Voci e volti della nonviolenza. 228



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VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"
Numero 228 del 12 settembre 2008

In questo numero:
1. Con la guida di Gianfranco Ravasi tra recenti pubblicazioni religiose
(parte settima)
2. Gianfranco Ravasi: I libri della fede. Segnalazioni del febbraio 2005
3. Gianfranco Ravasi: I libri della fede. Segnalazioni del marzo 2005
4. Gianfranco Ravasi: I libri della fede. Segnalazioni dell'aprile 2005
5. Gianfranco Ravasi: I libri della fede. Segnalazioni del maggio 2005

1. EDITORIALE. CON LA GUIDA DI GIANFRANCO RAVASI TRA RECENTI PUBBLICAZIONI
RELIGIOSE (PARTE SETTIMA)

Proponiamo di seguito alcune segnalazioni bibliografiche estratte dalla
rubrica "I libri della fede" tenuta negli scorsi anni dal prestigioso
teologo cattolico Gianfranco Ravasi sul mensile "Letture".

2. LIBRI. GIANFRANCO RAVASI: I LIBRI DELLA FEDE. SEGNALAZIONI DEL FEBBRAIO
2005
[Dal mensile "Letture", n. 614, febbraio 2005, col titolo "Le parole dei
Numeri 'cifra' insostituibile".
Gianfranco Ravasi (Merate, 1942) arcivescovo cattolico, teologo, biblista,
ebraista e archeologo; presidente del Pontificio Consiglio della Cultura,
della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa e della
Pontificia Commissione di Archeologia Sacra. E' autore di numerose opere di
grande valore]

Per 50 volte nel Nuovo Testamento risuona il vocabolo grafe'/grafai,
"Scrittura/scritture", con evidente rimando all'Antico Testamento
considerato nella sua qualita' anche di testo scritto. E', dunque, rilevante
risalire alle parole ebraiche (oltre che aramaiche e greche) originarie che
compongono i libri biblici: e' cio' che si fa innanzitutto con le edizioni
critiche ma anche attraverso un particolare strumento didattico, la Bibbia
"interlineare". A ogni parola ebraica si accompagna, nella riga inferiore,
la traduzione in italiano (o in altra lingua moderna). Dopo l'Esodo, il
Levitico e il Deuteronomio, questa operazione di illustrazione minuziosa del
testo tocca ora ai Numeri, sempre a cura di Piergiorgio Beretta per le
Edizioni San Paolo (2004, pp. 261, euro 24).
Inoltre, nella pagina a fronte vengono offerte, accanto a una versione
italiana continua e coerente, anche le antiche traduzioni greche (Settanta)
e latina (Vulgata). Peccato che l'"interlineare" ecceda nel ricorso a
inutili tecnicismi che rendono faticoso l'uso dello strumento da parte del
vero destinatario, il principiante: non si traducono, infatti, ma solo si
traslitterano ben 126 parole o espressioni ebraiche!
Una volta acquisito il dettato testuale biblico, e' indispensabile procedere
alla sua piena comprensione. Ecco, allora, la necessita' dei commentari.
Salutiamo con calore l'avvio di un nuovo commento alla Lettera ai Romani
curato da uno dei nostri maggiori esperti di letteratura paolina, Romano
Penna (Dehoniane, 2004, pp. 495, euro 41,50). Questo primo volume si attesta
solo sui primi cinque capitoli del capolavoro dell'Apostolo. Rimaniamo,
percio', in attesa del compimento dell'opera che si rivela, comunque, gia'
in queste pagine un gioiello di finezza interpretativa oltre che di analisi
letteraria. Potrebbe diventare, questa, l'occasione per uno studio serio e
qualificato di una Lettera che ha scandito i tempi della Chiesa (si pensi
solo al rilievo che essa avra' per Lutero e per la Riforma).
La teologia posteriore avra' appunto in Paolo e, piu' in genere, nelle
Scritture la sua stella polare e il suo linguaggio di riferimento. E' cio'
che dimostra per i Padri della Chiesa la prima e fondamentale Storia della
filosofia patristica che sia apparsa, opera di Claudio Moreschini
dell'universita' di Pisa (Morcelliana, 2004, pp. 752, euro 50). L'accento,
certo, viene posto soprattutto sul profilo filosofico e quindi sul vigoroso
confronto instaurato dal pensiero cristiano dei primi secoli con la cultura
classica alla quale attinse con abbondanza ma anche con senso critico
(platonismo, aristotelismo, neopitagorismo, neoplatonismo, stoicismo,
ermetismo). L'analisi, a questo riguardo, e' condotta con fine acribia ma
anche con un respiro piu' ampio, rivelatore delle competenze indiscusse
dell'autore. Riconosciuto il debito alla classicita', si e' pero' attenti
anche a sottolineare l'assoluta novita' del pensiero cristiano che non perde
le sue radici bibliche, pur talora stingendole nei prestiti profani.
*
Coi libri sempre in mano
Si assiste, cosi', non solo a proposte del tutto inedite rispetto
all'orizzonte classico, legate alla teologia trinitaria e cristologica, ma
anche a nuove declinazioni di categorie comuni come quelle del male,
dell'amore, dell'etica, del tempo, dell'eternita' e dello stesso linguaggio.
Un curioso esempio di questa continuita' e discontinuita' con la classicita'
e' reperibile in una deliziosa antologia dedicata a L'atto del leggere da
parte dei Padri della Chiesa e degli scrittori cristiani medievali curata da
Lucio Coco (Qiqajon, 2004, pp. 176, euro 12): secondo una sequenza
alfabetica che va da Abelardo fino a Tertulliano, coinvolgendo ben 50 figure
celebri e meno note, si ha una vivacissima testimonianza sulla passione per
i libri e per la lettura che attraversava autori diversi tra loro, ma uniti
dalla convinzione espressa da Evagrio (IV sec.) secondo la quale "il sole
che sorge deve vederti sempre con un libro in mano".
