Coi piedi per terra. 156



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COI PIEDI PER TERRA
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"
Numero 156 del 6 febbraio 2009

In questo numero:
1. Oggi a Vignanello
2. Emanuele Petriglia: Una lettera a un amico, e all'umanita'
3. La solidarieta' di Francesco Guccini al comitato che si oppone al
mega-aeroporto a Viterbo
4. Assemblea permanente "No-Fly": A Ciampino e' necessaria l'immediata e
drastica riduzione dei voli
5. A Bergamo il 6-7 febbraio
6. Manuela Cartosio: Amazzonia
7. Marina Forti: Canada
8. Giuliano Battiston intervista Susan George
9. Per contattare il comitato che si oppone all'aeroporto di Viterbo

1. INCONTRI. OGGI A VIGNANELLO

Il Centro studi e ricerche "Santa Giacinta Marescotti" presso il Castello
Ruspoli di Vignanello (Vt) venerdi' 6 febbraio 2009 alle ore 17 ospita un
convegno sul tema: "Arte, storia, cultura, ambiente e salute: le ragioni
dell'opposizione all'aeroporto a Viterbo".
Partecipano la dottoressa Antonella Litta, la scrittrice Marinella Correggia
e il professor Alessandro Pizzi.
*
Per informazioni e contatti: e-mail: info at coipiediperterra.org, sito:
www.coipiediperterra.org, per contattare direttamente la portavoce del
comitato, la dottoressa Antonella Litta: tel. 3383810091, e-mail:
antonella.litta at libero.it
*
Profili dei relatori
Antonella Litta e' la portavoce del Comitato che si oppone alla
realizzazione dell'aeroporto a Viterbo; svolge l'attivita' di medico di
medicina generale a Nepi (in provincia di Viterbo). E' specialista in
Reumatologia ed ha condotto una intensa attivita' di ricerca scientifica
presso l'Universita' di Roma "la Sapienza" e contribuito alla realizzazione
di uno tra i primi e piu' importanti studi scientifici italiani
sull'interazione tra campi elettromagnetici e sistemi viventi, pubblicato
sulla prestigiosa rivista "Clinical and Esperimental Rheumatology", n. 11,
pp. 41-47, 1993. E' referente locale dell'Associazione italiana medici per
l'ambiente (International Society of Doctors for the Environment - Italia).
Gia' responsabile dell'associazione Aires-onlus (Associazione internazionale
ricerca e salute) e' stata organizzatrice di numerosi convegni
medico-scientifici. Presta attivita' di medico volontario nei paesi
africani. E' stata consigliera comunale. E' partecipe e sostenitrice di
programmi di solidarieta' locali ed internazionali. Presidente del Comitato
"Nepi per la pace", e' impegnata in progetti di educazione alla pace, alla
legalita', alla nonviolenza e al rispetto dell'ambiente.
*
Marinella Correggia e' nata a Rocca d'Arazzo in provincia di Asti;
scrittrice e giornalista free lance particolarmente attenta ai temi
dell'ambiente, della pace, dei diritti umani, della solidarieta', della
nonviolenza; e' stata in Iraq, Afghanistan, Pakistan, Serbia, Bosnia,
Bangladesh, Nepal, India, Vietnam, Sri Lanka e Burundi; si e' occupata di
campagne animaliste e vegetariane, di assistenza a prigionieri politici e
condannati a morte, di commercio equo e di azioni contro la guerra; si e'
dedicata allo studio delle disuguaglianze e del "sottosviluppo"; ha scritto
molto articoli e dossier sui modelli agroalimentari nel mondo e sull'uso
delle risorse; ha fatto parte del comitato progetti di Ctm (Commercio Equo e
Solidale); e' stata il focal point per l'Italia delle rete "Global Unger
Alliance"; collabora con diverse testate tra cui "il manifesto", e' autrice
di numerosi libri, e' attivista della campagna europea contro l'impatto
climatico e ambientale dell'aviazione. Tra le opere di Marinella Correggia:
Ago e scalpello: artigiani e materie del mondo, Ctm, 1997; Altroartigianato
in Centroamerica, Sonda, 1997; Altroartigianato in Asia, Sonda, 1998;
Manuale pratico di ecologia quotidiana, Mondadori, 2000; Addio alle carni,
Lav, 2001; Cucina vegetariana dal Sud del mondo, Sonda, 2002; Si ferma una
bomba in volo? L'utopia pacifista a Baghdad, Terre di mezzo, 2003; Diventare
come balsami. Per ridurre la sofferenza del mondo: azioni etiche ed
ecologiche nella vita quotidiana, Sonda, 2004; Vita sobria. Scritti
tolstoiani e consigli pratici, Qualevita, 2004; Il balcone
dell'indipendenza. Un infinito minimo, Nuovi Equilibri, 2006; (a cura di),
Cambieresti? La sfida di mille famiglie alla societa' dei consumi, Altra
Economia, 2006; Week Ender 2. Alla scoperta dell'Italia in un fine settimana
di turismo responsabile, Terre di Mezzo, 2007; La rivoluzione dei dettagli,
Feltrinelli, Milano 2007.
*
Alessandro Pizzi, gia' apprezzatissimo sindaco di Soriano nel Cimino (Vt),
citta' in cui il suo rigore morale e la sua competenza amministrativa sono
diventati proverbiali, e' fortemente impegnato in campo educativo e nel
volontariato, ha preso parte a molte iniziative di pace, di solidarieta',
ambientaliste, per i diritti umani e la nonviolenza, tra cui l'azione
diretta nonviolenta in Congo con i "Beati i costruttori di pace"; ha
promosso il corso di educazione alla pace presso il liceo scientifico di
Orte (istituto scolastico in cui ha lungamente insegnato); e' uno dei
principali animatori del comitato che si oppone all'aeroporto di Viterbo e
s'impegna per la riduzione del trasporto aereo. Sul tema del trasporto
aereo, del suo impatto sugli ecosistemi locali e sull'ecosistema globale, e
sui modelli di mobilita' in relazione ai modelli di sviluppo e ai diritti
umani, ha tenuto rilevanti relazioni a vari convegni di studio.

