy Miller ne e' un esempio. La protagonista non e' disposta a credere a cio' che dicono di lei, si costruisce una realta' alternativa che le consente di sopravvivere agli attacchi esterni. Resta concentrata su chi e', cosa vuole e come fare per ottenerlo. Daisy ha coraggio, non cede a vacue lusinghe. Resiste, appassionata, ad una vita gia' scritta per lei. Azar Nafisi su James scrive: "Per lui la cultura e civilta' erano tutto. La piu' grande liberta' concessa all'uomo era 'l'indipendenza di pensiero' che consentiva all'artista 'l'assalto a infiniti modi di essere'" (p. 247).

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Austen

Se si vuole parlare d'amore e' naturale coinvolgere Jane Austen. L'amore e' un ballo a due in cui non ci sono in gioco esclusivamente i sentimenti, ma anche chi si e'. "Il ballo, con il suo continuo adattarsi al bisogno del compagno, rappresenta un compromesso" (p. 299).

La forza di "Orgoglio e Pregiudizio" sta nei dialoghi tra Darcy ed Elizabeth. Dalle loro parole hanno origine mondi diversi che finiscono per integrarsi. Esistono perche' non si escludono a vicenda, non si distruggono. Nel loro incontrarsi pubblicamente ricercano il privato. Lontano dagli altri, dalla societa' perbenista e ipocrita. Lei e' risoluta nel rifiutare le avances di lui, ma dentro di se' non si nega la verita'. Lui resta ammaliato da una donna che esprime se stessa e ha carisma. Insieme generano una carica emotiva che e' il fulcro di tutto il romanzo. In questo non concedersi mai sottolineano l'intensita' del sentimento, ma anche l'impossibilita' di vivere l'uno senza l'altra.

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L'invito

"Leggere Lolita a Teheran" e' un intenso e appassionato atto d'amore alla letteratura intesa come guida ad un'esistenza diversa, piena, entusiasta, a salvaguardia dal dolore. E' un romanzo che fa molto rumore e muove le coscienze. Oscilla tra vita pubblica fatta di divieti volta a disumanizzare e omologare la societa' iraniana, e sfera privata dove resistere e reagire diventa la regola. E' un romanzo che ci permette di apprezzare la vita intera. Ci dona speranza in un mondo migliore e sorprende, destabilizza, spiazza. E' un libro di contrasti: quando si e' davvero se stessi? Per scoprirlo e' utile mettersi alla prova. La letteratura permette questo. Proviamo anche solo per un momento ad immaginare cosa significhi vivere in un regime totalitario ed essere una donna. Dover nascondersi per preservarsi. Per non morire dentro. Pretendere una vita normale. Poter camminare in strada senza dover portare i guanti per nascondere le unghie smaltate. Esprimere un giudizio senza rischiare la galera, o peggio, la vita. Avere progetti sul futuro, studiare. Crearsi delle possibilita' e divertirsi ogni giorno ad inventarle sempre nuove. Sembrano cose assurde, ma ci sono e ci sono stati mondi fatti in questo modo. Dove non si respira. Teheran, per esempio. Ognuno tenterebbe di sopravvivere. Un musicista suonerebbe il proprio strumento, un pittore disegnerebbe l'infinito o cio' che considera tale, uno scrittore scriverebbe la sua pena, una ragazza appassionata di libri leggerebbe senza tregua. Ognuno troverebbe la sua via di fuga. In questo romanzo la Nafisi ci esorta: siate sovversivi come Lolita che fugge da una vita incolore; abbiate il coraggio di seguire i vostri sogni anche se la realta' opprimente tentera' di dissuadervi dal farlo; siate donne curiose e caparbie incuranti di cio' che dicono di voi. Sperimentate, perche' la vita e' anche confrontarsi con l'adrenalina delle situazioni nuove e osservarsi nei cambiamenti; costruite ogni giorno la vostra felicita' vincendo battaglie insolite. Preservate sempre ad ogni costo il vostro diritto di esistere.

 

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NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE

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Numero 583 dell'11 novembre 2015

 

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