Dall'ambito molto variegato dei Padri facciamo emergere un volto ignoto ai
piu', il monaco e vescovo Fausto di Riez col suo trattato La grazia,
tradotto e commentato da Emanuele Lana (Citta' Nuova, 2004, pp. 190, euro
14). Siamo nelle Gallie del V secolo e Fausto interviene vigorosamente su un
tema delicato, mantenendosi sapientemente sul crinale che salvaguardi il
primato di Dio ma anche l'efficacia della liberta' umana contro ogni
pelagianesimo, da una parte, e predestinazionismo e quietismo, dall'altra.
Grazia e libero arbitrio devono intrecciarsi tra loro, conservando i
rispettivi ruoli, senza prevaricazioni che penalizzerebbero la teologia e
l'antropologia.
Partendo da questi temi, che dilagheranno nel dibattito dei secoli
successivi, entriamo nella teologia sistematica ove segnaliamo, proprio a
causa delle connessioni con l'argomento appena accennato, un bel saggio del
moralista Mauro Cozzoli, Etica teologica della liberta' (San Paolo, 2004,
pp. 351, euro 17,50). La persona, infatti, e' costituita nella sua identita'
morale proprio da questo dono o "chiamata", come la definisce Paolo ("siete
stati chiamati alla liberta'"). Se e' "vocazione", la liberta' va ben oltre
una mera definizione teorica e si rivela capitale sia nella sua funzione
radicale di libero arbitrio sia nella sua positiva qualita' morale. Essa non
e' solo autodeterminazione ma e' anche autorealizzazione, aprendo cosi' la
via a questioni come virtu' e peccato, verita' e fedelta', grazia e carita'.
Si ha, in tal modo, un itinerario che non e' solo filosofico o etico ma
squisitamente teologico e morale.
Un analogo equilibrio tra le due prospettive, antropologia e teologia, e'
messo in atto nello studio del rito. Vogliamo, allora, rimandare a un
importante saggio di Roy A. Rappaport, Rito e religione nella costruzione
dell'umanita' (traduzione di Roberto Marchisio, Messaggero di sant'Antonio,
2004, pp. 606, euro 31), opera inserita in una collana dell'Istituto di
Liturgia pastorale "Santa Giustina". La straordinaria competenza
dell'autore, famoso antropologo americano morto nel 1997, riesce da un lato
a offrire una vasta articolazione fenomenica comprendente molteplici
categorie che stanno alla base del rito: parola, azione, tempo, ordine,
comunita', gerarchia e cosi' via. Ma d'altro lato, si delinea costantemente
uno scavo ermeneutico alla scoperta dei significati ultimi che alimentano e
sostanziano il rito: il sacro, l'eternita', la verita', la santita', la
salvezza, la divinita'... Si ha, cosi', quasi un'enciclopedia delle forme
strutturali rituali ma anche una ricostruzione dell'identita' sintetica
dell'uomo nel suo porsi di fronte alla trascendenza, in altri termini un
profilo della stessa religione.
*
"Filia, Virgo, Mater"
A questo punto vorremmo affrontare la teologia secondo un altro soggetto,
altrettanto specifico ma dalle risonanze molteplici. E' il caso della
mariologia. Partiamo da un trattato da poco edito, di Antonio Contri, Santa
Maria scrigno dello Spirito Santo (Elledici, 2004, pp. 271, euro 22): gia'
il titolo fa comprendere che la madre di Cristo e' incomprensibile senza il
ricorso al contesto trinitario, anzi, a quello della storia della salvezza.
L'opera e', cosi', scandita in queste quattro tappe: a Patre, con
riferimento al progetto biblico generale; per Filium nella relazione al
Figlio di Dio incarnato; in Spiritu come principio operante in Maria e nella
Chiesa; ad Patrem, come rapporto con Dio nella fede e nella comunione,
divenendo cosi' modello del credente. Il Magnificat costituisce quasi il
compendio di questo profilo sistematico dedicato alla Madre del Signore.
Figura, peraltro, disegnata da angolature diverse nella storia della
civilta' cristiana, come e' attestato dai saggi raccolti da Clelia Maria
Piastra e Francesco Santi nel volume Figure poetiche e figure teologiche
nella mariologia dei secoli XI e XII (Sismel - Edizioni del Galluzzo, 2004,
pp. 168, euro 39). Nove studiosi tracciano lineamenti diversi del volto di
Maria cosi' come era contemplato nel Medio Evo: ispiratrice di poesia,
Filia, Virgo, Mater, immacolata, assunta, connessa a simboli cosmologici,
soggetto iconografico e cosi' via. La femminilita' di Maria ci permette di
accostare a questa silloge di saggi un'altra raccolta molto interessante,
considerato il tema: la teologa Cettina Militello ha, infatti, curato
l'edizione degli atti di un colloquio su Donna e teologia (Dehoniane, 2004,
pp. 316, euro 23). I vari interventi, dopo un'ampia panoramica preliminare
della stessa Militello sulla "visibilita' e invisibilita' delle donne
dall'eta' dei Padri alla nascita del femminismo", vogliono comporsi in una
sorta di "bilancio" del Novecento secondo scansioni cronologiche che hanno
le loro premesse nello scorcio dell'Ottocento e approdano alle prospettive
aperte dal Terzo Millennio.
