Telegrammi. 668



 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 668 del 4 settembre 2011

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

 

Sommario di questo numero:

1. Maria G. Di Rienzo: Complicita'

2. Peppe Sini: La nonviolenza e' lotta. Opposizione alla guerra, sciopero generale, marcia Perugia-Assisi

3. Sette domande a Marino Andolina

4. Il 10 settembre da Agliana a Quarrata

5. Tiziana Bartolini: Vivo e attivo, il movimento delle donne

6. Michela Marzano: Una filosofia della resistenza e della speranza

7. Sebastiano Triulzi intervista Marcela Serrano

8. Liliana Moro presenta "Una nuova cultura dell'energia. Al di la' di Oriente e Occidente" di Luce Irigaray

9. Gabriella Buora presenta "Le donne, il conflitto, le guerre"

10. Segnalazioni librarie

11. La "Carta" del Movimento Nonviolento

12. Per saperne di piu'

 

1. EDITORIALE. MARIA G. DI RIENZO: COMPLICITA'

[Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: e-mail: sheela59 at libero.it, blog: lunanuvola.wordpress.com) per questo intervento.

Maria G. Di Rienzo e' una delle principali collaboratrici di questo foglio; prestigiosa intellettuale femminista, saggista, giornalista, narratrice, regista teatrale e commediografa, formatrice, ha svolto rilevanti ricerche storiche sulle donne italiane per conto del Dipartimento di Storia Economica dell'Universita' di Sydney (Australia); e' impegnata nel movimento delle donne, nella Rete di Lilliput, in esperienze di solidarieta' e in difesa dei diritti umani, per la pace e la nonviolenza. Tra le opere di Maria G. Di Rienzo: con Monica Lanfranco (a cura di), Donne disarmanti, Edizioni Intra Moenia, Napoli 2003; con Monica Lanfranco (a cura di), Senza velo. Donne nell'islam contro l'integralismo, Edizioni Intra Moenia, Napoli 2005; (a cura di), Voci dalla rete. Come le donne stanno cambiando il mondo, Forum, Udine 2011. Cfr. il suo blog lunanuvola.wordpress.com Un piu' ampio profilo di Maria G. Di Rienzo in forma di intervista e' in "Notizie minime della nonviolenza" n. 81; si veda anche l'intervista in "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 250, e quella nei "Telegrammi" n. 425]

 

"Non ha senso continuare a piazzare il fardello della prevenzione della violenza di genere sulle spalle delle donne. Perche' si insiste a dar loro consigli sulla sicurezza invece di chiedere agli uomini, in modo netto e senza ambiguita', di smetterla con i loro abusi? L'opportunita' di prevenire la violenza sara' comunque compromessa se gli uomini amici della nonviolenza non sono parte dello sforzo. E' ora di spostare il paradigma dalle donne che cercano rifugio dalla violenza maschile al pretendere che gli uomini arrabbiati cessino di abusare delle loro compagne. E questo spostamento deve avvenire ovunque: nel nostro sistema scolastico, nei media, nella cultura sportiva, nel governo, nei tribunali, nelle comunita' di fede, di modo che noi si posso definitivamente mandare in pensione una visione dannosa e datata degli uomini e della mascolinita'.

"Lo spostamento significa anche insegnare a bambini e bambine (e agli uomini ed alle donne) a guardare alle relazioni attraverso la lente dell'eguaglianza. Il credo di vecchia scuola in cui gli uomini dominano le donne, che produce video musicali misogini e programmi televisivi che oggettificano e denigrano le donne, che evita di confrontarsi con gli uomini privilegiati che si vantano della loro supposta superiorita', deve essere contrastato incessantemente e a voce alta.

"Immaginate sacerdoti, politici, allenatori, genitori ed insegnanti articolare una visione di un mondo migliore, di una societa' guarita ed una comunita' cooperativa. E immaginate che la frase finale degli editoriali sulla violenza di genere sia finalmente: Fino a che non educheremo i bambini e gli adulti ad avere relazioni sane - incluso l'insegnamento della comunicazione nonviolenta, consapevole - alcuni uomini continueranno a credere che dominare le donne ed abusare di loro sia un comportamento accettabile, e le tragedie della violenza domestica continueranno indisturbate".

Cosi' scrive Rob Okun, editore del magazine "Voice Male", psicoterapeuta, giudice di pace sull'eguaglianza di diritti, il 23 agosto 2011.

Questo brano stava all'interno di un articolo in cui l'autore riprendeva un quotidiano per aver chiuso un editoriale (su una donna uccisa a botte dal compagno) esortando le donne a lavorare per la propria sicurezza. Dopo averlo letto, ho avuto l'impulso della "traduzione inversa": e cioe', il forte desiderio di tradurre in inglese le porcherie che i giornali italiani scrivono sulla violenza di genere e di inviarle al signor Okun chiedendo aiuto. Poi mi sono detta che era veramente bieco da parte mia fargli passare un paio di settimane scorrendo orrori stranieri, tanto piu' che da queste parti non se ne preoccupa nessuno.

*

"La storia d'amore, per lei, era finita, ma lui non riusciva a rassegnarsi. E cosi' si e' procurato una pistola e ha messo fine ai suoi tormenti nel modo peggiore..." (provincia di Milano, 29 agosto 2011). Le ha scaricato in corpo sette pallottole, per essere sicuro che il tormento finisse: vuoi mai che quella ragazza che lui amava tanto restasse in vita.

"Frustata con un filo elettrico, picchiata violentemente con schiaffi e pugni, sequestrata nella soffitta di casa perche' aveva comportamenti troppo occidentali..." (provincia di Pesaro, 31 agosto 2011). Anni e anni di abusi fino al tentativo di suicidio della ragazzina. Tutti condonati per i suoi comportamenti "troppo occidentali", come se nel paese di provenienza della famiglia (Marocco) le ragazze non uscissero mai di casa, non avessero simpatie o filarini, non marinassero mai la scuola per andare a mangiare un gelato di nascosto con l'amica del cuore. Date anche a questo padre esemplare una pacca sulla spalla, per aver tenuta alta la fama della "sua cultura".