2. EDITORIALE. EMANUELE PETRIGLIA: UNA LETTERA A UN AMICO, E ALL'UMANITA'
[Ringraziamo Emanuele Petriglia (per contatti: lele8225 at libero.it) per
questo intervento, originariamente scritto come lettera a un amico.
Emanuele Petriglia e' nato a Ronciglione nel 1982, vive a Viterbo e lavora a
Roma; laureato in Scienze Forestali e Ambientali presso la facolta' di
Agraria dell'Universita' degli Studi della Tuscia con una tesi su
"Applicazione di un sistema di gestione ambientale secondo la norma ISO
14001 ad uno stabilimento industriale nella provincia di Roma", sta ora
conseguendo una seconda laurea in Economia. Da sempre impegnato in difesa
della natura, fa parte del coordinamento "Salviamo l'Arcionello" e del
Comitato che si oppone al mega-aeroporto di Viterbo]

Scrivo facendomi portavoce di tantissimi cittadini di Viterbo, la mia
citta'. Una citta' ricca di storia, arte, cultura. Una citta' di particolare
bellezza e pregio da molti punti di vista.
Qui, degli amministratori irresponsabili vorrebbero realizzare un devastante
mega-aeroporto per voli low cost, al servizio di quel turismo che viene
definito "mordi e fuggi" e che ha come meta unica Roma. Se l'aeroporto
venisse realizzato costituirebbe un danno gravissimo per il nostro
territorio e i suoi beni, per la nostra salute e i nostri diritti di
cittadini.
Il mega-aeroporto infatti devasterebbe l'area termale del Bulicame, primaria
risorsa naturalistica e storica, terapeutica e sociale, economica e
simbolica di Viterbo perche' cuore stesso di Viterbo, cantata da Dante nella
Divina Commedia; danneggerebbe fondamentali risorse e lederebbe fondamentali
diritti nella piu' ampia area urbana e rurale che dal sedime e
dall'attivita' aeroportuale verrebbe maggiormente investita, con effetti
disastrosi sia in termini ambientali e sanitari, sia sociali ed economici;
intensificherebbe l'aggressione e l'inquinamento che l'Alto Lazio gia'
subisce con effetti assai gravi per il territorio e la popolazione;
implicherebbe scandalose violazioni di legge.
Viterbo e l'Alto Lazio sono caratterizzati da preziose presenze di beni
ambientali e storico-culturali, da rilevanti vocazioni produttive
nell'ambito dell'agricoltura e dell'artigianato di qualita', da
significative esperienze di alta ricerca scientifica; Viterbo e l'Alto Lazio
costituiscono pertanto un bacino ricettivo in grado di accogliere un turismo
adeguato e qualificato, capace di assaporare la cultura e i prodotti delle
colture delle nostre terre.
Vogliamo tutelare e valorizzare i beni ambientali e culturali, il
termalismo, le produzioni locali di eccellenza, ed in generale la qualita'
della vita: proprio tutto cio' che la sciagurata operazione speculativa del
mega-aeroporto del turismo "mordi e fuggi" per Roma devasterebbe
irreversibilmente.
Viterbo e l'Alto Lazio hanno bisogno di un sistema della mobilita' coerente
con un modello di sviluppo sostenibile e adeguato, tale sistema della
mobilita' puo' e deve fondarsi sulle ferrovie ed essere commisurato alla
capacita' di carico del territorio.
Sperperare ingenti risorse pubbliche per realizzare a Viterbo una servitu'
nociva e distruttiva come il mega-aeroporto al servizio di Roma significa
provocare un danno estremo al nostro territorio, alla nostra popolazione,
alla nostra economia. Significa anche danneggiare lo stesso turismo, che
nell'Alto Lazio trova preziose peculiari ricchezze che non possiamo
permettere siano devastate dal vandalismo di speculatori senza scrupoli.
Pensiamo che sia giusto lottare per difendere il nostro territorio, e con
esso la Terra, che e' l'unica casa che abbiamo; e pensiamo che anche
preservare l'ambiente per le generazioni future sia nostro dovere.

3. INIZIATIVE. LA SOLIDARIETA' DI FRANCESCO GUCCINI AL COMITATO CHE SI
OPPONE AL MEGA-AEROPORTO A VITERBO
[Riproponiamo il seguente comunicato gia' apparso nelle "Notizie minime
della nonviolenza in cammino"]