*
Tra santi e pellegrini
Un itinerario, certo, faticoso e teso ma che rivela un'indubbia evoluzione
positiva, se confrontiamo il presente al passato storico. Quest'ultimo
potrebbe essere ben esemplificato attraverso un "dizionario" artistico
interessante, quello di Rosa Giorgi sui Simboli, protagonisti e storia della
Chiesa (Electa, 2004, pp. 383, euro 19), uno strumento molto prezioso come
lo sono gli altri numeri di questa collana di "dizionari dell'arte" che
comprendono gia' altri soggetti religiosi, riservati ai personaggi
evangelici, ai santi, agli angeli e demoni, alle icone, ai simboli e
allegorie. Una sezione, in questo volume dall'originale impostazione
didattica, esemplifica appunto "uomini e donne della storia della Chiesa":
su una quarantina di personaggi maschili occhieggiano solo quattro donne
(Scolastica, Caterina da Siena, Giovanna d'Arco, Teresa d'Avila)!
E dato che siamo entrati nella storia della Chiesa, vorremmo concludere con
una serie di mere segnalazioni legate a questo ambito bibliografico. Alla
collana di storia ecclesiastica diretta da Hubert Jedin da tempo la Jaca
Book sta allegando alcuni "complementi". Citiamo per il suo rilievo il
volume curato da Jean Chelini e Henry Branthomme su Le vie di Dio. Storia
dei pellegrinaggi cristiani (traduzione di Gloria Romagnoli, 2004, pp. 191,
euro 30): si parte dalle origini bibliche coi tre pellegrinaggi annuali al
tempio di Sion imposti dalla Torah e si procede nei secoli cristiani fino
all'apogeo medievale di questa pratica nei secoli XI-XIII, ove si ha anche
il configurarsi dello statuto del pellegrino persino nella sua tipologia
esteriore.
Scendendo giu' lungo il fiume della storia, ecco la Riforma che ha in
Giovanni Calvino uno dei piu' veementi vessilliferi (1509-1564): le sue
frementi Dispute con Roma, tradotte e curate da Gino Conte e Pawel Gajewski
(Claudiana, 2004, pp. 569, euro 68), aprono un programma di "Opere scelte"
del riformatore che vedranno progressivamente la luce in un'edizione
italiana commentata.
Accostiamo in un parallelo un po' antitetico un libro di forte intensita' e
vivacita', I santi danno fastidio del carmelitano Aldino Cazzago (Jaca Book,
2004, pp. 174, euro 13), che raccoglie la provocazione di chi ha criticato
una serie di santi cattolici riconducendoli a fenomeni psico-sociologici fin
devianti (persino Madre Teresa di Calcutta fu vittima di simili attacchi).
E' questa l'occasione che permette a padre Cazzago di comporre un profilo
autentico del santo (anche ricorrendo all'iconografia) come segno della
trascendenza, della gioia, della bellezza, della fede e come "gusto
specifico della vita cristiana".

3. LIBRI. GIANFRANCO RAVASI: I LIBRI DELLA FEDE. SEGNALAZIONI DEL MARZO 2005
[Dal mensile "Letture", n. 615, marzo 2005, col titolo "'Targumin', Vangeli,
Salmi: Parole di vita"]

Come spesso si e' fatto in questa rubrica, poniamo "in principio il Verbo",
ossia la Parola delle Scritture Sacre. Lo facciamo lungo due versanti tra
loro distanti e fin divaricanti: l'analisi critica sofisticata e
l'attenzione pastorale. Al primo ambito appartiene il lavoro di Giovanni
Lenzi della comunita' dossettiana di Monte Sole (Bologna) che punta su un
documento di grande interesse per gli studiosi, Il Targum Yonathan (Marietti
1820, 2004, pp. 290, euro 38). Ora, e' noto che, a partire dall'esilio
babilonese, l'adozione dell'aramaico come lingua parlata appanno'
progressivamente la conoscenza dell'ebraico nella comunita' di Israele. Si
ricorse, allora, alla versione in aramaico del testo biblico, dando origine
appunto al Targum (plurale Targumin), vocabolo che significa semplicemente
"traduzione".
A noi sono giunti due testi ufficiali di questa esperienza: quello detto "di
Onqelos" per il Pentateuco e quello "di Yonathan", discepolo del celebre
rabbi Hillel, per i Profeti (con questo termine, pero', gli ebrei
abbracciano anche i Libri storici, a partire da Giosue', oltre ai Profeti in
senso stretto). Ora Lenzi ci propone di questo Targum attribuito dalla
tradizione a Yonathan (sorto nel II secolo in Palestina, ma redatto in modo
definitivo a Babilonia nel III-IV secolo) la versione di Isaia, mettendola
in sinossi con quella del testo ebraico "masoretico". Il risultato e' molto
suggestivo e permette di confermare in modo evidente la funzione
"ermeneutica" di questa traduzione aramaica. Essa, infatti, non si
accontenta di una mera trasposizione della pagina sacra ebraica in un'altra
lingua, ma ne offre una vera e propria interpretazione non solo in sede
meramente letteraria (ad esempio, spiegando i simboli o esplicitando i
rimandi storici) ma anche teologica, facendo risaltare in modo netto temi
come la rivelazione, il sacro, il tempio, la torah, la conversione delle
genti, il Messia, la retribuzione e cosi' via.
