Nonviolenza. Femminile plurale. 388



 

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NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"

Numero 388 dell'8 luglio 2011

 

In questo numero:

1. Contro la guerra

2. "Rete No War" e "U.S. Citizens for Peace & Justice": Contro la guerra in Libia un appello ai membri non belligeranti del Consiglio di Sicurezza dell'Onu

3. Movimento Nonviolento: Dalla Val di Susa al decennale del G8 di Genova. Dieci punti per una riflessione sulla nonviolenza nei conflitti sociali

4. Anguille in municipio

5. Anne LaBastille

6. Hannah Arendt: E' opportuno

7. Seyla Benhabib: Locale, nazionale, globale

8. Adriana Cavarero: E se Caino...

9. Simone Weil: Del suicidio

10. Allegra Alacevich: Dorothy Parker

11. Bianca Madeccia: Dorothy Parker

 

1. EDITORIALE. CONTRO LA GUERRA

 

Per impegnarsi davvero contro la guerra e' necessaria la scelta della nonviolenza.

Per fare davvero la scelta della nonviolenza e' necessario impegnarsi contro la guerra.

 

2. APPELLI. "RETE NO WAR" E "U.S. CITIZENS FOR PEACE & JUSTICE": CONTRO LA GUERRA IN LIBIA UN APPELLO AI MEMBRI NON BELLIGERANTI DEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL'ONU

[Dalle amiche e dagli amici di "U.S. Citizens for Peace & Justice" di Roma (per contatti: e-mail: info at peaceandjustice.it, sito: www.peaceandjustice.it), e da altre amiche ed altri amici ancora, riceviamo e diffondiamo]

 

Stop alla guerra Nato in Libia: scriviamo ai membri non belligeranti del Consiglio di Sicurezza Onu.

Campagna e-mail promossa dalla "Rete No War" e da "U.S. Citizens for Peace & Justice - Rome".

Alcuni paesi della Nato, in alleanza con alcune petromonarchie del Golfo, stanno conducendo da tre mesi in Libia una guerra illegale a sostegno di una delle due fazioni armate che si affrontano; una guerra fondata su informazioni false, portata pervicacemente avanti con vittime dirette e indirette; una guerra che continua malgrado le tante occasioni negoziali

disponibili fin dall'inizio.

Che fare? La pressione popolare nei confronti dei paesi Nato e' certo necessaria, ma non basta. Potrebbe essere utile, se attuata in massa, una campagna di e-mail dirette a paesi non belligeranti e membri del Consiglio di Sicurezza dell'Onu, chiedendo loro di agire. Molti di quei paesi hanno gia' manifestato volonta' negoziali e potrebbero utilizzare come strumento di pressione questo appoggio popolare da parte di cittadini di paesi Nato. Gia' agli inizi di marzo, Fidel Castro chiede - invano - ai popoli e ai governi

di appoggiare la proposta di mediazione del Venezuela, approvata dai paesi dell'Alleanza Alba.

Per questa ragione i gruppi "Rete No War" e "U.S. Citizens for Peace & Justice - Rome" hanno consegnato un analogo appello ad alcune ambasciate a Roma.

Ecco come partecipare alla campagna, semplicemente, con una e-mail. Basta mandare il testo qui sotto (in inglese) nel corpo del messaggio agli indirizzi e-mail di: Russia, Cina, India, Sudafrica, Nigeria, Gabon, Bosnia Erzegovina, Libano, Colombia, Portogallo, Germania.

Per ulteriori informazioni su questa iniziativa, scrivete a: boylan at interfree.it o mari.liberazioni at yahoo.it oppure visitate i siti: www.radiocittaperta.it, www.disarmiamoli.org, www.peaceandjustice.it

*

e-mail delle rappresentanze dei paesi: ChinaMissionUN at Gmail.com, rusun at un.int, India at un.int, portugal at un.int, contact at lebanonun.org, chinesemission at yahoo.com, delbrasonu at delbrasonu.org, siumara at delbrasonu.org, bihun at mfa.gov.ba, colombia at colombiaun.org, pmun.newyork at dirco.gov.za,  perm.mission at nigerdeleg.org, aumission_ny at yahoo.com, presidentrsa at po.gov.za, info at new-york-un.diplo.de, dsatsia at gabon-un.org, LamamraR at africa-union.org, waneg at africa-union.org, JoinerDJ at africa-union.org, gabon at un.int, Nigeria at un.int, unsc-nowar at gmx.com

*

Nell'oggetto della e-mail scrivere:

Pleare stop Nato war in Libya. Appeal to non-belligerant members of the U. N. Security Council

*

Testo da inviare:

We appeal to non-belligerent members of the U. N. Security Council

to put an end to the misuse of U. N. Security Council Resolution 1973 to influence the internal affairs of Libya through warfare, by revoking it, and to press for a peaceful resolution of the conflict in Libya, backing the African Union's central role in this context.

We thank those countries that have tried, and are still trying, to work towards peace.

Our appeal is based on the following:

- the military intervention in Libya undertaken by some Nato members has now gone far beyond the provisions of Security Council Resolution 1973, and is based on hyped-up accounts of defenseless citizens being massacred by their government, while the truth is that, in Libya, there is an on-going and intense internal armed conflict;

- we are aware of the economic and geo-strategic interests that lie behind the war in Libya and, in particular, behind Nato support of one of the two armed factions;

- Nato military intervention in Libya has killed (and is continuing to kill) countless civilians, as well harming and endangering the civilian population, including migrants and refugees, in various other ways;

- the belief that, at this stage, only non-belligerent countries - and particularly those with U.N. Security Council voting rights - can

successfully bring a peaceful end to the conflict through negotiations and by implementing the opening paragraph of U.N. Security Council Resolution 1973, which calls for an immediate ceasefire.