"Sotto gli occhi dei passanti, increduli e spaventati, l'uomo ha estratto un coltello e lo ha puntato alla gola dell'ex fidanzata, dopo averla spinta a terra. La lite, dovuta a vecchi rancori, e' sfociata nell'aggressione complice uno stato di alterazione dell'uomo..." (Firenze, 24 agosto 2011). L'aveva gia' pestata come una bistecca. Era gia' stato denunciato. Ma se ne andava in giro, rimuginando vecchi rancori e alterato gia' alle 9 della mattina (l'ora in cui il fatto e' accaduto). Probabilmente aveva anche molto, molto caldo. Forse aveva persino un eritema solare su una spalla, che prudendo contribuiva ad infastidirlo. Insomma, ci sono tutti i motivi validi per tentare di sgozzare un altro essere umano.

"Una storia d'amore tra ragazzini finita dopo un litigio. Lui, 12 anni, lasciato dalla sua fidanzata prende dalla sabbia un frammento di vetro di una bottiglia rotta e sfregia la ragazza" (Roma, 23 agosto 2011). Scusate: lasciato da chi? Una "fidanzata" di 11 anni? Se l'italiano non e' diventato un'opinione ed ha ancora dei significati, con il termine "fidanzata" si indica qualcuna che ha preso l'impegno di sposare qualcun altro o, per estensione, una giovane o un'adulta che ha una relazione sentimentale duratura con un giovane o un adulto. I bambini non si fidanzano. I bambini, in ogni angolo del pianeta, giocano ad imitare gli adulti: ma non per questo noi corriamo a stilare la lista dei regali di nozze quando si "fidanzano" all'asilo, ok? Fate attenzione a come consolate il poveretto abbandonato dalla sua promessa sposa undicenne, tormentato e sconvolto sino ad avere un repentino raptus, perche' i piccoli teppisti crescono.

E quando sono cresciuti, i titoli sono di questo tipo: "Tortura la compagna per tre settimane. Dramma della gelosia" (Modena, primo settembre 2011). Vedete, i raptus si allungano. E' un dramma. Non ci sono colpevoli, ma solo 21 giorni di angoscia per quest'uomo tormentato dal sospetto che lei lo tradisse. Mentre si adoperava, tenendola legata al letto con catene e lucchetti, a picchiarla, ad infierire su di lei con un coltello e con le sigarette accese, a somministrarle psicofarmaci perche' non urlasse troppo, la vittima della gelosia registrava tutto e archiviava le immagini sul computer. Non voglio ipotizzare su a cosa gli servissero le registrazioni per non essere volgare, ma sono sicura che non le immagazzinava per poi autodenunciarsi alla polizia: tant'e', che quando il padre della sequestrata si e' fatto vivo per sapere che stava accadendo alla figlia, il pover'uomo ha spento il computer e l'ha massacrato di botte.

O auliche penne del giornalismo italiano, ho capito bene che avete venduto raziocinio e professionalita' al miglior offerente, ma era davvero necessario dar via anche l'anima?

 

2. EDITORIALE. PEPPE SINI: LA NONVIOLENZA E' LOTTA. OPPOSIZIONE ALLA GUERRA, SCIOPERO GENERALE, MARCIA PERUGIA-ASSISI

 

E' l'opposizione alla guerra la chiave di volta dell'alternativa politica e sociale, della riforma intellettuale e morale oggi necessaria. Dall'opposizione alla guerra (e quindi ai poteri criminali assassini, al razzismo, al colonialismo, all'imperialismo, alla distruzione della biosfera) scaturisce altresi' la politica economica e sociale alternativa fedele alla democrazia progressiva inscritta nella Costituzione della Repubblica Italiana nata dalla Resistenza al nazifascismo.

Opposizione alla guerra, opposizione al fascismo, opposizione al regime della corruzione: e' una sola e la stessa opposizione, che apre la via all'alternativa necessaria e urgente.

Questa lotta quest'anno in Italia e' gia' cominciata con le grandi manifestazioni promosse dalle donne contro la violenza maschilista e patriarcale - il movimento femminista essendo la corrente calda e il maggior inveramento storico della nonviolenza nella storia dell'umanita' -; e' proseguita con la vittoria nei referendum per difendere l'acqua e i beni comuni, per contrastare la criminale follia atomica e per riaffermare l'uguaglianza di diritti di ogni essere umano.

Lo sciopero generale del 6 settembre, al di la' dei limiti e delle ambiguita' delle piattaforme proposte, costituisce ora un passaggio cruciale: che sia un'ora di verita' - kairos -, il rendersi visibile di una volonta' popolare non piu' disponibile a subire un regime assassino e corrotto; una volonta' popolare che vuole riconquistare sovranita', legalita', democrazia, dignita' umana per tutti gli esseri umani.

E la marcia Perugia-Assisi del 25 settembre, anch'essa ancora una volta al di la' dei limiti e delle ambiguita' della piattaforma proposta dalla Tavola della Pace, costituisce il passo successivo, coerente e indispensabile di questa opera di disvelamento, di questo impegno di resistenza e alternativa: che sia la manifestazione del popolo italiano che senza piu' esitazioni si oppone alla guerra e al razzismo, e quindi prefigura la scelta della pace, del disarmo, della smilitarizzazione dei conflitti, della rivendicazione dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Ha scritto bene il Movimento Nonviolento nella sua "Mozione del popolo della pace": questa e' la marcia che serve per ripudiare la guerra e per difendere la Costituzione.

La nonviolenza e' la lotta di liberazione dell'umanita' e di difesa della biosfera con mezzi adeguati e coerenti al fine.

Come e' scritto nella "carta" del Movimento Nonviolento che questo foglio ogni giorno ripropone, "Il movimento nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica...". Ben detto.

La nonviolenza e' in cammino. La nonviolenza e' il cammino.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

 

3. VERSO LA MARCIA PERUGIA-ASSISI. SETTE DOMANDE A MARINO ANDOLINA

[Ringraziamo Marino Andolina (per contatti: marinoandolina at comune.trieste.it) per questa intervista.