E' per questo che l'opera diventa importante per conoscere l'esegesi e la
teologia giudaica ma anche la sua metodologia catechetico-pastorale. E qui
ci troviamo sul secondo versante a cui sopra accennavamo. Lo illustriamo con
due volumi molto essenziali. Il primo, curato da Carlo Buzzetti e Mario
Cimosa, s'intitola limpidamente Con i Salmi in mano (Libreria Editrice
Vaticana, 2004, pp. 131, euro 12). Si tratta di una breve e originale guida
per la comprensione, la meditazione e l'attualizzazione del Salterio. Si
selezionano 62 Salmi che coprono i vari generi letterari, le tonalita'
simboliche e i temi teologici, e si indicano alcuni tracciati interpretativi
in modo brillante e piano, conducendo progressivamente il lettore non solo
nell'orizzonte dei problemi esegetici, scoperti dall'interno e non in forma
meccanica ed estrinseca, ma anche nell'atmosfera della Lectio divina, della
preghiera liturgica e personale, della catechesi e della predicazione.
Al Vangelo secondo Marco e', invece, dedicato l'altro libretto (Societa'
Biblica Britannica & Forestiera - Editrice Domenicana Italiana, 2004, pp.
119, euro 10). Si tratta di un impegno ecumenico per elaborare una versione
letteraria di qualita' ma al tempo stesso di grande trasparenza del Vangelo
marciano. Alla fine si allegano poche note indispensabili, parallele
all'introduzione generale posta in premessa, e un suggestivo capitolo
iconografico su "Marco e l'arte". E' questo un modo per far riappropriare il
testo sacro a un ambito piu' vasto di persone, invitate a (ri)scoprire un
messaggio incisivo e decisivo.
*
Il respiro dell'anima
Passiamo ora a un nuovo capitolo dei libri della fede, quello riservato alla
spiritualita'. Ci muoveremo ancora in ambito biblico con l'opera di
un'esegeta spagnola, Nuria Calduch-Benages, e di un suo collega coreano,
Johan Yeong-Sik Pahk, intitolata La preghiera dei saggi (Apostolato della
Preghiera, 2004, pp. 162, euro 10). Dopo un profilo molto suggestivo
sull'orazione nel mondo extra-biblico e nel resto della Bibbia (attraverso
alcune figure emblematiche), l'analisi mira verso il "pentateuco
sapienziale", ossia Proverbi-Giobbe-Qohelet-Ben Sira-Sapienza, con un vaglio
dei passi che parlino del pregare o siano essi stessi testi oranti. Si ha,
cosi', una presentazione di questo "respiro dell'anima", come chiamava
Kierkegaard la preghiera, non solo nelle sue tipologie e nei suoi modelli,
ma anche nei suoi temi e nella sua qualita' attuale, incarnata, talora quasi
"evangelica".
Se in questo libro entra in scena come autrice una donna, tutto al femminile
e', invece, Il dolce canto del cuore (Ancora, 2004, pp. 187, euro 14), che
delinea un'affascinante galleria di otto donne mistiche dai profili
differenti ma sempre straordinari: Ildegarda di Bingen, Gertrude di Helfta,
Angela da Foligno, Caterina da Siena, Teresa d'Avila, Juana Ines de la Cruz,
Edith Stein e Simone Weil. A delinearne i ritratti sono convocate dieci
studiose che si sono succedute nella chiesa romana di Santa Lucia al
Gonfalone in una serie di conferenze monografiche. Si ha, cosi', la
possibilita' di percorrere un itinerario variegato ma sempre emozionante sui
sentieri d'altura di una spiritualita' tout court, anche se declinata al
femminile.
Una statuaria figura maschile e', invece, il londinese Timothy Radcliffe che
e' stato dal 1992 al 2001 Maestro generale dei domenicani, dopo una lunga
docenza a Oxford. Il volume Testimoni del Vangelo (Qiqajon, Comunita' di
Bose, 2004, pp. 272, euro 15), curato da Riccardo Larini, raccoglie - con la
traduzione di Laura Marino e Cristina Frescura - due generi letterari
diversi. Il primo e' un'intervista che il giornalista Guillaume Goubert del
quotidiano francese "La Croix" ha ottenuto da padre Radcliffe: si tratta di
uno scoppiettante ritratto di questo originale e appassionato personaggio,
un profilo che si legge quasi come un romanzo tant'e' vivo e autentico. La
seconda e piu' corposa parte del libro vede, invece, una selezione di sei
scritti di padre Timothy che conservano la fragranza di una comunicazione
intensa e profonda, destinata certo prima di tutto all'Ordine domenicano ma
aperta anche a tutti i cristiani, perche' siano sempre uditori della Parola
e uditori dell'Uomo nella storia, stando in compagnia di Dio ma frequentando
anche con passione le sue creature.
*
Due vite da scoprire
Fermiamoci qui per quanto riguarda la spiritualita', che pero' ha sempre una
fitta bibliografia, segno di un interesse marcato da parte del pubblico.
Vorremmo concludere con due profili di personaggi provocatori eppur
importanti nella storia del pensiero religioso contemporaneo. Partiamo col
brillante ma rigoroso tracciato biografico che Maurilio Guasco disegna di
una delle figure piu' controverse dell'esegesi francese in epoca modernista,
quell'Alfred Loisy che ci ha lasciato scritti esegetici e teologici di alta
qualita', generatori a suo tempo di forti tensioni (Morcelliana, 2004, pp.
175, euro 14). Nato nel 1857, sacerdote nel 1879, docente all'Institut
Catholique nel 1885, sospeso dall'insegnamento e relegato in un pensionato
femminile, Loisy "era convinto di poter servire la Chiesa con gli stessi
strumenti che i nemici utilizzavano per denigrarla, convinto di poter
utilizzare la scienza per rafforzare la fede". I tempi erano, pero', del
tutto immaturi per questo connubio, ora ricercato e praticato costantemente.