Respectfully yours,

Name (or association)

Address (optional)

 

3. RIFLESSIONE. MOVIMENTO NONVIOLENTO: DALLA VAL DI SUSA AL DECENNALE DEL G8 DI GENOVA. DIECI PUNTI PER UNA RIFLESSIONE SULLA NONVIOLENZA NEI CONFLITTI SOCIALI

[Dal Movimento Nonviolento (per contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org) riceviamo e diffondiamo]

 

Di contro al pessimismo che soltanto con lo Stato si dominano uomini inguaribilmente e interamente egoisti e violenti facciamo valere il metodo di impostare una adeguata articolazione della prima fase, quella del potere senza governo, premessa e garanzia che l'eventuale seconda fase sia un potere nuovo 'conseguente' alla prima fase, di allargamento delle aperture, di addestramento alle tecniche della nonviolenza, di miglioramento della zona in cui si vive, di lavoro educativo, di impostazione di continue solidarieta' con altri nella rivoluzione permanente per la democrazia diretta, connessa intimamente con la nonviolenza"

(Aldo Capitini, Il potere di tutti)

*

1. Nei dieci anni che ci separano dal G8 di Genova c'e' stata un'importante avanzata della nonviolenza in Italia, sotto molti punti di vista: dalla rinuncia alla reazione violenta di fronte al massacro delle persone e della democrazia avvenuto in quei tragici giorni, alla lenta riorganizzare di un movimento dal basso e sui territori capace di esercitare il "potere di tutti"; dalla messa in campo di modalita' creative di comunicazione nonviolenta per i referendum, alla importante lotta esemplare e di popolo della Val di Susa. Certo c'e' molto altro da fare, ma questo non e' poco. Proviamo a vedere.

2. In altre fasi della storia del nostro paese, quanto avvenuto per le strade di Genova nei giorni del G8, fino all'omicidio di Carlo Giuliani, quanto perpetrato nella notte "cilena" della scuola Diaz, quanto inflitto agli inermi nelle camere di tortura di Bolzaneto, avrebbe forse avviato una generazione alla lotta armata. Dopo quel battesimo di fuoco e per vendicare il compagno caduto, sarebbe stato possibile. E' gia' successo. Ma stavolta non e' avvenuto: c'e' stata una rinuncia generalizzata alla risposta violenta. Anche chi accarezzava l'estetica dello scontro diretto con le zone rosse e' stato superato dalla realta' delle cose.

3. La risposta piu' importante a quello che allora abbiamo definito il potere "liberista-mafioso-fascista" e' stata data dalle grandi e pacifiche manifestazioni contro la guerra a Firenze il 9 novembre 2002 e, ancora piu' imponente, a Roma il 15 febbraio 2003. Quella a proposito della quale, per i milioni di cittadini scesi in piazza in tutto il mondo in quel giorno, Il "Time" scrisse "L'altra potenza mondiale". Centinaia di migliaia di persone, molte delle quali erano state selvaggiamente pestate a Genova, invadono letteralmente e pacificamente queste citta'. E sui balconi e le finestre di tutta Italia e' un tripudio di bandiere arcobaleno, che poi si trasferiscono per settimane e mesi sulle biciclette di decine di paesi e citta'... Non si fermeranno con questo le guerre. Ma dopo il G8 e' una grande prova di maturita' dei movimenti italiani.

4. La Rete Lilliput si fa' fortemente portavoce delle istanze nonviolente all'interno del "movimento dei movimenti" ed organizza un Seminario nazionale di tre giorni a Ciampino dal 27 al 29 settembre sul tema "La nonviolenza: attivarsi per un mondo diverso" nel quale consegna ai nodi locali la proposta di creare i Gruppi di Azione Nonviolenta per agire una  modalita' "lillipuziana, reticolare e nonviolenta" di stare nel conflitto sociale, sviluppando percorsi di formazione all'azione diretta. I Gan non attecchiranno in quanto tali e la stessa Rete Lilliput pian piano perdera' il suo slancio iniziale, ma la nonviolenza e' la questione sulla quale, in quella fase, ci si confrontera' e ci si formera' dappertutto. Oggi, le molte azioni creative messe il campo dai comitati per i referendum per l'acqua pubblica e contro il nucleare hanno richiamato esattamente quella grammatica "lillipuziana, reticolare e nonviolenta". E molti attivisti di oggi sono gli stessi di allora.

5. Il tema della nonviolenza, intanto, interroga anche nuove forze politiche al punto che il piu' grande partito della sinistra "antagonista", il Partito della Rifondazione Comunista, che era stato protagonista interno al "movimento" in tutte le lotte contro il neoliberismo, organizza nel febbraio del 2004 uno straordinario - per l'argomento trattato e per la partecipazione - convegno tematico a Venezia sul tema "Agire la nonviolenza". Saranno tre giorni di serrato confronto che provano a spostare l'asse culturale di quel partito sulla traiettoria della nonviolenza. Non sara' indolore. Anche questo elemento sara' tra le cause della successiva spaccatura tra l'ala piu' identitaria marxista e quella piu' libertaria nonviolenta.

6. Nel frattempo - mentre si diffondono a macchia d'olio di Gruppi di Acquisto Solidale che agiscono anch'essi la nonviolenza nella forma del "programma costruttivo", cioe' del cambiamento qui ed ora del proprio stile di vita e di consumo - si avviano o si consolidano importantissime lotte nonviolente, apparentemente locali ma con una portata generale: contro la base Dal Molin a Vicenza, contro il Ponte sullo Stretto di Messina, contro le scorie nucleari a Scansano Jonico, contro la mafia e la 'ndrangheta in Sicilia, Calabria e non solo. E contro la Tav in Val di Susa. E poi le lotte degli studenti medi e universitari, dei ricercatori e dei migranti, delle donne, dei precari e licenziati. E' stata, ed e' tuttora, una ricerca continua, collettiva e creativa di forme di lotta alternative e nonviolente.

7. Certo, nel frattempo in Italia e' stata fatta una legge elettorale liberticida, il monopolio della potente arma di disinformazione di massa della tv e' diventato asfissiante, il blocco di potere mafioso, liberista e razzista che governa ancora piu' prepotente; le spese per gli armamenti sempre crescenti e quelle sociali calanti; militari italiani sono impegnati in fronti di guerra nel ripudio della Costituzione. Il parlamento vede un'opposizione ridimensionata, debole e asfittica, incapace di interpretare le lotte sociali e d'accordo col governo su molti temi importanti, come la guerra e la Tav in Val di Susa. Eppure...