Il grande cantautore Francesco Guccini ha espresso la sua solidarieta' al
comitato che si oppone alla realizzazione di un devastante mega-aeroporto a
Viterbo.
*
In un colloquio con alcuni animatori del comitato, l'autore di alcune delle
opere piu' rilevanti della canzone d'autore italiana degli ultimi decenni,
ha espresso un pieno sostegno all'impegno per difendere il territorio e
rilevanti beni ambientali, culturali e sociali del viterbese, la salute e i
diritti della popolazione, dall'aggressione costituita da un nocivo e
distruttivo mega-aeroporto che devasterebbe irreversibilmente l'area termale
del Bulicame ricordata da Dante nella Divina commedia.
"Oggi piu' che mai dobbiamo difendere la nostra terra da pericoli e attacchi
di questo tipo; la difesa e la tutela dell'ambiente vengono al primo posto",
ha affermato il grande cantautore.
*
Il comitato ringrazia di tutto cuore Francesco Guccini, la cui dichiarazione
di solidarieta' si aggiunge a quelle di tante personalita' della cultura e
dell'impegno civile, come il magistrato Ferdinando Imposimato, la
vicepresidente del Parlamento Europeo Luisa Morgantini, padre Alex
Zanotelli, scienziati come Angelo Baracca, Virginio Bettini, Luigi Cancrini,
Marcello Cini, Paul Connett, Giorgio Cortellessa, Luca Mercalli, Stefano
Montanari, Giuseppe Nascetti, Giorgio Nebbia, Gianni Tamino, Federico
Valerio; altri cattedratici universitari come Rocco Altieri, Anna Bravo,
Andrea Canevaro, Andrea Cozzo, Giovanna Fiume, Nella Ginatempo, Domenico
Jervolino, Fulvio Cesare Manara, Raffaele Mantegazza, Arnaldo Nesti, Luigi
Piccioni, Giuliano Pontara, Lorenzo Porta, Elena Pulcini, Claudio Riolo,
Annamaria Rivera, Antonella Sapio, Giovanni Scotto, Sergio Tanzarella,
Silvia Vegetti Finzi; scrittrici e saggiste come Dacia Maraini, Lea
Melandri; intellettuali come Franco Barbero, Augusto Cavadi, Giancarla
Codrignani, Francesco De Notaris, Maria G. Di Rienzo, Pupa Garribba,
Federica Giardini, Enzo Mazzi, Nadia Neri, Brunetto Salvarani, Bruno Segre,
Renato Solmi; personalita' della vita civile e dell'impegno sociale ed
educativo come Michele Boato, Marinella Correggia, Pasquale Iannamorelli,
Floriana Lipparini, Daniele Lugli, Luigi Malabarba, Anna Puglisi, Umberto
Santino, Mao Valpiana, Marcello Vigli; il magistrato Gennaro Francione; i
parlamentari europei Vittorio Agnoletto, Vincenzo Aita, Giovanni Berlinguer,
Giusto Catania, Giulietto Chiesa, Claudio Fava, Monica Frassoni, Sepp
Kusstatscher, la gia' citata Luisa Morgantini, Roberto Musacchio, Pasqualina
Napoletano; i senatori e deputati al parlamento italiano della precedente
legislatura Maurizio Acerbo, Angelo Bonelli, Salvatore Bonadonna, Paolo
Cacciari, Salvatore Cannavo', Giovanna Capelli, Anna Donati, Rina Gagliardi,
Haidi Giuliani, Salvatore Iacomino, Vladimir Luxuria, Francesco Martone,
Lidia Menapace, Maria Cristina Perugia, Paolo Russo, Gianpaolo Silvestri,
Massimiliano Smeriglio, Gino Sperandio, Tiziana Valpiana. E con essi
innumerevoli cittadini viterbesi.

4. DOCUMENTI. ASSEMBLEA PERMANENTE "NO-FLY": A CIAMPINO E' NECESSARIA
L'IMMEDIATA E DRASTICA RIDUZIONE DEI VOLI
[Dalla mailing list nofly at inventati.org riprendiamo il seguente comunicato
del 30 gennaio 2009 dal titolo "Non accetteremo lo sconto del 10% sulla
nostra salute"]

L'Assemblea permanente "No-Fly" evidenzia come dai dati ufficiali del
traffico aeroportuale presso lo scalo di Ciampino la situazione del numero
dei voli sia rimasta del tutto intollerabile per le decine di migliaia di
persone che vivono bersagliate dalle polveri sottili e dal rumore, nonche'
minacciate dal continuo allarme-sicurezza per le rotte e la scarsa
manutenzione degli aerei.
In questo fine settimana abbiamo allestito gazebi informativi in piazza a S.
Maria delle Mole e a Ciampino per portare nuovamente la discussione sul
piano concreto dei numeri che caratterizzano l'andamento del traffico aereo,
smascherando il gioco di politici e imprenditori che continuano a indicare
come possibile soluzione la costruzione di un aeroporto a Viterbo, che
inciderebbe pesantemente sulla qualita' della vita degli abitanti della
Tuscia, con la prospettiva di arricchirsi speculando sulle centinaia di
milioni di euro pubblici che un simile progetto richiederebbe.
La realta' e' che nel luglio 2007 l'allora Ministro dei Trasporti Bianchi
emise un provvedimento, giustificato solo dalla manutenzione della pista e
non dal pericolo per la salute e l'ambiente, annunciando una iniziale
diminuzione dei voli del 30%. Quello che avevamo pronosticato all'epoca,
facendo pochi semplicissimi calcoli, si e' verificato: una presa in giro
colossale ai danni di tutti!
La diminuzione dei voli e' stata inferiore al 10% e non si prevede di andare
oltre questa soglia ridicola che sta condannando decine di migliaia di
cittadini a subire l'inalazione di 40 tonnellate di kerosene al giorno.
Inoltre, Ryanair ha aperto a dicembre una nuova rotta e un'altra ancora ne
aprira' a marzo, per un totale di 1.000 voli in piu' in un anno...
Attualmente vediamo squadre di operai con numerosi mezzi d'opera che di
notte effettuano pesanti e rumorosi lavori per risistemare la pista: quando
termineranno, cadra' anche la foglia di fico rappresentata dal provvedimento
ministeriale del 2007, quindi c'e' da attendersi un ulteriore incremento del
traffico aereo a Ciampino e non la sua chiusura.
Le continue dichiarazioni dei protagonisti negativi di tutta questa vicenda,
sindaci, presidente della Regione Lazio e Ministro dei Trasporti stanno
producendo una sorta di "tifo" ingiustificato e vergognoso di una parte
della popolazione locale verso una nuova devastante cattedrale nel deserto,
l'aeroporto di Viterbo, che creera' problemi di salute altrove senza
risolvere i nostri.
Delle polemiche tra chi si appella ai dati "Cristal", cioe' i sindaci, e la
Ryanair che continua a sfruttare incentivi statali, lavoratori e lo spazio
ad essa riservato dalle pagine di giornali che fanno della concorrenza e del
libero mercato la propria bandiera ideologica, non sappiamo che farcene.
Abbiamo 60.000 aerei l'anno: li vediamo, li respiriamo e li sentiamo tutti i
giorni e le notti.
Le dichiarazioni di un miliardario, amministratore delegato di una nota
compagnia aerea low-cost che sfrutta centinaia di lavoratori e prende in
giro l'intelligenza di un'intera popolazione, qualificano il soggetto per
quello che e': se i suoi aerei che inquinano i nostri polmoni sono ecologici
come lui sostiene, e' ormai chiaro che il soggetto in questione ragiona con
il portafoglio e non con il cervello.
E' necessaria l'immediata e drastica riduzione dei voli almeno ai livelli
del 2001, lo studio per la Valutazione di impatto ambientale, la
Zonizzazione acustica e il rispetto di tutti i parametri di sicurezza per le
rotte e la manutenzione. Per questo invitiamo tutti a riprendere e
intensificare le mobilitazioni per raggiungere questi obiettivi al piu'
presto.