Cosi', da un lato le posizioni di Loisy, passato al College de France, si
radicalizzarono, e d'altro lato la Chiesa di Pio X piombo' su di lui nel
1908 con la scomunica, dichiarandolo vitandus, ossia da evitare sia nei
contatti sia nella lettura delle sue opere da parte dei cattolici.
Particolarmente interessante e' il breve saggio autobiografico che e'
tradotto in appendice, Dalla credenza alla fede, una sorta di testamento,
composto nel 1936, quattro anni prima della morte. Scrive Guasco: "Molte
delle sue intuizioni sono oggi superate, molte delle sue ipotesi sono pero'
oggi patrimonio comune degli studiosi" (ad esempio, la negazione
dell'autenticita' mosaica del Pentateuco o il genere non "storiografico" dei
primi capitoli della Genesi).
Rabbino viennese era, invece, Jacob Taubes (1923-1987) ma la sua ricerca,
del tutto libera rispetto ai canali tradizionali, non temette di
confrontarsi con personaggi tra i piu' vivi e creativi del Novecento, da
Adorno a Loewith, da Benjamin a Schmitt, da Leo Strauss a Gershom Scholem.
Elettra Stimilli, la maggior interprete di questo personaggio, che non
esito' a perlustrare con acutezza anche il pensiero paolino, ci offre ora
una biografia, Jacob Taubes (Morcelliana, 2004, pp. 307, euro 24), che e'
anche una finissima rappresentazione del pensiero di un autore che non
temeva di inoltrarsi lungo territori poco esplorati in modo originale e di
procedere in quelli gia' perlustrati, scoprendo orizzonti del tutto inediti
(ad esempio, sul messianismo). Una vera "scoperta" per tutti coloro che
vogliano rileggere i nodi teologici e politici del pensiero contemporaneo.

4. LIBRI. GIANFRANCO RAVASI: I LIBRI DELLA FEDE. SEGNALAZIONI DELL'APRILE
2005
[Dal mensile "Letture", n. 616, aprile 2005, col titolo "Non solo 'cronaca'
ma fine teologia"]

Questa volta riserveremo in apertura uno spazio particolare all'ebraismo.
Inizieremo con un testo scritturistico che e' scarsamente letto e
commentato, eppure costituisce una rivisitazione della storia dell'Israele
biblico da una angolatura specifica, quella degli ambienti sacerdotali del
giudaismo post-esilico, ormai alle soglie dell'epoca ellenistica. Si tratta
di quello che viene denominato come il Cronista, definizione infelice
perche' la sua opera e' tutt'altro che una "cronaca", cosi' come e' infelice
la titolatura della versione greca, "Paralipomeni", cioe' gli eventi
tralasciati rispetto all'altra storiografia biblica, quella
"deuteronomistica" che e' alla base dei libri che vanno da Giosue' ai Re.
Ora, l'esegeta inglese Martin J. Selman ci offre un commento lineare e
limpido a I Cronache (traduzione di Debora Bonnes, Gbu, 2004, pp. 339, euro
24), ossia al primo dei due libri che compongono l'opera del Cronista. Il
problema capitale non e' tanto quello di isolare le fonti a cui l'autore
attinge quanto piuttosto quello di delineare la sua prospettiva ermeneutica.
Un altro studioso inglese, P. R. Ackroyd, ha visto nel Cronista un
"esegeta", anzi, "il primo teologo dell'Antico Testamento", proprio perche'
la sua lettura della vicenda di Israele e' comandata da precise finalita'
teologiche, di taglio sacrale (la centralita' del tempio di Sion e del suo
culto) e messianico (la linea davidica), finalita' che vengono esplicitate
attraverso il ricorso a discorsi o sermoni incastonati nella narrazione.
*
Una casa dopo il Tempio
A proposito di culto e di istituzioni coordinatrici della vita di Israele,
una funzione emblematica e' stata espletata dalla sinagoga. Ora, un
importante storico e archeologo dell'universita' ebraica di Gerusalemme, Lee
I. Levine, ci offre un mirabile e sostanzioso ritratto storico-istituzionale
de La sinagoga antica (2 voll., traduzione di Angelo Fracchia, Paideia,
2005, pp. 787, euro 33,60 e 48,40). I due tomi fanno parte dei "supplementi"
di una vasta "Introduzione allo studio della Bibbia" in piu' volumi,
tradotta dalla benemerita casa editrice bresciana, testi da suggerire a ogni
biblioteca che voglia avere una solida e vasta sintesi delle questioni
storico-critiche ed esegetico-teologiche della Bibbia.
Levine giustamente traccia una linea di demarcazione sullo spartiacque del
70 d.C., cioe' col crollo di Gerusalemme sotto le armate imperiali romane.
Fino a quel momento, certo, la sinagoga esisteva soprattutto nella Diaspora,
ma non era in grado ne' di competere ne' poteva sostituirsi alla centralita'
del tempio di Sion. Quando quest'ultimo scompare, e' la sinagoga a diventare
il cuore pulsante dell'ebraismo, come attesta l'ampia documentazione
archeologica ed epigrafica che queste pagine illustrano in modo esemplare.
Si ha, cosi', la possibilita' di identificare non solo la sua struttura
sociale con le varie autorita' e presenze (il nasi' o patriarca, i saggi, le
donne, i sacerdoti) e con la sua liturgia e incidenza nel tessuto della
comunita', ma anche la sua evoluzione e la sua tipologia molteplice che, tra
l'altro, vede affiorare un'iconografia che non teme contaminazioni con
l'orizzonte cristiano e persino con quello pagano (Helios e i segni
zodiacali).