8. Eppure, in questo anno del decennale del G8 di Genova e del cinquantesimo della prima Marcia della Pace, il sistema di potere e' stato messo seriamente nell'angolo proprio dal popolo che ha esercitato il proprio "potere di tutti" spiazzando gli stessi apparati dei partiti. Prima con le elezioni amministrative e dopo, sopratutto, con i referendum popolari. Attraverso una mobilitazione dal basso - ancora una volta "lillipuziana, reticolare e nonviolenta" - i comitati per l'acqua pubblica hanno prima raccolto, senza il sostegno dei partiti, un milione e mezzo di firme e poi, contro un regime che ha dispiegato tutti i dispositivi di neutralizzazione leciti e illeciti di cui e' capace, hanno avuto (abbiamo avuto!) uno straordinario successo che ha ridato vita ad uno strumento di democrazia diretta, ormai considerato defunto, come il referendum popolare. Hanno dispiegato una tale formidabile capacita' di comunicazione creativa, efficace nel coinvolgimento responsabile dei cittadini, da ricordare il movimento popolare per il referendum che ha sancito la fine della dittatura in Cile nel 1988. Una lotta nonviolenta da manuale (il caso e' raccontato nel video "Una forza piu' potente" prodotto dall'Albert Einstein Institution di Gene Sharp, e diffuso in Italia dal Movimento Nonviolento).

9. I colpi di coda di un sistema in agonia sono terribili. Se ne e' avuta una prova in Val di Susa domenica scorsa. Quella dei valligiani e' una straordinaria lotta nonviolenta in cui una comunita' aperta lotta, in maniera esemplare, per il futuro di tutti. Lotta con sacrificio personale, tenacia, passione e intelligenza, da molti anni, contro un'opera inutile, sbagliata, distruttiva dell'ecosistema, simbolo di un modello di sviluppo antiquato e dissipatore. Cara solo alle mafie che ne gestiranno le commesse e a chi ne e' complice, consapevolmente o meno. Come a Genova, dieci anni fa, il potere - lo stesso potere - di fronte ad un movimento vero, radicato e di popolo ha dispiegato tutta la violenza di cui e' capace. Prima per riprendersi, illegalmente, il territorio occupato dai resistenti, poi per far cadere nella "trappola" della violenza alcuni tra quelli che erano andati a sostenere la lotta dei valsusini. Come a Genova, dieci anni fa, e' stato un errore cadere in quella trappola che in un colpo solo ha consentito di dispiegare le armi della disinformazione di massa e annullare vent'anni di seria e consapevole lotta nonviolenta della Val di Susa, con le immagini ripetute fino all'ossessione di scontri e violenze. La follia della Tav in Val di Susa porta oggi il potere a dover presidiare militarmente e massicciamente un cantiere di lavoro - con dei costi superiori alla stessa opera -  che e' una ferita aperta in un territorio ed in una comunita'. Altre lotte andranno organizzate, in Val di Susa e dappertutto, contro questo scempio, con tenacia e creativita', ma non si potra' piu' ignorare che oltre alla violenza della repressione, bisognera' guardarsi dal sistema violento dei media, che esercita sulle coscienze di tutti una violenza ancora maggiore di quella subita dai partecipanti. E dunque bisognera' guardarsi bene da chi, per rabbia, ingenuita' o velleita', potrebbe cadere ancora nella trappola della provocazione. E soprattutto dobbiamo guardarci da chi si infiltra nei movimenti di massa per condurre una personale "guerra allo Stato". Costoro sono dannosi verso di noi tanto quanto verso le forze di polizia. Non fanno parte del movimento, ma sono funzionali alla stabilizzazione del potere. Dobbiamo dirlo chiaramente, non farlo sarebbe un danno grave non solo per la Val Susa, ma per tutti i movimenti di lotta.

10. Come accaduto dopo il G8 di Genova, i movimenti sono chiamati oggi a dare una nuova prova di maturita' e contemporaneamente a compiere un altro passo nel processo di nuova Liberazione popolare da questo regime in putrefazione. C'e' gia' un appuntamento per tutti i movimenti di lotta nonviolenti ed e' la Marcia per la pace e la riconciliazione tra i popoli, che quest'anno si svolge il 25 settembre, nel 50mo anniversario della prima voluta da Aldo Capitini. Allora, per la prima volta dalla Liberazione il popolo della pace si mise in marcia, con responsabilita' e consapevolezza, entrando come un nuovo soggetto nella nostra storia. Da allora non ne sarebbe piu' uscito e gli stessi movimenti di lotta di questo decennio, anche nelle biografie di molti attivisti, derivano da quella storia. Oggi al popolo della pace, ancora in marcia da Perugia ad Assisi, tocca ancora il compito di fare sintesi di tutte le lotte nonviolente e di porsi come la vera alternativa, aperta e dal basso, alla violenza culturale, strutturale e repressiva di questo potere.

 

4. RIFLESSIONE. ANGUILLE IN MUNICIPIO

[Riceviamo e diffondiamo]

 

Sgusciano come anguille quegli insipienti ed irresponsabili pubblici amministratori viterbesi che da anni perseverano nel tentativo (fin qui miseramente fallito) di imporre a Viterbo un mega-aeroporto nocivo e distruttivo, insensato e fuorilegge, nel cuore della preziosa area naturalistica, archeologica e termale del Bulicame di dantesca memoria.

Sgusciano come anguille dinanzi alle decisive ragioni che si oppongono al loro sciagurato, delirante, scandaloso intento.

Sgusciano come anguille, non vogliono proprio saperne di prendere atto della realta'.

Sgusciano come anguille dinanzi alla dura replica dei fatti.

Ripetiamoglielo quindi una volta ancora quale sia la verita' effettuale, e perche' la realizzazione del mega-aeroporto a Viterbo e' un crimine e una follia.

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La realizzazione del mega-aeroporto nel cuore della preziosa area naturalistica, archeologica e termale del Bulicame avrebbe come immediate e disastrose conseguenze:

a) lo scempio dell'area del Bulicame e dei beni ambientali e culturali che vi si trovano;

b) la devastazione dell'agricoltura della zona circostante;

c) l'impedimento alla valorizzazione terapeutica e sociale delle risorse termali;

d) un pesantissimo inquinamento chimico, acustico ed elettromagnetico di grave nocumento per la salute e la qualita' della vita della popolazione locale (l'area e' peraltro nei pressi di popolosi quartieri della citta');

e) il collasso della rete infrastrutturale dell'Alto Lazio, territorio gia' gravato da pesanti servitu';

f) uno sperpero colossale di soldi pubblici;

g) una flagrante violazione di leggi italiane ed europee e dei vincoli di salvaguardia presenti nel territorio.