5. INCONTRI. A BERGAMO IL 6-7 FEBBRAIO
[Da Fulvio C. Manara (per contatti: philosophe0 at tin.it) riceviamo e
diffondiamo]

L'Universita' degli studi di Bergamo - Facolta' di scienze della formazione
e la Fondazione Serughetti La Porta promuovono il convegno su "Lorenzo
Milani 1923-1967. L'opera, l'attualita', la generativita'", Bergamo 6-7
febbraio 2009.
*
Venerdi' 6 febbraio
Ore 15-18, Sala conferenze della Fondazione Serughetti La Porta. viale Papa
Giovanni 30, Bergamo: "Lorenzo Milani: la ricerca tra storia e attualita'".
Interventi di: Jose' Luis Corzo (Pontificia Universita' di Salamanca, Campus
di Madrid); Johann Drumbl (Libera Universita' di Bolzano); Alberto Melloni
(Universita' di Modena e Reggio Emilia); Paolo Perticari (Universita' di
Bergamo).
Ore 18,15: proiezione di: "Lorenzino - don Milani" un saggio videostorico di
Alberto Melloni curato e montato da Fabio Nardelli e Federico Ruozzi
prodotto dalla Fondazione per le scienze religiose Giovanni XXIII di Bologna
in collaborazione con la Regione Toscana e le Teche Rai (durata 60').
*
Sabato 7 febbraio
Ore 9.12,30, Sala conferenze S. Agostino, Facolta' di Scienze della
Formazione, piazza S. Agostino 2, Bergamo: "Lorenzo Milani: la visione
educativa, la scrittura e l'estetica". Interventi di: Jose' Luis Corzo
(Pontificia Universita' di Salamanca, Campus di Madrid); Giuseppe Fornari
(Universita' di Bergamo); Fulvio Manara (Universita' di Bergamo); Paolo
Perticari (Universita' di Bergamo).
*
Per ulteriori informazioni: Fondazione Serughetti La Porta, viale Papa
Giovanni XXIII 30, Bergamo, tel. 035219230, fax: 035249880, e-mail:
info at laportabergamo.it, sito: www.laportabergamo.it
*
Siamo convinti che sia tempo di ricominciare con don Lorenzo Milani: con
l'eredita' culturale, viva e generativa, della sua opera, nella sua duplice
ed inscindibile natura di esperienza umana e di scrittura. Ad oltre
quarant'anni dalla conclusione della sua esperienza umana e pastorale, in
tempi difficili e di passaggio, si sente tutta la struggente nostalgia per
questa figura straordinaria di uomo e di sacerdote.
E' forte in noi l'urgenza di riprenderne i valori e l'opera, la memoria
culturale e la generativita' del progetto educativo. La sua visione della
Chiesa e del mondo; la sua spiritualita'; la sua pratica di insegnamento; la
sua significazione pedagogica: ci sembrano tutti aspetti che non abbiamo
ancora "digerito, sperimentato, trasformato".
Non e' morto, don Milani: il priore di Barbiana e' un prete che appartiene
alla storia della Chiesa e dell'umanita'.
L'impegno di chi voglia incontrarne l'opera deve necessariamente orientarsi
nella direzione di una lotta contro l'agiografia e lo stereotipo, a tutto
vantaggio di una lettura culturale seria che non e' ancora stata
adeguatamente compiuta. Il convegno avra' quindi come primo obiettivo quello
di suggerire e incoraggiare un'edizione critica di tutta l'opera milaniana,
a partire almeno da una riedizione delle lettere in ordine cronologico. C'e'
bisogno di leggere i suoi scritti come si legge un classico, la cui memoria
culturale ha una fonte certa, criticamente e cronologicamente ordinata.
Congiuntamente, e non in secondo luogo, va esplorata l'attualita' e la
generativita' della sua esperienza, che non si racchiude certo solo entro i
suoi scritti. Ci sembra importante stimolare in modo rinnovato, aperto e
dialogale, una ricerca rigorosa che vada nella direzione di rivedere
sistematicamente e criticamente il punto di attualita', e persino il punto
di "santita'" a partire dal quale la sua esperienza di vita diviene
generativa e feconda per chiunque voglia operare e passare all'atto nel XXI
secolo.
Abbiamo gia' avviato, per parte nostra, un primo passo curando l'edizione
italiana dell'importante lavoro di Jose' Luis Corzo. Con la sua presenza
intenderemmo provare a riflettere sui punti predetti in prospettiva di una
prosecuzione dell'impegno di studio, ricerca ed esplorazione esperienziale.