La sinagoga costituisce ancor oggi lo snodo della vita ebraica. Ora, a
L'ebraismo moderno Massimo Introvigne e J. Gordon Melton (Elledici, 2004,
pp. 236, euro 14) dedicano un suggestivo ritratto che rende conto del
caleidoscopio di differenze celate sotto il manto di una comune appartenenza
etnico-religiosa. Si parte dall'Haskalah ("Illuminismo"), che ha in Moses
Mendelssohn il suo corifeo, e si procede attraverso l'ebraismo riformato,
quello conservatore (che in realta' non corrisponde al senso comune del
termine, essendo un movimento di pacata e controllata apertura e
sensibilita': si pensi a Heschel, il famoso filosofo mistico) e l'ebraismo
ortodosso, molto variegato. Si approda ai vari movimenti neoebraici, dai
contorni ora fluidi ed esoterici ora marcati in modo netto come i Black
Jews, e ci si interroga sull'identita' ebraica sia "biologica" sia religiosa
con tutti i relativi corollari, ivi compreso quello dell'antisemitismo.
A quest'ultimo proposito, molto suggestiva e' l'opera di uno dei piu'
prestigiosi storici francesi contemporanei, Jean-Claude Schmitt, La
conversione di Ermanno l'Ebreo (traduzione di Renato Riccardi, Laterza,
2005, pp. 386, euro 28). Al centro c'e' la storia di un giovane ebreo di
Colonia, Giuda, che aspira a superare le ristrettezze dell'esistenza del
ghetto. L'incontro con cristiani dalla fede viva innesca in lui non solo la
conversione ma anche la possibilita' di accedere, attraverso il sacerdozio,
al mondo dorato della "vera fede" e della classe dominante. Scrive, allora,
col nome di Ermanno un racconto di conversione (Opusculum de conversione
sua) che qui e' tradotto ma soprattutto studiato in tutte le sue
sfaccettature, anche perche' costituisce una delle prime autobiografie in
senso stretto apparse in Occidente, dopo le Confessioni agostiniane. E
l'analisi fa affiorare interrogativi scottanti: e' verita' o finzione?
Ermanno e' un testimone storico o e' una creazione apologetica cristiana? Il
saggio di Schmitt diventa, cosi', una sorta di avventura affascinante che
coinvolge il lettore.
*
Lettera? No, trattato
A questo punto lasciamo l'orizzonte ebraico, anche se facciamo emergere uno
scritto che s'intitola Lettera agli Ebrei. A commentare quest'opera
neotestamentaria e' Cesare Marcheselli-Casale (Paoline, 2005, pp. 827, euro
38) il quale si preoccupa, nella sua accurata introduzione, di dimostrare
che non siamo di fronte a una "lettera" ma a un "trattato" e che i
destinatari non sono ebrei ma cristiani di origine ebraica ormai
ellenizzati, i quali "correvano il rischio di velare la loro fede cristiana
con un ritorno al giudaismo, perdendo di vista l'orizzonte" al quale si
erano convertiti. Questo commento, che e' frutto di un lavoro durato nove
anni, e' sontuoso e merita di essere studiato perche' ci restituisce non
solo la conoscenza di un testo alto sia a livello letterario (e' il miglior
greco del Nuovo Testamento) sia a livello teologico ma anche un'originale
prospettiva cristiana.
Si pensi al giudizio severo sulla Prima Alleanza vista come "antiquata", la
quale pero' offre i materiali per ricomporre la figura di Cristo, presentato
come il sommo sacerdote non levitico e aronnide ma "secondo Melchisedek". Il
suo sacrificio personale elide la ritualita' antica e si rivela come un
evento eph'hapax, ossia unico ("una volta per tutte") e irripetibile. Non
mancano anche sorprese settoriali, come la citazione di tre loghia o "detti"
extraevangelici di Gesu', ne' puo' essere ignorata la tipologia
argomentativa dell'autore che procede per tappe progressive (ermeneutica,
narrativa, paracletica, sistematica).
Un'occasione, quindi, straordinaria per approfondire uno scritto
neotestamentario che un po' impressiona e scoraggia e che e' stato spesso
ignorato dalla predicazione e dalla stessa esegesi.
*
I "frutti" e la "caparra"
Riserviamo l'ultimo spazio alla teologia. Nel "Corso di Teologia
sistematica" delle Dehoniane sono apparsi due trattati. Il primo e' quello
su Lo Spirito Santo: mistero e presenza (Edb, 2005, pp. 477, euro 34) di
Francesco Lambiasi e Dario Vitali. E' la ripresa aggiornata e approfondita
di un volume pubblicato nel 1987 a firma del primo autore, ora vescovo e
assistente ecclesiastico generale dell'Azione Cattolica. L'opera, che rivela
un dettato limpido e appassionato, si sviluppa secondo due movimenti: il
primo e' quello dell'"anamnesi", ossia della memoria viva nello studio delle
fonti bibliche, patristiche e teologiche; il secondo, l'"epiclesi",
comprende la riflessione sistematica ma anche la celebrazione dello Spirito
nella Chiesa, comprendendo cosi' il livello liturgico, pastorale,
esistenziale, "camminando secondo lo Spirito", sperimentandone i "frutti" e
possedendo gia' la "caparra" dello stesso Spirito (per usare il linguaggio
paolino).