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La preziosa area del Bulicame va invece tutelata nel modo piu' adeguato: istituendovi un parco naturalistico, archeologico e termale; e respingendo ogni operazione speculativa, inquinante, devastatrice, illecita.

Ed il viterbese ha bisogno del potenziamento della ferrovia e di un modello di sviluppo che valorizzi e non distrugga i suoi preziosi beni ambientali e culturali e la vocazione agricola del territorio.

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Il comitato che si oppone al mega-aeroporto di Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo, in difesa della salute, dell'ambiente, della democrazia, dei diritti di tutti

Viterbo, 7 luglio 2011

 

5. LUTTI. ANNE LABASTILLE

[Dal Televideo Rai riprendiamo questa triste notizia.

Anne LaBastille (nata il 20 novembre 1935, deceduta il primo luglio 2011), ecologista, scrittrice, fotografa, ha svolto una intensa attivita' in difesa della natura. Dalla Wikipedia (edizione inglese) riprendiamo la seguente bibliografia essenziale: "Bird kingdom of the Mayas, Illustrated by Anita Benarde. Van Nostrand, Princeton, N.J. 1967; White-tailed Deer, National Wildlife Federation, 1973; Wild Bobcats, National Wildlife Federation , 1973; The Opossums, Ranger Rick's Best Friends, National Wildlife Federation, 1974; The Seal Family, National Wildlife Federation 1974; Woodswoman, E. P. Dutton, New York, 1976; Assignment: Wildlife, Dutton, New York, 1980; Women and Wilderness, Sierra Club Books, San Francisco, 1980; Beyond Black Bear Lake, Norton, New York, 1987; Mama Poc: An ecologist's account of the extinction of a species, W.W. Norton, New York; The Wilderness World of Anne LaBastille, West of the Wind Publications, Westport, N.Y. 1992; Birds of the Mayas: Maya Folk Tales: Field guide to birds of the Maya world: Complete check list of birds, West of the Wind Publications, Westport, N.Y. 1993; Woodswoman III: Book three of the Woodswoman's adventures, West of the Wind Publications, Westport, N.Y. 1997; Jaguar Totem, West of the Wind Publications, Westport, N.Y. 1999; Woodswoman IIII: Book four of the Woodswoman's adventures, West of the Wind Publications, Westport, N.Y. 2003" (ma cfr. sulla stessa fonte anche l'elenco degli articoli su riviste scientifiche, delle pubblicazioni istituzionali e degli articoli divulgativi e i saggi sulla natura e l'ecologia)]

 

E' morta a Plattsburgh, Stati Uniti, la scrittrice americana Anne LaBastille, conosciuta in tutto il mondo come "la donna dei boschi", dal titolo di un suo best seller che, uscito nel 1976, in poco tempo vendette oltre 100.000 copie.

Consulente ecologica, naturalista di fama mondiale e fotografa oltre che scrittrice, LaBastille ha dedicato tutta la sua vita alla protezione di specie minacciate di estinzione. Famoso il suo tentativo di salvare un uccello del Guatemala: osservo' e documento' la sua scomparsa nell'arco di 25 anni, poi ne trasse un libro.

 

6. MAESTRE. HANNAH ARENDT: E' OPPORTUNO

Da Hannah Arendt, Il concetto d'amore in Agostino, SE, Milano 1992, p. 19.

Hannah Arendt e' nata ad Hannover da famiglia ebraica nel 1906, fu allieva di Husserl, Heidegger e Jaspers; l'ascesa del nazismo la costringe all'esilio, dapprima e' profuga in Francia, poi esule in America; e' tra le massime pensatrici politiche del Novecento; docente, scrittrice, intervenne ripetutamente sulle questioni di attualita' da un punto di vista rigorosamente libertario e in difesa dei diritti umani; mori' a New York nel 1975. Opere di Hannah Arendt: tra i suoi lavori fondamentali (quasi tutti tradotti in italiano e spesso ristampati, per cui qui di seguito non diamo l'anno di pubblicazione dell'edizione italiana, ma solo l'anno dell'edizione originale) ci sono Le origini del totalitarismo (prima edizione 1951), Comunita', Milano; Vita Activa (1958), Bompiani, Milano; Rahel Varnhagen (1959), Il Saggiatore, Milano; Tra passato e futuro (1961), Garzanti, Milano; La banalita' del male. Eichmann a Gerusalemme (1963), Feltrinelli, Milano; Sulla rivoluzione (1963), Comunita', Milano; postumo e incompiuto e' apparso La vita della mente (1978), Il Mulino, Bologna. Una raccolta di brevi saggi di intervento politico e' Politica e menzogna, Sugarco, Milano, 1985. Molto interessanti i carteggi con Karl Jaspers (Carteggio 1926-1969. Filosofia e politica, Feltrinelli, Milano 1989) e con Mary McCarthy (Tra amiche. La corrispondenza di Hannah Arendt e Mary McCarthy 1949-1975, Sellerio, Palermo 1999). Una recente raccolta di scritti vari e' Archivio Arendt 1. 1930-1948, Feltrinelli, Milano 2001; Archivio Arendt 2. 1950-1954, Feltrinelli, Milano 2003; cfr. anche la raccolta Responsabilita' e giudizio, Einaudi, Torino 2004; la recente Antologia, Feltrinelli, Milano 2006; i recentemente pubblicati Quaderni e diari, Neri Pozza, 2007. Opere su Hannah Arendt: fondamentale e' la biografia di Elisabeth Young-Bruehl, Hannah Arendt, Bollati Boringhieri, Torino 1994; tra gli studi critici: Laura Boella, Hannah Arendt, Feltrinelli, Milano 1995; Roberto Esposito, L'origine della politica: Hannah Arendt o Simone Weil?, Donzelli, Roma 1996; Paolo Flores d'Arcais, Hannah Arendt, Donzelli, Roma 1995; Simona Forti, Vita della mente e tempo della polis, Franco Angeli, Milano 1996; Simona Forti (a cura di), Hannah Arendt, Milano 1999; Augusto Illuminati, Esercizi politici: quattro sguardi su Hannah Arendt, Manifestolibri, Roma 1994; Friedrich G. Friedmann, Hannah Arendt, Giuntina, Firenze 2001; Julia Kristeva, Hannah Arendt, Donzelli, Roma 2005; Alois Prinz, Io, Hannah Arendt, Donzelli, Roma 1999, 2009. Per chi legge il tedesco due piacevoli monografie divulgative-introduttive (con ricco apparato iconografico) sono: Wolfgang Heuer, Hannah Arendt, Rowohlt, Reinbek bei Hamburg 1987, 1999; Ingeborg Gleichauf, Hannah Arendt, Dtv, Muenchen 2000]

 

E' opportuno in definitiva lasciar sussistere le contraddizioni, per quello che sono, renderle comprensibili in quanto contraddizioni e cogliere cio' che sta dietro di esse.