Marino Andolina, capogruppo della Federazione della Sinistra al Consiglio Comunale di Trieste, e' pediatra-immunologo. Fino a un mese fa responsabile del Dipartimento Trapianti di Trieste. Ora in pensione. Tra i primi ad effettuare in eta' pediatrica un trapianto di midollo, il primo a utilizzare un genitore parzialmente compatibile quale donatore di midollo. Probabilmente il primo al mondo ad iniettare cellule staminali (mesenchimali) ad un paziente con malattia genetica nel 1986. Nel 2009 iniziava un progetto di terapia "compassionevole" con cellule mesenchimali in una serie di pazienti con malattie neurodegenerative; per tale motivo e' indagato per possibili violazione della legislazione vigente. Più di recente otteneva risultati eclatanti in quattro bambini con SMA1 (atrofia muscolare spinale) che dopo le iniezioni iniziavano a muover gli arti per la prima volta nella loro vita, ma procurandosi critiche tali da indurlo a lasciare l'ospedale in cui ha lavorato sin dalla laurea. Ora e' vicepresidente della Fondazione Stamina che mira a diffondere negli ospedali pubblici italiani la metodica di trattamento con staminali adulte. Oltre all'attivita' professionale e' stato volontario in diverse aree critiche del mondo (quattro terremoti, tsunami in Tamilnadu, area di Chernobyl) e di guerra (ex Iugoslavia, Iraq, Somalia, Afghanistan, Darfur, Libano)]

 

- "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' stato il significato piu' rilevante della marcia Perugia-Assisi in questi cinquanta anni?

- Marino Andolina: La marcia Perugia-Assisi e' sempre stata il simbolo della volonta' di pace del popolo italiano, che pur non ha mai partecipato in 150 anni ad una guerra difensiva (eccetto la Liberazione).

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- "La nonviolenza e' in cammino": E cosa caratterizzera' maggiormente la marcia che si terra' il 25 settembre di quest'anno?

- Marino Andolina: Spero possa caratterizzarsi come e piu' che in passato in una presa di coscienza generale sull'assurdita' degli interventi militari in cui i pur valenti soldati italiani sono umiliati nel loro ruolo di "ascari" della Nato in una serie di guerre aggressive. Tranne che in Libano (dove non seguivamo la Nato ma l'Onu), dove sono stato testimone dei buoni risultati in termini di pacificazione e sostegno materiale alla popolazione, noi siamo stati complici di una politica neo-imperialista che si e' macchiata anche di orrendi delitti, mascherati sotto il termine di "missioni di pace".

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- "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' lo "stato dell'arte" della nonviolenza oggi in Italia?

- Marino Andolina: Lo stato attuale pare quello della confusione e delle smobilitazione davanti a una macchina propagandistica che offusca le coscienze. Alla Perugia-Assisi hanno partecipato e probabilmente parteciperanno ancora individui che hanno portato l'Italia in guerra bombardando la Jugoslavia e altri che, anche se di "centro-sinistra", hanno approvato le recenti plateali violazioni del mandato dell'Onu sulla difesa dei civili in Libia.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Quale ruolo puo' svolgere il Movimento Nonviolento fondato da Aldo Capitini, e gli altri movimenti, associazioni e gruppi nonviolenti presenti in Italia?

- Marino Andolina: Il ruolo del Movimento Nonviolento sarebbe innanzitutto quello di testimoniare in ogni occasione il proprio dissenso nei confronti delle missioni di guerra decise da questo governo e da quello precedente. Chi prendera' il posto di Berlusconi non dovrebbe riproporre la politica criminale del governo D'Alema, che senza il consenso del Parlamento e dichiarando di schierare i bombardieri a difesa delle nostre coste ha fatto poi sganciare  bombe sulla Jugoslavia in quantita' inferiori solo a quelle di Usa e Regno Unito. L'emergenza attuale e' anche quello della censura attuata da tutti i media sulle caratteristiche aggressive delle nostre "missioni di pace". Non avendo televisioni a disposizione e' necessario sfruttare ogni mezzo per diffondere una controinformazione.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Quali i fatti piu' significativi degli ultimi mesi in Italia e nel mondo dal punto di vista della nonviolenza?

- Marino Andolina: Al paragone degli eventi di violenza diffusa le manifestazioni di pacifismo sono quasi irrilevanti e patetiche. Marciare per la pace e poi non fare nulla di concreto (votando per chi la pace la vuole davvero) rischia di rappresentare nient'altro che una foglia di fico sulla nostra cattiva coscienza.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Su quali iniziative concentrare maggiormente l'impegno nei prossimi mesi?

- Marino Andolina: Come detto, ogni gruppo organizzato dovrebbe darsi da fare per diffondere la verita' sulle operazioni militari recenti ed in atto. Gli italiani non possono non venir informati che l'Italia ha prima sostenuto una fazione libica guidata da un dittatore sanguinario qual e' stato Gheddafi, e poi un'altra guidata dai ministri della Giustizia e degli Interni, che pur hanno attuato la repressione antidemocratica degli ultimi anni, provocando un dispendio orribile di vite umane.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Se una persona del tutto ignara le chiedesse "Cosa e' la nonviolenza, e come accostarsi ad essa?", cosa risponderebbe?

- Marino Andolina: Sinceramento non mi sento di pontificare sulla nonviolenza. Non credo che rinunciare a combattere sia sempre giusto (ricordo Brecht: "... quando c'era solo ingiustizia e nessuna rivolta"). La nonviolenza e la pace sono figlie della giustizia; se questa manca e' difficile dire quanto sia giusto essere mansueti. So che buttare bombe a grappolo sulla popolazione civile e' male, so che lanciare un missile sulla televisione di stato della Serbia o della Libia non risponde al mandato dell'Onu sulla difesa dei civili, so che interrogare un somalo con gli elettrodi sui genitali e' sbagliato, so che distruggere un ponte a Novi Sad e' male, che distruggere la Zastava per permetterne l'acquisto alla Fiat e' male... ma tutto questo e' una visione in negativo della nonviolenza. Io stesso sono ancora alla ricerca di un progetto umano che neghi in modo integrale la violenza.

 

4. INCONTRI. IL 10 SETTEMBRE DA AGLIANA A QUARRATA

[Da Antonio Vermigli (per contatti: a.vermigli at rrrquarrata.it) riceviamo e diffondiamo]

 

XVIII Marcia per la Giustizia Agliana-Quarrata, sabato 10 settembre 2011.

L'etica liberi la politica: "restiamo umani".