Sono due anche gli autori dell'altro saggio teologico, Mario Florio e Carlo
Rocchetta, e il loro e' un approccio ai primi tre sacramenti, battesimo,
confermazione ed eucaristia: Sacramentaria speciale I (Edb, 2004, pp. 343,
euro 24,50). Il tema dell'iniziazione cristiana che e' alla base del volume
e' studiato non solo in chiave specifica, ricorrendo alle fonti e
all'analisi sistematica propria della teologia, ma anche con un'originale
ricostruzione del fondale antropologico. Ecco, allora, le cornici iniziali
dedicate alla nascita e rinascita per il battesimo e al cibo e alla mensa
per l'eucaristia (per la confermazione si sarebbe potuto rimandare al tema
della maturita' e dell'identita' esplicita). Attenzione e' riservata anche
alla liturgia e al dialogo ecumenico (in particolare alla questione della
confermazione nel confronto con la Chiesa ortodossa).
Potremmo a questo punto concludere suggerendo, a livello di prassi pastorale
diretta, Il Credo per i giovani di Carlo Fiore (Elledici, 2005, pp. 176,
euro 8), un testo molto vivace che si sforza di ritrovare un linguaggio
adatto alla nuova generazione, tenendo conto del dibattito contemporaneo
attorno al credere e ai suoi contenuti, con rimandi a una fitta serie di
articoli di "laici" come Montanelli, Scalfari, Levi, Galli della Loggia e
altri ancora, accanto a teologi e a pensatori piu' codificati. Non si
ignorano anche corollari come quelli del neo-darwinismo, delle neuroscienze
e della laicita', con una curiosa compilation di rielaborazioni del Credo
(non di rado discutibili, ma interessanti) da parte di personaggi differenti
della cultura e della societa' attuale.

5. LIBRI. GIANFRANCO RAVASI: I LIBRI DELLA FEDE. SEGNALAZIONI DEL MAGGIO
2005
[Dal mensile "Letture", n. 617, maggio 2005, col titolo "Le nuove 'summae'
per la fede di oggi"]

C'e' un genere che e' basilare all'interno di tutte le discipline: e' quello
classificato sotto la qualifica di "strumenti e sussidi". Il piu' delle
volte con questa locuzione si rimanda ai dizionari e alle enciclopedie.
Ebbene, vorremmo ora segnalare una sequenza di prodotti editoriali
appartenenti a tale genere apparsi recentemente in libreria. Considerato
quanto incandescente sia ai nostri giorni il tema, partiremo con
l'Enciclopedia di bioetica e sessuologia diretta da uno specialista del
settore, Giovanni Russo, con l'ausilio di ben 271 studiosi italiani e
stranieri (Elledici - Velar - Cic, 2004, pp. 1849, euro 75). Se la
sessuologia e' una scienza che ha alle spalle una storia piu' articolata e
vasta, la bioetica e' stata codificata piu' di recente (il termine fa la sua
comparsa solo nel 1970 con Van Rensselaer Potter). Entrambe, pero', puntano
all'orizzonte antropologico, soprattutto nella sua radice vitale e
generativa.
Le quasi 500 voci del grosso volume cercano di scoprire, da un lato, tutte
le questioni capitali che si connettono a un tema cosi' centrale, dalla
sessualita' alla procreazione, dalla famiglia all'amore, dal dolore alla
deontologia, e d'altro lato, anche tutti i soggetti specifici e settoriali
(e qui l'elenco si fa sterminato). La prospettiva generale ha certamente
come referente l'etica cristiana, ma un'attenzione seria e' riservata anche
ad altre concezioni e soprattutto non si ignora l'effervescente sobbollire
che nel mondo culturale e scientifico e' sotteso a queste due discipline
cosi' "moderne".
*
I pontificati della pace
Passiamo ora a un altro argomento, altrettanto vitale e attuale. Infatti,
anche se e' antico come il mondo, l'anelito per la pace ha ricevuto nei
nostri tempi un impulso ben piu' marcato ed esplicito. Per quest'impegno in
primo piano si e' collocata la Chiesa col suo magistero ufficiale.
E' cosi' che si e' pensato di costruire un prezioso e originale Enchiridion
della pace (a cura di Erminio Lora, Dehoniane, 2004, 2 volumi, pp. 4823,
euro 75 e 95) che, partendo da Leone XIII, procede per tutto il secolo
scorso, approdando fino al 4 giugno 2004, data dell'ultimo dei 270 testi
pronunziati o scritti da Giovanni Paolo II. E', questa, una via per
ricostruire in pratica tutta la storia del Novecento, con le colossali
"inutili stragi" perpetrate dalle due guerre mondiali e da un rosario
lugubre di conflitti parziali e locali, non ultimo quello che sta ancora
covando in alcune regioni del Vicino Oriente. I testi qui raccolti (con
l'originale a fronte quando non sono in italiano) appartengono a generi
diversi, dalle encicliche ai discorsi, dalle omelie ai messaggi, dalle
lettere fino ai telegrammi, come diverse sono le tonalita' e i contesti
storici che vedono come attori tutti i nove Papi che hanno segnato il
Novecento.
*
Islam, mezzaluna fertile
Parlare di pace vuol dire, ai nostri giorni, far riferimento in modo
esplicito o indiretto all'islam, la cui presenza sulla scena mondiale e'
indubbiamente molto netta e forte. All'Islam e' dedicato l'ultimo dei vari
tomi che stanno componendo l'"Enciclopedia delle religioni", nata da un
progetto del grande Mircea Eliade (a cura di Dario M. Cosi, Luigi Saibene,
Roberto Scagno, Citta' Nuova - Jaca Book, 2004, pp. 711, euro 140). La
monumentalita' dell'opera permette, certo, di scavare anche nei meandri
evocando personaggi a noi spesso ignoti, concezioni, istituzioni e prassi
particolari, ma fa si' che anche si affrontino in modo quasi monografico
soggetti fondamentali come il "Corano" (che comprende ben 23 pagine di
grosso formato com'e' appunto il volume) o "Culto e pratiche islamiche" o
anche la "Shi'a" (gli Sciiti), "Sufismo", "Sunna", oppure l'immenso lemma
"Islam", vera e propria sintesi storica e geografica comprendente, oltre a
quella del Vicino Oriente, altre dieci aree, il tutto per quasi 150 pagine!