6. MONDO. MANUELA CARTOSIO: AMAZZONIA
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 30 gennaio 2009 col titolo "Amazzonia
arrosto"]

Nell'umanita' varia e un po' smandrappata che partecipa al Forum sociale
mondiale di Belem spiccano per contrasto gli efficientissimi militanti di
Greenpeace. Puntuali come un orologio svizzero hanno sfornato l'ultimo
rapporto sulla deforestazione dell'Amazzonia. Tema obbligato, per ragioni
geografiche. E, a onor del vero, ampiamente documentato. Il rapporto
"Amazzonia arrosto" si concentra sull'allevamento bovino, principale motore
della deforestazione nel Mato Grosso. Otto mappe, ricavate dalle immagini
prodotte dal satellite Modis, sono la spina dorsale di un rapporto da
leggere e, soprattutto, da guardare sul sito www.greenpeace.org
Il Brasile possiede la mandria bovina piu' grande al mondo e, dal 2003, e'
il primo esportatore di carne bovina. Il 40% dei capi bovini si trova
nell'Amazzonia Legale Brasiliana che include l'intera foresta amazzonica di
pertinenza del Brasile e alcune aree di savana del Mato Grosso. Nel 1990
nell'Amazzonia Legale erano allevati 26 milioni di capi bovini. Nel 2003
erano saliti a 64 milioni. Nel 2006 l'allevamento bovino occupava il 79,5%
dei suoli gia' in uso nell'Amazzonia Legale. Lo stato del Mato Grosso, che
possiede la mandria bovina piu' grande del Brasile, dal 1988 registra il
tasso di deforestazione piu' alto. Export, prezzi, allevamento e
deforestazione viaggiano di conserva.
Nel Mato Grosso sono gia' stati distrutti circa 185.000 Km quadrati di
foresta (un'area pari a due volte l'Ungheria). Le infrastrutture (strade,
macelli, centri abitati) funzionano come volani e moltiplicatori della
deforestazione. Le mappe evidenziano macelli non registrati al Servizio
d'ispezione federale e strade che ufficialmente non esistono. Queste ultime
permettono agli allevatori di accedere a remote aree forestali che a volte
distano centinaia di chilometri dai macelli.
Il Brasile e' al quarto posto nella classifica globale dei paesi emettittori
di gas serra. La deforestazione e il cambio d'uso dei suoli forestali causa
il 75% delle emissioni del Brasile. Il 59% di questa percentuale proviene
dalla deforestazione della regione amazzonica. L'ultima parte del rapporto
elenca le buone ragioni della campagna "deforestazione zero". Ne ricordiamo
qualcuna. L'Amazzonia conserva tra gli 80 e i 120 miliardi di tonnellate di
carbonio. Se tutta l'Amazzonia andasse in fumo, finirebbe in atmosfera una
quantita' di gas serra pari a cinquanta volte quella prodotta dagli Stati
Uniti in un anno. L'ecosistema Amazzonia rende possibile l'esistenza di
40.000 specie di piante, 427 mammiferi, 1.294 tipi di uccelli, 378 rettili,
427 anfibi, 3.000 specie di pesci. Nell'Amazzonia dimorano 20 milioni di
persone. Di queste, 200.000 sono indigeni appartenenti a 180 gruppi etnici
diversi. La foresta pluviale per loro e' casa, rifugio, fonte di cibo,
baricentro spirituale. Scorrono nell'Amazzonia il 20% dei corsi d'acqua del
globo. L'umidita' trattenuta dall'Amazzonia viene spostata dai venti su
altre parti del Brasile e del Sud America; la diminuzione della copertura
forestale fa diminuire le precipitazioni sul centro e sul sud-est del
Brasile, riducendo la produttivita' agricola.
Greenpeace in coda impartisce una sfilza di indicazioni a Lula. Citiamo
quella che ci pare meno irrealistica: al prossimo vertice di Copenhagen il
Brasile sostenga un protocollo sul clima che includa un fondo internazionale
per la riduzione delle emissioni provenienti da deforestazione e
degradazione (Redd) che preveda meccanismi finanziari credibili per la
protezione delle foreste. L'indicazione per noi e' di mangiare meno carne.

7. MONDO. MARINA FORTI: CANADA
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 22 gennaio 2009 col titolo
"L'inquinamento nascosto"]