Con Erri De Luca, scrittore e poeta; Antonietta Potente, teologa domenicana, vive in Bolivia; Luigi Ciotti, presidente Gruppo Abele e Libera; Gherardo Colombo, ex magistrato, presidente Garzanti; Giancarlo Caselli, procuratore capo a Torino; Egidia Beretta Arrigoni, madre di Vittorio, sindaco di Bulciago (Lc).

Quest'anno il secondo premio ad un operatore-operatrice di giustizia sara' consegnato a Egidia, madre di Vittorio, in sua memoria.

Ritrovo ad Agliana (Pistoia), piazza Gramsci, ore 18; arrivo a Quarrata (Pistoia), piazza Risorgimento ore 20,45. Al termine della Marcia sranno presenti i pullman per ritornare ad Agliana.

Aderiscono varie associazioni del territorio.

Per informazioni: rete at rrrquarrata.it - www.rrrquarrata.it

 

5. RIFLESSIONE. TIZIANA BARTOLINI: VIVO E ATTIVO, IL MOVIMENTO DELLE DONNE

[Dal sito di "Noidonne" (www.noidonne.org) riprendiamo il seguente editoriale dal titolo "Un nuovo movimento, adulto" e il sommario "Il movimento delle donne c'e', vivo e attivo".

Tiziana Bartolini e' giornalista con specializzazione nei temi sociali, delle Pari Opportunita' e del Terzo Settore. Dal 2000 e' direttora della storica rivista mensile "noidonne" e della testata  online omonima. E' laureata in Storia e Filosofia e ha frequentato il Corso di formazione e aggiornamento professionale per giornalisti "Capire meglio l'Europa" (2009, Parlamento Europeo, Presidenza del Consiglio dei Ministri, Associazione Stampa Romana), il Master in Formazione ed Esperti in  Pari Opportunita' (2002/3 - Universita' degli Studi Roma Tre); il Corso di Alta Specializzazione in Comunicazione e Marketing nel No Profit (2000 - Ateneo Impresa Formazione manageriale innovativa). Ha maturato un'esperienza professionale nel mondo del giornalismo e della comunicazione collaborando con Rai Radiotelevisione Italiana alle pagine di Televideo nazionale dedicate al Terzo Settore dal 1999 al 2003;  dal 1999 al 2004 e' stata responsabile nazionale Area Comunicazione e pubbliche relazioni per Special Olympics Italia - onlus di carattere internazionale che promuove l'integrazione sociale delle persone con disabilita' mentale attraverso lo sport - anche coordinando l'ufficio stampa per gli eventi nazionali ed internazionali. E' stata coordinatrice editoriale del mensile nazionale "Mondo Sociale", rivista specializzata del Terzo Settore (2000-2001). Dal 2006 al 2008 ha gestito l'area comunicazione del Centro occupabilita' femminile di Salerno. Pubblicazioni: ottobre 1998, in collaborazione con la Commissione delle elette della Provincia di Roma pubblicazione "Donne in politica" (a cura di); dicembre 2001, "Donne & Agricoltura nel Lazio ieri, oggi e domani" (a cura di); aprile 2011, "Una conversazione con Giancarla Codrignani", in "Stiano pure scomode, signore" di Giancarla Codrignani (con prefazione di Clara Sereni)]

 

Il movimento delle donne c'e', vivo e attivo. I due appuntamenti di Genova (Punto G) e Siena (Se non ora quando) cui abbiamo dedicato il focus di questo mese sono stati l'incontro simbolico e fisico di tante e differenti donne e idee. Diverse tra loro per obiettivi ed impostazione, le due iniziative hanno ugualmente rappresentato la sempre viva capacita' femminile di non arrendersi mai e di riprogettarsi, grazie all'intelligenza con cui si misura nella realta' che cambia.

Lo sguardo allargato al mondo e ai temi imposti dalla globalizzazione, finanziaria e culturale, e' stato il fil rouge del Punto G, che si colloca e conferma nelle tradizioni del femminismo.

Dopo qualche settimana a Siena si e' parlato di politica, rete, inclusivita', accoglienza, competenze. Un vocabolo, ribadito come una delle caratteristiche fondative del "Se non ora quando", e' stato trasversalita'. Le presenze calibrate sul palco, come gia' era accaduto il 13 febbraio, ne sono state la certificazione: giovani e adulte, cattoliche e non, associazioni e singole, sindacaliste e imprenditrici, meridionali e settentrionali, destra e sinistra. Una cura particolare e' stata posta nella rappresentazione della pluralita' che le donne sono e compongono. La trasversalita' meno scontata e piu' complessa riguarda gli orientamenti politici ed e' una questione rilevante e delicata. Anche perche' il concetto e' variamente declinabile entro confini assai labili. Se per trasversale si intende qualcosa di obliquo, vuol dire che c'e' un punto piu' basso e uno piu' alto, che c'e' un punto di partenza. Cio' richiede delle condivisioni su cui poggiare la traiettoria da seguire che e', appunto, trasversale rispetto a tutta una serie di riferimenti (ideali, culturali, economici). La molla di Snoq e' stata l'indignazione, la richiesta di rispetto del corpo e della dignita' delle donne, temi che hanno polarizzato l'attenzione e riempito le piazze. Da li', unite, siamo partite e ora stiamo tentando di tracciare una diagonale che pero' dovrebbe farci superare (o ignorare, tralasciare, glissare) il molto altro su cui come donne dovremmo prendere parola pubblica: dal modello economico e di sviluppo, alla ridefinizione della liberta' e dei diritti, ai beni comuni, alle priorita' per la spesa pubblica. Si e' scelto di non fondare un partito ma, stabilizzando una rete aperta e autonoma, si tenta di sperimentare qualcosa che potrebbe essere definito un movimento adulto, cioe' capace di contenere e rispettare le diversita'. Questo non esonera, pero', dalla necessita' di definire degli obiettivi strategici, indispensabili per alimentare delle connessioni che non possono accontentarsi della dimensione virtuale per avere una continuita'. La nuova rete ha bisogno dei corpi e delle piazze, per rigenerarsi continuamente e mantenere la sua vitalita'. Per tutelare la trasversalita', invece, gli intenti devono rimanere generici. Magari alti, ma sfumati. Come poter mantenere viva la tensione interna ed esterna ad un movimento cosi' delineato? Risposte non ce ne sono e il dibattito rimane aperto.