Questo soggetto cosi' "urgente" ci spinge ad allegare una serie di
pubblicazioni analoghe (tra le mille che vengono ininterrottamente offerte)
di taglio generale e sintetico. Segnaliamo innanzitutto Islam, curato dal
Centro Federico Peirone (Elledici, 2004, pp. 301, euro 22). Sei studiosi di
questa istituzione torinese, fondata dal missionario della Consolata e noto
islamologo F. Peirone, "per istituire corrette relazioni con i fratelli di
fede musulmana", approntano un manuale ricco ma anche agevole in cui si
offre l'informazione e la documentazione necessaria per penetrare in un
orizzonte cosi' multiforme pur nel suo apparente monolitismo. Si aiuta
inoltre a stabilire un dialogo con una presenza sempre piu' folta anche
nelle nostre terre europee (in Francia i musulmani sono almeno 5 milioni, 3
in Germania e almeno mezzo milione da noi).
Ecco, allora, la necessita' di riflettere sul nesso tra Islam e Occidente:
e' cio' che fa un noto redattore della "Civilta' Cattolica", il gesuita
Giuseppe De Rosa (Elledici - Civilta' Cattolica, 2004, pp. 286, euro 16).
Anche in questo caso si ha un sommario essenziale di questa religione, che
e' anche cultura e societa', con le sue nervature ideali e spirituali
fondanti; ma il testo punta poi alla questione decisiva, quella del "dialogo
difficile e necessario". In questa luce e' indispensabile affrontare temi
come il fondamentalismo, il terrorismo e il rapporto con Gesu', figura che
pure fa parte del patrimonio coranico e islamico. Ma e' anche necessario
transitare su terreni piu' immediati come quello della relazione coi
musulmani all'interno del nostro sistema statuale: un paio di capitoli molto
interessanti e accurati sono riservati al problema dell'Intesa tra lo Stato
italiano e le comunita' islamiche in base all'art. 8 della Costituzione.
Ma se vogliamo risalire alle interrogazioni piu' alte, concernenti
l'approccio teologico e religioso, vorremmo raccomandare due testi piuttosto
suggestivi. Il primo e' ormai un vero e proprio classico, anche per la
figura del suo autore, Henry Corbin (1903-1978), uno dei maggiori interpreti
del pensiero filosofico e mistico dell'islam. Il suo saggio L'immaginazione
creatrice (traduzione di Leonardo Capezzone, Laterza, 2005, pp. 352, euro
19), apparso per la prima volta nel 1958 e ripreso nel 1975, punta al cuore
di una delle piu' affascinanti correnti mistiche musulmane, quella del
sufismo. Essa vedeva nell'"immaginazione attiva" quasi "l'organo della
teofania" e quindi l'espressione della rivelazione divina. Non si tratta di
un esercizio della fantasia ma di una percezione intima e radicale
dell'essere che ha anche nel cuore dell'uomo, nella sua preghiera e
contemplazione, nell'amore e nell'unione mistica una sua epifania.
A suggello di questa minibibliografia sull'islam poniamo un'opera,
altrettanto sintetica, a piu' mani, curata da Maurizio Gronchi,
L'ermeneutica delle fonti nelle tradizioni ebraica, islamica, cattolica e
riformata (Urbania University Press, 2004, pp. 120, euro 15). Il titolo e'
trasparente e coglie uno dei nodi decisivi anche per il dialogo
interreligioso: si pensi solo a quanto sia delicata la questione
interpretativa del Corano di fronte al rigetto diffuso di ogni istanza
storico-critica o davanti agli approcci fondamentalistici. Naturalmente il
discorso si sfrangia e pervade tutte le religioni nel loro riferirsi ai
testi fondanti, divenendo anche la via della stessa autocomprensione
religiosa. Proprio per questo vorremmo rimandare in conclusione - per il
mondo cattolico - a una disciplina teologica che ha acquisito rilievo in
questi ultimi tempi e che viene denominata come "teologia fondamentale",
mentre in passato si riduceva a essere solo "apologetica".
*
So in chi ho creduto
Detto in altri termini, si e' passati dalla pur necessaria argomentazione
motivante dall'esterno la credibilita' della fede cristiana a
un'investigazione intima della sua coerenza e validita'. Ebbene, sotto il
coordinamento di Giuseppe Lorizio, una dozzina di docenti della Pontificia
Universita' Lateranense ha approntato un'architettura sistematica della
Teologia fondamentale per l'editrice Citta' Nuova (2004-2005), articolandola
in quattro volumi: "Epistemologia" (pp. 471, euro 38), "Fondamenti" (pp.
479, euro 38), "Contesti" (pp. 393, euro 32), "Testi antologici" (pp. 192,
euro 15). I titoli dei vari tomi gia' fanno balenare il tracciato ideale
eseguito: dopo avere delineato il metodo, si risale ai "quattro pilastri del
sapere teologico, la rivelazione, la tradizione, la fede e la credibilita'
della rivelazione stessa"; si interpella il contesto che coinvolge altri
saperi e altre espressioni religiose e, alla fine, si offre un'antologia di
testi classici riguardanti l'insonne ricerca della teologia nel suo sforzo
di "rendere ragione della speranza" cristiana, "a chiunque ne faccia
domanda", come suggeriva san Pietro nella sua Prima Lettera (3, 15).

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VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA
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Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Numero 228 del 12 settembre 2008

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