L'udienza tenuta lunedi' dal tribunale federale del Canada segna una prima
vittoria per Ecojustice ("eco-giustizia"): segna il fatto che la corte ha
giudicato ammissibile la causa intentata da questo gruppo di avvocati
ambientalisti contro il ministero dell'ambiente canadese, che accusano di
non aver provevduto a far si' che l'industria mineraria canadese rendesse
pubbliche le informazioni sulla quantita' di scarti tossici prodotti dalle
sue attivita'. Gli avvocati avevano presentato la loro causa nel 2007 per
conto di Mining Watch Canada e di Great Lakes United, ovvero una coalizione
internazionale di gruppo ambientalisti, per la conservazione della natura,
sindacati di lavoratori, gruppi locali ("di comunita'") e di cittadini
organizzati di Canada, Stati Uniti e delle "Prime nazioni e tribu'" (First
Nations and Tribes), cioe' le popolazioni native americane.
Nella loro causa accusano il ministro dell'ambiente e i suoi funzionari di
aver violato la legge, permettendo alle imprese minerarie di non compilare i
rapporti sulle sostanze tossiche risultanti dalle loro attivita' e
depositati nei reservoir, discariche etc. sparsi nel territorio nazionale.
Ogni impresa, di ogni settore, e' tenuto a compilare un rapporto che va in
un "Registro nazionale delle sostanze inquinanti rilasciate", che e'
pubblico e accessibile a tutti. Fino al 2006, le compagnie minerarie erano
esentate: nessun obbligo di dichiarare cosa contenessero i circa due milioni
di tonnellate di scarti di miniera generati ogni giorno. Poi l'esenzione e'
stata abrogata: ma, sostengono gli autori della causa legale, il ministero
dell'ambiente con diverse circolari e disposizioni amministrative ha
permesso alle compagnie minerarie di continuare a ignorare gli obbloghi
ancora a lungo.
La coalizione ambientalista fa notare che ci sono almeno 80 luoghi di
discarica nel paese che non riferiscono al "Registro nazionale" cio' che vi
viene scaricato. Gli scarti di miniera canadesi sono per lo piu' acidi, e se
non contenuti in modo appropriato possono rilasciare nei terreni, corsi
d'acqua e falde acquifere sostanze che vanno dall'acido solforico
all'arsenico, mercurio, rame, nickel, selenio e altro. Gli avvocati ed
esperti di Ecojustice possono solo fare riferimento ai vicini Stati Uniti:
dati la' pubblici dicono che gli scarti dell'attivita' mineraria fanno il
97% della quantita' totale di sostanze inquinanti riportata dall'industria
mineraria Usa nel 2005. "Se i dati statunitensi sono un'indicazione, stiamo
parlando di parecchi milioni di chili di inquinanti tossici rilasciati"
senza controllo, commenta un esperto di Great Lakes United (al bollettino
ambientalista "Environmental news Service", 19 gennaio). "Data l'enorme
quantita' di sostanze cancerogene e metalli pesanti come piombo e mercurio
riportate negli scarti minerari statunitensi, e' assurdo che le miniere
canadesi siano lasciate fuori controllo senza obbligo di riferire su questa
massiccia forma di inquinamento tossico", aggiunge la portavoce di Mining
Watch Canada, Jamie Kneen.
Insomma: la coalizione ambientalista-sindacale-civica nordamericana ha
lanciato una battaglia di trasparenza - diritto all'informazione del popolo
inquinato.
E la prima vittoria, appunto, e' proprio che il tribunale federale abbia
giudicato ammissibile la loro causa e abbia aperto la procedura legale.

8. RIFLESSIONE. GIULIANO BATTISTON INTERVISTA SUSAN GEORGE
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 3 febbraio 2009 col titolo "E' possibile
sradicare la poverta'. Orizzonti eco-friendly" e il sommario "Incontro con
l'economista Susan George, tra le maggiori esperte di fame nel mondo, un
problema che oggi si potrebbe risolvere se ci fosse l'interesse a farlo.
Mentre spiega la sua idea di keynesismo verde sostiene che non si puo'
uscire dalla crisi economica senza uscire da quella ambientale. Ma a questo
si oppongono trent'anni di neoliberismo"]