 

7. MAESTRE. SEYLA BENHABIB: LOCALE, NAZIONALE, GLOBALE

[Da Seyla Benhabib, Cittadini globali, Il Mulino, Bologna 2008, p. 117.

Seyla Benhabib e' una delle piu' rilevanti pensatrici femministe. Dal sito dell'Enciclopedia multimediale delle scienze filosofiche (www.emsf.rai.it) riportiamo la seguente scheda - di qualche anno fa, e che occorrerebbe aggiornare -: "Seyla Benhabib e' nata ad Istanbul nel 1950. E' professoressa di Teoria politica presso l'universita' di Harvard. Ha conseguito il dottorato in filosofia nel 1977 all'universita' di Yale. Dal 1979 al 1981 e' stata Alexander von Humboldt Fellow a Starnberg e Francoforte. Ha studiato filosofia, politica e storia del pensiero femminile a Boston, presso la New School for Social Research. E' stata professoressa ospite presso le universita' di Costanza, Francoforte e Macerata. Dal 1986 al 1992 e' stata coeditrice di "Praxis International". Seyla Benhabib si e' occupata di teoria critica, filosofia politica e femminismo. Ha indagato le relazioni della teoria critica della societa' con la tradizione del pensiero politico e con l'etica contemporanea. Ha proposto un progetto di etica universale che risente delle suggestioni di Habermas e che intende integrare il pensiero femminile e il criticismo all'interno di un'etica dialogica che prospetta l'atto etico come capacita' di entrare in relazione con il punto di vista dell'altro. Recentemente Seyla Benhabib ha focalizzato i suoi interessi sul pensiero femminista; sta lavorando ad un libro che esamina la filosofia politica di Hannah Arendt (The Reluctant Modernism of Hannah Arendt)". Opere di Seyla Benhabib: Critique, Norm and Utopie. A study of the Foundations of Critical Theory, Columbia University Press, 1986; Fischer Verlag, 1992; (con Drucilla Cornel), Feminism as Critique, Polity and Minnesota Presses, 1987;  (con Fred Dallmayr), The communicative Ethics Controversy, MIT Press, 1988; Situating the Self. Gender, Community and Postmodernism in contemporary Ethics, Routledge and Polity Presses, 1992. Il testo di una intervista a Seyla Benhabib su "La filosofia politica femminista" abbiamo pubblicato integralmente nel n. 160 de "La nonviolenza e' in cammino", un'altra intervista in "Nonviolenza. Femminile plurale" n. 67]

 

Il locale, il nazionale e il globale sono intrecciati l'uno con l'altro. Le iterazioni democratiche future renderanno le loro interconnessioni e la loro interdipendenza piu' profonde e piu' ampie.

 

8. MAESTRE. ADRIANA CAVARERO: E SE CAINO...

[Da Adriana Cavarero, Angelo Scola, Non uccidere, Il Mulino, Bologna 2011, p. 130.