E' qui il nodo e lo snodo della sfida lanciata e che richiede ulteriore paziente impegno, anche dopo l'entusiasmo palpabile e contagioso di Siena. Non e' detto che dissonanze debbano generarsi da orientamenti politici di segno opposto. Tanto piu' si avra' la capacita' di percorrere con coraggio strade davvero innovative, tanto piu' potranno nascere sorprendenti affinita' o inaspettate divaricazioni. Del resto trasversalita' deriva dal latino transvertere, composto di trans "al di la'" e vertere "volgere". Quindi e' riposta nella capacita' dell'andare oltre la possibilita' di dare sostanza e gambe a quel "patto tra donne diverse" che e' stato proposto a Siena. Lo abbiamo sottoscritto tutte insieme, quel patto, grande promessa di generose novita'.

 

6. RIFLESSIONE. MICHELA MARZANO: UNA FILOSOFIA DELLA RESISTENZA E DELLA SPERANZA

[Dal sito della Libera universita' delle donne di Milano (www.universitadelledonne.it) riprendiamo il seguente articolo originariamente pubblicato sul quotidiano "La Repubblica" del 26 agosto 2011 col titolo "Cosi' ho combattuto con la mia anoressia".

Su Michela Marzano dalla Wikipedia estraiamo la seguente scheda: "Maria Michela Marzano (Roma, 20 agosto 1970) e' una filosofa e docente italiana, residente in Francia. Nata nel 1970 a Roma, ha studiato all'universita' di Pisa e alla Scuola Normale Superiore. Dopo aver conseguito un dottorato di ricerca in filosofia alla Scuola Normale Superiore di Pisa, è diventata docente all'Università di Parigi V (Rene' Descartes), dove è attualmente professore ordinario. Autrice di numerosi saggi e articoli di filosofia morale e politica, ha curato il "Dictionnaire du corps" (Puf, 2007). Si occupa di filosofia morale e politica e in particolar modo del posto che occupa al giorno d'oggi l'essere umano, in quanto essere carnale. L'analisi della fragilità della condizione umana rappresenta il punto di partenza delle sue ricerche e delle sue riflessioni filosofiche. Ambiti di ricerca: il corpo umano e il suo statuto etico; etica sessuale; etica medica; aspetti teorici del ragionamento morale e delle norme e dei valori che possono giustificare una condotta. Bibliografia: a) in francese: Penser le corps, Presses universitaires de France 2002; La fidelite' ou l'amour a' vif, Hachette 2005; Alice au pays du porno (con Claude Rozier), Ramsay 2005; Le Corps: Films X : Y jouer ou y etre, entretien avec Ovidie, Autrement 2005; Je consens, donc je suis... Ethique de l'autonomie, Puf 2006; Malaise dans la sexualite', J.C. Lattes 2006; La philosophie du corps, Puf 2007; Dictionnaire du corps, Puf 2007; La mort spectacle, Gallimard 2007; La pornographie ou l'epuisement du desir, Buchet-Chastel, 2003, Hachette 2003, 2007; L'ethique appliquee, Puf 2008; Extension du domaine de la manipulation, de l'entreprise a' la vie privee, Grasset et Fasquelle 2008; Visage de la peur, Puf 2009; Le Fascisme. Un encombrant retour?, Larousse 2009). b) in italiano: Straniero nel corpo. La passione e gli intrighi della ragione. Milano, Giuffre' Editore, 2004; Estensione del dominio della manipolazione. Dalla azienda alla vita privata. Milano, Mondadori, 2009; Critica delle nuove schiavitu'. Lecce, Pensa MultiMedia, 2009 (con Yves Charles Zarka e Christian Delacampagne); Sii bella e stai zitta. Perche' l'Italia di oggi offende le donne, Milano Mondadori, 2010; La filosofia del corpo, Il Melangolo, 2010; Etica oggi. Fecondazione eterologa, "guerra giusta", nuova morale sessuale e altre questioni contemporanee, Edizioni Erickson, 2011"]

 

Pensavo che non ne avrei mai parlato. Che sarebbe rimasto per sempre il mio segreto. Che non avrei permesso a nessuno di sfiorare le mie fratture e le mie debolezze. Poi, pian piano, raccontare la mia storia e' diventata una necessita'. Perche' l'anoressia non e' una cosa di cui ci si deve vergognare. L'anoressia non e' ne' una scelta, ne' un'infamia. L'anoressia e' un sintomo. Che porta allo scoperto quello che fa veramente male dentro. La paura, il vuoto, l'abbandono, la violenza, la collera. E' un modo per proteggersi da tutto cio' che sfugge al controllo. Anche se a forza di proteggersi si rischia di morire. E per imparare a vivere si deve avere il coraggio di dare un senso a tutta questa sofferenza. Certo, per uscirne non esistono formule magiche. Come pretendono alcuni. Come forse sarebbe bello che fosse.

Ma esiste qualcosa che e' piu' forte delle semplici formule: la forza delle parole. Quelle che permettono di ripercorrere mille e mille volte sempre le stesse cose. Gli stessi attimi. Le stesse incertezze. Gli stessi rimpianti. E poi, come per magia, il pensiero riappare. E ci aiuta a ritrovare il bandolo della matassa. Quell' istante preciso in cui qualcosa si e' interrotto. E che prima ci si illudeva di poter dimenticare per fare "come se" nulla fosse mai accaduto. Barricandosi dietro ad un pensiero razionale capace, certo, di spiegare tutto, ma in realta' incapace di aprire la porta ai perche' della vita.

E allora ho capito come mai avessi deciso di diventare una filosofa. Perche' se c'e' una disciplina che fa dei "perche'" il punto di partenza e di arrivo e' proprio la filosofia. Non quella astratta ne' quella perentoria. Ma quella incarnata che si costruisce intorno all'evento, come direbbe Hannah Arendt. Quell'evento che appare nel mondo e lo trasforma. E che obbliga, nonostante tutto, a trovare alcune risposte. Io queste risposte le ho trovate. Ed e' anche attraverso la mia anoressia che ho imparato a vivere. Senza quella sofferenza, forse, non sarei diventata la persona che sono. Probabilmente non avrei capito che la filosofia e' un modo per raccontare la finitezza e la gioia. Gli ossimori e le contraddizioni. Il coraggio immenso che ci vuole per smetterla di soffrire e la fragilita' dell'amore che dà senso alla vita. E' questo che ho voluto raccontare nel mio libro. Per condividerlo con gli altri. Per mostrare che c'e' un modo per uscirne. Una filosofia della resistenza e della speranza.