Da trent'anni a questa parte Susan George si dedica all'individuazione di
percorsi praticabili per una vera giustizia globale, che possano
"democratizzare lo spazio internazionale e assicurare una vita dignitosa a
ogni abitante del pianeta". E da trent'anni a questa parte si trova ad
assediare il "muro impenetrabile costruito intorno alla cittadella del
sapere" neoliberista, quel muro che ostacola i tentativi di quanti vogliono
espandere gli spazi di trasparenza, inclusione e democrazia. Gia' da tempo
consapevole dei rischi che nascono quando, "come diceva Keynes, la schiuma
della finanza diventa molto piu' importante del fiume dell'attivita'
economica reale", e certa che "lo stimolo alla 'crescita di coscienza' non
puo' sostituire la costruzione di nuovi rapporti di forza, di nuovi
equilibri di potere", prima che divenisse una formula largamente dibattuta
Susan George ha proposto un nuovo "keynesianesimo verde" come via d'uscita
dall'attuale crisi finanziaria. Di questo e altro abbiamo parlato con lei, a
Roma, nei giorni scorsi, prima che Barak Obama definisse le prime linee
della sua politica economica.
*
- Giuliano Battiston: Sin dal suo primo libro, Come muore l'altra meta' del
mondo, lei e' sempre stata scettica sull'efficacia degli appelli alla buona
volonta' per ottenere dei cambiamenti effettivi. E recentemente ha scritto
che una via d'uscita dalla crisi ambientale ci sarebbe, ma non puo' essere
quella suggerita "dai molti ambientalisti di buona volonta', secondo i quali
basterebbe che ognuno di noi cambiasse le proprie abitudini". Perche' "la
semplice consapevolezza dei problemi ecologici, per quanto diffusa possa
essere, non sara' mai sufficiente a garantire cambiamenti di politica"?
- Susan George: In questi anni ho avuto modo di parlare di fronte a diverse
platee, con membri di organizzazioni non-governative, con persone molto bene
intenzionate, che credevano sinceramente nella necessita' di cambiare il
proprio comportamento individuale. Non c'e' niente di male in questo, anche
perche' l'assunzione di responsabilita' nasce sempre con il chiedersi cosa
si possa fare individualmente per risolvere un problema; dunque, se per
esempio "diventare vegetariano" si trasforma per qualcuno in un imperativo
morale, o se e' una maniera per entrare nell'ordine di idee che occorre
agire in qualche modo, ben venga. Ma che questo non diventi una scusa per
evitare di agire in modo politicamente piu' efficace, sollevandoci
dall'onere di intraprendere iniziative capaci di andare al cuore del
problema. Nonostante quel che pensano alcuni, come Serge Latouche, l'appello
alla buona volonta' di ognuno non funziona veramente.
*
- Giuliano Battiston: Non a caso lei sostiene che le soluzioni locali sono
necessarie, ma non sufficienti, perche' occorre preoccuparsi delle questioni
di scala...
- Susan George: E' cosi': alcune cose possono essere localizzate, come la
produzione e il consumo di cibi, alcune forme di trasporto, oppure il
settore energetico, la cui decentralizzazione e' stata fortemente ostacolata
dalle grandi compagnie; ma credo che, qualunque forma avranno le societa' in
cui vivremo in futuro, ci saranno comunque strutture complesse e molto
estese. La localizzazione in questo senso e' una scelta importante, ma non
dovrebbe essere vista come un punto di arrivo: dobbiamo pensare a delle
risposte che, in termini di scala, siano adeguate alle dimensioni delle
emergenze che ci troviamo di fronte; abbiamo bisogno di soluzioni su larga
scala, di soluzioni "industriali", che prevedano un ampio coinvolgimento dei
governi. Solo cosi' potremmo trovare il coraggio di sfidare l'interno
sistema economico capitalistico, privatizzato e senza regole. Dovremmo
riuscire per esempio a coinvolgere anche gli Stati (ancora meglio
istituzioni come l'Unione Europea, ma i suoi rappresentanti pensano a
tutt'altro) per una conversione radicale verso un'economica completamente
libera dalle emissioni di gas nocivi. Dovremmo convertire del tutto
l'economia, come fecero gli Stati Uniti durante la seconda guerra mondiale.
*
- Giuliano Battiston: Diversi mesi fa infatti lei ha suggerito che di fronte
alla crisi del sistema economico c'e' una sola via d'uscita: che "individui,
business e governi" si mettano insieme per dare vita a "una nuova
incarnazione della strategia keynesiana dell'economia di guerra", che pero'
sia di natura ambientale, non militare. Ci puo' dire qualcosa di piu' su
questa idea?
- Susan George: E' una idea che mi sembra stia circolando con sempre piu'
insistenza ai quattro angoli del pianeta, e che ho presentato pubblicamente
per la prima volta nel settembre 2007 (alla conferenza promossa
dall'International Forum on Globalization - ndr). Ero certa che fosse in
arrivo una crisi profonda, e mi sono chiesta quali fossero gli strumenti
generalmente usati durante le crisi finanziarie: si riducono i tassi di
interesse, si svaluta la moneta per rendere piu' appetibili all'estero le
proprie merci, si aumenta in modo mirato la spesa pubblica; tutti strumenti
che mi sembravano ancora una volta insufficienti: i tassi di interesse non
potevano scendere troppo, il deficit commerciale non poteva crescere
eccessivamente, il dollaro era gia' molto basso. Che altro si poteva fare?
La risposta mi e' sembrata ovvia: investire completamente nel settore
ecologico, convertire rapidamente l'economia, spingere per un investimento
massiccio verso una politica industriale eco-friendly, produrre nuovi
materiali "leggeri", organizzare un trasporto pubblico efficiente, insomma,
dare vita a un keynesismo verde. C'e' chi obietta che cosi' facendo
forniremmo nuova linfa vitale al capitalismo, e probabilmente cio' era vero
soprattutto quando ho presentato per la prima volta questa idea. Ma oggi che
alcune banche sono state nazionalizzate si puo' immaginare una gestione
parzialmente statale di questa conversione economica, che non sia subalterna
ai dettami del neoliberismo. Il primo passo, pero', e' riconoscere l'urgenza
del momento e comprendere che non si puo' uscire dalla crisi economica senza
uscire da quella ambientale. Questo riconoscimento e' pero' ostacolato da
trent'anni di neoliberismo, che ci hanno fatto credere per esempio che le
operazioni delle banche debbano essere segrete, che il profitto sia segreto,
che nazionalizzazione sia una parola terribile. Mi sembra comunque che
questa idea del keynesianesimo verde si stia diffondendo sempre piu',
vedremo cosa succedera'.
*
- Giuliano Battiston: Il suo ultimo libro, L'America in pugno, e' dedicato
al lungo viaggio del neoconservatorismo nelle istituzioni americane.
Nell'introduzione scrive che a partire dagli anni Settanta "la cultura