Adriana Cavarero, filosofa del pensiero della differenza sessuale ed autorevole studiosa arendtiana, e' docente di filosofia politica all'Universita' di Verona; dal sito "Feminist Theory Website: Zagreb Woman's Studies Center" ospitato dal Center for Digital Discourse and Culture at Virginia Tech University (www.cddc.vt.edu/feminism), copyright 1999 Kristin Switala, riportiamo questa scheda bibliografica delle sue opere pubblicate in volume [che abbiamo parzialmente aggiornato]: a) libri: Dialettica e politica in Platone, Cedam, Padova 1974; Platone: il filosofo e il problema politico. La Lettera VII e l'epistolario, Sei, Torino 1976; La teoria politica di John Locke, Edizioni universitarie, Padova 1984; L'interpretazione hegeliana di Parmenide, Quaderni di Verifiche, Trento 1984; Nonostante Platone, Editori Riuniti, Roma1990 (traduzione tedesca: Platon zum Trotz, Rotbuch, Berlin 1992; traduzione inglese: In Spite of Plato, Polity, Cambridge 1995, e Routledge, New York 1995); Corpo in figure, Feltrinelli, Milano 1995; Platone. Lettera VII, Repubblica: libro VI, Sei, Torino 1995; Tu che mi guardi, tu che mi racconti, Feltrinelli, Milano 1997; Adriana Cavarero e Franco Restaino (a cura di), Le filosofie femministe, Paravia, Torino 1999; A piu' voci. Filosofia dell'espressione vocale, Feltrinelli, Milano 2003; Orrorismo, Feltrinelli, Milano 2007; con Angelo Scola, Non uccidere, Il Mulino, Bologna 2011. b) saggi in volumi collettanei: "Politica e ideologia dei partiti in Inghilterra secondo Hume", in Per una storia del moderno concetto di politica, Cleup, Padova 1977, pp. 93-119; "Giacomo I e il Parlamento: una lotta per la sovranita'", in Sovranita' e teoria dello Stato all'epoca dell'Assolutismo, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Roma 1980, pp. 47-89; "Hume: la politica come scienza", in Il politico. Da Hobbes a Smith, a cura di Mario Tronti, Feltrinelli, Milano 1982, vol. II, pp. 705-715; "Il principio antropologico in Eraclito", in Itinerari e prospettive del personalismo, Ipl, Milano 1987, pp. 311-323; "La teoria contrattualistica nei Trattati sul Governo di John Locke", in Il contratto sociale nella filosofia politica moderna, a cura di Giuseppe Duso, Il Mulino, Bologna 1987, pp. 149-190; "Per una teoria della differenza sessuale", in Diotima. Il pensiero della differenza sessuale, La Tartaruga, Milano 1987, pp. 43-79. (traduzioen tedesca: "Ansatze zu einer Theorie der Geschlechterdifferenz", in Diotima. Der Mensch ist Zwei, Wiener Frauenverlag, Wien 1989); "L'elaborazione filosofica della differenza sessuale", in La ricerca delle donne, Rosenberg & Sellier, Torino 1987, pp. 173-187. (traduzione inglese: "The Need for a Sexed Thought", in Italian Feminist Thought, ed. by S. Kemp and P. Bono, Blackwell, Oxford 1991); "Platone e Hegel interpreti di Parmenide", in La scuola Eleatica, Macchiaroli, Napoli 1988, pp. 81-99; "Dire la nascita", in Diotima. Mettere al mondo il mondo, La Tartaruga, Milano 1990, pp. 96-131. (traduzione spagnola: "Decir el nacimiento", in Diotima. Traer al mundo el mundo, Icaria y Antrazyt, Barcelona 1996); "Die Perspective der Geschleterdifferenz", in Differenz und Gleicheit, Ulrike Helmer Verlag, Frankfurt 1990, pp. 95-111; "Equality and Sexual Difference: the Amnesias of Political Thought", in Equality and Difference: Gender Dimensions of Political Thought, Justice and Morality, edited by G. Bock and S. James, Routledge, London 1991, pp. 187-201; "Il moderno e le sue finzioni", in Logiche e crisi della modernita, a cura di Carlo Galli, Il Mulino, Bologna 1991, pp. 313-319; "La tirannia dell'essere", in Metamorfosi del tragico fra classico e moderno, a cura di Umberto Curi, Laterza, Roma-Bari 1991, pp. 107-122; "Introduzione" a: B. Head, Una questione di potere, El, Roma 1994, pp. VII-XVIII; "Forme della corporeita'", in Filosofia, Donne, Filosofie, Milella, Lecce 1994, pp. 15-28; "Figures de la corporeitat", Saviesa i perversitat: les dones a la Grecia Antiga, coordinacio de M. Jufresa, Edicions Destino, Barcelona 1994, pp. 85-111; "Un soggetto femminile oltre la metafisica della morte", in Femminile e maschile tra pensiero e discorso, Labirinti 12, Trento, pp. 15-28; "La passione della differenza", in Storia delle passioni, a cura di Silvia Vegetti Finzi, Laterza, Roma-Bari 1995, pp. 279-313; "Il corpo e il segno. Un racconto di Karen Blixen", in Scrivere, vivere, pensare, a cura di Francesca Pasini, La Tartaruga, Milano 1997, pp. 39-50; "Schauplatze der Einzigartigkeit", in Phaenomenologie and Geschlechterdifferenz, edd. Silvia Stoller und Helmuth Vetter, Wuv-Universitatsverlag, Wien 1997, pp. 207-226; "Il pensiero femminista. Un approccio teoretico", in Le filosofie femministe, a cura di Franco Restaino e Adriana Cavarero, Paravia, Torino 1999, pp. 111-164; "Note arendtiane sulla caverna di Platone", in Hannah Arendt, a cura di Simona Forti, Bruno Mondadori, Milano 1999, pp. 205-225]

 

E se Caino fosse stato una donna? L'ipotesi e' ovviamente assurda, e lo e' per piu' di una ragione. Benche' Eva abbia un ruolo importante sulla scena edenica del peccato che origina l'umanita' in quanto specie mortale, l'atto omicida e fratricida che inaugura la storia umana non prevede alcuna donna.

 

9. MAESTRE. SIMONE WEIL: DEL SUICIDIO

[Da Simone Weil, Quaderni, II, Adelphi, Milano 1985, 1991, p. 199.

Simone Weil, nata a Parigi nel 1909, allieva di Alain, fu professoressa, militante sindacale e politica della sinistra classista e libertaria, operaia di fabbrica, miliziana nella guerra di Spagna contro i fascisti, lavoratrice agricola, poi esule in America, infine a Londra impegnata a lavorare per la Resistenza. Minata da una vita di generosita', abnegazione, sofferenze, muore in Inghilterra nel 1943. Una descrizione meramente esterna come quella che precede non rende pero' conto della vita interiore della Weil (ed in particolare della svolta, o intensificazione, o meglio ancora: radicalizzazione ulteriore, seguita alle prime esperienze mistiche del 1938). Ha scritto di lei Susan Sontag: "Nessuno che ami la vita vorrebbe imitare la sua dedizione al martirio, o se l'augurerebbe per i propri figli o per qualunque altra persona cara. Tuttavia se amiamo la serieta' come vita, Simone Weil ci commuove, ci da' nutrimento". Opere di Simone Weil: tutti i volumi di Simone Weil in realta' consistono di raccolte di scritti pubblicate postume, in vita Simone Weil aveva pubblicato poco e su periodici (e sotto pseudonimo nella fase finale della sua permanenza in Francia stanti le persecuzioni antiebraiche). Tra le raccolte piu' importanti in edizione italiana segnaliamo: L'ombra e la grazia (Comunita', poi Rusconi), La condizione operaia (Comunita', poi Mondadori), La prima radice (Comunita', SE, Leonardo), Attesa di Dio (Rusconi), La Grecia e le intuizioni precristiane (Rusconi), Riflessioni sulle cause della liberta' e dell'oppressione sociale (Adelphi), Sulla Germania totalitaria (Adelphi), Lettera a un religioso (Adelphi); Sulla guerra (Pratiche). Sono fondamentali i quattro volumi dei Quaderni, nell'edizione Adelphi curata da Giancarlo Gaeta. Opere su Simone Weil: fondamentale e' la grande biografia di Simone Petrement, La vita di Simone Weil, Adelphi, Milano 1994. Tra gli studi cfr. AA. VV., Simone Weil, la passione della verita', Morcelliana, Brescia 1985; Gabriella Fiori, Simone Weil. Biografia di un pensiero, Garzanti, Milano 1981, 1990; Eadem, Simone Weil. Una donna assoluta, La Tartaruga edizioni, Milano 1991, 2009; Giancarlo Gaeta, Simone Weil, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole 1992; Jean-Marie Muller, Simone Weil. L'esigenza della nonviolenza, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1994; Angela Putino, Simone Weil e la Passione di Dio, Edb, Bologna 1997; Eadem, Simone Weil. Un'intima estraneita', Citta' Aperta, Troina (Enna) 2006; Maurizio Zani, Invito al pensiero di Simone Weil, Mursia, Milano 1994]

 

Suicidio condannato come surrogato della decreazione.