 

7. RIFLESSIONE. SEBASTIANO TRIULZI INTERVISTA MARCELA SERRANO

[Dal sito della Libreria delle donne di Milano (www.libreriadelledonne.it) riprendiamo la seguente intervista apparsa sul quotidiano "La Repubblica" del 29 agosto 2011 col titolo "Marcela Serrano e quel racconto fatto di confessioni dallo psicanalista. 'L'anima delle donne e' un grande romanzo'" e il sommario "La letteratura e' la versione estetica dell'inconscio. E puo' essere uno degli strumenti piu' potenti per comprendere la natura umana e le ossessioni".

Sebastiano Triulzi e' giornalista e saggista, scrive sul quotidiano "La Repubblica".

Su Marcela Serrano dalla Wikipedia, edizione italiana, riprendiamo per stralci la seguente scheda: "Marcela Serrano (Santiago del Cile, 1951) e' una scrittrice cilena. Nasce a Santiago del Cile nel 1951. E' figlia di due scrittori, la romanziera Elisa Perez Walker e il saggista Horacio Serrano, ed e' la quarta di cinque sorelle, con due delle quali trascorre un anno a Parigi per studiare alla Maison des Ameriques. Nel 1973, a causa del golpe militare, deve lasciare il Cile e si trasferisce a Roma, in Italia. Nel 1977 rientra definitivamente in Cile. Si iscrive alla facolta' di Belle Arti della Pontificia Universita' Cattolica del Cile, nel 1976, ottenendo il diploma in incisione nel 1983. In seguito lavora in diversi ambiti delle arti visive, vincendo anche un premio del Museo delle Belle Arti, per un lavoro sulle donne del sud del Cile, ma presto abbandona queste attivita'. Sebbene cominci a scrivere molto presto, pubblica il suo primo romanzo, Noi che ci vogliamo cosi' bene, nel 1991. Il romanzo e' la rivelazione dell'anno e vince nel 1994 il Premio Sor Juana Ines de la Cruz e il Premio Feria del Libro de Guadalajara e nel 1996 il premio della casa editrice francese Cote' des Femmes, come miglior romanzo ispanoamericano scritto da una donna. Nel 1993 pubblica Para que no me olvides, che ottiene il Premio Muncipal de Literatura, a Santiago. Nel 1995 scrive in Guatemala Antigua, Vita Mia, e nel 1997 L'albergo delle donne tristi. Dopo molte riedizioni dei precedenti romanzi, pubblica il romanzo giallo Nostra Signora della Solitudine (1999), i racconti Un mundo raro (2000), Quel che c'e' nel mio cuore (2001), finalista del Premio Planeta 2001 a Barcellona e Arrivederci piccole donne (2004). Marcela Serrano e' una delle figure piu' rinomate e significative della nuova narrativa del suo paese e dell'America Latina. Ha vissuto in Messico col marito, Luis Maira Aguirre, e le loro due figlie, Elisa e Margarita, poiche' il marito e' stato ambasciatore del Cile in Messico e Belize fino al 2003; dall'agosto del 2004 e' ambasciatore in Argentina. Opere di Marcela Serrano: Nosotras que nos queremos tanto (1991, Noi che ci vogliamo cosi' bene, romanzo); vincitore del Premio Sor Juana Ines de la Cruz, 1994; vincitore del Premio Feria del Libro de Guadalajara, 1994; vincitore del Premio Cote' des Femmes, 1996); Para que no me olvides (1993, Il tempo di Bianca, romanzo, vincitore del Premio Municipal de Literatura, 1994); Antigua vida mia (1995, Antigua vita mia, romanzo); El albergue de las mujeres tristes (1997, L'albergo delle donne tristi, romanzo); Nuestra Senora de la soledad (1999, Nostra Signora della solitudine, romanzo); Un mundo raro (2000, racconti); Lo que esta' en mi corazon (2001, Quel che c'e' nel mio cuore, romanzo, finalista Premio Planeta 2001); Hasta siempre, mujercitas (2004, Arrivederci piccole donne, romanzo); La llorona (2007, I quaderni del pianto, romanzo)"]

 

Nove donne di diversa eta' ed estrazione sociale raccontano la propria storia riunite dalla loro psicanalista in una clinica di Santiago del Cile. Parlano di se stesse e dei figli, del rapporto con la madre o con il marito, del lavoro, dell'infanzia, delle violenze subite, delle malattie personali e di quelle del paese. Ascoltare la ferita altrui e' una specie di terapia, ricordare un esercizio per mantenere il controllo sulla propria vita. Ogni breve monologo del nuovo romanzo di Marcela Serrano (Dieci donne, Feltrinelli) sviluppa un tema, ogni voce e' un modello con cui le lettrici possono facilmente identificarsi: "Le loro sofferenze - spiega l'autrice cilena che sara' ospite del Festivaletteratura di Mantova il 9 settembre - sono comuni e famigliari. Il predominio maschile c'e' da millenni e non evapora come fosse fumo o polvere". Avversa tanto al matriarcato quanto al patriarcato perche' "la diversita' e' un valore imprescindibile", afferma di essere voluta tornare alle origini, all'idea che "abbiamo tutte la stessa storia da raccontare".

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- Sebastiano Triulzi: Ci sono elementi in comune tra il lavoro dello scrittore e quello dello psicanalista?

- Marcela Serrano: Per entrambi c'e' una trama, ci sono personaggi e conflitti, il detto e il non detto, che sono una rappresentazione di quel mondo interno che sia lo scrittore che l'analista cercano di vedere e svelare. La letteratura e' la versione estetica dell'inconscio, il suo farsi arte. E' uno degli strumenti piu' potenti per comprendere la natura umana".

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- Sebastiano Triulzi: Perche' ha scelto di affrontare il tema della depressione attraverso le vicende di nove donne?