americana ha subito un lento progressivo dirottamento verso la destra", la
quale ha creato "un vero e proprio sistema di valori che non puo' essere
alterato da un mero cambiamento di maggioranza o dall'elezione di un nuovo
presidente". Neanche se quel presidente si chiama Barack Obama?
- Susan George: Sfortunatamente l'ideologia che permea un intero sistema di
valori non scompare con la semplice elezione di un presidente dell'opposto
schieramento, e di certo la destra non scomparira' cosi' facilmente come le
prime impressioni del dopo-elezione di Obama ci potrebbero far credere.
Obama e' certo un uomo che, nonostante il tono volutamente ambiguo della sua
campagna elettorale, ha una visione del mondo ben precisa, delle idee
chiare, ma la loro realizzazione e' fortemente condizionata dalla terribile
situazione che si trova a ereditare. Tralasciamo per ora la crisi
finanziaria, e pensiamo al disastro del sistema scolastico americano, al
sistema sanitario, alle infrastrutture che sono al collasso perche' negli
ultimi trent'anni non c'e' stato alcun investimento, o se c'e' stato e'
stato fatto senza la dovuta accortezza. La situazione e' molto grave. Spero
pero' che abbia la forza sufficiente, nonostante non sia stato un
frequentatore dei circoli di Washington e nonostante molti dei suoi
consiglieri provengano dalla "vecchia guardia clintoniana", di dire alle
banche: bene, se volete l'aiuto dello stato, se volete essere salvate,
dovete concedere prestiti per i progetti ecologici, dovete destinare una
parte dei soldi agli investimenti sulla conversione ecologica, dovete dare
soldi ai cittadini che ne hanno bisogno. Se non lo fara', le banche, ancora
una volta, useranno quei soldi per altre operazioni di concentrazione, per
fusioni varie, per un nuovo business. Pericoloso per ognuno di noi.
*
- Giuliano Battiston: In un suo contributo alla conferenza del 2008 su "The
fight against poverty", lei ha sostenuto che oggi, per la prima volta nella
storia, la poverta' potrebbe essere sradicata, ma ha anche aggiunto che
"l'Unione Europea, con la complicita' degli Stati membri, sta facendo tutto
quel che e' in suo potere per impedire che questo accada, sia all'interno
dell'Europa che nel mondo". Quali sono le maggiori responsabilita' europee?
- Susan George: Le responsabilita' dell'Europa sono enormi. L'Unione Europea
e gli Stati membri non intendono ridurre la poverta' perche' hanno deciso di
promuovere la "flexicurity", un termine orribile che equivale a maggiore
precarieta' per i lavoratori. La direttiva sull'orario di lavoro ci riporta
indietro al XIX secolo, elimina le gia' esigue protezioni dei lavoratori
stagionali, ci catapulta in altri termini nel capitalismo della Manchester
del XIX secolo descritto da Engels. Anche sul fronte economico, le
partnership e gli accordi non mirano ad altro che allo sfruttamento delle
risorse e delle persone, senza tener conto delle necessita' occupazionali,
puntando invece su privatizzazione e deregulation. Ci si consegna
completamente al capitale. D'altronde non e' un caso che negli ultimi
trent'anni ci sia stato uno spostamento cosi' significativo dal salario al
profitto del capitale: ci si e' adoperati affinche' cosi' accadesse, e
l'Europa e' sembrata essere una entusiasta sostenitrice di questo processo.
Mi sorprenderebbe molto se mi dicessero che i nostri rappresentanti europei
non sapevano quel che facevano.
*
- Giuliano Battiston: Si sono appena conclusi a Belem gli incontri del World
Social Forum, e ci si interroga nuovamente sul suo futuro e sul modo
migliore per conciliare carica utopica ed efficacia politica. Alla fine di
Un altro mondo e' possibile se..., lei scriveva che "anche se non e'
riuscito a fermare la guerra (in Iraq), il movimento oggi e' una potenza".
Qual e', oggi, il suo giudizio sullo stato del movimento per la giustizia
globale?
- Susan George: Spero che il movimento abbia ancora la consapevolezza che
potrebbe essere una potenza. E' certo un bene che il World Social Forum sia
pensato come uno spazio dove persone dai retaggi molto diversi possono
incontrarsi e condividere percorsi e iniziative, ma questo finora ha troppo
spesso impedito che potesse essere un luogo dove prendere decisioni
politicamente significative. Credo che si debba prendere un tema, qualunque
esso sia, e, declinandolo a seconda delle culture e della latitudine, farne
l'occasione, in una giornata di mobilitazione globale, per pronunciarsi su
una questione tutti insieme, trovando un'espressione comune su un tema
specifico. Solo cosi' il movimento per la giustizia globale potra'
acquistare visibilita' mediatica e tornare allo spirito di quel 15 febbraio
2003. Altrimenti si rischia di sprecare la costruzione di un network cosi'
importante. Temo pero' che ora il movimento non abbia sufficiente
consapevolezza del suo potenziale potere simbolico.
*
Postilla biobibliografica. La sua idea: i problemi economici occorre
affrontarli con la politica
Nata negli Stati Uniti e ora cittadina francese, gia' membro di Greenpeace
International e poi di Attac France, di cui oggi e' presidente onorario dopo
esserne stata vicedirettrice dal 1999 al 2006, Susan George e' presidente
del Transnational Institute di Amsterdam, un network di attivisti e studiosi
che promuovono la giustizia globale. Tra i suoi libri tradotti in italiano
ricordiamo Come muore l'altra meta' del mondo (Feltrinelli, 1978); Crediti
senza frontiere. La religione secolare della Banca Mondiale (con Fabrizio
Sabelli, Edizioni Gruppo Abele, 1994), Il rapporto Lugano (Asterios, 2000),
Fermare il Wto (Feltrinelli, 2002), Un altro mondo e' possibile se...
(Feltrinelli, 2004). L'ultimo suo libro e' L'America in pugno. Come la
destra si e' impadronita di istituzioni, cultura, economia (Feltrinelli
2008). Tra quelli non ancora tradotti ricordiamo: Nous, peuples d'Europe
(Fayard 2005, tradotto anche in inglese per la Pluto Press nel 2008 come We
the Peoples of Europe).

9. RIFERIMENTI. PER CONTATTARE IL COMITATO CHE SI OPPONE ALL'AEROPORTO DI
VITERBO

Per informazioni e contatti: Comitato contro l'aeroporto di Viterbo e per la
riduzione del trasporto aereo: e-mail: info at coipiediperterra.org , sito:
www.coipiediperterra.org
Per contattare direttamente la portavoce del comitato, la dottoressa
Antonella Litta: tel. 3383810091, e-mail: antonella.litta at libero.it
Per ricevere questo notiziario: nbawac at tin.it

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COI PIEDI PER TERRA
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Numero 156 del 6 febbraio 2009

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