 

10. PROFILI. ALLEGRA ALACEVICH: DOROTHY PARKER

[Dal sito www.arabafelice.it riprendiamo la seguente scheda biobibliografica della serie "Dominae" (segnaliamo che queste schede risalgono ad alcuni anni fa)]

 

Poetessa, critica teatrale, sceneggiatrice e scrittrice di racconti e pieces teatrali, nata a West End, nel New Jersey, il 22 agosto 1893, e' conosciuta soprattutto per il grande sarcasmo delle proprie battute e la freschezza dei racconti dominati da un forte pessimismo. Debuttando come critico teatrale per "Vanity Fair" (1917-20) e scrivendo poi sul "New Yorker" (1927-33), Parker divenne famosa tra gli anni '20 e '30, quando comincio' a prender  parte alla celebrata tavola rotonda dell'Algonquin Hotel.

Parker pubblico' i primi versi in Enough Rope (1927) e Death and Taxes (1931), volumi caratterizzati da eleganti e sobrie espressioni, sofisticato cinicismo e ironia. A seguire pubblico' le raccolte di racconti Laments for the Living (1930) e After Such Pleasures (1933), contenente il suo scritto piu' famoso: Big Blonde. Parker si occupo' della sceneggiatura di film hollywoodiani dal 1933 al 1938. In collaborazione con altri scrittori scrisse anche delle commedie teatrali destinate a Broadway: Close Harmony (1924) con Elmer Rice, The Coast of Illyria ( 1949) con Ross Evans e Ladies of the Corridor (1953) con Arnaud d'Usseau. Mori' il  7 giugno 1967.

Opere: The Portable Dorothy Parker, New York, Viking and Penguin Inc., 1976; The Complete Stories, Toledo, Penguin, 1995.

Bibliografia: Leslie Frewin, The Late Mrs. Dorothy Parker, New York, MacMillan, 1986; John Keats, You Might As Well Live: The Life and Times of Dorothy Parker, New York, Simon & Schuster, 1970; Arthur F. Kinney, Dorothy Parker, Boston, Twayne, 1978; Arthur F. Kinney, "Dorothy Parker", in Twayne's United States Authors on cd-rom, New York, G.K. Hall & Co., 1997; Marion Meade, Dorothy Parker, New York, Villard Books, 1988.

 

11. PROFILI. BIANCA MADECCIA: DOROTHY PARKER

[Dal sito www.arabafelice.it riprendiamo la seguente scheda biobibliografica della serie "Dominae" (segnaliamo che queste schede risalgono ad alcuni anni fa)]

 

Qualcuno disse di lei che la sua vita fu un disastro e che sperpero' il suo talento come una persona troppo ricca e irresponsabile sperpera il suo patrimonio; qualcun altro disse invece che partori' da donna il suo talento con lo stesso dolore con cui un uomo partorirebbe un bambino. Dorothy Parker, nata Dorothy Rotschild nel New Jersey il 22 agosto 1893, aveva grandi occhi da gazzella, occhiali da miope portati di nascosto, era piccola e minuta.

"Aveva il dono di trovare qualcosa di cui ridere nelle tragedie piu' amare degli animali umani", disse di lei Somerset Maugham. Dotata di sarcasmo naturale, lo affinera' nel mondo del giornalismo, che in quegli anni era soprattutto il mondo delle riviste che lanciavano la Nuova Moda e il Nuovo Stile di Vita, spregiudicato, aristocratico, snob e sofisticato.

Giornalista e scrittrice, in vita conosce la popolarita' soprattutto grazie alle sue battute che le guadagnano la fama di essere la donna piu' spiritosa di New York. In sua presenza la gente non esce dalla stanza perche' ha paura di quello che potrebbe dire di loro. Fu una protagonista della New York degli anni '20 raccontata da Fitzgerald: tanto alcool, fasto, sperpero, grandi feste, charleston e sparatorie.

Un'adolescenza ricca, un'educazione raffinata, un codice severo di modi e maniere. Dorothy e' una studentessa brillante ma non molto ben vista dalle suore, proprio a causa del feroce senso dell'umorismo che allena fin da bambina. Una volta, a scuola, le fu chiesto di spiegare cosa fosse l'Immacolata Concezione. Rispose: "un caso di combustione spontanea". Fin da piccola si sottrasse alle regole che vietavano di andare al cinema, fumare, incontrarsi segretamente con i ragazzi, e mangiare dolci fuori pasto.

Diplomata, Dorothy si impegno' a diventare una Donna Nuova. Ando' a vivere da sola, inserendosi subito nel mondo delle riviste. Scrisse regolarmente per "Vogue", "Vanity Fair", "Life" e "The New Yorker". Il suo primo lavoro e' nella redazione di "Vogue", dove guadagna dieci dollari a settimana scrivendo didascalie piene di inventiva: in una riga ci dovevano essere la maggior quantita' possibile di immagini e di idee. La Parker, gia' bravissima a scegliere i termini "giusti", affina le sue qualita' naturali grazie a questo lavoro. Piu' tardi sarebbe diventata famosa come una donna capace di distruggere una cattiva commedia o far deflagrare un ego grazie ad una sola, accurata parola. Dopo un anno le viene chiesto di far parte della redazione di "Vanity Fair", che a quel tempo era piu' che un semplice giornale di moda: era l'arbitro di eleganza della nazione. E' "Vanity Fair" che fa conoscere ai suoi lettori pittori e scrittori d'avanguardia come Picasso, Matisse, Gertrude Stein, D. H. Lawrence e T. S. Eliot, ed e' anche il primo magazine a riconoscere gli artisti americani neri. Chiederle di far parte della redazione era un complimento. Le si stava dicendo che faceva parte, che era un membro effettivo dell'elite intellettuale della nazione, quell'elite che stava creando un nuovo, sfrontato Stile di Vita. Dorothy a soli ventiquattro anni aveva dimostrato di aderire alle regole del momento, era "smart", cioe' spiritosa, furba, piena di brio e di malizia, ma soprattutto non era "ordinaria" (cioe' rozza e volgare), ne' comune (cioe' banale e conformista), due difetti imperdonabili per quei tempi. Nel 1919 "Vanity Fair" assegna alla Parker una rubrica di critica teatrale, un incarico che pero' dura un solo anno. Nel '21 partecipa alle manifestazioni per i due anarchici italiani Sacco e Vanzetti.