- Marcela Serrano: Un giorno mi sono chiesta come stavano le donne oggi, volevo tornare al principio della mia scrittura. La depressione e' un male universale che, per ovvie ragioni, colpisce piu' un sesso che l'altro. Le minoranze culturali se la cavano sempre peggio delle maggioranze. Queste donne poi sono cilene. La mia e' una societa' che nel passato si e' ammalata profondamente e la depressione non scompare con la fine della dittatura, non in modo automatico.

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- Sebastiano Triulzi: Come in molti dei suoi romanzi anche qui si augura una fratellanza, una solidarieta' fra donne.

- Marcela Serrano: Tra le cose piu' importanti fatte dal femminismo vi e' l'introduzione del concetto di sorellanza in opposizione all'eterna competizione, che era la modalita' con cui da sempre si relazionavano le donne fra loro. Nessuno puo' negare che le diseguaglianze piu' forti siano spesso quelle sofferte dalle donne.

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- Sebastiano Triulzi: Un concetto ripetuto piu' volte e' che le donne, anche se hanno fatto esperienze diverse, raccontano una storia sola.

- Marcela Serrano: Ciascuna minoranza culturale ha un fondamento comune, inamovibile, nel suo approccio alla vita. Una delle protagoniste, Simona, insiste sul fatto che l'unica cosa che distingue una donna dall'altra e' la sua idea fissa, la sua ossessione. Quando saranno passati molti anni, e la storia fara' il suo corso, questo fondamento eterno scomparira'.

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- Sebastiano Triulzi: "Un marito e' un luogo" sostengono due dei suoi personaggi. Che cosa intendevano dire?

- Marcela Serrano: Un marito puo' essere un luogo come lo e' la letteratura. Si parla molto e in modo volgare di amore, ma chissa' cos'e' l'amore. Tante cose si travestono da amore. La coppia sembra allora uno spazio - di contenimento? di conforto? di complicita'? Ciascuno puo' scegliere. Talvolta puo' essere uno spazio di orrore. Pero' e' sempre li' che arriviamo.

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- Sebastiano Triulzi: Come definirebbe la condizione femminile nel suo paese?

- Marcela Serrano: I paesi vanno avanti nonostante i loro difetti, superandoli pero' caricandoseli addosso. Questo spiega perche' la diseguaglianza e' un tema centrale nel Cile odierno, e il dibattito e' cosi' forte che si sta allargando all'intera America Latina.

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- Sebastiano Triulzi: Da mesi studenti e professori protestano contro il governo. La leader del movimento e' una giovane donna che si chiama Camila Vallejos. Qual e' la sua posizione?

- Marcela Serrano: Camila e' la piu' eccezionale dirigente giovanile che il paese abbia visto nascere negli ultimi venti anni, erede di una tradizione cilena in cui la gioventu' ha spesso portato immaginazione, energia, creativita'. Dopo il golpe fummo tutti schiacciati dal terrore e dalla repressione. Le virtu' della Vallejos sono le stesse della prima generazione cresciuta senza la paura. Poter criticare senza restrizioni e' una cosa fantastica per la democrazia cilena. E in piu' e' tanto bella.

 

8. LIBRI. LILIANA MORO PRESENTA "UNA NUOVA CULTURA DELL'ENERGIA. AL DI LA' DI ORIENTE E OCCIDENTE" DI LUCE IRIGARAY

[Dal sito della Libera universita' delle donne di Milano (www.universitadelledonne.it) riprendiamo la seguente recensione.

Liliana Moro, storica e saggista, docente di italiano e storia, fa parte della Societa' Italiana delle Storiche e collabora con la Libera Universita' delle Donne come docente. Si occupa di storia dell'istruzione e di storia della scienza e collabora con la rivista "Il paese delle donne". E' una delle webmaster del sito dell'Universita' delle donne, e cura in particolare le rubriche Storia, Guerra, Pensiamoci e l'Agenda. Opere di Liliana Moro: AA. VV., Profumi di donne, Cuen, 1997; con Sara Sesti, Donne di scienza. 55 biografie dall'antichita' al duemila, Pristem - Universita' Bocconi, seconda edizione 2002, ora nella nuova edizione ampliata Scienziate nel tempo. 65 biografie, Edizioni Lud, Milano 2008.

Luce Irigaray, nata in Belgio, direttrice di ricerca al Cnrs a Parigi, e' tra le piu' influenti pensatrici degli ultimi decenni. Tra le opere di Luce Irigaray: Speculum. L'altra donna, Feltrinelli, Milano 1975; Questo sesso che non e' un sesso, Feltrinelli, Milano 1978;  Amante marina. Friedrich Nietzsche, Feltrinelli, Milano 1981, Luca Sossella Editore, 2003; Passioni elementari, Feltrinelli, Milano 1983; Etica della differenza sessuale, Feltrinelli, Milano 1985; Sessi e genealogie, La Tartaruga, Milano 1987, Baldini Castoldi Dalai, Milano 2007; Il tempo della differenza, Editori Riuniti, Roma 1989; Parlare non e' mai neutro, Editori Riuniti, Roma 1991; Io, tu, noi, Bollati Boringhieri, Torino 1992; Amo a te, Bollati Boringhieri, Torino 1993; Essere due, Bollati Boringhieri, Torino 1994; La democrazia comincia a due, Bollati Boringhieri, Torino 1994; L'oblio dell'aria, Bollati Boringhieri, Torino 1996; Tra Oriente e Occidente, Manifestolibri, Roma 1997; Il respiro delle donne, Il Saggiatore, Milano 1997, 2000; In tutto il mondo siamo sempre in due, Baldini Castoldi Dalai, Milano 2006; Preghiere quotidiane, Heimat, 2007; Oltre i propri confini, Baldini Castoldi Dalai, Milano 2007; La via dell'amore, Bollati Boringhieri, Torino 2008; Condividere il mondo, Bollati Boringhieri, Torino 2009; Il mistero di Maria, Paoline, Milano 2010; Una nuova cultura dell'energia. Al di la' di Oriente e Occidente, Bollati Boringhieri, Torino 2011]

 

Luce Irigaray, Una nuova cultura dell'energia. Al di la' di Oriente e Occidente, Bollati Boringhieri, Torino 2011, pp. 126, euro 12.