Dalle nove di sera in poi era possibile trovarla all'hotel Algonquin (che ancora oggi continua a godere della notorieta' guadagnata allora). L'albergo era situato nella zona dei teatri e percio' frequentato da attori e attrici. Dorothy si incontrava con giovani recensori, critici, giornalisti: molti di loro erano personaggi in ascesa. In comune avevano una predisposizione immediata per tutto quello che era o sembrava divertente. Gli piaceva pensarsi come Cavalieri di una Tavola Rotonda, e il manager dell'albergo gliene procuro' una. Si chiamavano solo per cognome, un vezzo un po' snob che tuttavia dava l'idea di quanto poco in realta' sapessero gli uni degli altri. Dorothy piu' tardi disse amaramente di quegli incontri: "La gente li ha romanticizzati. Non erano giganti. Pensate a quelli che stavano scrivendo a quei tempi: Lardner, Fitzgerald, Faulkner, Hemingway. Quelli si' che erano i veri giganti. La Tavola Rotonda dell'Algonquin non era che un gruppo di persone che si raccontavano barzellette ripetendosi che erano molto belle. Era il momento terribile della battuta, sicche' non era necessario che dicessero cose vere... Quella gente della Tavola Rotonda non sapeva un accidente. Credeva che fossimo degli scemi perche' andavamo a fare le dimostrazioni per Sacco e Vanzetti". A quel gruppo non appartenne nessun grande scrittore o artista, a parte la Parker. E' qui che Dorothy conosce Edwin Pond Parker, suo primo marito. Dira' di lui: "L'ho sposato solo per cambiare nome". Stanno insieme due settimane poi lui parte per la guerra. Al suo ritorno, dopo quattro anni, Dorothy si ritrova davanti uno sconosciuto. Divorzieranno, ma lei continuera' ad usare il cognome del marito che le piace piu' del suo.

Esce la sua prima raccolta di poesie, Enough Rope, che diventa un best-seller. Nel 1923, dopo aver abortito, tenta di suicidarsi. E' da quel momento che comincia a bere e a fumare troppo, e a usare il profumo di tuberosa: lo stesso usato dagli imbalsamatori per nascondere l'odore dei cadaveri. Vengono pubblicate due sue autobiografie, che consegnano in pasto al pubblico i suoi amanti, gli aborti, i tentativi di suicidio, i debiti, il suo amore per i cani e i boa di struzzo. "Nessuno sapeva bene che cosa in realta' accadesse a quella minuscola donna terribile quando si ritirava in squallide camere arredate soltanto da un tavolo e un letto, in compagnia di uno o due cani, con una macchina da scrivere che nessuno vide mai senza che fosse nascosta da un asciugamano, in una cucina sempre vuota dove mangiava la pancetta cruda piuttosto che tirar fuori un padellino per scaldarsela", scrive di lei l'americanista Fernanda Pivano. Quando Dorothy lascia "Vanity Fair", passa a far parte di quel manipolo di scrittori che contribuirono a dare una fisionomia a "The New Yorker". I suoi racconti brevi vennero pubblicati sul giornale irregolarmente dal '26 fino al '55. Almeno per quel periodo Dorothy si senti' esentata dal produrre battute come quelle a proposito dell'attore cow-boy Tom Mix: "Dicono di lui che cavalca come se fosse una parte del cavallo ma non hanno mai specificato quale". Il suo secondo marito e' l'attore e scrittore bisessuale Alan Campbell. Vanno insieme a Hollywood e li', insieme, scrivono commedie. La loro storia sara' un lasciarsi e riprendersi continuo fino alla morte di lui, nel '63.

Nel '30 riceve il premio O' Henry per il racconto "Big Blonde": la storia di una donna che rimane prigioniera del suo atteggiamento allegro e spensierato e che in realta' e' una creatura insicura, disperata e solitaria: quasi una sorta di autobiografia. Quando Dorothy ritorna a New York ricomincia a bere. Nel '35 si getta in politica, legandosi ai radicali. Nel '37 va in Spagna come corrispondente di guerra. I suoi articoli descrivono le azioni dei lealisti repubblicani (sostenute dai sindacati, dai comunisti e dall'Unione Sovietica), e non quelle della Falange (appoggiate dall'Italia fascista, dalla Germania nazista, dall'esercito e dai latifondisti). Dorothy si era pubblicamente dichiarata comunista, e quando si formano i vari comitati e sottocomitati di investigazione per le attivita' antiamericane si ritrova, insieme ad altre trecento persone, in una lista di "sospetti comunisti". Viene condannata.

Oramai i produttori la boicottano, non riesce piu' a lavorare. Vive in una squallida stanza d'albergo e riceve il sussidio di disoccupazione dei poveri. Viene ricoverata in ospedale; la sua amica Lilian Hellman riceve una telefonata in cui le si chiede di saldare il conto. Dorothy due giorni prima aveva ricevuto un assegno di diecimila dollari. L'amica gli chiede dove sono finiti e lei risponde di non saperlo. "E sul serio non lo sapeva, diceva la verita'. Voleva essere senza denaro, voleva dimenticare di averne. L'assegno fu trovato nel cassetto della sua scrivania assieme ad altri tre. Dopo la sua morte trovai quattro assegni non incassati di sette anni prima. Non ha mai avuto molto, ma di quello che aveva non si curava affatto". Nel '67, quattro anni dopo la morte del suo secondo marito, quasi cieca, sola, schiantata dalla persecuzione politica, muore alcolizzata nella camera di un piccolo albergo. Nel testamento aveva designato suo unico erede Martin Luther King, che verra' ucciso un anno dopo.

 

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NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE

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Numero 388 dell'8 luglio 2011

 

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