*

"In realta' le persone che parlano sono molto poche". Come non essere d'accordo con Irigaray? All'aumentare delle voci che si affollano nel mondo reale e soprattutto nel mondo virtuale, sembra corrispondere un'assenza di parola, una mancanza di parole vere, parole vicine all'esistenza.

Ben venga dunque questo sobrio scritto, contenuto nelle dimensioni e in qualche modo semplice nei propositi, ma portatore di un progetto molto ambizioso: una cultura e una umanita' di nuovo tipo.

Per arrivare a questo la filosofa belga compie un'operazione radicale: si interroga su concetti e immagini diffusi e consolidati nella tradizione occidentale. Osservare con occhi diversi quello che appare piu' ovvio, sottoporre ad analisi concetti base del cristianesimo, come "ama il prossimo tuo come te stesso" o come la "compassione" porta la sua trattazione ad esiti significativi. Perche', ad esempio, nell'iconografia cristiana non compare mai una coppia divina? Al contrario in alcune tradizioni indiane "gli dei sono amanti piu' che genitori"; un caso che esemplifica quanto sia fecondo operare un confronto tra "Oriente e Occidente".

Un interrogativo che attraversa tutto lo scritto e' che cosa sia realmente "amore" a partire dall'osservazione che cio' che si designa normalmente con questo termine e' una forma - piu' o meno violenta - di dominio e reciprocamente di sottomissione; oppure si scambia per amore quello che in realta' e' una sorta di assimilazione dell'altro a se'.

Imparare a vedere l'altro, a riconoscere le differenze - in primis la differenza universale tra maschio e femmina - senza stabilire delle gerarchie tra diversi. Non confondere la differenza qualitativa con una differenza quantitativa. Questa e' la grande sfida che ci lancia il mondo attuale globalizzato.

Ma per essere all'altezza del compito occorre diventare adulti, cosa ben difficile in una cultura come la nostra occidentale che segue "un modello educativo amputato di una dimensione decisiva per lo sviluppo umano": la sessualita'. Del resto non puo' che essere cosi' se si rimuove la naturale differenza tra i sessi e si teme l'energia del desiderio. Si tratta in effetti di un'energia potente che viene repressa nei bambini e consumata per la produzione negli adulti, ma non viene mai coltivata.

Un richiamo potente alla centralita' del corpo, inteso come mediatore tra viventi, accompagna la riflessione sulle potenzialita' dell'energia che potrebbe svilupparsi da una differenza sessuale vissuta con consapevolezza e rispetto.

Sicuramente non e' estranea all'elaborazione di questa concezione lo yoga che Luce Irigaray ha cercato di conoscere anche sul piano culturale in lunghi anni di pratica. A questo sapere, tuttavia, non risparmia critiche: gli rimprovera il fatto che la perfezione a cui si aspira nella pratica yoga sia totalmente neutra, a-sessuata.

Ai numerosi occidentali seguaci dello yoga Irigaray rivolge l'invito a non utilizzare la pratica semplicemente per una maggior efficienza ma partire dalla propria esperienza per farsi ponte fra mondi e tradizioni che hanno molto da dirsi.

Per arrivare appunto a "... uno scambio colto fra esseri umani che si presentano l'uno all'altro nella loro globalita': corpo, cuore, respiro, ascolto, parola e pensiero, per una condivisione capace di generare una nuova umanita'".

 

9. RIVISTE. GABRIELLA BUORA PRESENTA "LE DONNE, IL CONFLITTO, LE GUERRE"

[Dal sito della Libera universita' delle donne di Milano (www.universitadelledonne.it) riprendiamo la seguente segnalazione,

Gabriella Buora e' docente, saggista, traduttrice, guida turistica, autrice di manuali; collabora con la Libera universita' delle donne di Milano]

 

"Le donne, il conflitto, le guerre": e' questo il tema dell'ultimo numero, il 162,  di "Guerre&Pace", bimestrale di informazione internazionale alternativa.

Come scrivono nell'introduzione Floriana Lipparini e Gianluca Paciucci, il numero e' stato pensato e realizzato "unendo la riflessione sulle guerre e il loro sviluppo su scala planetaria con quella sulla nuova visibilita' del movimento delle donne". Un universo maschile in crisi che non si e' "mai interrogato sui fantasmi del proprio immaginario sessuale fatto crescere in una pedagogia della conquista di un corpo come di un territorio".

Floriana Lipparini riflette sul seme del conflitto, sul nesso tra guerra, patriarcato e politica e intervista la psicanalista Paola Zaretti, seguono due interviste a Patrizia Romito, docente di psicologia sociale e alla sociologa Daniela Danna.

Vengono poi analizzate diverse aree geografiche e alcuni tentativi di resistenza organizzata delle donne. Mirella Scriboni riflette infine sui movimenti delle donne contro le guerre di fine Ottocento e inizio Novecento.

 

10. SEGNALAZIONI LIBRARIE

 

Riletture

- Claudio Gorlier (a cura di), Il pensiero politico nell'eta' di Lincoln, Il Mulino, Bologna 1962, pp. 208.

- Abraham Lincoln, Great speeches, Dover Publications, New York 1991, pp. X + 116.

- Raimondo Luraghi, Storia della guerra civile americana, 1966, Rizzoli, Milano 1985, Mondadori, Milano 2011, 2 voll. per complessive pp. XXIV + 408.

- Luca Sormani (a cura di), Lincoln e il razzismo dopo la schiavitu', Cremonese, Roma 1974, pp. 128.

*

Riedizioni

- Raymond Carver, Limonata e altri racconti, Il sole 24 ore, Milano 2011, pp. 78, euro 2 (in supplemento al quotidiano "Il sole 24 ore").

- William Somerset Maugham, Racconti orientali (Mackintosh - L'avamposto), Il sole 24 ore, Milano 2011, pp. 80, euro 2 (in supplemento al quotidiano "Il sole 24 ore").

- Flannery O'Connor, Il giorno del giudizio e altri racconti, Il sole 24 ore, Milano 2011, pp. 80, euro 2 (in supplemento al quotidiano "Il sole 24 ore").

 

11. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:

1. l'opposizione integrale alla guerra;

2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;

3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;

4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

 

12. PER SAPERNE DI PIU'

 

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 668 del 4 settembre 2011

 

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

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